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Triennale di Milano
Accademia Nazionale di San Luca 

I musei dell'iperconsumo

Milano, 22 ottobre 2002

Salone d'onore
Triennale di Milano
viale Alemagna, 6

22 ottobre 2002
ore 9.30-19.00

a cura di Franco Purini

informazioni:
tel: +39 02 62083713
http://www.triennale.it




[18oct2002]
La Triennale di Milano insieme all'Accademia di San Luca di Roma propone una giornata di studi e confronto sul tema dei "Musei dell'iperconsumo" a cui partecipano alcuni dei protagonisti più rilevanti e sperimentali della scena internazionale. Architetti come Zaha Hadid, Vittorio Gregotti e Pierluigi Nicolin, critici d'arte come Germano Celant e Achille Bonito Oliva, esperti di comunicazione come Alberto Abruzzese, Anna Detheridge e Mario Perniola e direttori di Museo come Max Hollein della Shirn Modern Art museum di Francoforte e Pio Baldi sono stati invitati a presentare una serie di inedite riflessioni su come stanno cambiando il mondo dell'arte ed insieme il complesso universo dei musei contemporanei.




INTRODUZIONE.

Mai come in questi anni l'arte ha conosciuto una così accentuata molteplicità di generi, tendenze ed espressioni. Dalla pittura che in un ampio arco di modalità ancora si interroga sul problema della superficie alla video arte; dall'installazione alla scultura in tutte le sue forme; dalla land-art agli esiti rinnovati della concettualità e dell'arte povera; dall'arte digitale alla perfomance; dalla documentazione delle dinamiche metropolitane alle pratiche cruenti o metamorfiche del corpo l'arte dispiega un ventaglio di ricerche così ampio da mettere in crisi la sua stessa riconoscibilità come tale, impegnando il suo pubblico in un continuo esercizio di individuazione delle varie identità che essa via via riveste. 

Non esiste più un centro dal quale emanano le diverse forme d'arte come sviluppi e derivazioni da una situazione che può essere considerata un'origine unica, ma l'arte si dà in una condizione policentrica che vede scomparire qualsiasi gerarchia tra le varie ricerche, autonomi nuclei di elaborazione. Sottoposta a potenti e imprevedibili forze centrifughe l'arte fuoriesce dai suoi ambiti istituzionali –ambiti rimasti fino a poco tempo fa tendenzialmente elitari- e invade ogni aspetto del mondo fisico e della vita individuale e sociale. Dai media alla moda, dal disegno industriale all'architettura, dalle infrastrutture alla scena urbana ogni cosa sembra inseguire l'arte, spesso con risultati incerti o confusi, in una moltiplicazione infinita di segnali e di linguaggi. 

Rispetto al quadro appena sintetizzato il museo si pone in termini piuttosto ambigui ed insieme diventa un fondamentale sensore dell'evoluzione della ricerca d'arte ed insieme delle nuove domande e dinamiche sociali, politiche ed economiche sullo spazio pubblico.

Per un verso esso non appare in grado di seguire la molteplicità tipologica delle ricerche artistiche, restando sul piano della sua organizzazione distributiva e spaziale, e al di là delle sue soluzioni linguistiche, relativamente attestato su schemi consolidati, per altro riesce con grande efficacia a farsi edificio logo, spettacolare emblema della presenza dell'arte nella città come nei due casi del Centre Pompidou di Parigi e del Guggenheim di Bilbao.

Si è appena detto che il museo è rimasto relativamente tradizionale negli usi per i quali esso è costruito. Questa affermazione va in realtà corretta e integrata. In effetti esiste una innovazione funzionale che identifica i musei della postmodernità rispetto a quelli moderni. Essa riguarda le grandi superfici destinate al consumo. L'ampiezza e la natura di questi ambienti fanno sì che il museo si configuri oggi come un edificio ibrido il quale incorpora un frammento consistente di centro commerciale ed in cui paradossalmente solo il 30% delle superfici esistenti siano utilizzate per l'esposizione vera e propria. 

Da edificio da frequentare secondo rituali alti e selettivi il museo è divenuto una sorta di estensione dello spazio pubblico, uno spazio relativamente aperto che propone varie possibilità d'uso. In questo spazio ciò che viene messo in scena è un tempo libero come tempo produttivo, ovvero un comportamento che si muove contraddittoriamente tra una avventura culturale lasciata all'iniziativa del singolo visitatore del museo, che può scegliere autonomamente occasioni e fasi del suo rapporto con le opere d'arte, e un comportamento fortemente condizionato al consumo delle merci che accompagnano come un riverbero la presenza degli oggetti artistici.



PROGRAMMA.

ore 9.30

Giancarlo De Carlo
introduzione ai lavori

Franco Purini
moderatore

Germano Celant
Ideazione e produzione di un evento espositivo

Max Hollein
Museum marketing

Zaha Hadid
Un museo

Germano Celant
Ideazione e produzione di un evento espositivo

interventi
Pio Baldi
Anna Detheridge



ore 15.00

Achille Bonito Oliva
Il Museo: La morte del pubblico

Vittorio Gregotti
Il museo contemporaneo

Alberto Abruzzese
Il ruolo dell’arte nella società globale

interventi
Pierluigi Nicolin
Piero Derossi
Mario Perniola


dibattito e conclusioni
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