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Mondo Gradasso. Smargiassi e Smargiassini alla riscossa

di Francesca Pagnoncelli

 

Ludovico Ariosto scrive, nei primissimi anni del secolo XVI, un poema in cui canta de “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese” e in cui descrive, sullo sfondo della guerra religiosa tra cristiani e musulmani, una lunga e variegata serie di tipologie umane. Tra di esse il personaggio di Gradasso, secondario ma consegnato alla storia dall’uso ancora attuale, anche se non comune, del suo nome per indicare un tipico difetto caratteriale umano.

Gradasso, nel poema cinquecentesco, è un comandante dell’esercito dei saraceni guidati dal re Agramante. Difetto di Gradasso, più volte sottolineato nello svolgersi delle vicende, è il suo continuo vantarsi di gesta non compiute e di doti non provate. È colui che giunge al momento giusto dove altri hanno seminato e ne raccoglie i frutti; è colui che si pavoneggia senza avere alcune effettivo merito; è colui che giudica dall’alto di una superiorità che nessuno gli ha mai riconosciuto.

[01oct2001]

Il gradasso va molto di moda, soprattutto in certi ambienti: prendiamo ad esempio il mondo politico. La nuova era apertasi con la costruzione della Casa delle libertà ha effettivamente favorito la dissennata moltiplicazione e diffusione della tipologia del gradasso. Ai diversi piani dell’abitazione politica, la cui profondità di intenti e di programmi compete con le più seguite vicende della casa del Grande Fratello, la gradasseria viene servita a colazione ogni mattina. Chi segue, come fanno mi auguro gli architetti, le mosse del Ministero della Cultura -quindi inevitabilmente del suo protagonista–conduttore di spettacoli quotidiani, il Sottosegretario Vittorio Sgarbi- non può fare a meno di notare che l’essere gradasso va di moda, è auspicato, anzi è obbligatorio. Il Sottosegretario risulta scioccante in ogni suo intervento ufficiale e ufficioso, disarmante per la sicurezza con cui ostenta le sue opinioni personali e la disinvoltura con cui usa espressioni linguisticamente condite per esternare il suo verbo. Lo Sgarbasso, come lo chiamerebbe probabilmente Benni, fa delle sue opinioni delle leggi di condotta e di intervento culturale ed è allarmante soprattutto quando afferma, come ha fatto senza mezzi termini durante un’intervista rilasciata a Venezia, che il potere è dalla sua, quindi lo userà come meglio crede e contro chi crede. Lo userà contro la Melandri piromane, contro gli architetti di sinistra che hanno rovinato l’Italia (mi chiedo chi sia l’architetto che ha progettato Milano 2/3. Se non ricordo male è stata una visione del “Berlusconi Urbanista” realizzata dal “Berlusconi Imprenditore” grazie al lavoro dei “Berlusconi Operai”), contro il progetto di Arata Isozaki per l’uscita degli Uffizi di Firenze. Tutto questo con un unico e altruista obiettivo, proclamato a Venezia: fare in modo che gli intellettuali veri stiano a proprio agio tornando, come è loro dovere, all’opposizione. Questo può significare o che lo Sgarbasso si ritiene un deus ex machina o un macellaio della cultura. Difficile a dirsi.

Viene da domandarsi: come combattere lo Sgarbasso? Pare che riti woodoo e formule magiche non abbiano alcun effetto sul poter dello Sgarbasso. I modi per renderlo innocuo sono, probabilmente, due: rinchiuderlo in cella d’isolamento in modo che la sua smargiasseria non possa esercitarsi su nulla e nessuno; togliergli la terra di sotto i piedi isolandolo dal mondo. Fare terra bruciata attorno ad uno Sgarbasso non è affatto facile: egli si accompagna spesso a smargiassini di varia natura, più o meno pubblici. Uno di loro si è da tempo palesato: è l’architetto brutalista – poeta del caos sublime, vate della nuova era che avrà nella sua pregevole ed evanescente architettura la sua miglior interpretazione. Quanta modestia. Il Massimiliasso procede a braccetto con lo Sgarbasso nella riprogrammazione e nella conquista del mondo. I nostri profeti, che vedono il maligno ovunque non siano passati loro, finalmente ci apriranno gli occhi e ci faranno capire che bisogna cancellare tutto ciò che si è realizzato dal ’68 in poi e prendere a modello il Fascismo che ha portato con sé la modernità progettuale (siamo sicuri di voler un nuovo stile piacentiniano?).


Il mondo della cultura intero, o quasi, dovrebbe, con una continuità, attenzione e pervicacia quasi maniacali, denunciare le aporie di ogni affermazione, negare l’evidente turlupinatura dell’atteggiamento, ridicolizzare senza tregua i gradassi senza mai attaccarli direttamente. Si sa infatti, sin dall’epoca dell’Ariosto, che un gradasso provocato è capace di azzannare senza ritegno qualunque oppositore. Lo Sgarbasso in particolare tende a minacciare gli avversari di denuncia, di licenziamento, di castrazione; il Massimiliasso si limita a farsi bello con gli errori altrui e a progettare la fantastica città del futuro dominata da edifici trasparenti, da nuvole d’oro, da una multimedialità ben confezionata. Bestie pericolose. Chiunque avesse suggerimenti riguardo altri ed efficaci metodi per l’ammansimento dei gradassi del nuovo millennio è pregato di scriverlo alla redazione o di stampare e diffondere volantini anonimi in ogni angolo della nostra beneamata penisola.

Il congedo:
Quel ch’io vi debbo, posso di parole
pagare in parte, e d’opera d’inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono;
che quanto io posso dar, tutto vi dono


Francesca Pagnoncelli
f.pagnoncelli@libero.it
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