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La città della classe virtuale.
(come l'uomo, la società e lo spazio cambiano sotto i nostri occhi)

di Giacinto Cerviere

 

È argomento molto dibattuto quello della virtualità ipertecnologica e dello spazio in cui tale fenomenologia si manifesta. Possiamo osservare lo sviluppo della città virtuale non soltanto su un livello spaziale ma anche su un orizzonte sociale. Il primo si configura come punto di incontro di proiezioni umane interagenti nel mondo cibernetico; il secondo dà forma ad un ambiente in cui si pianifica la realtà fisica, che rende corpo alle trasformazioni artificiali del mondo naturale. 

I due livelli tendono a fondersi in uno, a penetrarsi a vicenda. Internet è la sfera d'azione che consente l'intreccio, il nuovo asilo telematico pronto ad accogliere identità virtuali. La realtà virtuale sembra emanciparsi dalla precedente condizione di laboratorio del reale materiale. Internet non è solo capace di dispiegare le potenzialità della realtà materiale, non è semplicemente un nuovo regno che vi si oppone; è, più esattamente, una nuova forma di realtà.

Realtà virtuale e realtà reale sono oramai in lotta tra loro, trascinate in un combattimento in cui la "figlia" tenta di assassinare la "madre": la realtà reale utilizza la sua creatura per modificarsi, per conoscere le molteplici possibilità che possono in essa concretarsi; la realtà virtuale si serve della genitrice per fondarsi, acquisire una propria struttura sottraendogli funzioni sociali ed energie umane. Per tali motivi lo spazio fisico appare lentamente procedere verso la smaterializzazione, si deurbanizza, si "restringe" architettonicamente, svuotandosi in sostanza di zone funzionali. I poteri economico, politico e il culturale della città storica vengono a scemare nel momento in cui risultano minati dall'esperienza virtuale, da un modello tecnocomunicativo che elimina privilegi sociali e geografici consolidatisi nel tempo.

[14nov2000]
Internet libera anche l'uomo dal proprio corpo, lo invita al viaggio. O forse alla fuga, semmai dalle limitazioni socioculturali e dalla noia di un piccolo centro situato in territori montuosi, dalla solitudine che sprigiona una periferia di una metropoli contemporanea, dalla tensione psicologica che promana una città media pulsante e caotica. Parafrasando Jean Baudrillard, la realtà virtuale è più potente del sogno ad occhi aperti, annulla ogni ipotizzabile rappresentazione immaginativa poiché essa contiene già ogni cosa.

Ma per via della sparizione fisica degli edifici anche il ruolo dell'architetto è destinato a contrarsi. Con lo sviluppo della virtualità, la sua professione è inevitabilmente privata di molte ricadute estetiche e funzionali da sempre operanti nella realtà reale. L'architettura scompare potenzialmente in parte dal mondo fisico per ricomparire nelle reti telematiche: nei paesi tecnologicamente avanzati gli uffici, le biblioteche, le banche, i musei, i centri commerciali paiono slittare nel ciberspazio lasciando progressivamente all'architettura del mondo fisico il solo compito di pensare e di ripensare all'abitare e alla conservazione delle merci.

Ma bisogna conoscere le insidie che possono sorgere in ogni territorio in via di colonizzazione, reale o virtuale che sia. Le identità che vi agiranno daranno vita ad una nuova classe sociale mai venuta alla luce sino ad ora, definita dal teorico canadese Arthur Kroker "virtual class". Esponenti che possono potenzialmente compiere crimini come colpi di Stato cibernetici esistono (Bill Gates è l'esempio lampante).

La globalizzazione dei mercati internazionali viene accelerata dai velocissimi spostamenti nel mondo di capitali finanziari tramite le reti telematiche. Lo Stato-nazione si disgrega sotto l'azione nomadica del potere economico prima e della forza-lavoro successivamente. Un uomo politico, Massimo D'Alema, quando da segretario di uno dei più grandi partiti italiani ha affermato di possedere meno potere di un giovane agente di borsa che quotidianamente sposta miliardi di lire da Milano a New York ci ha aiutato a capire che non sono più i politici i più influenti modificatori del pianeta e su quali traiettorie comunicazionali si muovono i nuovi potenti. George Soros, considerato da molti il più grande finanziere del mondo (oggi anche generosissimo filantropo), un uomo capace in poche ore e con poche telefonate di mettere in crisi l'economia di intere nazioni, considera il sistema pancapitalista di una pericolosità inaudita.

E allora? Non ci rimane che varcare le porte della città virtuale invece che osservarla e contestarla dall'esterno, avvicinarci senza timore dalla sua parte per modificarne la struttura. Un nostro rifiuto di conoscenza della dimensione digitale equivarrebbe all'accettazione acritica di un futuro che potrebbe apparirci sempre più ostile e cadere nelle mani di pochi.

Giacinto Cerviere
cerviere@iper-spazio.com 

 

Giacinto Cerviere è ricercatore dottorando alla Facoltà di Architettura "Federico II" di Napoli e direttore della rivista iper-spazio.






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