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Urban Design oggi. Grandi progetti di architettura, politiche ambientali e real estate development.

Andrea De Matteis




Timothy Love
Urban Design after Battery Park City.
Opportunities for Variety and Vitality in Large-Scale Urban
Real Estate Development

"Harvard Design Magazine" 25
Fall 2006/Winter 2007



 

"Harvard Design Magazine", la rivista pubblicata dalla Graduate School of Design dell'Università di Harvard, dal 1997, focalizza il suo interesse sull'architettura con particolare riferimento al disegno dell'ambiente costruito e del paesaggio naturale e urbano. Attualmente è diretta da Mohsen Mostavi.

Sempre più spesso su giornali e riviste sono pubblicati progetti di nuove città o di grandi trasformazioni che avvengono in quei paesi dalle economie emergenti come il Golfo Persico, l'estremo oriente o gli stati della costellazione ex-sovietica. Rispondendo a temi e contesti diversi, progetti come Masdar City di Norman Foster negli Emirati Arabi Uniti, Dongtan sull'isola di Chongming in Cina di Arup, il Foshan Sansui Urban Plan di Reiser e Umemoto sul Pearl River Delta nei pressi di Beijing o anche il Dream Hub Yongsan IBD di Libeskind a Seoul in Corea del Sud e la Crystal Island di Norman Foster a Mosca sono oggetto di interesse diffuso all'interno dell'attuale mondo globalizzato dell'informazione per le loro dimensioni, per la spettacolarità degli interventi e per i temi ambientali che sono affrontati.

Questo vale anche per le grandi trasformazioni che si realizzano in contesti geopolitici meno direttamente legati ai trend di boom economico dei paesi produttori di petrolio e di quelli affacciatesi al panorama internazionale delle grandi potenze solo nell'ultimo decennio: anche in Europa e negli Stati Uniti nonostante le recenti crisi economiche si sono sviluppati negli ultimi anni diversi grandi progetti di urban development.


Crystal Island, Mosca, Norman Foster.

Non c'è grande ufficio di architettura che non sia coinvolto oggi in progetti di masterplan dalle dimensioni vaste. E questo porta a riflettere sul significato del coinvolgimento delle cosiddette star del mondo dell'architettura anche nella progettazione di sviluppi urbani complessi che si realizzano in tempi lunghi e con alterne vicende. Come rileva Joan Ockman, "to maintain design excellence while producing more than sexy diagrams or formularized gestures, with all the specialized skills, diverse expertise, and local knowledge this implies, is a daunting challenge" (Star Cities, "Architect Magazine", March 2008).

Nell'ambito della cultura del progetto si è rinnovato così l'interesse per l'urban design: Timothy Love, Associate Professor presso la Northeastern University School of Architecture di Boston e titolare di Utile Inc. Architecture+Planning, ne ha messo a fuoco alcune questioni intervenendo su "Harvard Design Magazine" quando la rivista americana tra il 2006 e il 2007 ha dedicato due numeri all'analisi delle origini dell'idea di urban design (The Origins and Evolution of "Urban Design", 1956-2006, "HDM", 24, spring/summer 2006) e delle sue più recenti prospettive (Urban Design Now, "HDM", 25, Fall 2006/Winter 2007). Proprio su quest'ultimo numero ha scritto Love delineando un quadro delle tendenze in atto oggi nella pratica di urban design. Tendenze descritte nell'ordine della loro maggiore rilevanza dal punto di vista dell'innovazione del progetto dello spazio urbano e dal punto di vista dell'efficacia degli strumenti messi in campo in relazione alle condizioni del processo complesso in cui le trasformazioni avvengono.

La riflessione di Love cerca di mettere a fuoco alcune linee di ricerca che, a suo avviso, possono arricchire la cultura americana di urban design, oggi troppo bloccata tra il modello affermatosi con il progetto di Battery Park City a Manhattan all'inizio degli anni '80 e i più recenti approcci troppo sbilanciati verso il progetto di architettura alla grande scala o le questioni ambientali. L'obiettivo finale è quello di consolidare la pratica della progettazione dei grandi sviluppi urbani come ambito specifico di lavoro tra la scala architettonica e il planning, alla ricerca di procedure di progetto dello spazio fisico capaci d'innestarsi all'interno dei processi complessi di urban development pur garantendo configurazioni dello spazio urbano interessanti per la città contemporanea.

Da questo punto di vista il dibattito sviluppato sul tema di urban design sui numeri di HDM riporta questioni attuali anche in Italia, sebbene recentemente forse un pò abbandonate a favore dell'accettazione non così critica delle procedure mainstream dei progetti di architettura "firmata" alla scala urbana.

La necessità riportata da Love di progettare impianti urbani rinnovati rispetto al modello tradizionale di strade e isolati da una parte e, dall'altra, d'individuare strumenti capaci di definire sin dalla fase di pianificazione le configurazioni e le qualità specifiche degli spazi urbani (in primo luogo degli spazi aperti pubblici e di quegli spazi intermedi tra pubblico e privato) pare all'ordine del giorno anche oggi in Italia, almeno guardando alle grandi trasformazioni in atto nelle città che paiono misurarsi solo con la riproposizione di un tessuto urbano tipico della città storica compatta o con la definizione di scenari avveniristici fondati su architetture spettacolari che esauriscono in sè le qualità urbane. E questo se le grandi trasformazioni non sono concentrate del tutto sulla gestione del complesso processo di sviluppo in cui la flessibilità diviene strumento necessario all'investimento economico ma porta anche spesso alla realizzazione di polarità molto diverse incapaci di coordinarsi in ambiti urbani sufficientemente coerenti.


Milano, Garibaldi-Repubblica.

Il brano di Timothy Love prende il via dal progetto di Battery Park City a New York: conclusosi solo recentemente, lo sviluppo di quell'area nevralgica dell'isola di Manhattan ha attirato l'interesse della cultura architettonica e urbana sin dal suo primo progetto realizzato da Alexander Cooper e Stanton Eckstut nel 1979. Il masterplan allora promosso definiva un tessuto urbano basato su una maglia stradale che individuava una sequenza continua di isolati dalle dimensioni simili a quelle presenti in tutta l'area sud di Manhattan.

Il progetto era sorto da quella cultura architettonica diffusa nella New York degli anni '70/'80 che reinterpretava gli studi urbani sulla città elaborati in Europa ad esempio da Aldo Rossi e Léon Krier e recepiti negli Stati Uniti in primo luogo proprio a New York da Colin Rowe alla Cornell University. Il successo di quel modello dipendeva dalla leggibilità delle morfologie urbane della città storica compatta e contemporaneamente dalla versatilità intrinseca a tale modello che offriva al mercato immobiliare una serie di blocchi urbani che potevano essere realizzati in molte fasi nel tempo ed accogliere, al mutare della domanda, usi diversi. Oltre a questi aspetti, le Design Guidelines molto chiare e dettagliate in riferimento all'attacco a terra e alla scansione di facciata degli edifici, ma anche al disegno dello spazio pubblico, ha portato negli Stati Uniti a identificare questo progetto, primo nel suo genere, con un'idea rinnovata di urban design quale luogo del progetto intermedio tra architettura e pianificazione.

Affermatosi velocemente come riferimento per il progetto degli sviluppi urbani ampi esso ha però attirato su di sè nel suo diffondersi nel tempo altrettante critiche. Come nota Timothy Love, la reiterazione di quel modello ha dimostrato una certa banalità nei molteplici esiti successivi e questo non solo per le eventuali carenze dei singoli progetti architettonici ma anche per la convenzionalità dello schema iniziale non più adatto al disegno degli spazi urbani delle città contemporanee.


New York City, Battery Park City.

Recentemente l'applicazione di tale modello si è ulteriormente diffusa in relazione all'affermarsi delle tematiche ambientali: all'interno della maglia complessiva i nuovi piani individuano ampi spazi a parco che svolgono una funzione ecologica oltre che sociale. Questa procedura non ha prodotto però innovazioni nell'ambito del progetto generale dello spazio urbano: la centralità riconosciuta al parco come luogo di rigenerazione ambientale è innestata in una trama di blocchi urbani non differenti dai diffusi modelli utilizzati nelle politiche di real estate development che hanno preso avvio dopo il progetto di Battery Park City.

Ad esempio nel progetto per l'area di Northpoint a Cambridge-Mass., illustrato nel brando su "HDM", il team di progetto guidato da Ken Greenberg e composto dallo studio americano Childs Bertman Tseckares e dallo studio di landscape architecture di Michael Van Valkenburgh, sottolinea la centralità del parco per le sue qualità ambientali di rigenerazione dell'area ex-industriale e ne promuove il suo valore sociale. Tuttavia guardando il progetto nel suo complesso è chiara, come nota Timothy Love, la rilevanza del parco anche per qualificare gli edifici previsti al suo intorno: la presenza del verde si afferma così nei piani recenti perché assolve pienamente al duplice scopo di sostenibilità ambientale e di valorizzazione economica degli edifici. E questo porta ancora in secondo piano un approfondimento sulle forme degli spazi urbani della città contemporanea.


Cambridge (Mass.), North Point, CBT Architects / Childs Bertman Tseckares, Inc.

Il rinnovamento della qualità complessiva dei nuovi brani di città previsti nei grandi sviluppi urbani è invece il tema centrale dei progetti di trasformazione che si concretizzano come progetti architettonici unitari di scala ampia. In questi casi, nota Love, l'articolazione complessiva degli spazi urbani, la varietà e la vitalità necessaria alla costruzione di nuovi brani di città è garantita dalla qualità stessa del progetto architettonico e da quella che dovrebbe essere poi la conseguente gestione unitaria dello sviluppo a opera del suo autore. Si tratta di progetti molto noti quali possono essere ad esempio i progetti per l'area della Pennsylvania Station, per l'Olympic Village 2012 od anche per il nuovo World Trade Center, rimanendo solamente a New York City, o quelli per il Getty Center a Los Angeles di Richard Meier e, più recentemente, per il Linked Hybrid a Beijing di Steven Holl.

Questa risposta "autoriale" alla ricerca della qualità urbana garantisce l'ideazione di spazi interessanti in relazione alla ricerca architettonica svolta dal progettista. La generazione di sufficiente articolazione, varietà e vitalità, sottolinea ancora Love, pare comunque essere legata all'effettiva dimensione di questi interventi: oltre una certa soglia la capacità di progettare spazi urbani sufficientemente articolati potrebbe porre in crisi il lavoro ideativo svolto da un unico team di progetto. E questo soprattutto quando il piano non si trova di fronte condizioni speciali del contesto, quali ad esempio nodi infrastrutturali, ambiti naturali o variazioni topografiche, che da sole innescano soluzioni speciali.


Beijing, Linked Hybrid Complex, Steven Holl.

Non sono però rari i casi in cui le complessità delle grandi trasformazioni non possono essere risolte con l'opera di un singolo seppur ampio progetto compiuto di architettura. Timothy Love precisa come sia ambito di ricerca di urban design proprio quello in cui l'articolazione degli spazi urbani e la loro vitalità siano ricercati attraverso l'interazione di più azioni e progetti e la gestione di più interventi nel tempo. Questo permette inoltre d'immettere i processi di rinnovamento urbano all'interno delle dinamiche del mercato urbano stesso con cui si confrontano soprattutto quegli interventi di tipo non eccezionale che si realizzano per fasi successive. In questi termini scrive appunto Love: "This complicity with market is not just an issue of efficacy but also of aesthetics - a phased project designed by many hands will result in true variety and not the artificially induced variety conjured by compositional effort".

Di fronte alle grandi operazioni di real estate development anche in Italia le incertezze che emergono dai piani pongono diversi interrogativi circa la capacità di rinnovamento dei modelli di aggregazione urbana e l'efficacia degli strumenti messi in campo per garantire il mantenimento di un'adeguata varietà e vitalità degli spazi nella loro realizzazione nel tempo. La cultura del progetto urbano italiano risente del background di studi sulla morfologia urbana e le tipologie edilizie sviluppati nelle ricerche degli anni '70 e '80 nel nostro paese. Queste hanno indubbiamente aumentato le capacità di lettura degli organismi urbani da parte dei professionisti italiani impegnati nelle grandi trasformazioni come la loro capacità di guardare nella grana fine delle differenze con cui tali organismi si sono costruiti nel tempo.

Da questo punto di vista però, si può ugualmente rilevare come la diffusione di tali studi e la loro centralità nella formazione di una generazione di architetti italiani, ha portato all'affermarsi nel progetto urbano della tendenza alla "ricomposizione" complessiva e alla "riconnessione" dei nuovi brani di città con le trame esistenti della città storica. Il modello della città per strade e isolati, secondo quell'attitudine che negli Stati Uniti Colin Rowe ha schematizzato nella relazione figure/ground, si è così affermato come principale riferimento culturale nella progettazione architettonica alla scala urbana ma anche nella pratica amministrativa che negozia, vaglia e assevera i progetti.


Milano, Bicocca, Vittorio Gregotti.

Tutto ciò non ha certo indotto grandi innovazioni nei modelli di impianto urbano: i nuovi spazi della città contemporanea emergono dalle trame della città per isolati o, nei casi migliori, si costituiscono in una rete di spazi pubblici che si aprono alla fruizione collettiva anche attraverso varchi nei blocchi urbani innestandosi in una rete ampia di percorsi.

Più raramente sembrano affermarsi nelle grandi trasformazioni modelli diversi, nonostante si siano prodotti in Europa studi, ricerche e progetti che hanno lavorato proprio nella direzione del rinnovamento dell'organizzazione dei brani urbani e dei materiali che li compongono; quali gli studi del Team X degli anni '60 e le ricerche, innovative all'inizio degli anni '90, di OMA e di quei gruppi che in quel solco si sono mossi e che hanno portato a contrapporre alle teorie del progetto urbano impostate sulla continuità del tessuto, visioni di nuove forme di aggregazione capaci ogni volta di proporre nuovi cluster e relazioni inattese tra edifici, spazi aperti e reti di connessione.


Worcester, Downtown Development Plan, Utile, Inc.

Alla ricerca, in conclusione, di quella che Timothy Love chiama "Variety and Vitality" degli spazi urbani la reale innovazione potrebbe essere posta allora sulla capacità dei progetti di urban design di definire articolazioni interessanti di spazi dove il rapporto tra i diversi materiali urbani (edifici, spazi aperti e infrastrutture), tra le diverse attività insediate e tra ambiti privati e public realm è indagato in modo non convenzionale. Da una parte quindi i masterplan possono ideare nuovi cluster rispetto a quelli consolidati sulla base della riproposizione di pattern di isolati urbani, e dall'altra, ulteriori approfondimenti di progetto possono arricchire il piano con schemi e scenari che mettano a fuoco nei dettagli di scala locale la declinazione di quegli spazi intermedi tra pubblico e privato e tra esterno ed interno che possono rimanere a riferimento per la realizzazione nel tempo di sviluppi ampi. Tutto questo vale per i progetti di real estate development che riqualificano ampie aree libere, o anche per quei progetti di rinnovamento diffuso in distretti esistenti che possono predisporre scenari circa le attività da insediare e realizzare puntuali progetti sullo spazio pubblico, gli attacchi a terra o i nuovi edifici che si inseriscono in ambiti liberi o in sostituzione di parti degradate o in dismissione.

Andrea De Matteis
info@andreadematteis.it

[26 febbraio 2011]

Il curatore si riserva di ottemperare ad eventuali reclami sui diritti relativi alle immagini.

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La sezione Clippings di ARCH'IT
è curata da Matteo Sintini


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