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Firenze 2003: sulle tracce di un nuova modernità

Elena Franzoia
Una nuova stagione sembra, finalmente, aprirsi per Firenze. Il recente proliferare di concorsi internazionali, l'organizzarsi in gruppi e studi di giovani che gravitano o provengono dalla Facoltà di Architettura, le coraggiose iniziative della Sovrintendenza ai Beni Architettonici e Storici e la creazione di un Urban Center che promuova e divulghi presso la cittadinanza le principali scelte istituzionali in materia urbanistica e architettonica, sembrano voler smentire quelle accuse di esasperato conservatorismo e sterile campanilismo che la città toscana si era meritata negli ultimi vent'anni.

[17feb2003]

Adolfo Natalini. Cinema Teatro della Compagnia
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Infatti, arroccata sulle glorie di un passato mitico e ormai perduto, tradizionalmente avversa agli apporti esterni e fiera di una rilevanza artistica che, indiscussa a livello internazionale, era diventata un modello con cui sembrava impossibile confrontarsi, Firenze -dopo le notevoli prove moderne della scuola di Michelucci, Ricci e Savioli e i ruggenti '60 dei Radicals come Superstudio e Archizoom- aveva vissuto in modo oscuro i decenni '80 e '90, ritagliandosi un ruolo di anacronistico provincialismo "rotto" soltanto da pochi e isolati interventi, per lo più dovuti alla lungimiranza e all'intelligenza di qualche "illuminato" committente privato.

Se, infatti, Adolfo Natalini con il Teatro della Compagnia e Gae Aulenti con la passerella della stazione alla Fortezza da Basso rileggevano con gusto e sobrietà la lezione della Storia, e Pitti Uomo portava, soprattutto nella ritrovata Stazione Leopolda, la freschezza molto trendy dei suoi allestimenti, era Esselunga che preferiva, con il centro commerciale di Mario Botta, un'opera di architettura a un seriale discount. Analogamente, negli anni '90, la gallerista inglese Victoria Miro e la celebre ditta di pelletterie Desmo -recentemente seguite da Giorgio Armani in via de' Tornabuoni- sceglievano di credere nell'elegante e armoniosa austerità dell'architettura minimalista di Claudio Silvestrin, per "colonizzare", con garbato understatement, le piccole e magiche piazze Scarlatti e Rucellai.

Ma la vera svolta, destinata a riaccendere le polemiche e a riproporre Firenze contemporanea sulla scena internazionale, si deve sicuramente alla vittoria di Arata Isozaki, nel 1998, del concorso a inviti per la nuova uscita degli Uffizi. Già autore di spazi museali di grande suggestione e lirismo -come, ad esempio, la Casa del Hombre di La Coruña-, Isozaki presenta il progetto sicuramente più coraggioso e radicale, oltre che l'unico, a parte quello di Gregotti, squisitamente architettonico. Una nuova, imponente loggia dalle proporzioni monumentali, a cui affida il non facile compito di riconnettere l'eterogeneo e slabbrato contesto di piazza Castellani e di dotare la galleria stessa non tanto di un'uscita, quanto di una seconda entrata consona al suo prestigio, che consenta anche l'esposizione di opere di scultura al pari della splendida estensione "en plein air" della Loggia dei Lanzi.


Claudio Silvestrin. Negozio Giorgio Armani
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Arata Isozaki. Progetto vincitore del concorso per la nuova uscita degli Uffizi
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La coraggiosa scelta –fatta a suo tempo dalla Sovrintendenza- del progetto di Isozaki appare, in realtà, come un fondamentale cambiamento di rotta: l'emergere di una nuova sensibilità, anche da parte delle istituzioni, nei confronti del contemporaneo. Così, se purtroppo sembra -per ora- destinato a rimanere sulla carta il ponte di Santiago Calatrava alle Cascine, il brillante architetto-ingegnere spagnolo è, però, risultato vincitore del concorso per l'ampliamento e il riallestimento del Museo dell'Opera del Duomo che ospita, tra i tanti capolavori medievali e rinascimentali, una delle più famose Pietà michelangiolesche. Ed è ancora alla Sovrintendenza che si deve -all'interno di quel progetto per i Grandi Uffizi che dagli anni '60 considera le possibilità di ampliamento e valorizzazione della struttura espositiva, su esempio del Grand Louvre- il coinvolgimento di un gruppo di architetti giovanissimi e promettenti formato da Tommaso Barni, Filippo Innocenti (Spin+) Nicola Santini (Avatar Architettura con Pier Paolo Taddei) che hanno partecipato in stretta simbiosi con l'architetto della SBAS Antonio Godoli alla realizzazione della nuova caffetteria, delle sale di accoglienza-bookshops e del centro di documentazione informatica (con Francesca Privitera). Alla collaborazione di Nicola Santini si deve, anche, il duplice allestimento della visitatissima mostra su Masaccio e dei box per il restauro delle statue della Loggia dei Lanzi.


Nicola Santini (avatar architettura, Santini, Taddei) e SBAS. Box per il restauro delle statue della Loggia dei Lanzi
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Nicola Santini (avatar architettura, Santini, Taddei) e SBAS. Allestimento mostra Masaccio e la prospettiva
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Jean Nouvel. Progetto vincitore del concorso per viale Belfiore, giardino interno
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Norman Foster e Arup Italia. Progetto vincitore del concorso per la nuova stazione TAV su viale Belfiore
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Intanto, mentre un'insensata miopia porta alla soppressione di celebri simboli del gusto e della cultura cittadini come Giacosa e la Seeber, Vallecchi riprende, nelle colorate e multietniche adiacenze del Mercato Centrale, la tradizione tutta fiorentina dei caffè letterari convertendo la propria ex-tipografia nello spazio culturale BZF, e una impresa edile di consolidata tradizione ed esperienza come la Baldassini&Tognozzi si rivolge, in sinergia con il Comune, allo strumento di un concorso internazionale per la ridefinizione della ex-area Fiat sulla nevralgica direttrice di viale Belfiore. La competizione è stata vinta da Jean Nouvel, la cui dirompente e appassionata creatività ha trasformato in vivi e sorprendenti "muri vegetali", dall'innovativa tecnologia, le facciate della mega-struttura ricettiva di progetto, sbaragliando, con questa modernissima "oasi", illustri concorrenti come Fuksas e Isozaki.

Poco lontano da qui, del resto, e ancora grazie ad un concorso internazionale, sarà il genio higth tech dell'inglese Norman Foster a misurarsi con la realizzazione della nuova stazione di scambio per l'alta velocità. Una spettacolare, trasparente successione di lievi ed eteree "vele" in vetro ed acciaio, dall'innegabile impatto visivo, contrasterà, dunque, la supremazia della celebre stazione michelucciana di Santa Maria Novella, accogliendo i futuri visitatori di una Firenze, che, se avrà la fortuna di veder realizzata la gran messe di progetti per ora sulla carta, potrà forse ritrovare, a livello internazionale, una propria leadership estetica e culturale: proiettandosi con coraggio- al pari di Barcellona, Londra o Berlino- nella vitalità di un futuro non più vissuto come inevitabile decadenza, ma come imperdibile occasione di apertura e rinnovamento.

Elena Franzoia
elenafranzoia@hotmail.com

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