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Architetture integrali

di Matteo Chini

 

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L'artista, secondo una vecchia definizione di Marshall McLuhan, è "l'uomo della consapevolezza integrale", è colui che in mezzo agli altri uomini è in grado di intendere e di percepire i cambiamenti in atto nell'orizzonte sociale e tecnologico del suo tempo. E in qualche modo di anticiparli. Non è, con questo, che il suo compito si fondi su una conoscenza approfondita delle tecnologie o delle scoperte scientifiche più all'avanguardia, ma bensì sulla coscienza degli effetti che queste innovazioni impongono alle dinamiche sociali e culturali dell'epoca in cui vive. In altre parole il rapporto si fonda sull'omologia piuttosto che sull'analogia, su una identità di meccanismi di funzionamento piuttosto che su una superficiale somiglianza di forme.


Sorgane (Firenze 2002). Lambda su cibachrome, 70x80cm.

Il lavoro di Enrico Amante riflette in modo assai chiaro questa modalità cruciale della creatività artistica. Esso sviluppa, per sua stessa ammissione, "i nessi tra computer, fotografia e architettura", il rapporto nascosto e tuttavia paradigmatico tra spazio percepito e modi della percezione attraverso quello strumento duttile e pervasivo che è il computer. Dove lo spazio percepito è quello tutto contemporaneo della metropoli, esperito nella velocità e nella fretta, popolato di immagini pubblicitarie, di non-luoghi, di palazzoni e di anonime unità di abitazione.


Camion (Berlin 2001). Lambda su cibachrome, 60x90cm.

[08may2002]
In questo senso una lunga storia lo precede, una storia che parte da lontano e che ha in Berlino. Sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann (1927) un suo illustre antecedente. All'inizio di questo film straordinario alcuni frammenti astratti che ricordano i motivi "a onda" delle pellicole non oggettive di Ruttmann si intrecciano alle immagini di passaggi a livello, binari e cavi elettrici. Si scopre così nel panorama metropolitano la struttura nascosta di una "bella forma", la valenza estetica di conformazioni che possono sembrare casuali ma che riposano su un ordine geometrico complesso. E' un lungo percorso si diceva, che passa per il reticolo dinamico delle composizioni new-yorkesi di Mondrian (Broadway e Victory boogie woogie) su su fino ai grandi circuiti colorati di Peter Halley. Il tema rimane sempre la percezione della città, una percezione che si svolge rapida nel ritmo sincopato del traffico stradale, omologo al fluire concitato della musica moderna. Una percezione che svela omologie tra tessuto urbano, sensibilità ottica, strutture estetiche e serrate scansioni musicali. La visione (e la conoscenza) si realizzano cioè nel flusso di immagini che sembrano strutturate su moduli regolari e razionali e che normalmente passano in modo inavvertito dalla sensibilità alla coscienza.


Palazzo (Berlin 2001). Lambda su cibachrome, 60x100cm.

In questo senso il lavoro di Enrico Amante fornisce un approfondimento di tipo analitico al tema. Egli infatti isola all'interno dei suoi "city-scape" (tra i quali -forse non a caso­ figurano spesso panorami berlinesi) un modulo di base esemplato sul punto di incontro ortogonale tra linee orizzontali (le strade) e verticali (i palazzi) della caotica trama urbana. Il modulo viene successivamente iterato in modo indefinito al computer generando un paesaggio piatto, irreale ed onirico che ricorda le figure paradossali di Maurits Cornelis Escher (tra l'altro Salita e discesa del 1960). Il procedimento, come si vede, è quello tutto contemporaneo del "prelievo" e della successiva collocazione "straniante" del materiale "già pronto", un vero e proprio "ready made" in forma fotografica. Il modulo di base viene sottoposto ad un processo inflattivo e decontestualizzante, incrementato dalla presenza contraddittoria di elementi vegetali che ne amplificano l'aspetto "disumano".


Ciclista (Berlin 2001). Lambda su cibachrome, 90x45cm.

L'effetto finale è quello di risignificare, cambiandone senso e funzione, il paesaggio urbano che ci circonda. Il cortocircuito delle immagini produce insomma un senso nuovo e inaspettato, nella migliore tradizione surrealista. Il ciclista, il dubbio, noglobal e altre delle "animazioni" di Amante riportano alla solitudine metafisica dei quadri parigini di de Chirico e con essi condividono la presenza inquietante e spettrale delle architetture. Ciò che prima veniva avvertito nel caos e nella casualità di sensazioni oscure viene riproposto -tramite la tecnica dello straniamento- ad una percezione più chiara che non ne svuota però il contenuto e ne rispetta i ritmi rapidi e polifonici. Alcuni personaggi animano questi paesaggi virtuali. Sono persone colte nella loro tipicità, abitanti, passanti affaccendati, tracce organiche di senso nel continuum spaziale del cemento, flaneurs loro malgrado che vagano in spazi smisurati e inospitali. Essi sono spettatore e artista insieme. Come dice bene Enrico Amante: "io sono il berlinese davanti alla farmacia, la donna che passeggia. I personaggi ritratti parlano per me: attraverso la loro immagine, vivo la città".


IGZ (Berlin 2001). Lambda su cibachrome, 65x70cm.

Artista allora è colui che sceglie l'immagine estrapolandola dalla realtà, colui che riorganizza il materiale all'interno di codici nuovi, colui insomma che non rappresenta ma che ri-presenta con coscienza totale i cambiamenti di un mondo che scorre troppo veloce per essere bloccato dall'occhio umano, ricollocandoli in una unità di senso completa e trasmissibile.

Matteo Chini
Enrico Amante è nato a Firenze nel 1972. Laureato in legge, si occupa di diritto urbanistico. Fotografo, ho studiato con Pierre Drap e Francesco Gnot. Dal 1999 si dedica alla fotografia digitale. Coordina Loverproduction (staff di webmasters, grafici, architetti, etc.) col quale porta avanti il progetto Cemento (per una rappresentazione dello stato del territorio europeo attravero l'uso dei nuovi media).
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