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Il digitale al servizio dell'analisi storica: la provocazione nella casa virtuale di De Stijl.

di Silvia Bendinelli

[28feb2000]


La mostra "The Virtual House of De Stijl" allestita presso il Netherlands Architecture Institute (NAI) di Rotterdam fino al prossimo 16 aprile, affronta lo stretto rapporto che inaspettatamente accomuna la ricerca architettonica dei due architetti olandesi Theo Van Doesburg e Cor Van Eesteren negli anni Venti e le esplorazioni nella "nuova realtà spaziale" dell'avanguardia architettonica contemporanea legata alle rappresentazioni informatiche.

Theo Van Doesburg (1883-1931) fondatore nel 1917 di De Stijl, e i suoi seguaci, fra cui Oud, Rietveld, Van Eesteren, Mondrian, Van der Leck, Vantongerloo, portarono avanti una ricerca volta a definire un linguaggio che, libero da ogni vincolo contenutistico e comune a tutte le arti, si risolvesse in un equilibrio puramente visivo, capace di esercitare un'influenza positiva sulla vita sociale. Le loro opere figurative sono caratterizzate da uno spinto astrattismo geometrico e dalla rigorosa ricerca di rapporti di verticali e orizzontali, mentre quelle architettoniche richiamano l'esaltazione dei piani e degli elementi bidimensionali, aggregati secondo rapporti di "tensione" tali da non chiudere l'angolo del volume tridimensionale, bensì che invitavano a farlo slittare, lasciandolo aperto o, tutt'al più vetrato. Il Bahaus di Weimar improntò ai principi dell'astrattismo olandese molte scelte formali sia nel campo della grafica e della tipografia che nell'architettura.

Nel 1923 all'esposizione su De Stjil di Parigi Theo Van Doesburg e Cor Van Eesteren tentarono di comunicare la nuova dimensione spaziale in architettura con la presentazione di tre progetti per edifici di abitazione appositamente realizzati: Rosenberg House, Maison Particulière e Maison d'Artiste, risultato di una nuova estetica architettonica. La mostra di Rotterdam presenta una interpretazione particolare dei tre progetti: gli edifici sono ravvivati e "aggiornati" secondo la nostra rinnovata sensibilità visiva, creando cioè un nuovo contesto e inserendole nella realtà virtuale ideata e realizzata dell'architetto Lars Spuybroek.

Vengono così resi evidenti i vantaggi dell'utilizzo delle nuove tecnologie per la rappresentazione e la ricerca per la storia dell'architettura: grazie all'analisi dei processi rappresentativi e comunicativi alla base delle realizzazione dei due architetti olandesi degli anni Venti è possibile riconoscere una sorta di motivo dominante che accomuna le ricerche spaziali di quasi un secolo fa con quelle portate avanti dall'architettura contemporanea. In definitiva vengono trasmessi sorprendenti parallelismi fra il primo modernismo e l'attuale corrente del "transmodernismo", quali la considerazione particolare per l'elettricità, la luce, l'immagine, lo spazio e il tempo. Questo confronto fra le elaborazioni di due pionieri del "spazio-tempo" e gli spiriti affini di oggi non solo illumina un episodio storico, ma può anche chiarire la discussione contemporanea sugli sviluppi degli spazi generati dal computer.

Così come Van Doesburg e Van Eesteren, l'avanguardia legata alle nuove tecnologie informatiche cerca di formulare una risposta architettonica agli aspetti di disorganizzazione spaziale conseguenti all'aumentata mobilità e all'espansione dei nuovi mass media - dal treno, la macchina, i giornali, la radio e i film fino alla televisione, l'aeroplano e Internet. Le dinamiche della vita moderna richiedono infatti un'integrazione strutturata del tempo e del movimento nel progetto spaziale: lo sguardo non deve soffermarsi su una realtà univoca e consolidata, ma indagare a fondo verso realtà apparentemente lontane e difficili da comprendere. Le nuove tecnologie ci permettono di compiere queste analisi, ma è necessario servirsene secondo un'ottica aperta a nuovi sviluppi e potenzialità, come ci dimostrano le tematiche affrontate dalla mostra di Rotterdam: le riproposizioni "virtuali" di ricerche storiche permettono quindi uno studio attento dei documenti storici e possono dare origine a successive e approfondite analisi.


Un disegno di Theo van Doesburg and Cornelis van Eesteren (1923) presentato alla mostra di Parigi.


Le idee di Van Doesburg (1923) interpretate da Lars Spuybroek.

Silvia Bendinelli

silvia.bendine@lycosmail.com


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