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La mostra "The
Virtual House of De Stijl" allestita presso il Netherlands Architecture Institute
(NAI) di Rotterdam fino al prossimo 16 aprile, affronta lo stretto rapporto che
inaspettatamente accomuna la ricerca architettonica dei due architetti olandesi Theo Van
Doesburg e Cor Van Eesteren negli anni Venti e le esplorazioni nella "nuova realtà
spaziale" dell'avanguardia architettonica contemporanea legata alle rappresentazioni
informatiche.
Theo Van Doesburg (1883-1931) fondatore nel 1917 di De Stijl, e i suoi seguaci, fra cui
Oud, Rietveld, Van Eesteren, Mondrian, Van der Leck, Vantongerloo, portarono avanti una
ricerca volta a definire un linguaggio che, libero da ogni vincolo contenutistico e comune
a tutte le arti, si risolvesse in un equilibrio puramente visivo, capace di esercitare
un'influenza positiva sulla vita sociale. Le loro opere figurative sono caratterizzate da
uno spinto astrattismo geometrico e dalla rigorosa ricerca di rapporti di verticali e
orizzontali, mentre quelle architettoniche richiamano l'esaltazione dei piani e degli
elementi bidimensionali, aggregati secondo rapporti di "tensione" tali da non
chiudere l'angolo del volume tridimensionale, bensì che invitavano a farlo slittare,
lasciandolo aperto o, tutt'al più vetrato. Il Bahaus di Weimar improntò ai principi
dell'astrattismo olandese molte scelte formali sia nel campo della grafica e della
tipografia che nell'architettura.
Nel 1923 all'esposizione su De Stjil di Parigi Theo Van Doesburg e Cor Van Eesteren
tentarono di comunicare la nuova dimensione spaziale in architettura con la presentazione
di tre progetti per edifici di abitazione appositamente realizzati: Rosenberg House,
Maison Particulière e Maison d'Artiste, risultato di una nuova estetica architettonica.
La mostra di Rotterdam presenta una interpretazione particolare dei tre progetti: gli
edifici sono ravvivati e "aggiornati" secondo la nostra rinnovata sensibilità
visiva, creando cioè un nuovo contesto e inserendole nella realtà virtuale ideata e
realizzata dell'architetto Lars Spuybroek.
Vengono così resi evidenti i vantaggi dell'utilizzo delle nuove tecnologie per la
rappresentazione e la ricerca per la storia dell'architettura: grazie all'analisi dei
processi rappresentativi e comunicativi alla base delle realizzazione dei due architetti
olandesi degli anni Venti è possibile riconoscere una sorta di motivo dominante che
accomuna le ricerche spaziali di quasi un secolo fa con quelle portate avanti
dall'architettura contemporanea. In definitiva vengono trasmessi sorprendenti parallelismi
fra il primo modernismo e l'attuale corrente del "transmodernismo", quali la
considerazione particolare per l'elettricità, la luce, l'immagine, lo spazio e il tempo.
Questo confronto fra le elaborazioni di due pionieri del "spazio-tempo" e gli
spiriti affini di oggi non solo illumina un episodio storico, ma può anche chiarire la
discussione contemporanea sugli sviluppi degli spazi generati dal computer.
Così come Van Doesburg e Van Eesteren, l'avanguardia legata alle nuove tecnologie
informatiche cerca di formulare una risposta architettonica agli aspetti di
disorganizzazione spaziale conseguenti all'aumentata mobilità e all'espansione dei nuovi
mass media - dal treno, la macchina, i giornali, la radio e i film fino alla televisione,
l'aeroplano e Internet. Le dinamiche della vita moderna richiedono infatti un'integrazione
strutturata del tempo e del movimento nel progetto spaziale: lo sguardo non deve
soffermarsi su una realtà univoca e consolidata, ma indagare a fondo verso realtà
apparentemente lontane e difficili da comprendere. Le nuove tecnologie ci permettono di
compiere queste analisi, ma è necessario servirsene secondo un'ottica aperta a nuovi
sviluppi e potenzialità, come ci dimostrano le tematiche affrontate dalla mostra di
Rotterdam: le riproposizioni "virtuali" di ricerche storiche permettono quindi
uno studio attento dei documenti storici e possono dare origine a successive e
approfondite analisi.
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Un disegno di Theo van
Doesburg and Cornelis van Eesteren (1923) presentato alla mostra di Parigi.
Le idee di Van Doesburg
(1923) interpretate da Lars Spuybroek. |