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Transversal House:
Deleuze and Guattari in Japan* di Gary Genosko |
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L'interesse di Félix Guattari per l'architettura e la cultura giapponese non è particolarmente ben conosciuto. Forse anche meno conosciute sono le applicazioni critiche dell'importante concetto di trasversalità di Guattari da parte degli architetti e dei critici di architettura in Giappone. I soggetti convergenti di trasversalità/architettura/Giappone sono un approfondimento del mio lavoro sugli usi a cui la trasversalità è stata collocata (Genosko 2000); In questa occasione la questione è indagata in relazione ad una particolare casa. Mentre una totale piena indagine dell'importante e complessa connessione non può essere sviluppata in questo ambito, una descrizione assai concisa sarà sufficiente per dare un indirizzo a un ulteriore lavoro che si occupi di altre case ed edifici, specialmente Ark Dental Clinic of Shin Takamatsu su cui Guattari ha scritto (Guattari 1994). Guattari ha visitato Tokyo nel 1985 e ha pronunciato una suo importante contributo alla definizione del postmodernismo, "L'impasse post-modern" (1986), che avrebbe fissato una volta per tutte l'asserzione circa la sua dichiarata complicità con l'apoliticità dello stile e la capitolazione alla soggettività del tardo capitalismo. Guattari non era un post-modernista. In realtà le memorie dell'economista Akira Asada delle sue discussioni con Guattari intorno al capitalismo frenetico e infantile del Giappone colloca una tale definizione nel contesto; Guattari (1995: 24) avrebbe più tardi lodato la percezione di Asada del singolare tratto distintivo del soggettivismo sotto il capitalismo giapponese, che ha costituito una importante riflesso sul carattere dell'IWC (Integrated World Capitalism). C'era, naturalmente, il poema di Guattari in occasione della presentazione di Tanaka Min di una performance di danza Buto a Parigi dell'anno precedente (Guattari 1986a) e nel 1985, un saggio in un catalogo sulle opere di Keiichi Tahara nato a Kyoto ma residente a Parigi da molto tempo la cui mostra fotografica ha viaggiato dall'ambasciata francese a Tokyo(vedi il testo Guattari 1989; e Bastin 1991) a Parigi in una galleria per mostre fotografiche nel 1991; e infine, sul fronte architettonico, la partecipazione nel 1987 di Guattari con Christian Girard e altri al concorso "Symbol France-Japan", e il suo saggio sul summenzionato articolo sull'architetto Takamatsu con cui Guattari ha contribuito al catalogo della mostra del 1989 Europalia "Japan in Belgium" (vedi Guattari 1994). Tutti questi esempi dagli anni Ottanta sono preceduti dall'apparizione del concetto di trasversalità, che Guattari ha sviluppato nei primi anni Sessanta, nel saggio di Kazuo Shinohara (1976), "Quando lo spazio nudo è attraversato", che raccoglie sue considerazioni sulla casa che ha costruito per il poeta Shuntaro Tanigawa a Naganohara. Questa utilizzazione è importante in quanto rivela che il concetto è stato prima introdotto in Giappone attraverso Deleuze piuttosto che tramite Guattari e, cosa più importante, che l'applicazione critica di tale precedente a un testo letterario (Marcel Proust's Remembrance of Things Past) non solo ha messo a nudo in maniera esplicita la trasversalità delle sue impalcature psicoanalitiche con un occhio rivolto alla modificazione del superego e all'impoverimento dei gruppi, e questa è la sua specifica applicazione politica istituzionale, raggiunta attraverso la trasformazione di procedure istituzionali e le vite di quelli che vivono e vi lavorano. A dispetto di quello che io vorrei descrivere come rifugio di Deleuze nella critica letteraria, un fatto che è stato frainteso da alcuni critici di architettura (Steewart 1987) fino ad arrivare ad interpretare questo ripiegamento in maniera non corretta e far rientrare le posizioni di Deleuze e Georges Poulet (1977) sulla questione della totalità e unità come conseguenza dell'unione di oggetti finora non comunicanti, sebbene Deleuze sia stato attento nel distinguere la sua posizione rispetto a quella di Poulet, sottolineando ripetutamente che il suo scopo non era quello di usare la trasversalità come uno strumento per stabilire tale unità, ma come un'affermazione della differenza, sono rimasti i mezzi per un nuova applicazione del concetto a spazi vissuti e alla loro interpretazione. L'itinerario di questo concetto sarà di grande interesse per i lettori di Deleuze e Guattari. La casa Tanikawa di Shinohara del 1974 è formata da due spazi -uno per l'inverno, e l'altro per l'estate. Essa è costruita su un pendio alberato, non livellato e il suo spazio estivo ha un piano di formato di terra; per Shinohara, il pendio, in quanto scuro e umido terriccio di uno spazio non pavimentato, si pone in contrasto con quello geometrico dell'edificio, come anche le sue linee verticali e gli angoli, a dispetto della semplicità dell'edificio e delle intenzioni dell'architetto a eliminare anche il più elementare significato dei montanti, puntoni e pareti per la realizzazione di quello che ha chiamato un "antispazio". Al centro della configurazione dello spazio estivo c'è il pendio del piano di terra, il cui dislivello oscilla da m. 1.2 a m. 9.0, come le relative altezze delle pareti a nord e a sud. Shinohara scrive: 'L'atto dell'attraversamento esprime una funzione di base in relazione alla combinazione tra il dislivello del lotto e lo spazio geometrico della sala principale. A causa della relazione di due-a-uno delle altezze interne delle aperture nord e sud, attraversando questo spazio, la visione cambia da una prospettiva a quella rovesciata e dietro verso la prospettiva precedente'. (1976: 68) La persona che attraversa questo spazio non è la prima persona dell'architetto e le alterazione fenomeniche della sua esperienza ma, piuttosto, è la visione di una terza persona; non è, allora, una questione di spiegazioni del progetto e di personali circostanze concernenti la sua ideazione. La 'nuda realtà' dello spazio è rivelata, in verità, prodotta dall'esame del suo attraversare, che Shinohara teorizza riferendosi al concetto di trasversalità nel saggio di Deleuze "The literary Machine" da Proust and Signs, un'opera che è stata recentemente tradotta in giapponese. Astenendosi dalla propria autorità, poi, Shinohara fa riferimento a Deleuze, di cui egli dà l'ultima parola citando il seguente passaggio: E' la trasversalità che assicura la trasmissione di un raggio, da un universo a un altro così diverso come i mondi astronomici. La nuova convenzione linguistica, la struttura formale dell'opera è perciò trasversale... (Deleuze 1972:149-50) Deleuze è interessato alla dimensione trasversale della monumentale opera di Proust Remembrance of Things Past, e lo mutua direttamente dal significato di trasversalità di Guattari come una dimensione inconscia di una istituzione. L'appello di Shinohara alla terza persona è precisamente quello del deleuziano (1972: 124; 149) insetto o ape che mette in grado la femmina e gli organi riproduttivi maschili dei fiori di comunicare attraverso l'impollinazione. Il terzo oggetto o persona o cosa è una creatura trasversale che porta insieme senza congiungersi o riducendo ad uno i frammenti non-comunicanti -i così detti oggetti parziali. Nella loro dimensione gli organi riproduttivi del fiore comunicano per mezzo di un'ape trasversale, eppure, 'resta non comunicante rispetto alla loro dimensione' (Deleuze 1972:149). La terza persona di Shinohara porta il piano di terra in pendenza e la geometria costruita in comunicazione attraverso cangianti linee prospettiche della visione; la trasversalità richiede una terza persona capace, attraverso gli atti quotidiani della deambulazione come attraversare una strada o piazza, di mettere insieme oggetti finora non comunicanti; mentre, nella propria dimensione essi non sono comunicanti, anche se possono essere contigui, come pavimento e pareti della casa, o i suoi settori estivo e invernale, la struttura e la collina su cui è costruita, etc... Non bisogna essere uno specialista sul Giappone per apprezzare l'opera dei, così detti, giapponesi deleuziani, sia attraverso il lavoro di traduzione di Kuniichi Uno e del giornale Gendai shiso: revue de la pensée aujourd'hui, o degli scritti pionieristici di Asada, la cui 'cannonata post-strutturalista' Structure and Power: Beyond Semiotics del 1983, ha dato origine ad un 'AA gensho' -il fenomeno Asada Akira (Ivy 1989: 26-8). Entrambi Uno e Asada (il secondo in collaborazione con l'architetto Arata Isozaki ha continuato a contribuire al collegamento Deleuze-Guattari-architettura). Uno sembra voler resistere ad essere conosciuto per il suo pensiero architettonico data la sua formazione filosofica e la sua estesa ma non tradotta lista di articoli su Deleuze e Guattari (Uno 1999). Asada e Uno non sono soli, tuttavia, a partire da una delle figure più importanti dell'architettura giapponese contemporanea come Kisho Kurokawa (1988) il quale ha preso a prestito, modificato e applicato concetti di Deleuze e Guattari come le macchine del desiderio, i rizomi, l'architettura minore e la chaosmosis [la diffusione del caos]; inoltre, i critici di architettura giapponese hanno una concezione della città come un 'corpo senza organi' per descrivere Tokio e spiegare l'elettronico patchwork che é sorto intorno al modello urbano di albero (Yatsuka 1990) e, per descrivere le stesse città e gli stili architettonici hanno usato, per esempio, le macchine del desiderio, le celibi macchine del desiderio di Takamatsu (Polledri 1993). Se prendiamo in considerazione l'opera di Kurokawa, questa sola ci fornisce una ricchezza di esempi di come un concetto come il between (che appare variamente come in-between e gray) si è sviluppato per rendere attuale il principio dell'architettura metabolista che era basata sul modello dell'albero piuttosto che del rizoma; in questo senso, i concetti di Deleuze e Guattari sono usati per aggiornare questo movimento architettonico tirando fuori la repressa dimensione rizomica. Anche se nel lavoro di Kurokawa possono essere citati molti esempi di questa strategia (riguardanti macchine, in particolare chaosmosis), nella sua opera rimane una tendenza a mantenere l'idea di simbiosi tra regni finora divisi e questo è specialmente chiaro nella sua concezione di uno spazio intermedio, il vero spazio di mezzo in cui prendono posto passaggi trasversali tra irriducibili molteplicità. Ma, per Kurokawa, l'importanza del mezzo è interpretazione e relazione simbolica che vince il dualismo dell'interno ed dell'esterno per mezzo di spazi multivalenti di transizione definiti da siepi, di pareti di lattice e verande in ambiti domestici e della proiezione di facciate e piazze coperte in più grandi progetti pubblici; eppure, allo stesso tempo egli è fermamente deciso ad astenersi dalla sua ricerca per l'unità e a rimpiazzarla con una più dinamica idea dell'interno-che-fa-da-intermediario-con-l'esterno come un piano di immanenza che non è definita dalle sue funzioni, ma dalle sue influenze (che gli consentono di mantenere l'idea di soglie fra gli spazi), le relazioni trasversali e i loro assemblaggi. Kurokawa (1988: 123) scrive: 'La relazione è una sorta di creazione dinamica, da cui spuntano, appaiono e prendono forma una molteplice varietà di "esistenze". (...) L'interno e l'esterno non esistono dall'inizio come entità auto-definite. Continuo ad essere interessato alla relazione dinamica prodotta da elementi eterogenei (...)' Il rizoma è trasversale perché mette in relazione spazi eterogenei a differenti velocità e si sviluppa dal centro, scardinando la distinzione interno-esterno, senza la presunzione di una unità originale; piuttosto, spazza via l'originario dualismo come le rive di un fiume. Allora, il principio basilare che anima l'idea di una macchina 'antilogos' in Deleuze, e nella casa Tanikawa di Shinohara, la macchina 'antispazio' che ha fatto due cose, implica: I) togliere via i significati che si avviluppano alla basilare configurazione strutturale e; II) correre avanti e dietro tra le finestre su i lati opposti di un treno per riunire i frammenti di un'alba, come il narratore di Proust in Within a Budding Grove, la persona nell'ambito estivo della casa di Tanikawa cammina su e giù lungo il suo scosceso, terroso piano: camminando a partire dalla cima della collina verso il più basso nord dell'interno, e girando intorno e camminando lungo la zona sud più bassa, due volte rispetto alla sua altezza, verso la parete interna -un'antitotalizzante e disunificante passeggiata. Questa anonima terza persona è l'ape della casa trasversale. |
[01jul00] |
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Referenze bibliografiche Akira Asada, Infantile Capitalism and Japan's Postmodernism: a Fairy Tale, in: Masao Miyoshi e H. D. Harootunian (a cura di), Japan and Postmodernism, Duke University, Durham 1989, pp. 271-78. Pierre Bastin, Keiichi Tahara à Espace Photographique de Paris: Théâtre à Espace Photographique de Paris: Théâtre de l'apparition, 1991 http://membres.tripod.fr/gravitation/photod24.html. Gilles Deleuze, Proust and Signs, (trad. Richard Howard), Braziller, New York 1972. Gary Genosko, Introdution to the Life and Work of Félix Guattari: From Transversality to Ecosophy, in: Guattari, The Three Ecologies, (trad. Ian Pindar e Paul Sutton), The Athlone Press, London 2000. Félix Guattari, L'impasse post-moderne, "La Quinzaine littéraire" 1986. Félix Guattari, Buto, in: Les Années d'Hiver 1980-85, Bernard Barrault, Paris 1986, p. 159. Félix Guattari, Cartographies schizoanalytiques, Galilée, Paris 1989. Félix Guattari, Les machines architecturales de Shin Takamatsu, "Chimères" n. 21, pp. 127-41. Félix Guattari, Chaosophy, Semiotext(e), New York 1995. Kisho Kurokawa, Rediscovering Japanese Space, Weatherhill, New York 1998. Marilyn Ivy, The Consumption of Knowledge in Postmodern Japan, in: Postmodernism and Japan, Critical Texts, Mass. Artifacts, Boston 1989, pp. 21-46. Paolo Polledri, Purity and Excess, in: Shin Takamatsu, Rizzoli, New York 1993, pp. 15-32. Georges Poulet, Proustian Space, (trad. Ellitt Coleman), The Johns Hopkins University Press, Baltimore 1977. Kazuo Shinohara, When Naked Space is Traversed, "Japan Architect" n. 51, febbraio 1976. David B. Stewart, The Making of Modern Japanese Architecture: 1868 to the Present, Kodansha International, Tokyo 1987. Keniichi Uno, corrispondenza personale con l'autore, 1999. Hajime Yatsuka, An Architecture Floating on a Sea of Signs, in: Botand Bognar (a cura di), The New Japanese Architecture, Rizzoli, New York 1990, pp. 38-41. |
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Il saggio "Transversal House: Deleuze and Guattari in Japan" viene pubblicato nella traduzione italiana proposta da 2a+p ("HOME" numero 1). Ringraziamo i curatori della rivista per la collaborazione. |
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