line.gif (145 byte)

EXTENDED PLAY

Qualche considerazione, immagini e progetti

di Gianluca Milesi
[in english]
Nato a Milano nel 1962, Gianluca Milesi ha inizialmente collaborato con Vittoriano Viganò, suo relatore di tesi al Politecnico. Dopo aver realizzato alcuni interni per negozi a Parigi, è stato collaboratore di Eisenman Architects a New York per il Terminal Traghetti e Museo a Staten Island e per lo Stadio di Phoenix. Ha partecipato a numerosi concorsi internazionali e vive tra Milano e New York. Con questo intervento Milesi propone ad Arch'it le sue recenti riflessioni sull'architettura e sulla rivoluzione digitale, offrendo uno scorcio su alcuni dei suoi ultimi progetti.
La sua attività di ricerca è raccolta in Science-architecture.





[26may2000]





Qualche considerazione










Studi su membrane, superfici e spazio.
Negli Stati Uniti il 10% delle vendite avviene in Internet, io sto scrivendo su Internet e comunico normalmente via email, collaboro con persone lontanissime senza viaggiare, tutto il mio lavoro potrebbe essere registrato su 3 o 4 cds... Se avessi detto queste cose cinque anni fa nessuno mi avrebbe capito. È chiaro che dei cambiamenti stanno avvenendo. È noto a tutti che siamo nell'era dell'informazione. La tecnologia progredisce in maniera quasi incontrollabile. Nanotecnologie, tecnologie molecolari, ingegneria genetica -concetti non facili da comprendere in termini reali- sembrano portare grandi e forse drammatiche trasformazioni nella nostra vita: in 30 anni molto probalmente e secondo studi accreditati, ci saranno computers 10000000 più veloci di quelli attuali.

La "società del controllo" -definizione di William Burroughs- ha sostituito la società della produzione: il che significa che si smaterializzano, o si spostano, i processi di produzione in favore del loro semplice controllo: come esempio potrei portare le segreterie telefoniche con decine di opzioni che sostituiscono un operatore, le carte di credito, le carte autostradali, le macchine a controllo numerico e molte altre cose.
La "New Economy", che altro non è se non l'organizzazione del commercio via email e carta di credito, sembra rappresentare il futuro dell'economia. Gli spazi fisici si riducono, o forse si svuotano: la produzione si concentra o emigra verso paesi a mano d'opera a basso costo: le città diventano agglomerati di informazioni e il territorio una rete fluida di connessione. Il Villaggio Globale... Marshall Mc Luhan... la robotizzazione della nuova generazione... la self-replication dei processi delle macchine intelligenti... il virtuale... Insomma è in atto una trasformazione dagli effetti evidenti che per sua stessa natura e complessità genera degli effetti oggettivi e, allo stesso tempo, molta retorica e improbabili spesso drammatiche prefigurazioni del mondo futuro prossimo.







Una prima riflessione sull'architettura e un tentativo di analisi


Proposta per il Ticket Booths in Times Square New York.
L'architettura contemporanea e in particolare quella più 'sperimentale', legata alle tecnologie informatiche è senz'altro frutto di questa condizione generale contemporanea. Rispetto all'architettura 'moderna' si fa più immateriale, facilmente trasmissibile a distanza, utilizza le tecnologie fornite dagli architetti e gli ingegneri progettisti di microprocessori e dai programmatori di softwares -in tutto ciò non vi è niente di male, qualunque forma di espressione artistica o architettonica necessita di una tecnologia specifica- si esprime attraverso forme derivate da applicazioni di geometrie complesse che sembrano essere le più adatte ad una formalizzazione di una sensibilità della dislocazione -intesa come contaminazione di spazio e di tempo in un ordine non consequenziale- utilizza trasparenze, movimento, trae vantaggi dagli incidenti del processo di progettazione.



Non è più legata esclusivamente alla funzione, almeno alla funzione del semplice utilizzo spaziale, è più liberamente concepita, è meno morale o moralista -non amorale ma forse espressione di una morale che cambia- non nasce da avanzamenti della tecnologia costruttiva: forse ne crea i prodromi. Questo tipo di architettura che si potrebbe chiamare architettura dell'informazione, transarchitettura, architettura virtuale o in altro modo ha portato e porta una soluzione di continuità con la tradizione e il modo di progettare precedenti e porta ad un tipo di ricerca più avanzata o comunque differente. C'è da chiedersi se quello che sta accadendo sarà solo un momento di breve durata o molto specifico e databile (come per altro sono stati il postmodernismo e il decostruttivismo) o determinerà cambiamenti a lungo termine e un reale progresso.

È facile a questo punto cadere nella retorica e nel banale; cercherò semplicemente di esprimere un sentimento personale.








Un'opinione

Il mio parere è che siamo realmente ad punto fi flesso; l'architettura si è arricchita di una libertà formale che per certi versi il movimento moderno aveva frustrato, e che crea i presupposti per la proposizione di forme e soluzioni imprevedibili di grande interesse per la ricerca geometrica e spaziale e per le potenzialità di evoluzione che porta con sé. In prima persona sono convinto della qualità di questa evoluzione; la mia personale ricerca, con i limiti di soggettività e mezzi a disposizione, si rifà direttamente ai concetti che sto cercando di esporre. Mi pare inoltre che l'architettura si stia aprendo ad altre discipline, arti visuali, scultura, video, web design senza limitarsi ad un ristretto ambito professionale: molti artisti di mia conoscenza si sono mostrati molto più interessati all'architettura prodotta o proposta negli ultimi anni. Del resto credo che l'architettura debba fare uno sforzo per raggiungere il livello grafico e tecnologico di altre discipline quali lo spettacolo, la cinematografia o la computer animation.




Progetto di un Parco Marino a Lorient (FR) realizzato tramite la creazione di un landscape in cui volumi 'naturali' parzialmente interrati creano le connessioni fra le basi per sottomarini esistenti.
Continua


Proposta per gli Housing Projects in New York City - addizioni di 'parassiti' agli edifici esistenti nel tentativo di una trasformazione formale e funzionale del quartiere.
Ma se tutto questo può essere vero c'è una considerazione reale da fare su un altro aspetto della realtà attuale e che è sicuramente legata alle trasformazioni a cui mi riferivo prima -anche se questo tipo di legame non è di immediata comprensione. Mi pare che si stia creando un distacco tra il progresso della sperimentazione -architettonica- con ciò che accade per paradosso nel sistema economico a grande scala: mi pare che ci si stia avviando ad un predominio dell'economia corporativa -soprattutto negli Stati Uniti- che non lascia spazio né tempo -e forse nemmeno la sensibilità- per promuovere la produzione di reali architetture sperimentali; questa economia produce spesso edifici noiosi, enormi, molte volte volgari, la cui unica preoccupazione progettuale è l'ottimizzazione dell'equazione spazio/denaro (con le dovute eccezioni).

Quindi l'architettura -sperimentale- è per amore o per forza chiusa in ristretti e colti ambiti universitari e isolata dal mondo reale e dalla società. A New York, che potrebbe essere un punto focale per la ricerca, non è stato costruito praticamente nulla di realmente progressivo negli ultimi 20 anni. Paradossalmente il mondo 'accademico' storicamente conservatore sembra essere l'unico ambito aperto alla ricerca (mi limito a parlare di architettura, non di design, cinema, di moda o altro). D'altro canto c'è da chiedersi se sia davvero importante costruire: personalmente trovo più interessanti i pochi oggetti progettati da Eileen Gray o i disegni di Zaha Hadid o il progetto per il Virtual Guggenheim ad architetture che non vanno al di là della produzione di edilizia -intesa nel senso meno poetico. Dalla mia finestra di Brooklyn vedo edifici che nulla hanno a che fare con una qualsiasi 'tettonica' ma che sono enormi costruzioni. Personalmente sono più interessato ad un progetto virtuale di qualità che all'enorme numero di grattacieli che sono stati costruiti negli ultimi anni a Shangay, per altro città affascinante e poetica.

Insomma. il denaro molto spesso non incontra la cultura -cosa che invece è accaduta per esempio a Bilbao. Quindi mi pare che la sperimentazione dell'architettura contemporanea sia su una strada difficile. D'altro canto non è difficile valutarne le qualità e affermare che rappresenti una delle migliori espressioni del nuovo paradigma dell'informazione.

Un'ultima considerazione che non vuole contraddire le precedenti ma che anzi vuole rafforzarne i contenuti. Molti sostengono che l'architettura del cemento e del mattone sia finita per lasciare spazio all'architettura virtuale e informatica. Non penso che possa essere così in termini di realtà, come non credo che il cybersex possa sostituire il piacere di un reale rapporto sessuale. Io non credo che le città diverranno musei come dice Marshall McLuhan o come non penso sia assolutamente vero ciò che suggerisce Nietzche cioè che gli artisti si limiteranno ad organizzare feste e le teorie dei situazionisti non mi sembrano totalmente appropriate alla metropoli contemporanea.

Credo che la realtà vada cambiata anche in termini concreti: credo insomma che sia necessario pensare a tecnologie -costruttive- legate al nuovo paradigma dell'informazione che permettano incisività reale al cambiamento: insomma ritengo che sia necessario pensare di costruire veramente una realtà fedele alla comprensione dei cambiamenti ed esaltarne gli aspetti positivi, costruire degli edifici 'nuovi' insomma. Bernard Cache, dopo aver trattato l'evoluzione della geometria attraverso l'analisi delle più complesse teorie concepite nei secoli conclude il suo saggio su Euclide difendendo l'attualità della teoria Euclidea in quanto ancora il mezzo migliore per descrivere la realtà fisica. Un parallelo forse potrebbe essere fatto con l'architettura che nasce dai paradigmi dell'informazione, della connessione, del dislocamento, concezioni probabilmente non-euclidee.

Questa architettura necessita però, per essere chiamata tale, di reale costruzione qui ed ora, di diventare un 'edificio', qualche cose per certi versi di 'euclideo'. Quindi a mio giudizio, se l'architettura dell'informazione ha creato un nuovo paradigma, fatto in cui personalmente credo, questa dovrà far parte del paradigma dell'architettura in generale. E mi auguro di vederne presto gli effetti.






Immagini e progetti

La mia personale ricerca si occupa di indagare possibilità spaziali attraverso l'utilizzo delle tecnologie informatiche in fase di concezione e rappresentazione. Da un approccio il più possibile critico e astratto a temi, forme e metodo, si creano i presupposti per una progettazione architettonica pensata in termini reali e spazi 'fruibili'.

Parole chiave
linea
superficie
deformazione
ripetizione
incidente
dislocazione
matematica
volume
fluidità
organicità
micro/macro
spazio
movimento
sintesi
gravità
rete


Gianluca Milesi
popomilesi@aol.com


 

SCIENCE-ARCHITECTURE

INABIT

EXTENDED PLAY

 

laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


 







copyright © DADA Architetti Associati