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Extended Play

Dialogo transtorico fra Le Corbusier e Greg Lynn.
Una riflessione sul concetto di automatismo in architettura - 2

Caterina Tiazzoldi
SECONDO DIALOGO

"Mies cercava l'impronta della natura delle cose e le leggi della vita rivolte ad un Uno organico che preesisteva come un'oscura matrice preistorica" (Fritz Neumeyer)

 

Automatismi in architettura.
Universo come universalità.
Universalità come non-soggettività.
Eliminazione del progettista.
CATERINA TIAZZOLDI: Dal primo dialogo mi è parso di capire che ambedue miriate ad un'architettura derivante principalmente dalle relazioni armoniche esistenti in natura - traducibili in pure relazioni di matematiche riconducibili al calcolo e che determinano la forma stessa dell'edificio. In altre parole sembra che tutti e due aspiriate ad un progetto che obbedisca alle regole universali della natura. Anche Neumeyer riferendosi a Mies Van der Rohe diceva che egli ricercava un impegno alla vita ed alla eterna saggezza naturale o, in altre parole, che nell'architettura e che nell'arte contemporanea del costruire -secondo Mies- la spinta verso l'assoluto si era ribellata contro l'esistenza di un soggetto come generatore.
La ricerca di una regola universale porta con sé l'eliminazione della soggettività dal processo progettuale.
Accettando questa posizione come possiamo realizzare un processo talmente automatizzato in cui la soggettività delle scelte venga bandita dal progetto?
Come si inizia il progetto perché sia oggettivo. Corbu, perché le tue composizioni derivano direttamente da forme come coni, cubi e sfere?


[10jul2004]
Solidi platonici, Primitive,
pre-primitive e codice genetico:
La ricerca del punto zero in architettura o di una forma originale.
LE CORBUSIER: "I cubi, i coni, le sfere, i cilindri o le piramidi sono le grandi forme primarie che la luce esalta; l'immagine ci appare netta e tangibile, senza nessuna ambiguità. E per questo che sono forme belle, le più belle forme". (Le Corbusier, Verso un'architettura, p. 16)

Attribuisci alle tue affermazioni un carattere universale, quasi assoluto.

LE CORBUSIER: "Tutti sono d'accordo, il bambino, il selvaggio e il metafisico". (Ibidem)

Non pensi di generalizzare troppo una scelta che è strettamente legata alla tue scelte architettoniche?

 

Le Corbusier, da Vers une architecture. Forme primarie ed elementi fondamentali.


Le Corbusier, da Urbanistica. Universalità e Olismo.


Kipnis-Lynn studio, 1998. Columbia University: studenti Emanuelle Bourlier e Robert Holton. Da Index Architecture. Per gentile concessione di Bernard Tschumi e Irene Chen.


Le Corbusier, da Vers une architecture.
LE CORBUSIER: "Gli INGEGNERI d'oggi impiegano elementi primari e, ordinandoli in base a regole, producono in noi emozioni architettoniche, e fanno in tal modo entrare in consonanza l'opera umana con l'ordine universale". (Id., p. 20)

Greg, Corbu ha detto che gli ingegneri del giorno d'oggi progettano coordinando gli elementi primari guidati solamente dal risultato del calcolo (grazie al quale è possibile descrivere i principi che regolano l'Universo). Secondo te che cosa a cosa alludeva parlando di regole che controllano la composizione?

GREG LYNN: "Un particolare tipo di coesione, continuità, olistica ed organica. Le strutture intricate sono continuamente connesse mediante legami locali di grana fine così che si rende operativa una totalità o insieme unico". (Greg Lynn, Advanced studio V, Fall 1998, Index Architecture, p. 216)

Cosa intendi dire? A quale punto in architettura sorge il problema del tipo di connessione esistente fra elementi di scala molto piccola?

LE CORBUSIER: "L'intera città, al livello delle singole cellule". (Le Corbusier, Urbanistica, p. 80)

GREG LYNN: "Ultimamente ho deciso di ritornare alla pianificazione urbana, ma partendo dalla scala delle componenti degli edifici. Questo ha segnato un significativo cambiamento dall'inviluppo dei dati statici a componenti architettonici più strumentali". (Greg Lynn, Index Architecture, p. 214)

LE CORBUSIER: "Riferendoci all'urbanistica, possiamo considerare l'appartamento una cellula. Le cellule, per la vita in società , sono vincolate a certi tipi di raggruppamenti, che tendono ad aggregarle ovvero a dissociarle, e che costituiscono uno degli aspetti essenziali del fenomeno urbano". (Id., pp. 211-212)

GREG LYNN: "Questi due processi hanno in comune lo sviluppo di profili collettivi di più vasta scala che non possono essere attribuiti ad una singola parte o a un modulo ma invece ad un effetto relazionale collettivo". (Greg Lynn, "The topological Organization of free Particles", in Advanced studio V, Fall 1998, Index Architecture, p. 151)

Capisco le vostre affermazioni ma ancora non comprendo con quale regola o legge intendiate collegare le parti al tutto.

LE CORBUSIER: "Le leggi fisiche primordiali sono poche e semplici". (Le Corbusier, Verso un'architettura, p. 56)

Mi pare, Greg, che con Intricacy tu alluda ad una realtà molto più complessa.

GREG LYNN: "La teoria della complessità e tutte le terminologie che essa comportava, erano un modo per arrivare ad affrontare il concetto che grazie ai computer ha fatto sì che il calcolo abbia rimpiazzato i nostri strumenti di progettazione tradizionali". (Greg Lynn, Index Architecture, p. 28).

Quindi intendi dire che al giorno d'oggi è possibile maneggiare un più alto livello di informazioni e di complessità grazie alle tecnologie digitali?
Continuo tuttavia a non capire come questi concetti di base interagiscano con il progetto.
Accettiamo la posizione di Corbu per quel che riguarda l'aspetto universale delle forme primarie, accettiamo anche che il Tutto è un insieme di regole molto semplici (che rischiano di sembrare complicate a causa della loro molteplicità combinatoria), continuo tuttavia a non capire quali siano queste regole. Anche voi come Neumeyer, sostenete che "i nuovi edifici devono essere ancorati a leggi inviolabili che grazie ai loro comandamenti confermano la veridicità e la forza delle convinzioni?" C'è qualche legame fra L'Intricacy di cui parla Greg e "il punto zero che potrebbe essere equiparato all'"intrinseco", identico alla "fonte archetipale" che può originare "il Vero Edificio" che ricercava Mies?

Connessionismo e regole universali.

LE CORBUSIER: "La maggior parte degli architetti non ha forse oggi dimenticato che la grande architettura è alle origini stesse dell'umanità e che è funzione diretta degli istinti umani?" (Id., p. 55)

Quali sono le regole che stanno alla base della grande architettura di cui parli?

LE CORBUSIER: "Un supremo determinismo illumina le creazioni naturali e ci da la sicurezza di una cosa equilibrata e ragionevolmente fatta, di una cosa infinitamente modulata, evolutiva, varia e unitaria". (Id., p. 57)

In che modo il supremo determinismo a cui alludi si manifesta nell'architettura?

Limiti della universalità.
Limite dell'automatismo architettonico.
Introduzione della soggettività nell'approccio di Le Corbusier.
LE CORBUSIER: "I tracciati regolatori (ne) sono una garanzia (...) Il tracciato regolatore apporta questa matematica sensibile dando la benefica percezione dell'ordine. La scelta di un tracciato regolatore fissa la geometria fondamentale dell'opera; determina dunque una delle espressioni fondamentali. La scelta di un tracciato regolatore è uno dei momenti decisivi dell'ispirazione, è una delle operazioni fondamentali dell'architettura". (Ibidem)

Hai appena fatto appello al concetto di scelta, come giustifichi la necessità di compiere una scelta se le regole che stanno alla base della tua architettura -in quanto fondamentali- dovrebbero essere predeterminate?

LE CORBUSIER: "Nell'opera d'arte occorre una netta formulazione". (Id., p. 175)

Quindi intendi dire che la tua concezione di regola fondamentale o verità ad un certo punto accetta o addirittura richiede, una presa di posizione soggettiva?

LE CORBUSIER: "Fare una pianta è precisare, fissare delle idee. Significa aver avuto delle idee". (Id., p. 145)

Come riconcili il concetto di oggettività assoluta, predeterminata che può essere fatta risalire alla "supremazia del "costruire" e che conferma l'autonomia dell'architettura: un'architettura che sviluppa la sua propria grammatica elementare partendo da una necessità interiore" con il concetto d'idee esterne o di scelte soggettive?

LE CORBUSIER: "L'Architettura c'è quando interviene un'emozione poetica" (Id., p. 175)

Quindi la tua idea è che l'architetto partendo da forme, uniche, primarie ed universali ed applicando un sistema di regole derivanti da un'idea poetica e che si manifestano nel progetto, arriva a ricostruire un'armonia estetica universale indipendente dal gusto personale? Questo significa che l'armonia assoluta può essere ottenuta solo grazie ad processo soggettivo? Come possiamo ammettere l'incontestabilità e l'universalità di un sistema compositivo se siamo obbligati a passare attraverso l'individuo o addirittura attraverso la poesia? Greg cosa ne pensi? Nel tuo approccio al progetto come fai a sostenere l'oggettività delle regole compositive che utilizzi?

Pre-primitive vive ed elementi auto organizzati.
GREG LYNN: "Nel blob modeling, gli oggetti sono definiti da primitive simili a monadi con massa e forza interna di attrazione. Diversamente dalle forme primitive geometriche come la sfera, che ha una sua organizzazione autonoma, una relazione con altri oggetti definisce una meta-palla. Il suo centro, l'area della superficie, la massa e l'organizzazione sono determinati da campi di influenza… le superfici sono circondate da due vettori di influenza relazionale, uno che definisce la zona di fusione, un altro che definisce una zona di inflessione. Quando due meta-sfere sono collegate una all'altra data la vicinanza dei loro aloni, esse possono ridefinire mutuamente le loro superfici in base alle loro specifiche proprietà gravitazionali oppure si possono fondere in un'unica superficie contigua definita non solo dalla somma delle medie delle loro superfici e dalle loro gravità iniziali ma dall'interazione dei loro rispettivi centri e delle rispettive zone di inflessione o di fusione. Un aggregato di meta-sfere è definibile come una superficie unica i cui contorni risultano da integrazioni ed assembramenti del campo multiplo interno che lo definisce". (Greg Lynn, "Blobs (or Why Tectonics is Square and Topology is Groovy)", in ANY 14, 1996)

Intendi dire che le tue pre-primitive contengono già un'informazione interna che controlla il loro comportamento e che pertanto non hanno bisogno di una regola compositiva?


Kipnis-Lynn studio, 2003. Columbia University. Studente: Kei Takeuchi da www.arch.columbia.edu.


Le Corbusier, da Urbanistica.
GREG LYNN: "La capacità di particelle, o agenti semi-autonomi, di interagire, sia pur con limitato feedback, l'una con l'altra è stata studiata mediante l'uso di un software di modellazione basato sulle particelle. In un ambiente basato sulle particelle spazio e forma non sono definiti da punti, linee, piani e volumi ma piuttosto dalle diverse densità e dalle relazioni fra particelle con densità e forme tali che possono essere definite soltanto mediante le relazioni fra una molteplicità di particelle differenti". (Greg Lynn, "The topological Organization of free Particles", cit.)

Dici che le particelle sono SEMI autonome. Chi definisce la seconda metà del loro comportamento? O, più generalmente parlando, posto che il comportamento intrinseco alle qualità di un blob o di una particella sia capace di modificare il progetto, come scegli il tipo di pre-primitive che utilizzerai?

GREG LYNN: "Invece di iniziare con fabbricati o oggetti, noi abbiamo cominciato con le condizioni di flusso urbano... lo scopo è proporre degli spazi ed organizzazioni architettoniche che sono generate da forze e campi". (Greg Lynn, Index Architecture, p. 71)

Posto che non sia più necessario selezionare un entità iniziale (in quanto l'architettura è diventata trascrizione di flussi ed altri parametri) con che criterio selezioni i parametri che entreranno in gioco nel tuo progetto? Come farai a selezionare quali flussi forze e vettori saranno gli agenti della tua architettura? Secondo te possiamo affermare che il processo è talmente oggettivo ed autosufficiente che non richiede più l'intervento del designer?

GREG LYNN: "L'utilizzo del computer come strumento di progettazione, come spesso accade con l'introduzione di un nuovo media, trasforma ognuno di noi in un debuttante (in un amateur). La reazione a questa difficoltà di controllo ci porta a considerare il mezzo stesso come un "decisore" autosufficiente e di conseguenza a cercare in esso una giustificazione delle scelte progettuali".

 
  "Questo fenomeno si manifesta in due forme: espressionismo (che mi piace anche se non so spiegarne il perché) ed oggettivismo pseudo scientifico (che si manifesta nell'analisi del programma, nella lettura delle condizioni del sito ecc.) Dopo dieci anni dall'inizio dell'utilizzo massiccio dei computer come strumenti di progettazione, possiamo cominciare a sviluppare una riflessione estetica che ci permetta di giudicare un progetto con criteri che esulino dall'impatto espressionistico o da giustificazioni che si basano sulla ricerca di un aspetto oggettivo del progetto. Uno dei principi che stanno alla base di questa nuova ricerca è guidato dalla velocità delle varianti formali che definiscono la relazione fra l'uno ed i molti. Questo significa che ci vogliono più progettisti, non meno. (…) Un altro aspetto importante, in un panorama formale in cui linee curve giocano un ruolo dominante, è di ripensare alle proporzioni, all'ordine, alle strutture ed alle decorazioni. Tutto ciò richiede molti progettisti e molta intelligenza nel progettare. L'idea che l'architettura derivante dalla progettazione con il computer sia puramente oggettiva è un concetto degli anni Novanta a cui non mi sentirei più di aderire." (Greg Lynn, corrispondenza con Caterina Tiazzoldi, giugno 2004)

CONCLUSIONI

 
Universalità o N+1.
In questa discussione abbiamo visto quali punti accomunano Le Corbusier e Greg Lynn: ambedue tendono a creare un'architettura totale (olistica) nella quale la parte e il tutto sono un'unica cosa. La conversazione è iniziata con un parallelo fra la l'industria dell'automobile e quella "dell'architettura", nel fine di evidenziare il fatto che la ricerca di una logica produttiva vada ben oltre il problema della mera fattibilità. Questa logica, infatti, mira ad includere nel progetto, lo spirito di un'epoca e sembra addirittura ambire a ridefinire il rapporto esistente fra l'uomo e l'universo. Molte delle differenze esistenti fra Le Corbusier e Greg Lynn derivano dalle diverse tecnologie disponibili in uno specifico momento storico. Alcune di esse sono riconducibili alle differenze fra il paradigma meccanico –legato ad una produzione discreta e limitata- e quello digitale, caratterizzato da una gestione flessibile e fluida di dati e prodotti.

 
Automatismi in architettura? La transizione da un paradigma all'altro in architettura, apre un nuovo ventaglio di possibilità, spostando l'attenzione dalla gestione della linea di montaggio alla gestione delle informazioni che stanno all'origine del processo progettuale. Il punto che accomuna Le Corbusier e Greg Lynn è la ricerca di un processo formativo quasi automatico e quindi indipendente dall'interferenza di decisioni soggettive percepite come fonte di errore. L'ideale di arrivare ad un'architettura autonoma al punto di essere auto-generata, unisce la tradizione moderna alle avanguardie contemporanee più radicali. Il lavoro Karl Chu, la cui filosofia progettuale si ispira alla morfogenetica (le forme sono la conseguenza di un codice che similmente ad una fibra di DNA definisce la parte ed il tutto: elementi, primitive pre-primitive e risultato finale sono un'unica cosa), ricorda la posizione di Mies il quale secondo Neumeyer cercava "un modello primordiale di pianificazione della costruzione di edifici che non potesse essere fatto risalire per deduzione a nessuna forma storica, mentre l'ordine del suo principio compositivo, come una sorte di costante genetica di tutte le costruzioni, esigeva una validità trans-storica".

 

Le Corbusier, da Urbanistica.
Posto che l'architettura possa essere sintetizzata in un codice che le consenta di autogenerarsi, auto-costruirsi e di essere capace di reagire alle variazioni dei parametri al contorno, resta il problema della definizione del codice stesso. Ne è prova la domanda fatta a Karl Chu da Christine Boyer nel simposio "Intricacy" tenutosi all'Institute of Contemporary Art di Filadelfia nella primavera 2003: "Chi ha disegnato il DNA dei tuoi edifici?" Il problema della definizione del limite fra carattere universale e soggettivo delle regole del progetto, non è stato eliminato ma semplicemente spostato ad un più alto livello N+1 (confrontato con la precedente situazione di livello N). Anche se con l'utilizzo di pre-primitive che, come i metablobs, che racchiudono la forma e le regole aggregative che le organizzano, potremmo essere indotti a pensare che il problema della scelta di formale e delle regole compositive sia stato eliminato, la necessità di fornire al progetto un certo numero di informazioni soggettive permane -invalidando così ogni pretesa di automatismo ed universalità del nuovo approccio: Sia Le Corbusier che Greg Lynn (lo deduciamo dall'ultima risposta nel dialogo) sembrano essere coscienti di questo dato di fatto.

LE CORBUSIER: "L'architettura c'è quando interviene un'emozione poetica". (Le Corbusier, Verso un'architettura, p. 175)

GREG LYNN: "Dobbiamo ripensare alle proporzioni, all'ordine ed alle strutture (…) questo richiede molti progettisti e molta intelligenza nel progettare". (Greg Lynn, Corrispondenza con Caterina Tiazzoldi, del giugno 2004)

Forse: "La mente del poeta e in qualche momento decisivo la mente dello scienziato funzionano secondo un procedimento di associazioni d'immagini che è il sistema più veloce di collegare e scegliere fra le infinite forme del possibile e dell'impossibile. La fantasia è una specie di macchina elettronica che tiene conto di tutte le combinazioni possibili e sceglie quelle che rispondono a un fine, o che semplicemente sono le più interessanti, piacevoli, divertenti". (Italo Calvino, Lezioni americane, p. 102)

Caterina Tiazzoldi
caterinatiazzoldi@hotmail.com
 
(2. fine)
BIBLIOGRAFIA

Le Corbusier, Urbanistica, (edizione italiana curata da Annamaria Beltrami Raini, Il Saggiatore, Milano, 1967)
Le Corbusier, Verso un'architettura, (edizione italiana a cura di Pier Luigi Cerri, Pier Luigi Nicolin), Longanesi, Milano, 1984
Fritz Neumeyer, "Beyond Architecture or eternal building. The artless word" in The Artless Word Mies Van der Rohe on the Building art, The MIT Press Cambridge, Ma, USA.
Bernard Tschumi and Mattew Berman, Index Architecture. A Columbia book of architecture, The MIT Press, Cambridge, Ma, USA.
Greg Lynn Form, Intricacy, Institute of Contemporary art University of Pennsylvania.
 

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