|
||||
home | extended play | ||||
La
forma del tempo nell'architettura dell'informazione Filippo Innocenti |
||||
La
diffusione del personal computer su scala mondiale ha portato in architettura
straordinari cambiamenti. Attraverso i programmi studiati per la progettazione
architettonica e soprattutto attraverso quelli concepiti per lo sviluppo
dei prodotti multimediali e per il web-design, si è sviluppata una nuova
e più intuitiva forma di gestione della variabile tempo, offrendo l'opportunità
per una articolazione di contenuti, scripting e attribuzione di comportamenti
estremamente complessi. |
[20jul2002]
|
|||
TEMPO
E DINAMICA. In genere, gran parte del dibattito sull'architettura digitale,
si concentra sull'opportunità data dal computer, visto come un nuovo
strumento di espressione, di tracciare vettori al posto di linee: "An
axis is a neutral vector that has no direction, magnitude and intensity.
A vector has direction, magnitude and intensity, it confronts form and
space differently from an axis. (...) The vector is another mechanism
of the measure of time and space". (1) L'introduzione delle splines quale base per una ridefinizione topologica della geometria, per esempio, è vista come il punto di partenza di un modo per incorporare nella composizione architettonica aspetti quali: movimento, tempo, trasformazione. Nel suo libro: "Animate forms", Greg Lynn giunge ad un punto particolarmente interessante sulle possibilità contemporanee della progettazione al computer: " Contemporary animation and special-effects software are just now being introduced as tools for design rather than as devices for rendering, visualisation and imaging" (2), e più avanti: "Because topological entities are based on vectors, they are capable of systematically incorporating time and motion into their shape inflection". (3) Particolarmente rilevante nell'uso delle splines, come nota Greg Lynn, facendo un paragone tra l'uso contemporaneo delle curve e la geometria dell'architettura barocca, è la considerazione che le splines, piuttosto che le traiettorie definite punto per punto, sono definite da un flusso continuo di valori relativi. La complessità di tali elementi, invece che attraverso una distribuzione di valori di centro e raggio, può essere controllata tramite l'interazione di pesi come in una catenaria. In generale una volta introdotto, uno strumento di questo tipo permette una variazione continua della geometria basata su operazioni più intuitive di piegatura, attrazione e costrizione. In altre parole, nella logica del software che si può trovare in commercio al giorno d'oggi, la pratica del forming tende ad assumere i tratti di un intervento sulla geometria basato sulla diretta applicazione di forze. Dagli scritti di Greg Lynn sulla geometria, emerge la possibilità, data dalle tecniche basate sull'uso del computer, di spostare la necessità dell'architettura di rappresentare la staticità verso l'espressione di una stabilità raggiunta con la dinamica; un sistema orbitale, ad esempio, può essere considerato stabile per l'equilibrio tra le forze di attrazione e quelle di repulsione dato dalla gravità dei corpi in movimento. In questo modo la staticità in architettura può essere vista come il risultato dell'interazione di sistemi di forze più complessi messi in atto dalla dinamica. Da questo punto di vista, tuttavia, sviluppando caratteristiche che privilegiano la complessità della geometria attraverso il coinvolgimento della dinamica, l'uso del tempo, quale 'altra' variabile che lega lo spazio con il movimento, si restringe spesso ad aspetti di modellazione formale. TEMPO E NARRAZIONE. Ci sono aspetti del tempo in architettura, invece, che stanno trasformando l'intero progetto attraverso i nuovi modelli di comunicazione. In particolare, l'introduzione della variabile tempo traduce la trasmissione di informazione, di cui l'architettura è il medium, in una forma di narrazione ipertestuale interattiva. |
1.
Peter Eisenman, "A conversation with Peter Eisenman", El Croquis,
83, p. 13. 2. Greg Lynn, Animate form, p. 11. 3. Ibid., p. 12. |
|||
Nel
suo libro: "Qu'est-ce que le virtuel", Pierre Levy descrive il modo
in cui l'umanità ha trasmesso la sua memoria, attraverso la realizzazione
e la riproduzione di artefatti. (4) L'architettura può essere considerata,
probabilmente, il più complesso tra gli artefatti con cui trasportare
ed immagazzinare informazione. In modi differenti, che dipendono dalle
caratteristiche del loro tempo, possiamo considerare l'architettura
come nient'altro che una parte della memoria solida dell'umanità. Il
modo in cui questa memoria si rivela da luogo ad interessanti considerazioni
sul concetto di architettura come discorso trans-storico esteso. MEMORIA E INFORMAZIONE
It's because of language, such an extraordinary instrument of memory
and diffusion of representations, that humanity built different kind
of time, faster and more violent than those of plants and animals.
But also because humanity crystallises a multitude of information
in different things and in their relationships; in such a way that
stones, soil, assemblages of fibre, bones, wood or metal keep information
in place for humans.(...) Language and technique contribute in the
production and the modulation of time. (5) |
(4)
Pierre Levy, Qu'est-ce que le virtuel, Paris, La Découverte,
1995, p. 111. |
|||
I
modi in cui l'umanità ha trasmesso la sua memoria, secondo Pierre Levy,
possono essere ricondotti a tre poli della mente. Il primo di questi,
il polo dell'oralità primaria è stato caratterizzato dalla
diffusione e dalla ripetizione dell'informazione nella forma di un racconto.
Con l'invenzione della scrittura, nel secondo polo della storia,
l'immagazzinamento di una parte della memoria nel testo ha permesso
di sfuggire alla circolarità chiusa della trasmissione orale verso forme
più lineari di diffusione di significato. Questo momento nella storia
della nostra cultura è fondamentale per la conseguente separazione del
messaggio dal narratore, dando modo alla parte virtuale del testo di
attualizzarsi criticamente in modo infinito. Il terzo polo della mente,
che è il più vicino alla nostra cultura della rete informatica, è una
caratteristica dell'era dei media. Sottilmente differente dal polo della
scrittura, il polo dei media è definito dal modo in cui l'informazione
è resa accessibile nel tempo reale delle connessioni on-line. Pierre Levy descrive la forma del tempo che appartiene a quest'epoca ricorrendo all'immagine di una dispersione di punti isolati, segmenti d'informazione slegati da qualsiasi contesto semantico, o nodi di connessione di una rete informatica in costante riconfigurazione - il cyber-landscape di una dimensione neuro-elettronica del soggetto. In forme diverse, non necessariamente conseguenti dal punto di vista cronologico, in quanto ognuna di queste è contemporaneamente riconoscibile in tutta la storia della nostra cultura, questi modi di raccogliere memoria e trasmettere informazione possono essere intesi come forme di narrazione. L'aspetto più importante dell'era dei media è l'opportunità di accedere direttamente ad una grande quantità di informazioni. Il formato digitale in cui questa informazione è trasmessa permette, attraverso l'interazione, una continua modifica e ricombinazione di significati. Come nota Franco Berardi, nella dinamica del nuovo tipo d'accesso all'informazione diffusa in internet, stiamo assistendo ad un'evoluzione nel rapporto tra narratore e ascoltatore. (6) Quale immediata conseguenza, possiamo intravedere nuovi scenari creativi nello sfumare della figura del lettore in quella dello scrittore; dal momento in cui la lettura non può più essere considerata come una forma di ricezione dell'informazione ma sempre di più come una pratica attiva di modificazione di significato. TEMPO E ARCHITETTURA. In quest'ambiente di nuove relazioni tra contesto e significato, ed intelligenza globale e collettiva, nell'accezione di architettura come informazione, come deve essere intesa la forma adeguata del tempo ai fini della narrazione? In che modo, nell'era dei media, dobbiamo considerare un passaggio dalla concezione di architettura come scrittura -una narrazione lineare- ad una di lettura, come forma di creatività interattiva e non lineare? |
5.
Pierre Levy, Les technologies de l'intelligence. L'avenir de la
pensée a l'ére informatique, Paris, La Découverte, 1990, p. 81. 6. Franco Berardi, La fabbrica dell'infelicità, Roma, Map, 2001. |
|||
TEMPO
CIRCOLARE. In architettura non è difficile tracciare un parallelo all'articolazione
nei tre poli della mente di cui scrive Pierre Levy. L'architettura è
la forma più completa e più importante di immagazzinamento e di comunicazione
dell'informazione. Dal Vernacolare al Classico, l'architettura de
facto ha usato la tecnica costruttiva, l'uso dei materiali e la
scelta del sito attraverso conoscenze cosmogoniche, come una forma di
memoria per accumulare nozioni. Nell'era dell'oralità primaria Il modo
in cui si trasmetteva l'informazione era diretto, grazie all'eredità
di regole e conoscenza, e tramite iscrizioni e rappresentazioni di scene.
La circolarità è la forma del tempo che possiamo riferire all'architettura
che fa capo a questo polo della mente: informazione, memoria e conoscenza
sono immesse in un circuito chiuso di ripetizione. Nell'epoca dell'oralità primaria, l'architettura è iscritta in una continuità senza fine; la sua forma propria è l'immediatezza ed è possibile distinguere chiaramente tra chi detiene e diffonde la conoscenza e chi è destinato a raccoglierla. La trasmissione dell'informazione attraverso l'architettura impone una forma di compresenza - la presenza del narratore e dell'ascoltatore deve essere considerata come l'esperienza diretta e non critica dell'edificio. TEMPO LINEARE. È solo a partire dal Rinascimento che è possibile intravedere un equivalente in architettura dell'invenzione della scrittura. La scrittura, nella descrizione della nostra cultura articolata secondo i tre poli della mente, introduce secondo Pierre Levy al Polo della storia. D'accordo con Peter Eisenman, possiamo affermare che con la riscoperta del Classico, l'architettura ha potuto per la prima volta fare da tramite alla diffusione di un messaggio diverso dall'espressione del suo significato intrinseco (interiority). |
||||
Da
quando Alberti ha scritto il suo De Architectura -scrive Eisenman
nel saggio "The end of the classic"- un edificio, o anche soltanto un
progetto, possono incorporare una motivazione per rappresentare qualcos'altro
che il proprio valore architettonico. Vale a dire che dal Rinascimento,
il tradizionale legame tra il costruito ed il suo significato intrinseco
subisce una radicale trasformazione. Ciò che Eisenman descrive come
la necessità di 'sembrare' -la firmitas dell'architettura-
introduce la possibilità di un'articolazione tra una parte significante
propria ed una parte significante associata, autonoma. La separazione
di questa parte di testo architettonico equivale alla separazione tra
narratore ed ascoltatore che sancisce la fine della tradizione orale.
Attraverso l'autonomia dell'architettura 'scritta', si apre la possibilità
di una posizione critica e di infinite letture. Nel polo della storia,
ad esempio, la città, attraverso la stratificazione storica dell'edificato,
si rivela come testo architettonico esteso. La città, quale esempio
di massima disomogeneità e varietà di contenuti architettonici, può
essere intesa come una riserva di significati, costruita attraverso
l'articolazione di passaggi slegati fra loro. |
||||
TEMPO
STRATIFICATO. Sulla guida in linea del più diffuso e rivoluzionario
software per multimedia design ed animazione bidimensionale possiamo
leggere: "...FLASH 5 uses different, independent times for each INSTANCE
on the screen. This allows the scene to perform nested and non-linear
events with non coincident timelines". (7) Uno strumento di produzione di questa portata consente le più avanzate tecniche di montaggio, derivate dall'evoluzione dell'esperienza cinematografica e integrate con la possibilità di comporre infinite linee di tempo periodiche e interattive. Capire la forma del tempo nell'architettura dell'era contemporanea dei media impone una riflessione sulla straordinaria rivoluzione portata negli ultimi anni dalla diffusione del personal computer. Certi aspetti della nostra network connected society possono essere gestiti solamente attraverso l'uso combinato dei modelli di comprensione diffusi nelle discipline dell'economia, dell'informatica e della biologia. Riferendosi a dinamiche caratteristiche dell'economia, Kevin Kelly, nella cooperazione tra intelligenze connesse, vede la condizione favorevole per un lavoro connettivo in grado di attivare una specie organismo vivente super-indiviiduale (over-individual living organism). (8) Spesso concetti quali intelligenza globale o società neo-biologica sono usati per descrivere la particolarissima condizione della società delle connessioni in rete. In un sistema di questo tipo, le interconnessioni tra gli elementi di cui si compone sono troppe e spesso troppo complesse. L'impossibilità di ridurle a regimi più razionali, meccanici o volontaristici, ha suggerito negli ultimi anni un'interpretazione di tipo biologico. Nel campo delle scienze cognitive, Francisco J. Varela parla di un bisogno autopoietico di identificare l'idea di un centro, o di un agente centralizzato nella forma di un'identità del tipo homunculus, o senso di se come processo: "Quello che chiamiamo 'Io', noi stessi, può essere analizzato come risultante dalle abilità linguistiche ricorsive dell'uomo e dalla sua capacità unica di auto-descrizione e narrazione. (...) Il nostro senso di un 'Io' personale può essere analizzato come una narrazione interpretativa in corso di alcuni aspetti di attività parallele alla nostra vita di tutti i giorni (...)". (9) |
(7).
Macromedia Flash 5/help/animation/layers. (8) Kevin Kelly, Out of Control, Milano, 1996, p. 260. |
|||
Nell'età
dei media la forma del tempo appare fatta di punti, i nodi di una connessione
cyber-neurale. L'influenza del soggetto è praticamente negata, sebbene
l'intera dinamica appaia come organicamente diretta. Mai come in questi
anni la sfocatura dei confini tra il soggetto e la società (la formica
ed il formicaio) è stata tanto importante.
As there isn't a central representation, neither does there exist a central system. Each layer of activity connects perception and action directly. Only the observer of the Creature can assign it a representation or a central control. The Creature in itself has not anything like that: it is a collection of behaviours in competition. Outside the local chaos of their interactions emerges a dynamic structure of coherent behaviour, for the observer. (10) Quando ogni forma di produzione intellettuale viene convertita in un formato digitale e diffusa su internet, concetti quali: proprietà, appartenenza, diritto richiedono una riconsiderazione sostanziale in modo da essere compatibili con i nuovi modelli di global sharing. International
economic theory is obsolete. The traditional factors of production
-land, labour, and capital- are becoming restraints rather than driving
forces. Knowledge is becoming the one critical factor of production.
It has two incarnations: Knowledge applied to existing processes,
services, and products is productivity; knowledge applied to the new
is innovation. (...) We have to rethink the whole concept of intellectual
property, which was focused on the printed word. Perhaps within a
few decades, the distinction between electronic transmissions and
the printed word will have disappeared. The only solution may be a
universal licensing system. Where you basically become a subscriber,
and where it is taken for granted that everything that is published
is reproduced. In other words, if you don't want everybody to know,
don't talk about it. I think we are getting there very fast. (11) Tre
aspetti caratteristici dell'età nella quale viviamo emergono tra gli
altri. Se il concetto di architettura come testo deve confrontarsi
con una nuova idea di produzione e diffusione di significati e l'oggetto
dell'architettura deve essere ridefinito per assumere la forma digitale
necessaria per essere ricombinabile, l'esperienza dell'architettura
deve essere fondamentalmente rivista per adattarsi ad una concezione
totalmente diversa della natura del soggetto. |
9.
Francisco J. Varela, Un know-how per l'etica, p. 69. 10. R. A. Brooks, "Intelligence without representation", in Artificial intelligence, Cambridge, MIT, 41, 1991, p. 11. 11. Peter Drucker, "Post-Capitalist", Wired, New York, 1993. 12. John P. Barlow, "The Economy of Ideas", Wired, New York, October 1994. |
|||
CONCLUSIONE.
L'edificio come il prodotto finale in cui l'architettura si realizza,
quale espressione autoriale di una motivazione, è incapace di confrontarsi
con il bisogno di un formato più flessibile di scambio globale. Nell'età
dei media, la costruzione, memoria solida attraverso cui immagazzinare
e trasmettere informazione, deve lasciare il posto ad un medium di maggiori
capacità. L'architettura contemporanea del resto, dopo le Cardbord
Houses di Peter Eisenman, sta spingendo sui confini della sua stessa
definizione per espanderla al suo intero processo. L'esperienza quadrimensionale del manufacto non può più essere considerata come l'ultima finalità dell'architettura. Questa finalità invece sembra coincidere sempre di più con la ricombinazione di significati durante l'intero processo. Se durante l'età della scrittura, l'esperienza dell'architettura era quella del 'leggere', nell'età dei media quest'esperienza diviene quella di 'creare'. L'architettura si rivela come una forma complessa di narrazione ipertestuale modellata sulle intersezioni dei tempi propri degli utenti (recettori-produttori). Il tempo, come chiave per la sovrapposizione e intersezione dei vari layers significanti, diviene la variabile fondamentale nella gestione di questa nuova dimensione interattiva e ricombinante dell'architettura. Filippo Innocenti (SPIN+) filippo_innocenti@hotmail.com |
||||
Le immagini pubblicate in questa pagina sono tratte da SPIN+, HouseX_n, dal seminario di ricerca: "Diagramming Houses", AA-DRL 2001. | ||||
BIBLIOGRAFIA: - John P. Barlow, "Economy of ideas", in Wired. New York, October 1994. - Franco Berardi, La fabbrica dell'infelicità, Roma, Map, 2001. - Franco Berardi, Mutazione e Cyberpunk, Genova, Costa & Nolan, 1994. - Rodney Brooks, "Intelligence without representation", in Artificial intelligence, 41, Cambridge, MIT, 1991. - Gilles Deleuze and Felix Guattari, A Thousand Plateaus, London, The Atlone Press, 1988. - Peter Drucker, "The new realities", in Wired, New York, 1993. - Peter Eisenman, Diagram Diaries, London, Thames & Hudson, 1999. - Peter Eisenman, "La fine del classico" in La fine del classico ed altri scritti, Venezia, Cluva, 1987. - Kevin Kelly, Out of Control, Milano, 1996. - Eshun Kodwo, "Vision of rhithm in the pneumacosm of Hype Williams", in Machine times, Rotterdam, NAI Publishers, 2000. - Pierre Levy, Les technologies de l'intelligence. L'avenir de la pensée a l'ére informatique, Paris, La Découverte, 1990. - Pierre Levy, Qu'est-ce que le virtuel, Paris, La Découverte, 1995. - Pierre Levy, L'intelligenza collettiva, Milano, 1995. - Francisco J. Varela, Un Know-how per l'etica, Bari, Laterza, 1992. - Francisco J. Varela, Autonomie et connaissance, Essay sur le vivant, Paris, Seuil, 1989. - Francisco J. Varela, "The deep now", in Machine times, Rotterdam, NAI Publishers, 2000. - Forrest Williams, "Space, time and situation in cinema", in The Structurist, 15/16, Saskatoon, University of Saskatchewan, 1975. |
||||
Per
qualsiasi comunicazione laboratorio
|