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Tra 'nuovo realismo' e ideologia: riflessioni dopo Mutations

di Nicolò Privileggio

 

Inaugurata lo scorso 24 novembre, l'esposizione Mutations allestita a Bordeaux presso il centro di architettura arc en rêve. L'evento, curato da Rem Koolhaas, Stefano Boeri e Sanford Kwinter, si colloca automaticamente sulla linea delle grandi manifestazioni dedicate, nel corso del 2000, al tema della città: da Archilab alla Biennale di Venezia. Arch'it presenta l'iniziativa attraverso una panoramica di Emanuele Piccardo ed una lettura critica di Nicolò Privileggio.



[06dec2000]
Mutations è il titolo della mostra sulla metropoli contemporanea, curata da Rem Koolhaas, Stefano Boeri e Sanford Kwinter e ospitata dal centro di architettura Arc en Reve di Bordeaux. Obiettivo principale di Mutations è quello di osservare e descrivere la condizione urbana contemporanea, connotata da fenomeni che hanno profondamente trasfigurato l'immagine della città prodotta dalle società del passato.


Lagos, 2000, foto di Edgar Cleijne.


Lagos, 2000, foto di Edgar Cleijne.
La mostra raduna tre differenti contributi di ricerca. Una prima sezione presenta i risultati dell'Harvard Project on the City, ricerca coordinata da Rem Kooolhaas e svolta alla Harvard Design School che prende in esame tre casi studio: l'urbanizzazione del Pearl River Delta in Cina, l'impatto sulla città delle nuove forme del commercio, la metropoli africana di Lagos in Nigeria. Le ricerche svolte sul Pearl River Delta e su Lagos rappresentano la parte più interessante di questa sezione. Esse spostano l'attenzione su fenomeni urbani ancora poco studiati nei quali l'impatto della modernità e dei fenomeni di globalizzazione assume forme e dimensioni inedite per l'occidente urbanizzato. Ciò nondimeno quegli stessi fenomeni suggeriscono delle chiavi interpretative nei confronti delle trasformazioni in atto nella città europea e americana. "...pensiamo di poter sostenere che Lagos rappresenti un caso estremo e paradigmatico di una città all'avanguardia della modernità mondializzante".

Quando lo scorso anno, in occasione di ANYmore (conferenza organizzata dalla rivista americana ANY) vennero esposte a Parigi alcune anticipazioni su Lagos, i temi sollevati non suscitarono alcuna reazione tra i numerosi architetti invitati al dibattito, lasciando trasparire una sostanziale inerzia della cultura architettonica contemporanea nell'occuparsi delle reali dinamiche che investono la città contemporanea. E' questo un problema aperto che a partire dagli anni settanta ha progressivamente sancito il carattere marginale e sovrastrutturale del dibattito architettonico. Esporre oggi ad un pubblico più vasto queste ricerche ha un valore anche in quanto tentativo di reindirizzare lo sguardo verso alcune situazioni emblematiche dei mutamenti in corso che inducono a ripensare l'idea di città.

La seconda sezione dal titolo USE (Uncertain States of Europe) e coordinata da Stefano Boeri + Multiplicity presenta 26 casi studio in varie parti d'Europa che costruiscono nell'insieme una sorta di atlante di alcuni processi e dispositivi di trasformazione dello spazio urbano letti come manifestazione di dinamiche dotate di proprie regole di organizzazione, come manifestazione nello spazio fisico di una contaminazione tra nuove culture urbane e frammenti del progetto moderno. Questo contributo appare nell'insieme come un resoconto molto chiaro ed efficace da un punto di vista divulgativo dei temi di ricerca emersi dal dibattito sulle trasformazioni dell'habitat contemporaneo in Europa che ha visto impegnata nell'ultimo decennio buona parte della cultura urbanistica ed architettonica europee.

Una terza sezione curata da Sanford Kwinter espone una ricerca sulle trasformazioni della città americana osservata soprattutto come composizione dinamica, "territorio di forze in movimento che non cessano di modificarne l'organizzazione". Tra i temi affrontati, vale la pena di segnalare American Surfaces: l'attenzione alle superfici urbane come deposito minerale di nuovi comportamenti e stili di vita sono l'oggetto una straordinaria sequenza di immagini scattate da Alex MacLean.


Disneyworld ,1981, foto di Alex Mac Lean.
Le tre sezioni della mostra hanno un carattere indiziario: partendo da un numero limitato di casi studio si cerca di cogliere e descrivere alcune regole soggiacenti e ricorrenti nei processi di costruzione e uso della città. Si tratta di esplorazioni condotte con l'intenzione di uscire tanto dalle retoriche del caos, che per molto tempo hanno accompagnato le visioni della città contemporanea, quanto dalle interpretazioni che vedono nello spazio urbano contemporaneo una manifestazione degradata della città del XIX secolo. 

Mutations è una sorta di ipertesto nel quale è possibile navigare senza seguire una gerarchia o un indice prestabilito, costruendo innumerevoli percorsi tematici attraverso le singole sezioni che raccolgono un vasto apparato documentario, fatto di fotografie, video, interviste, statistiche, diagrammi, testi. Tutto ciò rende possibile livelli di lettura differenti: ad un estremo la specificità dei casi studio e dei contesti analizzati, le biografie intellettuali dei rispettivi curatori; all'altro estremo alcuni fenomeni prototipici e ricorrenti nelle diverse parti del mondo che fanno cogliere la dimensione e il salto di scala che si accompagna alla nuove immagini della città contemporanea.

Mutations nelle sue tre componenti è stata in prima battuta un dispositivo di ascolto e osservazione della città contemporanea; si pone oggi esplicitamente come progetto di descrizione e comunicazione. A mio modo di vedere questa operazione diventa interessante solo nel momento in cui lavora alla creazione di una distanza critica, di un nuovo spazio teorico dal quale osservare la realtà delle trasformazioni in atto, che chiama in causa il sapere disciplinare dell'architetto e dell'urbanista. Su questo vorrei spendere qualche parola.



1. Mutations porta in primo piano le contraddizioni e i paradossi del progetto modernista, dell'ideale positivista di una progettualità "normativa" capace di controllare la realtà in ogni suo aspetto, di una progettualità che si dà come forma di potere. Almeno in Europa, questo tema è da molto tempo al centro del dibattito, ma è proprio attraverso le immagini eloquenti di Mutations che il contrasto tra un'idea della città moderna codificata e riproposta nei progetti e un'immagine reale prodotta dalle società urbane contemporanee, viene presentato come fenomeno pervasivo.

I modi di costruzione della città possono essere compresi entro un quadro di azioni e processi sociali ed economici del tutto diverso da quello che ha caratterizzato la fase di nascita e sviluppo della città moderna tra il XIX e il XX secolo, alla luce di nuove regole che organizzano i mercati su scala globale, alla luce di un corpo sociale estremamente frammentato nel quale l'individuo consumatore (di beni e di spazio) è protagonista assoluto. 

Mutations mostra l'emergere di innumerevoli soggetti sociali, politici ed economici che si affermano nello spazio con una propria progettualità autonoma, spesso implicita, incrementale, fatta di reciproci adattamenti locali, ma anche fortemente condizionata dai meccanismi della globalizzazione.

La condizione urbana contemporanea richiede certamente, così come emerge da Mutations, un maggiore sforzo di conoscenza e comprensione, e tuttavia ritengo che le dinamiche che muovono e alimentano le nuove situazioni urbane mostrino soprattutto la necessità di un profondo ripensamento del ruolo del sapere dell'architetto e dell'urbanista, dei valori etici e del programma sociale che in esso si esprimono. In particolare le immagini che descrivono la riappropriazione dei frammenti e delle rovine della modernità come quelle del mercato di Oshodi a Lagos o quelle della contaminazione e riprogrammazione dello spazio della dalle "Italie" nel 13° arrondissement di Parigi, le immagini della natura artificializzata dei malls commerciali e delle superfici multicolori dei parchi a tema nelle città americane, le immagini dei territori urbani della Brianza, mostrano l'emergenza di nuovi temi progettuali. 

Al tempo stesso quelle immagini possono rilanciare una nuova riflessione sulle condizioni operative dell'architettura e dell'urbanistica entro quelle dinamiche e sulla reale possibilità di ricostruire una dimensione comunicativa con la società, da tempo assente nella riflessione progettuale.




Bruges, 2000, foto di Bruno Serralongue.
2. Mutations è un tentativo di organizzare e presentare ad un pubblico vasto una serie di temi senza il filtro che deriva di linguaggi codificati e dalle categorie concettuali dell'architettura e dell'urbanistica. Si coglie in questo sforzo comunicativo un esercizio di azzeramento degli strumenti e del vocabolario tradizionalmente utilizzati da queste discipline per descrivere la città, la volontà di riconquistare un approccio libero da pregiudizi ai fenomeni osservati. 

Sono dell'avviso che tutto ciò abbia senso a condizione di mantenere una distanza critica nei confronti della realtà. Adottare nuovi mezzi di osservazione della realtà, prendendo a prestito gli sguardi di altre discipline o esplorando campi espressivi differenti e non omogenei ha un valore in quanto volontà di guardare più in profondità, superando l'opacità di punti di vista settoriali.

Forse non si tratta tanto di abbandonare in toto uno specifico sapere disciplinare quanto piuttosto di rilanciare nuovi temi di progetto mettendo in rete una pluralità di sguardi e dunque anche le differenti dimensioni del reale di cui sono portatori.



3. Infine, al di là delle intenzioni dichiarate di Mutations, ritengo che le immagini contenute nella mostra rilancino la dimensione politica e la responsabilità etica del progetto. L'urbanistica e l'architettura, private delle istanze politiche e sociali che erano loro proprie a cavallo del XIX e del XX secolo, sono alla ricerca di una propria legittimazione sociale, dalla quale esprimere nuove strategie e una propria specifica progettualità.

L'urbanistica e l'architettura possono riconquistare un senso critico e una carica ideologica attorno all'emergenza di nuovi problemi aperti nel mondo contemporaneo, come ad esempio la progressiva erosione dello spazio collettivo tradizionale della città, la pressione dell'immigrazione sulle città europee, l'inurbamento di enormi masse di popolazione nelle città asiatiche, o il costo sociale derivante dallo sprawl nel caso dell'Europa.

Questo ha a che fare anche con la necessità di ricostituire attorno a questi nuovi problemi il valore e la responsabilità culturale dell'azione progettuale e dunque una condizione operativa del progetto come critica alla società esistente. La forte componente di realismo insita in Mutations deve coinvolgere il carattere proiettivo dell'architettura, e dunque deve accompagnarsi ad una più evidente produzione di nuove immagini e idee di città.

Nicolò Privileggio
mail@privileggio-secchi.com





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