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Memorabilia

di Ugo Rosa

 

Scrivo per commemorare un defunto che defunse per eccesso di benessere. E morì, questo lo possiamo dire, sorridendo e con la pipa in bocca.

Il quadro della salute.

Le esequie, questo è vero, non si sono mai svolte perché egli, ad ogni buon conto, era già stato sepolto preventivamente. Il suo ottimismo risultava da un pezzo sospetto. Al momento della dipartita, perciò, dimorava già da tempo in un loculo munito di tutti i comfort: botticella di grappa, videocassetta di Baricco declamante e acclamato, libricino con citazioni di Umberto Eco che cita Woody Allen che cita Marshall Mc Luhan che cita Umberto Eco (ecco cos'è veramente il circolo ermeneutico…).

[25dec2001]

 

Era, senza volergli toglier nulla, un perfetto minchione.
Era l'architetto di sinistra.
Ma, più generalmente, era l'intellettuale di sinistra. 

Vi ricordate l'intellettuale di sinistra? Fino a ieri non solo questa domanda non avrebbe avuto alcun senso, semmai ci si sarebbe persino stupiti dell'aggettivo. L'intellettuale medio era di sinistra per definizione o, perlomeno, era simpatizzante. Praticava senza alcuna eccezione il galateo del "politically correct", tra i suoi profeti c'erano Roland Barthes e Levi-Strauss (piano piano, magari, sostituiti o affiancati, ma in modo sostanzialmente indolore, da Lacan, da Foucault, da Blanchot e da Derrida), consultava stoicamente l'enciclopedia Einaudi e, misteriosamente, si divertiva tantissimo alle battute di Woody Allen. Quando riteneva che tu non fossi in grado di capire ti faceva subito un esempio spiritoso che ti riduceva al lumicino, ma che lui, visto appunto che Umberto Eco provvedeva a fornirglielo ex cathedra a mezzo stampa e a prezzo politico, usava senza parsimonia né misericordia intellettuale ("mettiamo che tu ti trovi, naufrago, su un isola deserta ed incontri un tale che a sua volta ha fatto naufragio. Per uno scherzo del destino ambedue vi chiamate Venerdì…" ecc.).

Chi ha frequentato l'università nei favolosi anni Settanta (eh… colleghi architetti, soprattutto le nostre facoltà…) lo conosce di sicuro a menadito: la linguistica, la semiologia, la prossemica e il maglioncino peruviano, la fascia di collo di un metro e ottanta, portata impavidamente a rischio di strozzarsi nella ruota posteriore del vespino come Isadora Duncan, il mocassino, l'occhietto languido e pensoso con il quale pareva sempre cercare il pelo nell'uovo e in realtà puntava il culo opulento dell'assistente (tutto da immaginare sotto l'ampia e lunga gonna zingaresca, come la bocca sotto lo chador… desiderabile, ahi!, quanto desiderabile, alla faccia di ogni femminismo).

Tempi che furono, ricordi da libro cuore.
Oggi tutto questo è perduto.

E come sempre, che rabbia!, finiamo per concludere che si stava meglio quando si stava peggio. Intendiamoci: che l'articolo appena descritto, con i suoi cioè e le misure in cui, con la prospettiva storica e il fonema, con la fenomenologia dei puffi e l'analisi linguistica di Tex Willer, con le Lidie, le Lalle e le Piere, con i baffi, la pipa e il pantalone di velluto a coste, fosse un cretino sesquipedale è cosa pacifica. Non sarebbe neppure il caso di stare qui a discuterne.

 

Perché, allora, questa nostalgia? Perché questo rimpianto?
È presto detto: il cretino non è scomparso, si è solo trasformato. E si è trasformato, come sempre capita ai cretini, in peggio.

Era prevedibile, del resto.

Quando si rinnova la bottega ai soprammobili si cambia posto, prima andavano benone in alto a sinistra ora vanno meglio in basso a destra, basta spostarli da uno scaffale all'altro: loro, tanto, dove li metti stanno.

Oggi l'intellettuale veramente à la page o è di destra o, perlomeno, simpatizza. Per la precisione fa la fronda, prima "fronteggiava" la destra, oggi la frondeggia, questione di dentali, ma anche di ganasce: al momento è frondeggiando che si mastica meglio. I migliori l'hanno capito a perfezione. Lo stato dell'arte li reclama sul "Foglio" di Giuliano Ferrara, se non ci scrivono, quantomeno, lo leggono e lo citano. Mordecai Richler ha sostituito Woody Allen, Franco e Ciccio hanno preso il posto di Sartre, Celine ha rilevato Marquez, Nolte ha fatto fuori gli Annales e la Storia viene revisionata già alla fonte, ancor prima di nascere. All'orizzonte si profila la piena rivalutazione di Edwige Fenech e di Mike Bongiorno, Roberto Benigni nella polvere e Alvaro Vitali sugli altari. I magazzini, finalmente svuotati e areati, sono pronti a riempirsi della paccottiglia riciclata che il mercato culturale richiede a gran voce: l'occidente con i suoi valori (non relativi, bensì assolutissimi), la civiltà del mercato (anch'essa per niente relativa), il male e il bene, l'amico e il nemico (povero, caro Carl Schmitt, chi te lo doveva dire che saresti finito tra le citazioni preferite dai gazzettieri...), buttiamo a mare tutti i sofismi e i distinguo, roba per femminucce, qui o si fa l'Italia o si muore (e, in fondo, il fascismo… in fondo, Pinochet… in fondo, Pippo Baudo… in fondo, l'inquisizione… in fondo, le crociate… in fondo, il colonialismo…).

Sono gli alti e bassi della borsa culturale, le fluttuazioni del mercato.

E poi, come diceva quel cornuto di Mussolini (se siamo revisionisti dobbiamo esserlo fino in fondo perché il revisionismo storico è come la guerra: a chi tocca tocca; va dunque dolorosamente accettato il fatto che il Duce, questo indomito toro da monta, dovesse stare molto attento a che le corna non gli si impigliassero nei lampadari di palazzo Venezia), come diceva, dicevo, quel Grande Cornuto: "il giornalismo è scuola di vi-ta" e, per di più, "i giornalisti devono essere moralmente e tecnicamente pre-pa-rati". Perciò tutto a posto: se ci si aggiorna, ci si adegua e ci si modernizza, immancabilmente, "tutte le mete saranno rag-giun-te".

Come dire: nella cretineria nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto, sempre e solo, si trasforma. E qualche tempo fa il professor Massimiliano Fuksas, in veste di giornalista-architetto, ci ha regalato questo scoop spettacolare: "gli architetti di sinistra hanno distrutto l'Italia".

Che bello.
Quando si dice il tempismo.

Ugo Rosa
u.rosa@awn.it

 

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