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Thomas Bisiani e Stefano Antonello. Ecologia della Paura

di Luigi Prestinenza Puglisi

 

Thomas Bisiani e Stefano Antonello appartengono alla generazione di Matrix. Non più a quella di Blade Runner. La generazione che si era riconosciuta nel film di Ridley Scott vedeva la città del futuro in termini industriali. Quindi sporca, con l'aria irrespirabile, inquinata. Il regista di Matrix capisce che, invece, la città del futuro sarà attraente, bella, patinata come un'immagine pubblicitaria. Ma falsa. Infatti è il prodotto di una costruzione virtuale che nasconde una realtà terribile ma della quale la gran parte delle persone non può rendersi conto. Se ne accorge solo chi vive contro, complottando dal di dentro di una struttura arrugginita e mangiando sbobbe senza sapore.

[18sep2000]
C'è qualche bisogno di spiegare perché la paura divori l'anima di Los Angeles? L'ossessione corrente per la sicurezza personale e per l'isolamento sociale è superata soltanto dal terrore della classe media per la tassazione progressiva.
Mike Davis, Agonia di Los Angeles




BUNKER HILL. Bunker Hill è il nuovo nocciolo fortificato, un presidio al centro della megalopoli dove la vecchia urbanità pubblica, ricostruita da una stretta collaborazione fra la municipalità e la polizia ed ormai privatizzata, rivive grazie alla difesa armata ed al controllo sociale. Il massiccio spiegamento di pubbliche forze dell'ordine al servizio di una classe dominante e l'utilizzo di nuove sofisticate tecnologie per il monitoraggio della delinquenza sul territorio (come il sistema satellitare Landsat), in grado di verificare ventiquattro ore su ventiquattro la posizione di soggetti considerati "a rischio" e di negare l'accesso ad aree protette, realizza il sogno paranoico della sicurezza personale al di qua della "sottile linea blu".



INNER CITY. Oltre il segno delineato dalle casacche blu della polizia continua a regnare il caos etnico e linguistico: sempre più ampi strati di popolazione muovono verso il centro intasando l'area interstiziale tutto attorno alla roccaforte del potere. La povertà aumenta con il progressivo disinteresse dell'amministrazione ed i tagli sugli investimenti sociali, causati dal nuovo orientamento della spesa pubblica verso il rafforzamento delle misure di sicurezza. Il nuovo ghetto elettronico è un'area di confinamento urbana per individui il cui stato sociale è stato criminalizzato.



NEIGHBORHOOD WATCH. Lontano dal centro armato e dalla babele circostante la classe media pendolare trova rifugio in villaggi costruiti in periferie non ancora inghiottite dalla megalopoli, dove una collaborazione stretta con le forze dell'ordine per la difesa dal crimine contribuisce a scongiurare l'insediamento della violenza. Piccoli villaggi autoprotetti di onesti contribuenti sperimentano le più sofisticate tecnologie per la sicurezza domestica e l'antico rimedio della solidarietà, istruendosi a riconoscere i delinquenti ed impegnandosi a scongiurarne l'avvicinamento a sé ed ai propri vicini.




HOLLYWOOD. La città alimenta la sua immagine, l'immagine alimenta la città. Nella diffusa paranoia del contagio sociale e nella fobia del turbine di violenza, la città produce il proprio incubo e lo esorcizza nello spettacolo. E dallo spettacolo deriva nuovi modelli e nuove fantasie per alimentare il sogno di una urbanità perfetta, duplicando falsamente i propri luoghi in villaggi protetti per il divertimento, interi quartieri riprodotti in vitro per la nuova vita di ricchissime quanto ristrette elite. Un falso mito per tutto il resto della popolazione, che si riversa per le strade all'inseguimento di un sogno irraggiungibile, alimentando un circolo vizioso che trasforma la corsa all'oro in una costante fuga dalla morte.


È la bellezza, e non la bruttezza, il segno che le cose non vanno. E smontare la bellezza, mostrando che dietro questa si nasconde il mostruoso e l'osceno, è molto difficile. Per farlo Bisiani e Antonello ricorrono al montaggio cinematografico. Organizzano un film della nostra contemporaneità. Non lo proiettano di seguito. Un montaggio ben fatto nasconderebbe, dietro il fluire delle immagini, le contraddizioni. Lo articolano in frammenti. Dal confronto e dalla contrapposizione dei quali emergerà il falso che si nasconde dietro l'immagine.



Titolo: ecologia della paura. Ambientamento a Los Angeles, città simbolo -anche troppo- della condizione postindustriale. La prima scena (bunker hill) mostra l'interrelazione tra il mito della bellezza e il mito della violenza. La società trasparente, simboleggiata dal controllo satellitare del territorio,dai codici a barre, dalla leggerezza dei flussi informativi, perviene al monitoraggio del territorio. Per sgominare crimine e delinquenza ma anche per esorcizzare la diversità e le devianze. La seconda scena (inner city) mostra l'altra faccia della felicità e della ricchezza. Officine, ciminiere e discariche. Ma nascoste. Il pianeta , proteso alla ricerca del piacevole, ha bisogno di nascondere il proprio problema: il surplus che genera rifiuti e accumula discariche. La terza scena (neigborhood watch) mostra le residenze private off limits. Esattamente come chiusi e recintati sono gli spazi pubblici, evocati nella quarta e ultima scena (hollywood). E' questo forse il problema più grave della società postindustriale. Gi spazi, che prima erano di tutti, sono oggi a pagamento (get in and pay), perché offrono, in cambio, immagini e sogni. Esattamente come Disneyland e Hollywood. Che ci proiettano fantasmi sempre uguali. Bisiani e Antonello lo affermano mandando in scena sempre la stessa fotografia ma in posizione e con formati diversi.



Il discorso è pessimista. Retorico ma di una retorica che si esprime facendo parlare le cose. Senza effetti speciali o palingenesi. È però un avvertimento: all'uso dello spazio e delle forme. All'uso dello spazio: contro le poetiche della trasparenza che riducono la corposità del reale a un sistema di dati pericolosamente manipolabile. All'uso delle forme: contro l'ossessione della bellezza, dell'efficienza, della velocità alla Condé Nast. Ma senza nessuna nostalgia passatista. La buona architettura non può vivere che all'interno della società nella quale si trova a operare, ma non per questo ne deve accettare acriticamente i valori.

Luigi Prestinenza Puglisi
L.Prestinenza@agora.stm.it
Stefano Antonello, nato a Castelfranco Veneto nel 1974, studia presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Nel 2000 ha partecipato, nel gruppo guidato da Franco Purini, al I Workshop Internazionale di Architettura Città di Padova, che ha avuto come tema il progetto di interramento della stazione ferroviaria urbana. Attualmente collabora a Venezia con lo studio di architettura di Raffaella Laezza, partecipando alla redazione di un volume di prossima uscita dal titolo "Architettura della Linea Terra".

Thomas Bisiani è nato a Trieste nel 1974, ha frequentato nel 97/98 i corsi dell'Institut Français d'Urbanisme a Parigi, ed è laureando presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia con Valeriano Pastor, con la tesi "Galleria espositiva alle Corderie della Tana". Nel 1998 con S Rossetti ha vinto un premio al concorso "Intégrer la climatisation" e si è classificato al terzo posto al concorso "Aménagement de la ville de Thiers". Nel 1999 è stato selezionato dalla giuria del concorso "La casa degli anni 2000" ed inserito nella banca progetti del CLAC. Nello stesso anno è stato selezionato ed ha partecipato al seminario itinerante Villard e al laboratorio di grafica dello IUAV di S Polano e P Vetta.

Di recente Antonello e Bisiani sono stati premiati con la Menzione d'Onore della Biennale di Venezia come vincitori del concorso "Città: Terzo Millennio". Il lavoro è esposto attualmente alla VII Mostra Internazionale di Architettura (www.labiennale.org). Hanno inoltre ricevuto con C Zanchetta un premio speciale al concorso "Stuttgarter Pavillon 3" indetto dall'Università di Stuttgart (www.campustage.de). Nel 1998 hanno fondato assieme a M Adami il gruppo di progettazione tomA2, che nel 1999 si è classificato al secondo posto nel concorso indetto per la redazione del secondo numero della rivista "Archi_ve_s". TomA2 è presente alla VII Biennale di Venezia anche con il contributo progettuale "reti esibite", illustrato nel video "Corderie e Cavi" al padiglione USA (m adami, t bisiani, s pauletto). Attualmente al termine della carriera studentesca i membri di tomA2 stanno realizzando il sito dove proseguire programmaticamente la propria attività on-line.

 

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