|  |  | Per rendere 
            partecipe il lettore della attività del Rural Studio giova 
            partire da quattro elementi che, nell'ordine, mi sembrano essere: 
            il paesaggio e il contesto del Sudamericano, in particolare l'Alabama; 
            il Genius award recipient Samuel Mockbee (1944-2001) detto Sambo; 
            una scuola di architettura, i suoi studenti, i suoi docenti, la sua 
            cultura, è Auburn nell'omonima cittadina universitaria a un'ora 
            di macchina da Atlanta e, per finire, le architetture realizzate che 
            insieme agli abitanti sono i personaggi che popolano la scena. L'ingegno, 
            la passione e la capacità danno forma a costruzioni bellissime: 
            "struggentemente belle", anzi, come forse apparvero alcune 
            delle architetture rurali che Giuseppe Pagano fotografava con la sua 
            6x6 nelle nostre campagne.
 Ma 
            andiamo con ordine. L'Alabama è, come è noto, uno stato 
            del Sud e che ha dunque cultura, paesaggi, modi di essere e di parlare 
            e soprattutto una storia diversa rispetto a quella di altre parti 
            degli Stati Uniti. Twain, Faulkner, la musica jazz, i gospel. Qui, 
            inoltre, si continua a vivere una questione nera lacerante e dura. 
            Per arrivare alla Hale County in un viaggio che compio insieme a Bruce 
            Lindsey che è il direttore della facoltà di Auburn, 
            ci fermiamo sul famoso ponte di Selma in cui si riunirono con Martin 
            Luther King i manifestanti alla marcia per la rivendicazione dei diritti 
            delle persone nere nel 1965.
 
 In Alabama permangono sacche di povertà nelle campagne difficili 
            da immaginare e che avevo visto solo in Africa. Essere indigenti vuol 
            dire certo vivere in capanne di latta con continue infiltrazioni d'acqua 
            e di rettili e di scorpioni, ma anche dover affrontare una serie di 
            effetti secondari cui spesso non si pensa: vuol dire, per esempio, 
            che il giudice tutelare può ordinare l'allontanamento dei minori 
            dalla famiglia o che i più deboli devono fronteggiare quotidianamente 
            situazioni violente o promiscue.
 
 In questa scena, che è ancora quella del marzo del 2002 e non 
            è troppo diversa da quella in cui il fotografo Walker Evans 
            fece memorabili foto della povertà rurale americana negli anni 
            Trenta, irrompe Samuel Mockbee nel 1992 con un'idea: fare e non parlare, 
            costruire veramente, mostrare che l'architettura serve, risolve, innalza.
 Non ho conosciuto di persona Sambo, perché era morto di leucemia 
            il 30 dicembre del 2001. Ho capito alcune cose su di lui con il bel 
            libro di Andrea O. Dean e Timothy Parson sul Rural Studio (Princeton 
            Architectural. Press 2002) ma soprattutto ho sentito che la sua forza 
            non si è esaurita. Incontrando i colleghi professori, i giovani 
            assistenti, i capimastri, gli studenti, i clienti non ricordo nessuno 
            che in una maniera o nell'altra non parlasse di lui; come se il dolore 
            della scomparsa prendesse una piega dignitosa nel continuarne le idee.
 
 
  Foto T. Parson.
 
 Eh 
            sì, perché Samuel Mockbee è l'iniziatore, il 
            profeta, l'inventore del Rural Studio. Mockbee conosce il Sud, ha 
            sempre vissuto nel limitrofo stato del Mississippi e era rimasto colpito 
            da questa sacca di grande povertà e di orizzontale bellezza 
            che è la Hale County attraversata dal grosso e limaccioso fiume 
            Black Warriors che colora di rosso tutta la terra.
 
 Ebbene 
            nella Hale County, Mockbee decide di lanciare una serie di progetti 
            design and built con una modalità non inusuale in America che 
            prevede che uno o due semestri didattici siano dedicati alla progettazione 
            e poi all'effettiva costruzione di edifici da parte degli studenti 
            di architettura.
 Sambo, al lavoro con il co-fondatore Dennis Ruth (che si occupa in 
            particolare dell'organizzazione, della ricerca dei fondi e del contatto 
            con le comunità locali), porta nel 1993 a Newbern una diecina 
            di studenti e comincia a costruire una dopo l'altra una ventina di 
            opere (con una sensibile accelerazione nell'ultimo triennio, parallelamente 
            all'intensificarsi della sua malattia).
 
 Già scegliere il destinatario del progetto è un lavoro 
            serio e complesso perché si devono confrontare le schede che 
            descrivono i bisogni di molte persone, valutarne le priorità, 
            fare incontri e discussioni.
 
 Gli 
            studenti della Facoltà di Auburn sono coinvolti volontariamente 
            nel Rural Studio in due momenti del curriculum universitario. Al secondo 
            anno partecipano per un semestre inserendosi in progetti già 
            intrapresi. All'ultimo anno stanno per due semestri e attraverso gruppi 
            di laurea di cinque o sei persone seguono un progetto dall'ideazione 
            all'inaugurazione. Attraverso questa azione e l'impegno del Rural 
            Studio la comunità locale ha preso maggiore consapevolezza 
            e ha creato nuovi punti di aggregazione. L'ultimo è il campo 
            di baseball di Newbern attorno al quale ruotano molti altri eventi 
            collaterali.
 Accanto all'impegno sociale, un altro principio cardine del Rural 
            studio, è la sperimentalità.
 
 
  SuperShed and Ipods. In 
            primo piano la casa sperimentale degli studenti con blocchetti scartati 
            montati di taglio, sullo sfondo la casa foderata da targhe automobilistiche. 
            B. Bottwell, A. Ledbetter, M. Vernie 1999.
 
 
  Mason's Bend Community Center. Studenti progettisti F. Fulton, 
            A. Gerndt, D. Rush, J. Schumann 2000. Interno della sala di lettura 
            comunitaria e dettaglio dei vetri delle macchine montati a scaglia.
 
 Buona 
            parte degli studenti vivono in case unifamiliari sparse nella contea 
            ma il luogo centrale dello Studio è rappresentato dal cosiddetto 
            SuperShed, che è costruito accanto a una bella dimora coloniale 
            che ospita gli uffici d'amministrazione e alcune sale e attrezzature 
            comuni. Sotto la grande tettoia, gli studenti hanno costruito delle 
            case guscio (pods) ciascuna diversa e che serve come verifica e laboratorio 
            di idee, di materiali, di processi. Alcune sono costruite con i blocchetti 
            scartati o danneggiati nella costruzione che, montati di taglio, danno 
            una tessitura inusuale e chiaroscurata alla pareti; altre hanno come 
            rivestimento le targhe automobilistiche create in eccesso dallo motorizzazione, 
            in un altro caso vi sono i resti del cartoncino o del legno pressati 
            a formare pareti. Non è un lavoro facile. Bisogna capire, inventare 
            e appunto sperimentare. Ma gli esiti alla fine del processo sono a 
            volte esaltanti come nelle balle di fieno rivestite di cemento a formare 
            le pareti della Bryant House, o nelle mura di supporto della cappella 
            Yancey fatti con vecchi copertoni che sorreggono il tetto in legno, 
            oppure nel piccolo centro comunitario Mason' Bed in cui i vetri riciclati 
            delle macchine delle GM vengono montati a scaglie. Sono tre architetture 
            in cui tutto magicamente torna al suo centro; in un caso si prega, 
            nell'altro si legge insieme, nell'altro si sta sotto il grande portico.
 Accanto alla sperimentazione vi è l'economia dei mezzi e la 
            costruzione.
 La mente pratica ed esperta che consiglia e indirizza il cantiere 
            è un ex carcerato e in ogni cantiere vi sono anche un paio 
            di detenuti a sorveglianza ridotta che durante il giorno aiutano gli 
            studenti e, forse, guariranno almeno un poco anche loro attraverso 
            questo sforzo di costruzione. Uno di loro lesse il ricordo di Mockbee 
            nel Memorial tenutosi a New York in febbraio. "Vide in me il 
            buono che neanche io vedevo" disse.
 
 
  A sinistra: The Children's Center. Studenti: 
            A. Bryant, G. Jesser, M. Renauld, N. Shaw, anno 2001. A destra: Newbern 
            Baseball Club. Studenti: J. Sanders, M. Bettridge, J. Kirkpatrick, 
            anno 2001.
 
 Ho visitato tre opere in costruzione. Una era un Internet café 
            per dare anche lì questa grande opportunità, poi un 
            piccolo edificio comunitario con una mensa, e infine una casa in cui 
            si sperimenta come adoperare i pezzi di moquette tolti dai pavimenti 
            degli uffici per farne mura esterne.
 
 Andrew Freear (il professore che ha curato un validissimo allestimento 
            della sezione Rural Studio alla Biennale appena chiusa al Whitney 
            di New York) e gli studenti stavano con i jeans e gli scarponi vicino 
            ai camioncini tutti infangati e disegnavano e discutevano su come 
            fare questo o quello, come ripulire le travi prese da un'abitazione 
            abbattuta per riutilizzarle, come adoperare i pali della luce e del 
            telegrafo, come fare le murature in terra cruda riscoprendo tecniche 
            antiche per attivizzare nel processo di costruzione l'intera comunità. 
            Ne ricordo lo sguardo e l'orgoglio sereno. Mi mostravano come progressivamente 
            erano diventati bravi ad allineare le travi, a rifinire l'intonaco, 
            a tagliare le soglie.
 
 
  Akron Boys & Girls Club. Studenti: C. Peavy, 
            P. Ryan, B. Shelton 2001.
 
 Il momento della progettazione naturalmente è centrale. E' 
            aperta alla realtà sociale, ma senza nessuna delega, anzi con 
            il coraggio audace dell'architettura, con la ricerca della creazione 
            dello spazio, con la capacità di capire i bisogni, le tradizioni, 
            le necessità e di trasfigurale liberamente come per esempio 
            nel Club per i ragazzi e le ragazze di Akron o nell'Asilo di Newbern 
            fatto da quattro laureande e che ha una sezione per i bambini maltrattati.
 
 
  A sinistra: The Bryant House. Studenti del secondo anno, 1994. 
            Esterno della casa caratterizzata dal grande portico. A destra: Akron 
            Pavilion. Studenti S. Hoffman, T. Stuart, J. Tate, 1996.
 
 La sensibilità verso la cultura del Sud e della popolazione 
            nera. si è trasmessa dal maestro ai giovani professori e agli 
            studenti senza formalismi moderni o post-moderni, senza simmetria 
            o asimmetria, senza tettonica o decostruzione, ma solo con la forza 
            delle idee: una spazialità giusta e arricchente, una costruzione 
            libera e ingegnosa, una espressività antiretorica e sognante.
 Nell'abitazione Harris (la casa farfalla) un grande tetto ad ali divaricate 
            raccoglie le acque, nella Goat House su un modesto volume a un piano 
            si inserisce una copertura a doppia altezza per creare una grande 
            spazio navata che sbuca all'esterno nel portico, nella Casa Lewis 
            il tetto si sporge all'esterno come per abbracciare i bambini che 
            sino ad allora avevano vissuto divisi dalla madre. In questi progetti 
            la cultura architettonica di Samuel Mockbee è filtrata e come 
            intensificata dal lavoro comune di tante menti e di tanti apporti. 
            Fu scritto: l'architettura anonima nasce spontanea, pura, funzionalissima.
 |  | [24jul2003] |