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Le nuove tecnologie e Borromini: la mostra di Roma di Silvia Bendinelli e Alessandra Faini |
[04feb2000] | |||
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Francesco Borromini. S. Ivo alla Sapienza, Roma, 1642. Disegno autografo di Borromini per la pianta di S. Carlo alle Quattro Fontane, Roma, 1638-41. |
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Francesco Borromini. La cupola spiraliforme di S. Ivo alla Sapienza, Roma, 1642. |
Un secondo elemento che immediatamente infatti risalta all'attenzione del
visitatore è la scarsa attenzione dedicata alle modalità di comunicazione dei contenuti
della mostra. Al visitatore comune non rimane che aggirarsi nelle sale, alla ricerca di un
appiglio interpretativo o di un segnale che possa guidarlo nella faticosa ricerca
dell'arcano senso di quei "silenziosi" disegni appesi alle pareti. Eppure a
questo inconveniente si sarebbe potuto ovviare anche sfruttando al meglio quelle
ricostruzioni virtuali che, seppur studiate con una certa cura e realizzate con efficacia,
sono accessibili da postazioni multimediali troppo defilate rispetto al percorso della
mostra e poco seduttive nel loro austero e sobrio proporsi ad un pubblico non
necessariamente esperto nel loro utilizzo: forse brevi "istruzioni per l'uso",
comprensibili e dotate di una certa visibilità avrebbero evocato una maggiore
familiarità con il mezzo. Elemento questo che dimostra come nella pratica
dell'allestimento, i computer dedicati non abbiano avuto una considerazione paritetica
come strumento di comunicazione nella concezione della mostra: se fossero stati pensati
come parte integrante del percorso, le, difficoltà didattiche, insite nelle qualità
stessa dei contenuti, sarebbero state in buona parte superate. Tutto ciò malgrado il sito
ufficiale della mostra (www.borromini.at)
enfatizzi l'utilizzo delle nuove tecnologie per la ricerca e la diffusione del "verbo
borrominiano". L'utente delle postazioni multimediali può scegliere tra due opzioni: navigare sul cd-rom in vendita al book-shop del Palazzo ("Francesco Borromini. Opere") oppure concentrarsi esclusivamente sulle animazioni virtuali, in pratica leggere le sei fabbriche analizzate nella loro consistenza spaziale grazie a interessanti ricostruzioni virtuali: attraverso un'agevole percorso lo spettatore può godersi l'analisi volumetrica e strutturale di Santa Maria dei Sette Dolori, la ricostruzione della facciata di San Carlino alle Quattro Fontane, l'opera, la geometria i volumi di S. Ivo alla Sapienza, il rifacimento di San Giovanni in Laterano e la ricostruzione della non realizzata Sagrestia di S. Pietro, il progetto di un grande spazio ottagonale sormontato da una cupola. Ogni animazione ha origine e si imposta sui disegni progettuali di Borromini, cosicché la coerenza storiografica è rispettata e nel contempo è garantita una comunicazione assoluta: in definitiva si tratta di un'ottima dimostrazione delle capacità delle nuove tecnologie che così applicate, comunicano non solo i risultati della ricerche documentali compiute, ma diventano un vero e proprio strumento di analisi e verifica delle ipotesi storiografiche. A maggior riprova occorre sottolineare che l'animazione di San Carlo è stata realizzata sulla base di ipotesi ricostruttive di H. Schlimme e C.L. Frommel. Un solo rammarico: che queste ottime ricostruzioni virtuali siano limitate alle sei fabbriche appena citate e non approfondiscano anche le altre opere del celebre architetto. Inoltre il catalogo della mostra, edito da Electa, si limita a citare tale fondamentale strumento interattivo e non offre uno spazio adeguato al cd-rom: questo atteggiamento non può che confermare la sensazione di scarsa considerazione delle nuove tecnologie da parte di un corpo scientifico forse ancora un po' troppo ancorato a vecchi e sorpassati prassi storiografiche. Quest'analisi, non proprio generosa, offre lo spunto per riflettere su una questione, che sentiamo in primis di carattere etico, e che inevitabilmente, prima o poi, la moderna museografia dovrà definitivamente affrontare. Per quali tipi di pubblico si debbono organizzare le mostre? O ancor meglio, per quale tipo di pubblico non è più tempo di organizzare mostre? Alla seconda formulazione ci sentiamo di rispondere con dadaista allegria: "a quello degli addetti ai lavori". Silvia Bendinelli silvia.bendine@lycosmail.com Alessandra Faini alefaini@libero.it |
Disegno di Antonio da Sangallo il giovane (1484 1546). |
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questo spazio di Arch'it è curato da Silvia Bendinelli. Potete scrivere per intervenire o per suggerire argomenti di discussione. laboratorio
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