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Paesaggi banali

di Giuseppe Mantia

 

Intro

Mettendo su di un tavolo le nostre membership card, carte di credito, bancomat ecc., ossia gli oggetti che ci portiamo dietro costantemente, possiamo scoprire come noi siamo parte di un complesso sistema collettivo sociale, economico e culturale. E sebbene essi non siamo esempi estremi, ci meravigliamo dei nostri mazzi di chiavi. E ancora, il fatto che noi siamo buoni amici e inoltre lavoriamo insieme non ci porta necessariamente a possedere le stesse cards. Riscontriamo invece solo poche similitudini nella nostra ripetitiva collezione di impronte digitali. Questo semplice esempio ci rivela uno dei principali principi di organizzazione nei sistemi della cultura contemporanea e anche la facilità con cui ogni singolo individuo può essere riconosciuto.

[21jan2001]

Lo spazio dell'acquisto.

Nelle decadi passate il processo di determinazione dell'identità ha subito un tremendo spostamento relazionato all'aumento del grado di mobilità, ed ora esso si avvia verso l'individualizzazione. Le barriere tradizionali verso qualsiasi tipo di contesto strutturato continuano a perdere di significato. Un'enorme pluralità caratterizza la cultura urbana, i confini si dissolvono in una maniera tale che eventi di tipo sottoculturale coesistono ad eventi di carattere istituzionale nella città contemporanea. Vivere in un determinato luogo non significa necessariamente identificarsi con esso. Può deviare estremamente dagli spazi in cui socializziamo, comunichiamo e collaboriamo con altre persone. Gli spazi abitativi divengono separati dallo spazio sociale, dallo spazio del lavoro e da quello della comunicazione. In breve siamo sempre più a casa in una situazione completamente"homeless". I territori urbani, così, si trasformano in un territorio fluido costantemente sottoposto a cambiamenti e trasformazioni. Ma cosa significa tutto ciò per l'urban designer confrontato con la natura fluida del territorio urbano all'interno del quale lei/lui operano e per cui sviluppa proposte progettuali?


Infrastruttura domestica.

Giuseppe Mantia (Vicenza 1964) studia presso la Facoltà di Architettura dell'Università di Venezia IUAV (laurea 1991). Segue inoltre il corso post-lauream presso il the Berlage Institute Amsterdam, Postgraduate Laboratory of Architecture conseguendo il titolo di master nel 1998. Collabora con gli studi Gregotti Associati International di Milano e Venezia, Concalo Souza Byrne and associates a Lisbona e De Architekten Cie Amsterdam. Nel 1996 fonda con Karl Amann lo studio Nowhere architects Amsterdam. La sua ricerca sul paesaggio del nord-est italiano, dal titolo "Interferenza. Un paesaggio banale" indaga nuove metodologie di lettura della città contemporanea. Attraverso una serie di proposte progettuali propone una strategia di stratificazione programmatica sul territorio. Nel 1998 (con Karl Amann) è tra i dieci finalisti del Concorso per il progetto della nuova sede dello IUAV. Nel 1999 (con l'architetto greco Sofia Vyzoviti) è vincitore al Concorso Europan 5 con un progetto per l'area greca di Atene-Amaroussion. La sua ricerca progettuale è pubblicata su "Daidalos", "Quaderns" e "Il Progetto"; nel cofanetto 5tudi è contenuta una monografia sul suo lavoro. Recentemente ha esposto un suo progetto al Padiglione greco in occasione della 7a Biennale di Architettura di Venezia. Svolge attività professionale e di ricerca tra Venezia, Amsterdam ed Atene, didattica presso il Politecnico di Milano.
Certe questioni emergono con costanza. Come flussi, tecnologie e moderni media hanno cambiato le relazioni all'interno del paesaggio contemporaneo, ad esempio tra comportamenti e paesaggio? Che strumenti possiamo usare per leggere le condizioni in trasformazione del reale? Come la vita di ogni giorno può divenire produttiva per urbanistica ed architettura? Possiamo ancora parlare di spazio pubblico oggi e se sì che cosa significa? Come si manifesta il collettivo oggigiorno e quali sono i modi di muoversi e sedimentarsi nel paesaggio reale? Il caso di studio seguente tenta di fornire risposte a tali questioni sviluppando nuovi dispositivi di lettura della realtà, non attraverso l'analisi di disegni e planimetrie astratte, ma dall'interno della società tenta di decifrare le trasformazioni in atto nelle relazioni sociali, economiche, culturali ed informatiche e il loro impatto sulla cultura urbana.

Questo implica, inoltre, che noi stiamo operando in un contesto che non è solo caratterizzato dalla fisicità dei luoghi ma dipende sempre più da impatti e flussi che appartengono ad una più larga scala e sono legati a una lettura socio-morfologica molto complessa del quotidiano. Oggi risulta necessario mettere a punto nuovi modi per leggere le condizioni socio-morfologiche della città. È cruciale riconoscere processi che rompono con i precedenti modelli organizzativi e si relazionano a nuove dimensioni quali velocità e mutati contesti infrastrutturali, tecnologici e mediatici. Si tratta di definire differenti metodologie di lettura come base per la costruzione di mappe operative. Il paesaggio "banale" della dispersione contemporanea nel nord Italia si costituisce come terreno fertile per la comprensione di fenomeni sociali e spaziali in mutamento. È necessario esaminare strutture e relazioni del quotidiano attraverso tecniche basate su verifiche reali sul campo sottoforma di "fieldwork".

Le tecniche possono essere di diverso tipo: interviste applicate, mappatura di network televisivi locali e non, sguardi fotografici sul paesaggio e sulle atmosfere contemporanee, registrazioni video dalla prospettiva dell'automobile. L'assemblaggio delle diverse tecniche aiuta a identificare un complesso sistema di mutate strutture sociali dove il collettivo sfuma verso un'individuale "riflessivo". Trame di comportamenti, forze organizzative destrutturate s'intersecano trovando ragione di essere nelle infrastrutture materiali ed immateriali.



Interviste


Individualità.
La prima operazione è redatta sul campo. Usando un questionario si tenta di decifrare trame comportamentali quotidiane e le loro relazioni con la tecnologia e i media. Come si relaziona la persona con l'esterno? Che luoghi frequenta per lavorare, per consumare e per il tempo libero? Le mappe che risultano da questa esplorazione dimostrano come gli individui si dispongono e si relazionano nello spazio portando alla definizione di flussi ed intensità imprevedibili rispetto ad un vicino passato.



Zapping

I media moderni influenzano in modo rilevante i nostri comportamenti giornalieri. Sullo schermo televisivo l'occhio incontra una copia del banale quotidiano. Canali commerciali locali come network televisivi mondiali interferiscono e producono reciproche influenze contribuendo alla creazione di comportamenti, stili di vita e desideri i quali lasciano riguardevoli tracce sullo spazio fisico. Seduti sul sofà con il telecomando in mano si può facilmente fare zapping tra un canale e l'altro scoprendo ogni cinque secondi di tempo i paesaggi inaspettati del quotidiano.



Lo sguardo


Media network globale.


Media network locale.

Paesaggio metropolitano.


Diagramma dei paesaggi individuali.
Paesaggi che usualmente ammiriamo su iconografie appartenenti alla storia mostrano nuovi skyline e nuovi oggetti in movimento tra essi. Luci e riflessi lucenti di automobili ci rendono consapevoli di differenti vite che entrano in contatto. Oggetti tradizionali, come fattorie e chiese rimangono oggetti sebbene spesso trasformati nei loro usi. Un'autostrada o un grande shopping mall con un cinema multisala definiscono differenti relazioni con il paesaggio esistente creando nuove atmosfere. Le relazioni spazio temporali cambiano la scala delle strutture di comunicazione e il significato di spazio pubblico. Si può fare "zapping" verso molteplici luoghi nel proprio tempo libero all'interno di un raggio d'azione di circa 100 Km.



Guidando


Spazi dialogo: chiosco temporaneo notturno.


Spazio dell'attraversamento: tunnel.


Spazi dialogo: il parcheggio e il mercato.
La percezione della città muta con il tempo. Un pedone percepisce una sequenza spaziale in maniera differente da un autista d'automobile. Una telecamera installata su di un automobile è un buon mezzo per catturare reali condizioni spaziali. Si sono fatti due viaggi seguendo il medesimo tragitto: il primo alle 6 del pomeriggio quando la giornata lavorativa volge al termine; il secondo la notte alle 11. In questa maniera si sono registrati mutazioni d'atmosfera, localizzazioni di comportamenti particolari, sovrapposizioni di differenti programmi nello stesso spazio in tempi diversi.



Queste quattro tecniche ci aiutano a registrare la città in numeri, flussi ed atmosfere che definiscono delle differenze in uno spazio in cui corpi agiscono come attori su di uno stage. La città è il luogo dove tensione tra numeri ed atmosfere ci parlano di relazioni dialettiche tra razionalità ed inconscio. Chiarezza e deformazione interagiscono nel paesaggio chiamato città. La città è una collezione di unità ambientali e isole culturali. Gruppi sociali con i loro propri vocabolari si intersecano attraverso gli individui. Quest'ultimi oggigiorno possono scegliere tra diverse sottoculture per definire le loro proprie identità. Ma la città è anche stage, regno di gestualità. Le sottoculture sono semantiche proiezioni degli attori. I differenti vocabolari sono come "samples", materiali combinati con il fine di produrre un suono od un opera.

È naturale che il nostro paesaggio urbanizzato stia attraversando tremende trasformazioni e che la frammentazione della forma fisica nella città produca una crescente mobilità individuale, oltre che pluralità delle possibilità. Questi processi sono gli ingredienti per nuove strategie e interventi. Essi si dispiegano nel territorio urbano e si combinano per la creazione di nuove collettività e spazi pubblici.


Il giorno e la notte. Differenti qualità di atmosfera.

Pixelled city: città di geometrie diverse, spazi della compressione e
della dilatazione.
La città si costituisce come un network infrastrutturale esistente che fornisce relazioni e tensioni tra i differenti aspetti della vita urbana. Attraverso la sovrapposizione di differenti livelli di attività e reti si possono produrre zone in cui certi processi possono avere luogo. Nuovi livelli di reti infrastrutturali possono provvedere a nuove formazioni di comunità e interferenze di struttura esistenti. Questo ci permette di creare zone che non sono riferite a consolidati contesti ma anche a certi networks e comportamenti sociali più "deboli". Questa nozione di città multilivello che fornisce una più complessa lettura si può chiamare: "PIXELLED CITY". Essa è una città fatta con performance di vita, strane geometrie, dove compressione e decompressione rappresentano diverse atmosfere, intensità ed energie. Come è possibile all'interno di una situazione frammentaria usare le potenzialità delle intensità ed energie in modo tale da produrre un paesaggio critico? Si propone INTERFERENZA come dispositivo operazionale per la manipolazione delle condizioni esistenti e per fornire potenziale alla vita urbana. Ne deriva: Interference city.

Essa è la città del continuo spostamento dei bordi, dei confini e delle soglie.
È la città della densità spazio temporale, dello scambio delle informazioni, dei mezzi e del pensiero.
È la città delle infrastrutture materiali ed immateriali.

In essa OSMOSI, INFILTRAZIONE e SIMBIOSI sono collanti, motori e stimoli per nuove e imprevedibili condizioni.

Giuseppe Mantia
gius21@hotmail.com
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