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Laboratorio di progettazione sul Centro di Produzioni Culturali al Testaccio



Si è svolto a Roma dal 22 al 25 settembre 2000, all'interno della manifestazione Enzimi, un concorso a inviti in cui cinque gruppi di giovani architetti emergenti italiani sono stati chiamati a confrontarsi, in un laboratorio estemporaneo di progettazione architettonica, sul tema della progettazione di un Centro di Produzioni Culturali Giovanili all'interno dell'ex Mattatoio nel quartiere di Testaccio a Roma.

Il laboratorio, organizzato da Zone Attive con il patrocinio dall’Assessorato alle Politiche del Territorio, è stato introdotto da un seminario durante il quale sono state annunciate esperienze e suggerimenti per stimolare le capacità creative dei progettisti. Ai gruppi selezionati è stato chiesto di proporre una o più soluzioni per la trasformazione dei grandi corpi di fabbrica che separano i padiglioni dal grande spazio aperto di Campo Boario.

Negli spazi espositivi di Enzimi, allestiti presso Campo Lanciani a Roma, i gruppi di lavoro hanno dato vita ad un work in progress di tre giorni consecutivi che li ha visti protagonisti di un "happening" di progettazione architettonica. I progettisti hanno avuto a disposizione gli spazi di lavoro e i materiali necessari per la realizzazione di plastici di studio oltre agli elaborati grafici relativi al Piano di Assetto dell’ex Mattatoio ed ai rilievi degli edifici interessati dall’intervento.

Il workshop è stato introdotto da un gruppo di relatori: Luca Bergamo direttore di Zone Attive, Daniele Casparinetti project manager di LINK di Bologna, Fernanda Lopes responsabile delle relazioni esterne del Lugar Comun di Lisbona, Gabriella Raggi Comune di Roma Dipartimento alle Politiche del Territorio e Monique Veaute direttrice della Fondazione ROMAEUROPA.

A conclusione del concorso i lavori sono stati analizzati da una giuria composta da: Marco Brizzi direttore di Arch'it rivista digitale di architettura, Massimo Carmassi professore di Composizione Architettonica presso IUAV di Venezia, Francesco Cellini preside della Facoltà di Architettura dell'Università Roma III, Francesco Ghio direttore dell'Ufficio Concorsi di Architettura del Comune di Roma, Luigi Prestinenza Puglisi architetto e critico e Carmelo Strano Filosofo e critico delle Arti Visive, membro della direzione della rivista L’Arca.
I cinque gruppi di progettazione che hanno partecipato al workshop di Enzimi erano stati scelti per la diversità delle ricerche in atto e per essere giovani ma già noti nell'ambiente degli addetti a lavori. Nemesi aveva realizzato a Roma un ristorante molto apprezzato per la sua intensità spaziale e aveva in corso di realizzazione una eccellente chiesa nella periferia romana. Centola e Alvisi con Piantelli erano stati segnalati nel concorso per uno stadio a Los Angeles e sono tra gli animatori di New Italian Blood. Il gruppo APST si era fatto notare nei concorsi indetti dal Comune di Roma risultando tra i premiati della Concert Hall di Sarajevo con un progetto di grande valore materico, realizzato con la collaborazione dell'artista Nunzio. Spin design aveva perseguito con grande intelligenza la ricerca sulle nuove tecnologie con un intricato lavoro in bilico tra biologia, ecologia e informatica, pubblicato su Arch'it. Il gruppo UFO, premiato nel concorso di Sarajevo, si era fatto notare per la collaborazione, spesso risolta in via telematica, tra soci appartenenti a situazioni geografiche diverse.



Come si potrà vedere dai lavori qui pubblicati, i risultati del workshop sono stati eccellenti, soprattutto in considerazione dello scarso tempo a disposizione. Segno di una velocità oramai acquisita grazie alle nuove tecnologie informatiche ma anche di una tempestività di scelte e di esecuzione imposte ai gruppi dal frenetico partecipare a gare, concorsi, competizioni. Quel frenetico correre che per alcuni critici conservatori o reazionari sarebbe un dramma, ma che, secondo noi, e' spesso una benedizione perché spinge all'essenziale e impedisce, per mancanza di tempo, ad adagiarsi in formalismi snervati o melensi.

L'oggetto del concorso era la ristrutturazione di una parte del mattatoio, la funerea struttura che occupa una vasta area di Testaccio e che sarà adibita a attività culturali e universitarie. La parte oggetto del workshop è un corpo trasversale che delimita due vaste corti, in passato utilizzato come pelanda dei suini e oggi da trasformare in laboratorio per la produzione di attività culturali, cioè in una sorta di fabbrica in cui si possono costruire lavori multimediali o teatrali, provandoli e testandoli in attesa di mandarli, altrove, in scena.



I progetti dei cinque gruppi, ai quali era stata data ampia libertà di proposta, si sono orientati, come era logico aspettarsi, lungo direzioni diverse. Ma tutti hanno concordato su un punto: ridare al mattatoio una diversa fisionomia, privandolo del carattere spettrale che lo contraddistingue. Impedire quindi che in nome della conservazione -questa maledizione romana e nazionale- si mantenesse la struttura antica senza alterarla profondamente, denunciando come ineffettuali tutti quei comportamenti che, fingendosi assennati e rispettosi, in realtà mascherano con belle parole solo impotenza operativa. E proporre, invece, una visione più moderna dell'architettura in grado di stratificarsi sull'esistente, introiettandone ed esaltandone i valori, ma solo alla luce della nostra contemporaneità e senza nulla concedere a nostalgie, passatismi, storicismi.



Nemesi, mi sembra, compie l'operazione più coraggiosa: scava nel corpo dell'edificio per realizzare una sorta di archeologia artificiale. Ne viene fuori uno spazio costruito da curvature, doppie altezze, cambi di direzione. Una architettura, in sintesi, che si pone come protagonista e non come sfondo delle attività multimediali o teatrali che vi si svolgeranno.

Centola e Alvisi lavorano sulla sezione dell'edificio realizzando affascinanti spazi interstiziali che tra di loro si collegano tramite un gioco di riflessioni (garantiti da specchi posti in copertura) e realizzano una galleria digitale che, con la sua dimensione ipertecnologica, bene contrasta la misura umana del resto dell'intervento. UFO suddivide i cortili adiacenti l'edificio in strisce longitudinali, ciascuna caratterizzata da una funzione, e fa attraversare da queste strisce l'edificio oggetto di intervento.



Nega così la dimensione statica dell'intero complesso, individuando nel laboratorio un momento privilegiato delle tensioni dinamiche della nuova struttura. Spin design paragona i muri a una tavoletta di cera sulla quale è incisa la storia passata dell'edificio e ne verrà incisa la storia futura. Lavora quindi sulla stratificazione di segni e di tracce della memoria che però si integrano e si riattualizzano contrapponendosi con la moderna galleria centrale dalle forme bloboidali.



Anche APST lavora sul tema della memoria recuperando le strutture del vecchio edificio, ma per ridar loro nuovo senso funzionale e formale. Sposta l'attenzione sullo spazio esterno, intervenendo coraggiosamente sulla forma e sui materiali della copertura, ponendo nella piazza antistante una struttura multifunzionale completamente aperta e flessibile agli usi che vorranno farne i suoi utenti.

Di fronte alla qualità di questi cinque progetti non si può essere che ottimisti. Per almeno tre motivi. Sono tutti diversi tra di loro: è finita l'epoca delle scuole con disegni fatti al ciclostile (vi ricordate La Tendenza?).

Nessun provincialismo ne' per eccesso di chiusura ne' di apertura: si respira l'aria delle ricerche europee, ma senza complessi di inferiorità e perseguendo linee poetiche dotate di una propria originalità. Hanno tutti valore metodologico: i progetti, al di la' delle soluzioni date, sono il risultato di riflessioni teoriche che travalicano il singolo oggetto, proponendo linee di ricerca e di approfondimento.

Torniamo al mattatoio. Tra poco dovrebbe partire la ristrutturazione dell'edificio che è stato oggetto delle attenzioni del workshop. Sarebbe un vero peccato che tanta energia creativa andasse sprecata e che l'affermato progettista a cui verrà dato l'incarico non tenesse conto delle indicazioni emerse. Sarebbe l'ennesimo spreco di energie che come, abbiamo visto, ci sono, producono eccellenti risultati ma sono spesso mortificate da un sistema -culturale più che politico- che ha molta paura a puntare decisamente sul nuovo.

Luigi Prestinenza Puglisi
l.prestinenza@agora.it 




[04jan2001]
APST STUDIO
Gianluca Andreoletti
Maximiliano Pintore
Stefano Tonucci


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La logica del "limite". Portare l'esperienza estetica ed i suoi significati fino ai confini dell'insignificante, dell'ovvio, attraverso una scrittura bianca, amodale.
NEMESI STUDIO
Michele Molè
M. Claudia Clemente


con
Francesco Isidori
Emiliano Roia
Andrea Quagliola
Davide Quagliola
Daniela Durante

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Il Centro di Produzioni Culturali Giovanili è di per se stesso il luogo eletto della promozione dell'inesplorato e della sperimentale creatività dell'artista, dell'interazione e della contaminazione, capace di favorire l'aggregarsi ed il coagularsi di differenti e nuove possibilità espressive.
SPIN+
Filippo Innocenti
Maurizio Meossi


con
Roberto Vangeli

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Il Centro come medium trasformabile, substrato plastico e neutrale su cui ogni produzione artistica lascia traccia del proprio passaggio attraverso segni destinati ad essere rimodellati o cancellati come su una tavoletta di cera.
S-TUFF
Luigi Centola
Massimo Alvisi
Mauro Piantelli


con
Eleonora Barone
Junko Kirimoto
Pietro Peyron
Claudio Ronconi
Koichi Tayama

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Abbiamo voluto porre dei problemi concreti e indicare una precisa strada per risolverli individuando le potenzialità inespresse dell'area le stratificazioni delle preesistenze, un rapporto originale tra nuovo ed esistente e soprattutto lo sviluppo di un programma innovativo. 
UFO
Andrew Wai-Tat Yau
Claudio Lucchesi
Denis Balent


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