home > files

Files

Kas Oosterhuis.
Il lato selvaggio dell'architettura

Marco Brizzi
La ricerca di Kas Oosterhuis si sviluppa sulla base di una riconsiderazione delle tecnologie come animatrici di una inevitabile trasformazione dell'ambiente abitato. La sua opera, sviluppata con sede a Rotterdam insieme a Oosterhuisassociates, esprime la consapevolezza dell'attualità di un dialogo tra progetto e tecnologie dell'informazione, tra architettura e modificazione. Internazionalmente noto, il suo Padiglione dell'Acqua Salata a Neeltje Jans è stato realizzato per esempio come una macchina capace di entrare in comunicazione ed in relazione con altre forme costruite. In questo senso la forma e la geometria cedono il passo, per Oosterhuis, alla capacità di reagire, di mutare, di adattarsi continuamente alle trasformazioni ed alla variabilità delle modalità d'uso e dell'ambiente. Queste caratteristiche sono state approfondite, alla luce delle più recenti speculazioni teoriche e delle realizzazioni dell'architetto olandese, in un'intervista svoltasi tra l'ottobre ed il novembre 1999.




[in english] MARCO BRIZZI: Kas, il tuo lavoro ha molto a che fare con le tecnologie dell'informazione, che sembrano assumere un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'architettura contemporanea. In che modo queste tecnologie stanno modificando la pratica architettonica, e qual è la tua etica progettuale all'interno di questa modificazione?

KAS OOSTERHUIS: Le tecnologie dell'informazione stanno cambiando la pratica in diversi modi:
1. Il processo progettuale.
Le tecnologie dell'informazione invadono il processo progettuale, rendono liquide e animano le geometrie e le loro funzionalità.
2. Il sito. Le tecnologie dell'informazione collegano il sito locale al sito globale.
L'edificio non è più un'interfaccia solitaria. Il tradizionale contesto urbano è adesso esteso al contesto globale attraverso i cablaggi e le connessioni a Internet ed alle altre reti.
3. Materializzazione.
Si stabilisce una hot-line tra il modello 3D e la realizzazione del taglio e delle deformazioni del materiale da costruzione. Stiamo lavorando ad una macchina per la comunicazione automatica.
4. Le tecnologie dell'informazione liberano la sregolatezza e il genio.
Dobbiamo imparare ad allenare il nostro intuito in modo da renderci abili a controllare la logica. Dobbiamo imparare a seguire il flusso ed allo stesso tempo opporgli resistenza. Il nostro nuovo spazio di lavoro è un complesso campo di tensioni sul quale numerosi vettori e forze stanno esercitando la loro influenza.
5. Comportamento in tempo reale.
Gli edifici esprimono il loro comportamento in tempo reale e sono essenzialmente incontrollabili. Essi cominciano a comportarsi in modo imprevisto, come il tempo meteorologico.
6. Le tecnologie dell'informazione pongono le basi per strutture attive controllate da dati numerici.
Le costruzioni controllate da dati numerici si nutrono di dati in tempo reale. L'edificio registra costantemente le modificazioni ambientali interne ed esterne, misura la loro collocazione nello spazio e nel tempo, riconfigura se stesso come un organismo vivente.
7. Consapevolezza dell'edificio.
L'edificio comincia a riconoscere i propri utenti e le loro preferenze. L'interazione tra utente ed edificio diventa più fluida, senza bisogno di bottoni e manopole. Esso diventerà consapevole dei suoi simili e svilupperà con questi una relazione personale.
8. Forme di vita digitali.
Alla fine le forme di vita digitali supereranno quelle a base di carbonio. Le forme di vita digitali viaggiano alla velocità della luce e questo offre loro un grande vantaggio su quelle a base di carbonio che possono soltanto viaggiare ad una limitata velocità superficiale.

Uno dei tuoi ultimi progetti, Trans_Ports 2001, che sarà realizzato a Rotterdam, è ampiamente dedicato alle nuove tecnologie e sembra raccogliere tutte le principali tematiche della tecnologia dell'informazione per portarle dentro l'architettura. Puoi descriverne il processo progettuale ed anticipare il modo in cui la stessa architettura che verrà costruita sarà in grado di riconfigurare le proprie relazioni con il pubblico e con l'ambiente?

[11nov1999]

Trans_Ports 2001: play mode.


Trans_Ports 2001: work mode.
Il progetto ha preso avvio da una semplice conversazione avuta con il mio ingegnere strutturista, il quale mi disse che aveva realizzato un sistema pneumatico controllato da un computer in grado di rispondere ai carichi dinamici del vento. Questo significa che l'edificio è in qualche modo rilassato quando non c'è vento, e che si irrobustisce quando il vento si alza. Si comporta come un muscolo che aumenta di potenza quando deve sollevare qualcosa. L'edificio reagisce in tempo reale alle forze esterne. Ma gli ingegneri strutturisti usano questa tecnologia per resistere alla deformazione. Essi calcolano la deformazione, ma il piano segreto (o confessato) prevede di fornire una risposta alle forze, per ridurre al minimo le deformazioni. Allora io in quel momento pensai di usare questa tecnologia per creare delle forze dall'interno. L'edificio, in tal modo, non reagisce più a delle forze esterne, ma agisce in tempo reale per generare all'interno dei campi di tensione. Ero entusiasta di quest'idea che fu pienamente sostenuta dal mio ingegnere strutturista. La tecnica di calcolo in tempo reale era alla base dell'idea di progetto. Se gli edifici possono diventare attivi e se le loro azioni vengono connesse a un database, ecco allora che cominciano a sviluppare un sistema per agire autonomamente. Non dovranno più resistere a delle deformazioni ma si deformeranno in tempo reale per creare delle specifiche configurazioni, legate alle differenti specificità d'uso.

Quando la struttura attiva, concepita come un sistema spaziale consistente in un certo numero di pistoni pneumatici a controllo numerico, cambia forma, la superficie esterna e quella interna scorrono lungo lo scheletro. Dovremo sviluppare una sorta di pelle gommosa tridimensionale, flessibile e continua che permetta queste deformazioni. Anche la superficie interna, dove l'informazione si materializza attraverso migliaia di LED programmabili, dev'essere flessibile e capace di seguire i movimenti della struttura. Ciò che facciamo come architetti è determinare l'ampiezza delle deformazioni. Non possiamo prestabilire alcuna configurazione specifica, né un suo contenuto fisico, così come in quello informativo. Ma sappiamo qual è la sua massima deformazione, conosciamo lo spazio di lavoro dell'ufficio. Qui l'edificio per la prima volta assumerà un processo in corso di trasformazione, e si riconfigurerà in tempo reale; le sue esatte sembianze sono sostanzialmente indescrivibili, in movimento è inarrestabile. Le configurazioni saranno sono diverse. Quando l'edificio riposa, i suoi movimenti sono impercettibilmente lenti, ma si muove lo stesso; il movimento è la modalità standard, l'immobilità è movimento allungato nel tempo al punto da farlo sembrare in quiete.

La reattività in tempo reale e la possibilità di riconfigurazione producono nuovi comportamenti all'interno dell'architettura. L'interazione tra utenti ed edificio si trasforma allora in un'esperienza dinamica attraverso interfacce trasparenti…

Prendiamo la relazione tra utenti e macchina consapevole. È sempre esistita una complessa relazione tra l'utente e lo strumento. Le macchine sono l'estensione del corpo umano. Ma d'altro canto le macchine seguono un percorso specifico. Esse si evolvono ed il pubblico evidentemente non è in grado di controllarle. Il pubblico le usa, le fa reagire; le macchine sono destinate ad evolversi. Il computer standard di oggi (Pentium 500) può esser visto come un cervello esterno attivabile attraverso un percorso umano cervello>braccia>mani>dita. Oggi in nostri cervelli operano, all'alba dell'era digitale, come una parte della rete globale di Internet. Stiamo diventando parte di un gioco globale. Oggi i nostri computer stanno ancora aspettando pazientemente i nostri comandi. Ma in un futuro prossimo le molte funzioni dei computer saranno miniaturizzate e immerse in diversi apparati, nei sistemi operativi di ambienti complessi, e infine nei nostri stessi corpi. I bioporti del film eXistenZ (David Cronenberg 1999, www.existenz.com) rappresentano dei nuovi ingressi per il nostro sistema nervoso, un nuovo senso che ci permette di entrare in mondi paralleli. Ma in eXistenZ i corpi dei soggetti diventano inerti, sono connessi e abbandonati in una sorta di trattamento medico. Il fatto che David Cronenberg introduca questa situazione paralizzante significa che egli non accetta del tutto la possibilità di esperire allo stesso tempo mondi reali e virtuali. Un esempio convincente di questa simultaneità sono per esempio gli occhiali elettronici che il chirurgo usa quando opera un paziente. Egli indossa i dataglasses che gli danno in tempo reale informazioni sulle condizioni del paziente (battito cardiaco, pressione sanguigna ecc.) insieme all'esperienza reale della visione del corpo che sta operando. L'esperienza di mondi virtuali diventerà un fatto naturale e accompagnerà naturalmente le nostre esperienze cosiddette reali.

L'interazione tra utenti e macchine poggio sulle virtù della miniaturizzazione delle estensioni tecnologiche, una sintesi mentale piuttosto che fisica. Le prime immagini di cyborgs che sopportano un pesante fardello di apparecchiature tecnologiche sono oggi assolutamente obsolete. È la macchina che evolve ad alta velocità e noi esseri umani possiamo soltanto cercare di condurre questa evoluzione lungo una certa direzione. Questo processo di evoluzione digitale del prodotto accade direttamente davanti ai nostri occhi. Possiamo nutrire le macchine, crescerle nel modo più appropriato, e lasciarle andare quando sono diventate grandi.

Come hai detto, il ruolo dell'architetto è anche quello di stabilire delle connessioni tra il modello 3D e la produzione attraverso il taglio o la deformazione dei materiali da costruzione. Quali tecnologie sono attualmente capaci di soddisfare questa possibilità e quali specifici strumenti adoperi nel tuo lavoro personale?


Trans_Ports 2001.



Trans_Ports 2001: external views.
Per la connessione di un modello 3D e la produzione è necessario che si stabilisca una comunicazione da macchina a macchina. Esistono delle macchine a controllo numerico perfettamente operative che possono tagliare vetro, legno e lamiere. Altre macchine, che sono già connesse, sono i robot per la modellazione di prototipi spugnosi di medie dimensioni, o la stereolitografia per modelli ancora più piccoli. Ma per le vere architetture ci rapportiamo a robuste macchine che servono per curvare profilati metallici (usate nel Saltwaterpavilion, la Music Sculpture e la Garbagetransferstation). Queste macchine si nutrono di dati direttamente dai nostri PC. Questo significa che il tradizionale disegno è diventato obsoleto. Ma oltre a questo esistono oggi importanti sviluppi nella produzione: l'invenzione dei modelli flessibili. Se i modelli, che definiscono la sagoma per esempio di elementi concreti, sono flessibili e controllati da dati, allora anche qui possiamo stabilire la connessione macchina-macchina. E la produzione industriale ha già colto le nuove possibilità di produrre serie di modelli unici come oggetti di sartoria al posto di serie dello stesso oggetto. La ripetizione non rappresenta più un vantaggio economico. Nella nostra pratica corrente costruiamo modelli 3D per le macchine di modellazione e i database per le macchine a controllo numerico.

Industria, produzione, commercio sono il motore delle trasformazioni tecniche. La riconfigurazione dei processi industriali introdotta dallo sviluppo delle tecnologie dell'informazione all'interno della pratica corrente può sviluppare nuove architetture e nuovi comportamenti. In questo senso cambia anche la natura stessa dell'architettura?

Si, la natura dell'architettura sarà invasa da queste nuove microtecnologie. Una volta che la tecnologia avrà invaso il corpo, il corpo non sarà più lo stesso. Le tecnologie evolvono a ritmo elevato e utilizzano i nostri corpi come software per dei corpi tecnologici, proprio come le automobili utilizzano il conducente come un software per viaggiare lungo la propria strada. Allo stesso tempo si è reso evidente come il divenire umano non sia l'obiettivo finale dell'evoluzione, ma si è visto invece come siano le tecnologie ad assumere una posizione prominente e si evolvano molto più velocemente di quanto sia mai stata in grado di fare la vita biologica. Quelle che erano inizialmente solo delle estensioni del corpo per aumentare il potere degli uomini stanno adesso diventando sempre più degli strumenti emozionali dal comportamento imprevedibile. La tecnologia sta diventando selvaggia.

Anche i corpi architettonici sono oggi diventati obiettivo dell'invasione tecnologica. Tali corpi sono parte delle reti globali, essi sono (uniti attraverso cablaggi) connessi. Gli elementi associati ai corpi si nutrono dei dati inviati dai database aggiornati in tempo reale. I corpi architettonici possono adesso letteralmente animarsi. L'architettura non ha più un aspetto statico, la sua forma visibile è imprevedibile come il tempo. L'architettura sta diventando selvaggia.

> OOSTERHUISASSOCIATES

Per qualsiasi comunicazione
 è possibile contattare la
redazione di ARCH'IT


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage