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Dalla birra all'arte: una logica dell'ebbrezza

di Luca Galofaro e Yves Nacher

 

- 25 luglio 2000: il Comune di Roma bandisce un concorso internazionale per l’ampliamento della Galleria d’arte moderna e contemporanea di Roma. Luogo: l’ex-birreria Peroni. Sfida: dare senso e coerenza ad un complesso disparato, un po' raffazzonato, in un quartiere che non lo è meno, pur avendo avuto in passato un'identità molto forte proprio per la presenza della ex Birra Peroni, ed una forte componente residenziale.

- 19 aprile 2001, ora di pranzo: una giuria internazionale premia, fra 120 progetti, la proposta dei parigini Odile Decq Benoît Cornette architectes (con Burkhard Morass). Più che un progetto, il concetto sostenuto da Odile Decq si presenta come una strategia per fare vivere l’arte contemporanea nello spazio, per organizzare le condizioni sensuali prima che culturali di uno spazio della città attraverso i racconti contemporanei delle arti visive. Fuori le percezioni distaccate dai sensi e via libera all’edonismo degli occhi e del pensiero. Più che una galleria, un territorio stratificato largamente aperto sul quartiere e sulla città, diventato parte integrale della forma urbana e della sua vita.

- 19 aprile, ora dell’aperitivo: in giro con Odile attraverso la sua Roma. Elenco/diario di bordo di due ragazzi e un motorino.



[21apr2001]

Landscape garden.


Spazio espositivo.




Immagini dal foyer.

1. Ricordo Deleuze e Guattari per i quali il territorio è un'azione che modifica gli ambienti ed i ritmi, che li territorializza… precisamente vi è territorio dal momento in cui delle componenti d’ambiente cessano di essere direzionali per divenire dimensionali, quando cessano di essere funzionali per divenire espressive.


La corte d'ingresso e la vista da via Nizza.


Immagine della terrazza ristorante.

2. Impressione che lei sia riuscita esattamente a fare questo, a trasformare la corte degli isolati romani “che si rivelano all’improvviso come paesaggi nascosti con i loro alberi e i loro giardini” in un luogo altamente espressivo, una strada-terrazza che lentamente diventa paesaggio, vivo e sensuale che si proietta sulla città stessa attraverso l’interferenza con le azioni artistiche in esso contenute, un luogo ambiguo come omaggio alle terrazze romane occupate abusivamente, al cinema di Ettore Scola che le usa per le sue storie, ma specialmente alla loro vita fra intimo e sociale, uno spazio pubblico tessuto strettamente nella continuità della strada che diventa di tutti: insomma il paradosso di muri... proprio fatti per non restarci dentro. L’esempio che meglio definisce il significato di espressività per uno spazio lo ritroviamo sempre nel testo di Deleuze e Guattari: Consideriamo un esempio come quello del colore, degli uccelli o dei pesci: il colore è uno strato di membrane, ed anche nell’architettura può essere usato per guidare e ridefinire lo spazio, colore che rinvia a stati interni ormonali; ma il colore resta funzionale e transitorio, finché è legato ad un tipo d’azione (sessualità, aggressività, fuga). Diventa invece espressivo quando acquista una costanza temporale e una portata spaziale che ne fanno un segno territoriale o piuttosto territorializzante: una firma. Il rosso “che rappresenta la vita, il sangue che scorre nel corpo” è un muro che dalla galleria su strada attraversa il museo e può essere usato dagli artisti per raccontare lo spazio al visitatore.


Lo spazio espositivo.

Location plan.

Prospetto su via Cagliari.


Prospetto su via Nizza.


Sezione BB.

3.
Sapore di carte imbrogliate. Il museo è un pretesto: in realtà usare l’edificio come spazio pubblico significa permettere ai fruitori di scoprirlo lentamente nel corso del tempo, si cercherà di venire in questa ex-fabbrica per tante ragioni diverse (mangiare fra arte e cielo, prendere il sole, proiettare i soliti riti sociali dello spazio pubblico, sperimentare sensazioni mentali e corporali inedite) e ci si ritroverà anche a vedere una mostra, a godersela in sintonia con la vita. Solo dopo essersi innamorati di questo spazio si comprenderà proprio il valore dell’arte racchiusa in esso.


Pianta a quota +4,50.


Pianta a quota 0,0.


Site plan.


Sezione trasversale AA e piante.


Pianta a quota -4,50.
4. Trasgressione: Odile continua ad insistere su come le texture, i materiali naturali ed artificiali trasformeranno questo luogo in paesaggio naturale, su come sia necessario entrare in contatto fisico con l’architettura. Ma noi siamo già convinti, riusciamo perfettamente ad immaginarci presto di fronte ad un buon bicchiere di birra a guardare la città dall’alto in un museo che forse museo, nel senso più tradizionale non sarà mai…


Immagine della terrazza ristorante.

5. Anticipazione su quel modo di vivere l'architettura coi sensi: è veramente l'ora dell'aperitivo…

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