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Marco Gaiani.
Lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche

Silvia Bendinelli

 

Il panorama italiano offre, ad un'attenta ricognizione, ben poche opportunità di approfondimento nel campo specifico di nostro interesse: le ricerche svolte per lo sviluppo del proficuo rapporto fra storia dell'architettura e nuove tecnologie informatiche risultano tuttora poco indagate e forse non ancora ben strutturate. Fortunatamente, non mancano le eccezioni. L'ingegnere Marco Gaiani fa parte di coloro che, oltre a credere a uno sviluppo intelligente dell'informatica, operano con passione e tenacia, affinché anche in Italia venga intrapreso e si diffonda una ricerca lucida e finalizzata alla trasmissione della stessa come strumento di analisi. Direttore del laboratorio OFF-Officina Infografica della Facoltà di Architettura di Ferrara fino all'anno scorso, negli ultimi mesi lavora presso il Dipartimento di Disegno Industriale e Tecnologia dell'Architettura di Milano. In questa intervista traspare la tendenza a considerare le tecnologie informatiche come valore di base e fungano da sostegno per le attività di didattica e ricerca dell'architettura.




[13apr2000]

SILVIA BENDINELLI: Vorrei iniziare con una panoramica generale sui nuovi media. A che punto siamo in Italia? Che diffusione hanno raggiunto?

MARCO GAIANI: La cultura dei nuovi media in Italia, come tutte le innovazioni tecnologiche in un paese molto creativo (vedi il caso dei cellulari), ha raggiunto valori di conoscenza superficiale altissimi, efficienza e cultura effettiva bassissimi. I meccanismi che la regolano sono soprattutto legati alla notizia spiccia più che ad una appropriazione come sistema utile. Per questo l'innovazione ha costi altissimi, difficoltà di diffusione effettiva come strumento di lavoro, di comunicazione e ricreativo. L'utilizzo ha per questo un'efficacia pari a non più del 10% del potenziale teorico. Il caso più sintomatico è proprio legato al loro uso nel settore dell'architettura, che per natura intrinseca dovrebbe essere uno dei campi con l'humus più fertile. Piuttosto che come un sistema integrato di produzione del progetto e della sua gestione l'elaboratore è usato solo con l'accezione di tecnigrafo elettronico, tutt'al più come word processing avendo una grande cura nell'evitare l'integrazione dei vari processi e l'uso di forme di produzione del progetto più potente e integrato, che sono la vera innovazione della rivoluzione digitale.

Perché uno storico dell'architettura dovrebbe rivolgersi alle nuove tecnologie?

Le nuove tecnologie forniscono alla storia dell'architettura strumenti di analisi assolutamente straordinari. La loro potenza è tale da rendere attivabili tipi di indagini finora assolutamente impensabili nei campi dell'archiviazione e consultazione dati (disegni, fotografie, testi, dati quantitativi), analisi spaziale, verifica di progetti non realizzati, ecc. Inoltre forniscono la capacità di lettura integrata dei vari tipi di dati e, tramite Internet, la consultazione in tempo reale di differenti archivi a partire da un unico desktop sostituendo al movimento dello studioso quello dell'informazione. Infine rendono banali operazioni solitamente macchinose e/o che richiedono ampio spazio fisico, come la consultazione di informazioni su volumi diversi o sullo stesso volume in parti diverse.

Quali sono i vantaggi? Quale di queste tecnologie si adatta meglio all'approfondimento storico? E in particolare che ruolo ha la realtà virtuale?

Le tecnologie che meglio si adattano all'approfondimento storico sono di duplice natura:
a. tecnologie che permettono l'archiviazione dati (in senso lato dunque testi, disegni, immagini, filmati, modelli 3D, etc.) in forma integrata; in questa categoria due sono secondo me le parole chiave: - 3D databases (cioè dati organizzati con un sistema a oggetti a partire da interfaccie tridimensionali e dati tridimensionali restituiti ancora in forma spaziale) - web-based systems (cioè dati consultabili tramite un semplice web browser come Microsoft Explorer o Netscape Navigator) oltre alle necessarie capacità di osservazione incrociata dei dati.
b. tecnologie che permettano analisi spaziali 2D e 3D, di cui un sottoinsieme molto potente è la realtà virtuale, fino ad oggi tuttavia generalmente impiegata nel campo in oggetto unicamente come mezzo di replica di una realtà esistente o in qualche modo già visualizzata, raramente come mezzo di analisi.

La realtà virtuale e in generale lo sviluppo tridimensionale dei modelli architettonici, quale valore assumono nello sviluppo della disciplina storica?

La grafica vettoriale tridimensionale è uno strumento di rara potenza per la visualizzazione e l'introspezione dell'architettura, la restituzione di rilievi, la simulazione di progetti, la ricostruzione di stati precedenti a quello attuale, la percezione spaziale. Ciò che la distingue è la possibilità di essere al tempo stesso strumento di studio e mezzo divulgativo, partendo dalla stessa base dati. Ricordo l'esperienza fatta qualche anno fa con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza, quando abbiamo ricostruito - all'interno del mio vecchio laboratorio OFF a Ferrara - tre modelli di progetti non realizzati di Andrea Palladio per la Villa Pisani a Bagnolo. La costruzione dei modelli ha obbligato il supervisor (Howard Burns - Presidente del Consiglio Scientifico del Centro) ad un nuovo studio dei tre progetti che ne ha permesso di comprendere molti dei motivi per i quali non erano stati realizzati, il modo con cui Palladio aveva realizzato le incisioni de I Quattro libri, il rapporto tra la villa e il contesto. La visualizzazione "real time" dei modelli con le nuove potenze computazionali e le incredibili capacità di visualizzazione raggiunte dai desktop, per effetto della diffusione dei videogiochi 3D, è uscita dalla nicchia del sistema di sperimentazione per pochi eletti per diventare sistema di massa. Le possibilità di visualizzazione e analisi 3D sono dunque diventate uno strumento operativo fondamentale che permette di possedere una simulazione al tempo stesso percepibile, misurabile, navigabile in tutte le sue parti e nell'insieme capace di restituire sia dati formali che di qualità superficiale e, sotto condizione, proprietà costruttive analoghe, omologhe e isomorfiche pari a quelle del reale, una serie di qualità che un disegno 2D non potrà mai avere. Tecnologie come OpenGL, VRML, Metastream, Quick time sono quindi da reputare elementi chiave di un processo che prevede la sostituzione di sistemi proiettivi 2D con sistemi 3D proiettabili variabili nello spazio, nel tempo, nell'aspetto finale.

Le nuove tecnologie garantiscono esclusivamente una grande capacità didattica e di diffusione, oppure anche un supporto allo studio e alla ricerca?

Come indicato le nuove tecnologie presentano entrambe queste valenze. Mi preme però sottolineare un aspetto fondamentale che introduce fattori di scala e di qualità straordinari per rapporto alle piccole migliorie che di solito riusciamo a introdurre quotidianamente negli strumenti di insegnamento. Tutte le tecnologie di cui ho parlato sono, nell'esposizione dei risultati, web-based e, possibilmente, ipermediali. Ciò permette di attivare operazioni di formazione e ricerca a distanza. La formazione superiore e permanente, universitaria e non, deve acquisire in Italia in tempi brevi un grado di apertura e flessibilità decisamente superiore all'attuale, per l'incremento della sua qualità, efficienza ed efficacia, anche per quanto riguarda l'estensione degli accessi, la permeabilità fra i diversi ambiti e la fruizione con successo dell'offerta formativa. La Formazione Aperta e a Distanza (Fad) offre strumenti molteplici verso questo obiettivo. Le rigidità degli attuali comparti del sistema della formazione superiore limitano le tipologie e l'estensione dell'utenza. Un sistema superiore tendenzialmente aperto e permanente, in grado di avvalersi delle opportunità offerte dalla Fad, permetterebbe invece sia di ampliare e meglio servire il bacino delle categorie di utenza già attualmente raggiunte sia di raggiungerne di nuove.

Mi può parlare di qualche fortunata realizzazione nel campo della storia dell'architettura?


Francamente, escludendo quelle dello scrivente, che puoi trovare sul sito Web www.unife.it/architettura Laboratori Nub Lab, preferirei non fare nomi e cognomi per non offendere nessuno e perché non amo giudicare il lavoro di altri. In ogni caso costituiscono certamente un riferimento i lavori del CRIBECU a Pisa nel campo della ricerca testuale e dell'HGIS, i lavori di INFOBYTE e UCLA nel campo della ricerca sulla realtà virtuale, i lavori del VISIT al CINECA nel campo della ricerca sulla visualizzazione 3D e la sua connessione a database, i lavori di ricostruzione storica mediante modelli 3D del gruppo che fa capo a W.J. Mitchell a MIT, i lavori sull'acquisizione dati 3D del Visual Information Institut del NRC canadese.

Chi sono i destinatari dei prodotti basati sulle nuove tecnologie? Sono utenti specializzati oppure un pubblico più vasto e diffuso?


Dagli operatori al pubblico, ormai le tecnologie di visualizzazione hanno, in generale, costi bassissimi, ciò che distingue è il grado di introspezione e la volontà di fruibilità dell'applicazione.

Che ruolo può avere Internet nella diffusione della storia dell'architettura? Ha senso parlare di democratizzazione dell'informazione nel settore dei beni culturali.


Non penso che sia tanto un problema di democratizzazione, che è una delle caratteristiche intrinseche di Internet e che viene da sé, quanto di possibilità di collezione e introspezione dell'informazione. Dal modo con cui saranno fatte queste operazioni negli anni immediatamente a venire dipenderanno le potenzialità effettive e le capacità di incidere su vasta scala delle informazioni nel settore dei beni culturali che, per natura intrinseca, si presta assai bene alla diffusione tramite il Web.

Non c'è alcun dubbio che come sono trasmesse e strutturate le informazioni determina contenuti e strutture. Da ciò discende una certa responsabilità dell'Web editor. Che ne pensa?

Esattamente, il problema è però triplice:
a. qualità dell'informazione di base
b. organizzazione del sistema informativo
c. interfaccia utilizzata.

Possiamo parlare di qualità in Internet?

Internet, essendo di libero accesso, è una grande Torre di Babele che però presenta il pregio di automigliorarsi nel tempo per emulazione rispetto al prodotto migliore che autorappresentandosi nel risultato finale e nella procedura, consente, come lo consente il disegno tradizionale, la rapida evoluzione anche del resto. Come spiega Howard Burns, le visite virtuali non possono sostituire la conoscenza diretta degli edifici, dei loro spazi interni, il senso di opere tridimensionali eseguite con intelligenza e fatica in pietra e mattoni. Possono, tuttavia, arricchire le nostre percezioni e le nostre conoscenze oggettive quando visitiamo monumenti del passato, perché ci preparano alla visita e ci permettono di comprendere meglio come erano un tempo questi edifici, qual era il loro contesto originario. Ci aiutano anche a capire come architetti della statura di Palladio considerassero molte possibilità prima di decidere quale fosse la soluzione migliore, seguendo le necessità dei committenti e i principi che per lui erano propri della buona architettura. E quindi ci aiutano nella loro conservazione.
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