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Il Concorso per la nuova sede dell'ASI

di Marta Battaglia
Suona come l'investimento di una ricca famiglia rinascimentale nella costruzione della propria privata residenza cittadina -la manifestazione di pubblico interesse per le quinte urbane associata al possesso di una elegante dimora- ma è il concorso dell'Agenzia Spaziale Italiana per la sua nuova sede a Roma. Una committenza insolita, capace di cospicue quantità di denaro e quindi in grado di garantire una rapida realizzazione del progetto ha necessità di accorpare in un unico complesso gli uffici frazionati in troppe sedi, e decide di puntare più in alto dell'edificio strettamente funzionale alla proprie esigenze ricercando una architettura che rifletta lo spirito, la creatività che muove il proprio lavoro.

Nasce così il concorso d'idee bandito dall'ASI, come soluzione a un concreto vincolo che limita elasticità e flessibilità dell'Agenzia, contributo architettonico alla definizione dell'immagine contemporanea di Roma, consapevole accettazione della sfida insita nell'assunzione di responsabilità che valutazione e scelta dei progetti partecipanti ad un concorso comportano (e invece tristemente assenti negli affidamenti diretti di incarichi di progettazione).

Strana associazione quella tra lo scenario urbano romano, in cui il tessuto storico cede con difficoltà il passo a quello moderno, e spazi e ambiti di pertinenza evocati nel comune immaginario come rispondenti ad una agenzia spaziale ...e potenzialmente limitante l'esplicita e ripetuta richiesta di cura del rapporto tra la nuova architettura proposta e le preesistenze. Ma quello del quartiere Flaminio è un contesto singolare, evidentemente stratificato e straordinariamente in fieri, in cui la struttura urbana tradizionale e consolidata manifesta le tracce di una evoluzione, già intaccata dalla dismissione dell'area estesa della Caserma Montello, dalla costruzione in corso dell'Auditorium di Renzo Piano, dalla localizzazione del Centro per le Arti Contemporanee di Zaha Hadid, non ancora realizzato ma di cui si percepisce l'imminenza.

Sette i progetti confrontati per l'elezione dell'unico vincitore, i sette ammessi -da una giuria che includeva Daniel Libeskind, Richard Rogers, Aldo Loris Rossi- alla redazione del progetto preliminare in cui si sostanziava la seconda fase del concorso, aventi tutti nell'innovazione tecnologica il loro punto di forza, e conformati alcuni secondo criteri di armonia con l'intorno, altri fieri nel manifestare una sfacciata indifferenza. Quasi scontata conseguenza dell'attenzione che insieme a Piano suscita nel nostro panorama architettonico da alcuni mesi a questa parte, a Massimiliano Fuksas è stata assegnata la preferenza della giuria. Suo dunque il progetto vincitore, un volume parallelepipedo frutto dell'accostamento di tre analoghi volumi minori uniti da una modularità leggibile su ogni superficie e distinti, nella conservazione della loro identità, dalla spartizione netta delle funzioni.

Le immagini di plastici e disegni presentate da Arch'it costituiscono per intero i materiali di partecipazione al concorso, e tratteggiano il poliedrico approccio al tema di William Alsop, Marco Casamonti, Jean Marc Ibos, Massimiliano Fuksas, Enric Miralles, Bernard Tschumi -Ian Ritchie, tra i sette selezionati a conclusione della prima fase, non ha preso parte alla seconda- affidando all'immediatezza che gli è propria la resa del complesso di sensazioni, quelle reali dell'area e preconizzate dei progetti, e delegano alla cronaca redatta dall'ASI l' informazione relativa all'evoluzione dell'iter concorsuale.

Marta Battaglia
battaglia@architettura.it



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[14jun2000]
William Alsop


Bernard Tschumi
zD6



Casamonti (Archea)
Franz Prati
Favero&Milan
casamonti.jpg (15130 byte)


Massimiliano Fuksas fuksas.jpg (13758 byte)


Jean-Marc Ibos
Myrto Vitart
jmibos.jpg (14149 byte)


Enric Miralles
Benedetta Tagliabue, Officina 5
miralles.jpg (13920 byte)
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