Inaspettata
apertura all'innovazione in architettura e successo contagioso del social
forum affiorano come augurate anomalie, in una città che, attraverso
una museificazione progressiva, rischia di sclerotizzarsi in un simulacro
di se stessa, trascurando nodi urbani peri-centrali e aree periferiche.
Firenze, città ultimamente molto chiusa alle incursioni culturali ma
altrettanto aperta al commercio di basso profilo, improvvisamente, come
una città camaleonte, inizia la mutazione verso "altri" programmi e
assetti. A circa trent'anni dai Radicals e dalle contestazioni
studentesche, ecco che il museo-città, ipermercato del turismo mondiale,
si fa teatro di un sorprendente alter ego sociale e forse anche architettonico.
Una città fino a ieri invisibile si rivela finalmente come una cartina
di tornasole e speriamo che i virus contagiosi, opportunamente inoculati,
producano, come una reazione a catena, cambiamenti attesi da molto tempo. |
[26nov2002] | |||||
Tra
i concorsi a inviti che premiano l'innovazione (per Firenze) troviamo
l'uscita degli Uffizi di Isozaki, la stazione dell'alta velocità di
Arup e Foster (presentata a Firenze dagli autori il 25 novembre), e
l'area Belfiore di Jean Nouvel. Solo il concorso per il museo dell'Opera
del Duomo promuove il riflusso accademico. Per la prima volta Palazzo
Strozzi, sede istituzionale delle "grandi" mostre di richiamo internazionale
si apre alla giovane arte contemporanea italiana con video e installazioni
di artisti come Robert Pettena, Armin Linke e gruppi come Stalker. Questo
habitat fragrante e liberatorio, ma anche conflittuale, è un segnale
che gli architetti fiorentini, chi insegna l'architettura, chi amministra
la città e chi la vive possono captare o meno. La sfida per combattere
la necrosi urbana avanzata è aperta. Per l'ex area Fiat in viale Belfiore a Firenze si scelgono quattro architetti di fama internazionale (Nouvel, Isozaki, Rogers, Fuksas) e successivamente l'ordine degli architetti segnala tre gruppi di architetti fiorentini per partecipare alla sezione under 40. Il bando prevede funzioni ricettive, pubbliche, direzionali e commerciali. Città stratificata a sud-est, città diffusa a nord-ovest, stazione di S. Maria Novella, stazione dell'alta velocità, viali di circonvallazione, fortezza da basso, questi i dati urbani notevoli con i quali negoziare, o meno, relazioni e strategie. Le risposte progettuali sono fortemente differenziate. |
||||||
NOUVEL.
PAESAGGIO ARTIFICIALE. L'autore della Fondazione Cartier e dell'Istituto
del Mondo Arabo a Parigi vince con un progetto di Land-Arch a scala
urbana dall'attitudine introversa e radicale allo stesso tempo. Il progetto
rimanda a certe pratiche artistiche e architettoniche contemporanee
su cui si innesta la riflessione sul concetto di ibridazione tra naturale
e artificiale, di temporalità, di colonizzazione reversibile. La ricerca
contemporanea testimonia una perdita di interesse per la connotazione
linguistica e per la forma in sé a favore di nuove categorie operative
come: capacità performativa, azione, strategie di evoluzione, ibridazione
e blurring come modulazione perpetuamente variabile dei confini.
Non si parla più di strumenti come disegno e composizione, tantomeno
di contestualizzazione ma si parla di ibridazioni, infiltrazioni, incorporazioni,
imballaggi, impacchettamenti e camouflage. Tali strategie non
trovano riscontri nei confini cosiddetti disciplinari dell'architettura,
ma vanno rintracciate in altre esperienze. Questa trasversalità incontra
gli apporti di certa arte povera e land art (da Mario Merz, Christo,
a Richard Long) in un tentativo di riformulare la natura e quindi l'architettura
come positiva e non impositiva. Il progetto vincitore rimanda ad alcuni precedenti sul limite tra installazione e architettura, costituiti da una materia prima (vegetale in questo caso) direttamente incorporata nell'architettura: "vertical landscapes", "vertical park" e "wet rock", (Manhattan, New York, 1996) di West 8, le ibridazioni di Eduard Françoise e Duncan Lewis, o le incorporazioni e camouflage di Roche, R&Sie. Il progetto di Nouvel si inserisce criticamente e in modo originale in questo ambito di ricerca che vede surclassata l'arroganza dell'oggetto architettonico "vedette" degli anni '80 e '90, privilegiando invece relazioni deboli con il luogo. Come alternativa all'imposizione dell'artificiale sul naturale, all'opposizione tra architettura e paesaggio, si registra qui una tendenza all'ibridazione: paesaggi artificiali o architetture paesaggio. |
||||||
Un
parco verticale continuo definisce l'immagine esterna del complesso.
Ai più maligni che mettono in dubbio la realizzabilità del progetto,
Nouvel risponde che il muro verde è realizzabile grazie a un recente
brevetto francese che prevede una parete in feltro che porta acqua e
accoglie le radici delle piante. L'architettura vegetale e concava nega
il caos urbano per recuperare una dimensione di isolamento e protezione.
All'interno, un altro paesaggio artificiale sul quale si affacciano
tutti gli spazi. La compattezza esterna della chiusura perimetrale si
risolve internamente in una serie di affacci, terrazze, belvedere e
solarium. La vita dell'edificio si svolge tutta nello "splendido isolamento" dal contesto, d'altronde in molti dei progetti dell'architetto francese, la volontà di incorporare l'esterno (la fondazione Cartier) o di controllarne la permeabilità visiva (Istituto del Mondo Arabo), veicolano l'atteggiamento di inclusione, esclusione o riflessione dell'intorno. Nel progetto fiorentino un'apparente attitudine esclusiva nasconde invece una tendenza all'incorporazione di una naturalità (tutta artificiale) che avvolge omogeneamente la costruzione architettonica. Si delinea una tensione ad includere piuttosto che a separare: una continuità senza brusche variazioni ingloba e percorre entità eterogenee in un continuo fluire. Nouvel delinea un'immagine esterna dell'edificio caratterizzata dalla continuità, ma non sarà mai uguale a se stessa, varierà con le stagioni e col passare del tempo, mettendo in crisi così i concetti di permanenza, identità e stabilità che hanno da sempre caratterizzato l'architettura come indissolubilmente legata al luogo in cui è costruita, come se la sua vera natura e la sua forza fosse quella di opporsi con la sua materialità al passare del tempo. Nicola Santini (avatar architettura) mail@avatar-architettura.it |
||||||
ARCH'IT
books consiglia "Concorso di progettazione. Recupero dell'ex-area Fiat in viale Belfiore a Firenze" Italia 2002 Vallecchi pp180, €30,00 |
||||||