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IT REVOLUTION

Leggere

Antonino Saggio


Gianni Ranaulo
Light Architecture
Italia 2002
Testo&Immagine
pp96, $12.50
prefazione di Antonino Saggio


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[in english]



> IT REVOLUTION BOOK SERIES
Ho pensato un poco al paragrafo usato quale incipit a questo libro. Le citazioni da Le Lezioni Americane sono, come è noto, consumate. Lo studioso nel trovarne una così in evidenza storcerà la bocca, il critico esperto ghignerà, il lettore navigato farà spallucce, ma i molti che leggeranno Light Architecture scopriranno che qui la citazione che ricorda Perseo che si sostiene sui venti è appropriata. Non ne poteva assolutamente fare a meno Gianni Ranaulo, perché questo libro fa diventare il verbo aggettivo.

Leggere vogliono essere le architetture che l'autore propone, leggere e come riflesse da uno specchio sono le figure che accompagnano il testo. Le pagine girano come se fossero spinte da un soffio e il nostro leggere immagina. Attenzione però, perché semplicità e leggerezza sono dure conquiste. Nell'atleta che si avvita nell'aria, o in uno scrittore come Italo Calvino, dietro la semplicità si celano sostanze importanti e necessarie.



Ho spinto a lavorare nell'architettura con la convinzione che al progetto non debbano essere posti limiti: il che comporta, come conseguenza, che non bisogna equivocare tra i materiali e i significati, tra i mezzi e i fini. Ora, a lungo si è cercato di confinare l'architettura ai materiali duri della costruzione permanente: l'acciaio, il cemento armato, le pietre e i graniti. Come conseguenza di questo artificiale confinamento sono state inventate parole riduttive o semplicemente brutte. Quando si adoperava solo il verde, gli alberi, i prati, i fiori o i movimenti della terra o esili strutture provvisorie vi era "l'arte dei giardini", quando alle pietre si sostituivano le cartapeste vi era "la scenografia", quando i materiali erano mobili vi era "l'arredamento", quando gli oggetti erano adoperati negli spazi pubblici c'era "l'arredo urbano".

[20apr2002]
Ma se ribaltiamo la questione tutto diventa chiaro. La progettualità riferita allo spazio è architettura ed è l'architettura a seconda dei casi, delle necessità, dei vincoli, che usa diversi materiali. Da quelli duri e permanenti a quelli leggeri fatti d'acqua, di vegetazione, di riflessi, di luce. Si apre al progettista attraverso questo modo di ragionare un ventaglio di azioni che, a secondo dei casi e della necessità, moltiplica le possibilità di intervento.



A seconda dei casi e della necessità vuole dire, per esempio, che quando l'architetto non può fare una quinta di pietra magari la realizza con un getto d'acqua, quando vuole ridirezionare i flussi e i percorsi lo fa con un quadro o una proiezione (se non vogliamo usare gli antichi obelischi) quando ha bisogno di nuove spazialità può magari usare i tessuti, le tende, o se proprio ne ha bisogno può scavare i suoi spazi sotto la terra oppure appenderli, come su una mongolfiera, nell'aria.

Naturalmente sapevo che l'informatica di questa idea di progettualità allargata e di palette leggera di materiali era strumento necessario in mille modi. Ma potevo mostrare molto poco in questa direzione al di là del grande e geniale precursore Toyo Ito e qualcosa del rabdomantico Jean Nouvel. Il primo merito di questo libro è di allargare di molto gli esempi e il loro substrato operativo e teorico, il secondo è contribuire a dare concretezza a una nuova idea di città contemporanea.



Elettronica e sistemi informativi possono infatti fornire strumenti alla formazione di quelle aree anti-zoning su cui sempre più tende a raggrumarsi la vita d'oggi. Queste zone oltre ad essere multifunzionali (con attività produttive, ludiche, sociali e in qualche caso anche residenziali) e oltre a funzionare come un necessario risarcimento di natura in aree limitrofe spesso costruite con brutalità e densità folli, devono, per poter realmente funzionare, essere innervate tecnologicamente o meglio informativamente. E cioè con sistemi interattivi di controllo, di illuminazione, di “informazione” propriamente detti. Solo così si potranno avere settori di città aperti a quella multifunzionalità e pluralità di usi che è la promessa della civiltà informatica.

Il problema come sempre è il “come”. Ora Ranaulo ha da anni studiato e applicato in numerosi progetti esattamente queste idee. Scorrendo il testo troverete anche molti progetti di artisti, di paesaggisti, di architetti che si muovono in questo nuovo territorio attraversato pesantemente dalla luce dell'informazione.



Miracoli Informatici.
Paul Virilio, e la citazione è d'obbligo perché questo libro rende concrete molte ipotesi del filosofo francese, ha parlato di Gotico elettronico.

L'architettura sta diventando un supporto all'informazione, per non dire un supporto pubblicitario in senso lato, un supporto mediatico.. il Gotico elettronico dei media building illumina i crocevia - Times square per esempio - nello stesso modo in cui nella cattedrale gotica le vetrate illuminavano la navata centrale o il presbiterio per raccontare la storia della Chiesa...il tempo non è più il tempo della successione dell'alternanza tra giorno e notte, ma è quello dell'immediatezza, dell'istantaneità e dell'ubiquità; possiede cioè quelli che in passato erano gli attributi della divinità.
(da un articolo intervista a cura di François Burkhardt sul primo numero di "Crossing").

Oggi l'architettura e l'informatica possono andare oltre il gotico elettronico di Virilio del macro oggetto irradiante (la cattedrale con tanto di torre simbolica di Bilbao di cui in altre occasioni ho parlato) per riaffrontare per intero il tema della scena urbana. Questo può avvenire non solo perché abbiamo strumenti nuovi di concezione dello spazio (i palinsesti, i layer, i diagrammi dinamici, gli spazi in between, gli affioramenti eccetera) ma perché oggi si può combinare in maniera una volta impensata il reale e il virtuale. Si tratta, come questo libro mostra, dell'avanzamento di sistemi di proiezione quasi dentro la stessa pelle dell'edificio che consentono di intervenire con una sorta di nuovo illusionismo mediatico. Auspichiamo allora un barocco informatico: delle nuove Piazze Navone, delle nuove Fontane di Trevi e delle nuove Trinità dei Monti del 2006. Una nuova coreografia urbana interattiva.

Ranaulo tende giustamente a privilegiare il momento tecnico rispetto a quello superficialmente scenografico: come usare nuovi vetri che consentano di trattenere delle retro proiezioni, ma che durante il giorno rimangano vivi e trasparenti (e non squallidi schermi spenti), come adoperare sottilissimi marmi per rivestire gli edifici e allo stesso ricevere le immagini proiettate, come accoppiare l'acqua o la vegetazione alle reti informative trasformandole fisicamente (nebulizzazioni per esempio, oppure vaporizzazioni o condensazioni eccetera) e come poter fare a incapsulare informazioni in questi nuovi eterei supporti. Insomma un lavoro anche duro, tecnico di ingegnerizzazione (che lo distanzia dall'iconografia superficiale proposta da Venturi), che fa immaginare che dietro la scenografia di Versailles o Caserta c'è molto fatica sotterranea, (le dighe, lo scavo dei canali, i sistemi di pompaggio eccetera) senza i quali nulla avrebbe visto la luce.

In sintesi questo libro e il molto materiale illustrativo che lo accompagna coglie tre aspetti che vale la pena ricordare e su cui da subito il lettore può risultare avvertito
1. Non esiste differenza qulitativa nei mezzi che l'architettura adopera. Invece di lavorare a un costosissimo restyling di un vecchio landmark urbano come un grattacielo, possiamo lanciargli attorno getti d'acqua nebulizzata sui quali proiettare immagini. Riqualifico un contesto, lo attivizzo a costi bassi e apro un nuovo spazio informativo perché su quegli anelli posso proiettare la rivolta dei poveri come il successo dei ricchi.
2. Non esiste più differenza tra comunicazione di primo livello (l'architettura stessa che si trasforma in oggetto di informazione) e comunicazione di secondo livello (e cioè sistemi informativi che si appoggiano a schermi che sono "aggiunti" all'edificio). L'edificio nel suo insieme tende a diventare vettore comunicativo e oggetto architettonico ad un tempo.
3. Infine, non esiste differenza tra progettare in centro o in periferia. Infatti i sistemi informativi e proiettivi che questo libro propone indicano soluzioni praticabili che riguardano tanto i buchi neri delle aree derelitte e abbandonate quanto i nodi nevralgici dei centri antichi o addirittura dei siti archeologici.

Insomma "No limits al progetto" vuole dire che anche grazie all'elettronica possiamo contribuire all'apertura dellla città alla complessa pratica intellettuale e tecnica che chiamiamo progetto di architettura che serve a formare un quadro significante della realtà di oggi. E che la nostra cognizione di realtà abbia ormai alcune componenti che nel passato si ritenevano appartenenti alla divinità è nei nostri, ancora increduli, sguardi.

Antonino Saggio

Le immagini di Pino Musi si riferiscono allo Spazio Wind di Gianni Ranaulo appena inaugurato all'aereoporto di Fiumicino. Uno spazio fatto di proiezioni interattività e di una fludita eleganza che finalmente sembra arrivare anche in Italia.

> RAMONA VITALE: L'ILLUSIONE

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