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Il Light Design. La luce come elemento più forte della pietra

di Claudio Santucci


British Airways London Eye (Millennium Wheel). Spettacolo d'inaugurazione
del 31 Dicembre 1999.

L’illuminazione del palco è una parte fondamentale sia del teatro moderno che delle performance dal vivo dei cantanti rock. Fondamentale perché, anche se le produzioni del genere, soprattutto nel teatro, sono presenti da centinaia d’anni, la nuova disciplina degli effetti luce è divenuto l’elemento di scena più creativo ed efficace per ottenere le atmosfere adeguate per la rappresentazione degli artisti. Per secoli questi ultimi hanno cantato, recitato e mimato storie con un pubblico più o meno vasto che li circondava. Molti sono gli stili che li hanno accompagnati. Le forme dei teatri e i vari tipi di scenografie, costumi e macchinari si sono succeduti nel tempo come mode. Molte di quelle che vengono presentate come innovazioni non sono altro che delle ripetizioni di modi e idee del passato. E' stato invece l’uso dell’elettricità e delle lampade, assieme al loro controllo, a costituire una vera rivoluzione nell’ambito teatrale. E’ stato solamente negli ultimi quattrocento o cinquecento anni che il teatro ha cominciato ad essere svolto nei locali al chiuso con l’ausilio dell'illuminazione artificiale per mezzo di semplici candele e lampade ad olio. Con l’avvento dell’elettricità non si ebbe subito una grande rivoluzione nell’uso della luce: le lampadine andavano a sostituire semplicemente le vecchie tipologie, ma si mantenevono le stesse posizioni e gli stessi effetti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’introduzione degli "occhi di bue" e lo sviluppo di unità di controllo fecero breccia nei tradizionali limiti dando inizio ad una nuova era nell’illuminotecnica del teatro.

[14apr2000]

Eros Ramazzotti Tour '98, Light designer: Graziano "Billy" Bigliardi, Scenografia: Paul Staples.

Senza la luce niente può essere visto: questa è la regola principale nella scenografia moderna. Le nostre vite si muovono intorno al ciclo giornaliero del giorno e della notte e per questo il buio ha un impatto psicologico notevole sul nostro conscio ed inconscio. L’introduzione delle luci moderne ci ha fornito un mezzo per il completo controllo dello spazio. Come in nessun altro tempo, la luce può essere creata ad una certa distanza dalla sua fonte. Possiamo riempire uno spazio con un’atmosfera simile ad un giorno di sole offuscato dalle nuvole oppure ad una mattina brillante e serena. Possiamo creare un’atmosfera tridimensionale come se scolpissimo l’aria che l’attore o il cantante respira. La tecnologia delle lampade e il loro modo di essere usate sono in continua evoluzione tanto da influenzare profondamente anche la forma e la morfologia dei teatri e dei palcoscenici viaggianti. Anche se la progettazione delle luci non è proprio compito dell’architetto-scenografo, è importante che egli conosca le metodologie e gli strumenti del moderno Light Design dato che, come detto, l’impianto illuminotecnico imprime il carattere principale alla scena.


Fare luce non vuol più dire svelare il mondo, far scomparire il buio e i suoi misteri; al contrario vuol dire oggi aggiungere alla realtà una nuova valenza qualitativa, magari ricca di mistero, più forte ed avvolgente. Chi ha detto che il mondo si divide tra luce e tenebre non conosce il piacere del tramonto e dell’alba, zone di passaggio, luci intermedie, bellissime perché incerte. (Cesare Pergola, Architettura di luce, Alinea, Firenze)


Con quest’affermazione Cesare Pergola sottolinea la ricerca artistica propria della luce: l’entità immateriale, ma tuttavia architettonica, che definisce, ordina e movimenta la scenografia. Dal punto di vista del pieno dispiegamento delle facoltà tecniche nell’opera progettuale, è terreno privilegiato di sperimentazione la scena taetrale. Il teatro è, infatti, il primo vero laboratorio di un rapporto uomo-spazio nel quale la luce assume una dimensione poetica egemone, in un coinvolgimento attivo che la rende realmente materia dello spazio architettonico ed elemento creatore di ambienti immateriali singolarmente forti sotto il profilo della percezione.
L'illuminazione di un ambiente, infatti, è in grado di trasformare la percezione stessa dell'ambiente tanto da condizionare il nostro stato d'animo. La varietà di effetti che si possono ottenere con gli impianti moderni sono numerose e straordinarie anche attraverso tecnologie come il laser e il video di grandi dimensioni (si pensi all'ultimo tour degli U2, Popmart, in cui veniva utilizzato uno schermo LED di circa 30x20). In questi casi la luce non è utilizzata solamente allo scopo di illuminare gli oggetti o gli artisti in scena, ma acquisisce un vero e proprio compito di portatrice di messaggi.







Risultati di questo genere si ottengono con tutta una serie di apparecchi di illuminazione, evoluti nel tempo (dagli scanner fino alle moving lights), atti a produrre i più svariati effetti luminosi e regolate da un’apparecchiatura centrale di controllo, la light desk, che può, con regolarità e rapidità, modificare simultaneamente tutti i parametri voluti delle lampade collegate: intensità luminosa, colore, larghezza e direzione del fascio, messa a fuoco, ecc. Possiamo così, durante lo spettacolo, optare a seconda delle esigenze per una luce proveniente dall’alto o dal basso mettendo in risalto determinati particolari della scena piuttosto che altri. Il tutto adeguatamente programmato a priori con l’ausilio di un apposito software.


In un teatro o su un palco, tramite la luce possiamo ricreare uno spazio virtuale, apparentemente inesistente, di sogno, dove lo spettatore può immergersi. Si arriva così a definire ciò che Cesare Pergola chiama "architettura sensorial": Lo spazio reale investe tutti i sensi. (...) Nel progetto tradizionale le qualità sonore, tattili e olfattive dell’oggetto da produrre si danno per scontate. Anche se tutti sono d’accordo sull’enorme differenza che può esistere fra una chiesa illuminata da candele e profumata di incenso e la stessa chiesa inondata da luci stroboscopiche e musica rock. Si tratta dello stesso spazio? No, anche se dimensionalmente non vi è alcuna variazione. (...) Nell’architettura sensoriale i materiali sono gli stimoli sensoriali atti a modificare lo spazio percettivo. Qualsiasi stimolo che interviene in uno spazio dato e ne modifica la percezione è un possibile materiale di un’architettura sensoriale. (Cesare Pergola, Architettura di luce, Alinea, Firenze)


Questo nuovo modo di intendere l'architettura ha i suoi nuovi campi di sperimentazione nel concerto rock e nella discoteca dove appunto la luce, il suono, il fumo e (ultimamente nel tour di Jovanotti) gli odori, si mescolano tra loro senza troppe regole. Questi fattori spingono le persone presenti ad assumere atteggiamenti ed eccitazioni che, in un luogo per così dire normale, non avrebbero. E' come se in questi ambienti si avesse una quarta dimensione che possiamo definire appunto sensoriale-psicologica. Gli elementi immateriali di cui abbiamo parlato, luce in primis, possono così tranquillamente essere definiti come materiali architettonici dato che da soli sono capaci di definire uno spazio o di modificarne uno dandogli un significato completamente diverso. In questo contesto virtuale possiamo decisamente affermare che la luce nel teatro, su di un palco rock, in una discoteca o in un luna park, diventa un elemento più forte della pietra. Ma passiamo ad dei concetti più direttamente riferiti al light designer definendo i suoi principali obbiettivi. Il primo e più importante è quello di ottenere la giusta visibilità. La regola primaria è: ogni membro del pubblico deve essere in grado di vedere chiaramente e correttamente gli oggetti e gli attori presenti sulla scena. Quelle parti del palco dove la sua attenzione non deve essere attratta possono essere meno illuminate delle altre oppure lasciate nel completo buio. Il novantanove percento del tempo è compito del light designer far sì che gli artisti siano ben visibili dal pubblico presente. Solo per brevi e particolari momenti l'artista può essere lasciato nella penombra. Se il pubblico deve sforzarsi di vedere i protagonisti della scena cantare o recitare, non importa quanto bella possa apparire, è da considersi un totale fallimento. Si dice che un attore o un cantante che non puo' essere visto dal pubblico non può neppure essere sentito.

Riguardo agli elementi scenografici è imporatante sottolineare che un oggetto scuro in un ambiente brillante apparirà sempre scuro mentre un oggetto bianco apparira' brillante anche se poco illuminato. L'illuminazione generale del palco potrebbe generare una visione piuttosto piatta e monotona dell'insieme. Per far sì che un oggetto appaia nella sua natura tridimensionale bisogna prevedere una luce che riveli la sua forma. Le ombre sono altrettanto importanti quanto la luce in sé. Tutti sanno per esempio che la Luna e' sferica ma a noi appare piatta, come un cerchio. Allo stesso modo tutti gli oggetti che sono sul palco possono essere visti così come sono se illuminati correttamente oppure distorti a piacere variando la distribuzione della luce e delle ombre. Più importante, la tridimensionalità dell'artista e i dettagli del suo viso possono essere enfatizzati e evidenziati rispetto alla scenografia circostante. "Dipingere il palco con la luce" è chiaramente il divertimento preferito di un Light Designer: L'intensità, il colore e la distribuzione della luce crea le composizioni sulla scenografia ed intorno agli artisti. Comunque è dovere primario del designer non sacrificare la corretta e facile visibilità degli artisti per avere un effetto pittoresco del palco. E' molto facile creare delle visioni drammatiche con ombre e colori vari, insieme a proiezioni psichedeliche o effetti di tramonti neorealistici. E' invece molto difficile realizzare ciò e allo stesso momento assicurare un chiaro bilanciamento della visibilta'. Questa è la sfida principale del Light Designer. La luce è utilizzata come un elemento del disegno nello spazio. Il Light Design è fare scultura sia nello spazio che nel tempo.

Claudio Santucci
c.santucci@tiscalinet.it

Eros Ramazzotti Tour '98, Light designer: Graziano "Billy" Bigliardi, Scenografia: Paul Staples.





Per un approfondimento del Light Design si consiglia di visitare il sito di Vince Foster, con cui ho avuto il piacere di lavorare alla realizzazione di Lord of the Dance di Michael Flatley, all’indirizzo www.lightdesign.co.uk.






Claudio Santucci, architetto-scenografo, si laurea e si specializza in show design con la prima tesi europea in allestimenti di palcoscenici per concerti. Il suo lavoro si divide tra Firenze e Londra dove in coppia con Paul Staples ha progettato importanti spettacoli internazionali come Lord of the Dance di Michael Flatley. Attualmente fa parte del team creativo per l'evento di Capodanno 2000 di Londra denominato BIG TIME. Per contatti: c.santucci@tiscalinet.it.




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