GIOVANNI VACCARINI. Nuove
bidimensionalità. Tensioni superficiali nell'architettura digitale. |
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Alicia Imperiale "Nuove bidimensionalità. Tensioni superficiali nell'architettura digitale" Testo&Immagine, 2001 pp 606 Euro 16,53 acquista il libro a prezzo scontato! |
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NEW FLATNESS COME PRETESTO. Superficie, piano, bidimensionalità, spessore, pelle - superficie; un tema ricorrente nel comporre architettonico, si tratta di uno spazio variabile e molteplice la cui complessità sfugge ad un'analisi di pura "superficie", questo è un tema di importanza cruciale del progetto, la storia dell'architettura ci consegna intere pagine di lavoro e ricerca su superfici o involucri - come forse diremmo oggi - la Basilica palladiana, S. Francesco a Rimini dell'Alberti o la Piazza S.Marco del Sansovino - andando a memoria rapidamente. Lavorare sulla superficie non è comunque soltanto una questione di pelle, di strati che si sovrappongono e si piegano, s'invaginano, ma è anche e soprattutto una questione di "sostanza" che informa e registra tali movimenti, è una questione di un dentro e un fuori o di un sotto, si tirano in ballo una riflessione tra struttura ed ornamento, questioni apparentemente remote, ma che a mio avviso tornano di estrema attualità. |
[18oct2002] | |||
In un classico della
fantascienza, Flatlandia, uno straniero (una Sfera) si rivolge al Signor
Quadrato (un quadrato bidimensionale che abita sulla superficie di
Flatlandia). La Sfera spiega al Quadrato il concetto di altezza (la
dimensione z) che è assolutamente incomprensibile nel mondo di Flatlandia. Spiega che lui, la sfera, un solido tridimensionale, sulla superficie
bidimensionale di Flatlandia viene percepito solo come un cerchio, come una
sequenza di sezioni della Sfera. La Sfera può manifestare la sua forma
intera soltanto muovendosi sopra ed attraverso la superficie, mostrando così
cerchi sempre più piccoli, fino a scomparire. Sul piano di Flatlandia un
corpo animato può essere rappresentato soltanto mettendo in sequenza una
serie di sezioni che si succedono nel tempo. Il modo in cui viene registrata
l'informazione spaziale e temporale sul piano statico di Flatlandia, sullo
schermo di un computer o sullo spazio di un foglio di carta, è una questione
di massima importanza (1). La superficie, così come Alicia Imperiale la tratteggia, sembra oscillare tra una figurazione plastica di - quasi di - michelangiolesca memoria (Bernard Cache/Objectile, Denari, Libeskind, … ) e una definizione di superficie come interfaccia tra due ambienti in cui avviene una costante osmosi tra le due parti a contatto (Ibos/Vitart, Herzog&DeMeuron, Michael Silver, Novak, … ), tratteggiando, infine, una superficie nuova, una sorta di topologia "appiattita" che si configura come un nuovo suolo corrugato (Eisenman, Foa, Kelly Shannon, Yves Brunier, Kolatan & MacDonald, …). - Nel primo dei tre insiemi in cui si può inscrivere il lavoro di Alicia Imperiale, l'elemento dominante è la con-formazione della superficie, il suo avere una profondità, una sorta di "spessore" all'interno del quale la superficie vibra e si deforma, si conforma plasticamente. - Nel secondo insieme, la superficie non si piega o deforma, ma subisce una vera e propria operazione di manipolazione e trasfigurazione nella sua stessa natura, nella sua capacità comunicativa in quanto superficie-schermo. La superficie è uno schermo, una tela da incidere, graffiare; la figurazione di tutto ciò non trova necessariamente una corrispondenza tra un dentro ed un fuori, o una relazione forma/funzione, ma ogni figura assunta dalla superficie è in ragione della sua stessa figura. - Il terzo insieme raccoglie una serie di progetti in cui la ricerca sulla superficie investe una riflessione sullo stesso suolo su cui essa si poggia generando nuove topologie appiattite in cui il verticale si con-fonde con l'orizzontale generando vere e proprie superfici/suolo. Alicia Imperiale raccoglie le ricerche di tutta una serie di studi di architettura che nel loro lavoro tentano di figurare la "superficie" e di focalizzare in che modo è immaginato lo spazio e con quali codici viene gestita l'informazione; un itinerario tortuoso in cui si seguono direttamente i temi intimi del progetto scrivendo una "storia" per progetti e realizzazioni che tratteggia, al di là di possibili interpretazioni retrò, una ricerca ricca e suggestiva. La superficie come lo schermo di un computer è lo strato ultimo con cui uno spazio al di qua ed un altro al di là s'interfacciano, è lo strato su cui scorrono flussi di informazioni (o di materia) deformati ed informati - così come in una funicolare delle forze - da un sistema di forze (da un campo magnetico) che ridetermina pieghe, spostamenti, slittamenti. Tutto ciò oltre che aprire un campo di riflessione teorica rispetto ai modi ed alle figurazioni possibili della ricerca inevitabilmente tira in ballo, e qui forse se ne può solo fare un breve cenno, la questione del come la possibilità di gestire forme non euclidee, geometrie topologiche, NURBS (non uniform rational bezier spline) sia affidata a software basati sull'analisi matematica (Softimage, 3D Studio, Alias, Maya) in cui attraverso la messa a punto di algoritmi le linee o superfici subiscono un'interpolazione continua. Si tratta di un modo di progettare con strumenti nuovi (Greg Lynn nel suo libro Animate Form parla di "fare degli schizzi con l'analisi matematica"), non è certamente tutto riconducibile ad una questione meramente tecnica, bensì tutto ciò investe soprattutto il modo di vedere e pensare - il tutto sembra essere la naturale evoluzione/continuazione del lavoro di Deleuze sugli spazi fluidi in cui nuove superfici topologiche complesse costruiscono un continuum tra territorio ed architettura volumetrizzata. Il rapporto tra tecnologie digitali e architettura riformula il modo di vedere la relazione tra reale e virtuale in cui è sempre più importante mettere a punto una metodologia di analisi/progetto in cui l'architetto collaziona e colleziona conoscenze. Immaginare il nostro lavoro di architetti come quello di generalisti, dei collezionisti di discipline, è forse la sfida più interessante in un'epoca di specialisti ed in cui paradossalmente si assiste allo sgretolarsi dei tradizionali confini disciplinari. Giovanni Vaccarini giovannivaccarini@tin.it > NEW FLATNESS: SURFACE TENSION IN DIGITAL ARCHITECTURE |
NOTE (1) Tratto da: Alicia Imperiale "Nuove bidimensionalità. Tensioni superficiali nell'architettura digitale", Testo&Immagine, 2001, pag.14 |
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