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La parola a Fleur Watson e Martyn Hook

Luigi Prestinenza Puglisi
Fleur Watson e Martyn Hook raccontano la loro esperienza di redattori della rivista australiana Monument, a partire da alcune domande di Luigi Prestinenza Puglisi. Pubblichiamo l'intervista per gentile concessione di Spazio Architettura, che ha ospitato l'intervento nel numero di gennaio-febbraio 2003.




OBIETTIVI DI MONUMENT

Potete riassumere in tre frasi gli obiettivi della vostra rivista?

La rivista MONUMENT è vincitrice del premio di Architettura + Design per l'Australasia, ed aspira a dimostrare e discutere un'architettura innovativa e pungente, sia dall'Australia sia d'oltreoceano, all'interno di un contesto propriamente australiano. Senza perdere la sua vena critica, la pubblicazione aspira a coinvolgere un ampio spaccato della comunità in questioni di architettura contemporanea, raggiungendo quindi un pubblico più ampio di quello esclusivamente limitato alle relative discipline. Così facendo Monument crede che l'architettura ed il design possano diventare più accessibili e più attinenti alla società contemporanea.



ARCHITETTURA DIGITALE

Come pensate che cambierà l'architettura nell'era dell'elettronica?

[09mar2003]
Fleur Watson (direttore). Una laurea in design seguita da studi post laurea in giornalismo ha permesso a Fleur Watson di occuparsi di vari ruoli nel settore dei media, specializzandosi in arte, in modo particolare nel campo dell'architettura e del design. Redattore di Monument sin dall'inizio del 2001 e a lungo collaboratore per varie pubblicazioni, Fleur sta attualmente conseguendo un Master in Design, studiando le figure di donne accanto ai maestri moderni come Marion Mahony Griffin, Lily Reich e Charlotte Pierrand.

Martyn Hook (vice direttore). Si è laureato in Architettura alla Curtin University, Western Australia (1991) ed ha conseguito un Master in Architettura alla Bartlett School of Architecture, University College di Londra (1994) sotto la diretta supervisione del professor Peter Cook. Martyn ha insegnato Design Architettonico sia alla Curtin University sia alla University of Western Australia ed è ora il direttore del programma di architettura alla RMIT di Melbourne.

Lo studio di architettura di Martyn, Iredale Pedersen Hook Architects, sta attualmente lavorando ad un'ampia gamma di progetti che includono zone recintate per elefanti e orangutanghi allo Zoo di Perth, vari progetti di community housing nella regione del Kimberly nel nord-ovest dell'Australia ed una cantina nella Yarra Valley vicino a Melbourne.
Lottiamo contro l'idea che l'architettura "cambierà" nell'era elettronica o, come si preferisce, "informatica". Wim Wenders sembrerebbe offrire una visione appropriata del futuro nel suo film "Fino alla fine del mondo" nel quale si indaga la possibilità che la tecnologia possa esistere come una noce/oggetto rivestito in pelle che ci collega al mondo. Continueremo a vivere in case fatte con argilla essiccata (mattoni) e alberi morti, ma guidiamo automobili sempre più sofisticate e ci circondiamo di tecnologia per rispondere alle nostre esigenze.

Lo spostamento verso un'occupazione dello spazio che sia "fluida" o reagisca alla nostra abitazione risiede nel lontano futuro. Richiede un cambiamento radicale nella tecnologia edile e nella cultura edile. Gli esperimenti ed i progetti realizzati di cui siamo attualmente testimoni rappresentano l'equivalente architettonico della ricerca del volo dei fratelli Wright. Non che Decoi, Mark Burry, Foreign Office, Asymptote, Tom Kovac ed altri debbano rinunciare… al contrario. Ma forse le nostre aspettative immediate riguardo tali progetti non dovrebbero essere così grandi.

La descrizione degli edifici di Cedric Price che si gonfiano non appena si apre la porta e l'aspirazione di Buckminster Fuller di creare alloggi dignitosi per tutti coloro che ne hanno bisogno, sono solo visioni realizzabili non realtà.

Siete d'accordo sul fatto che la nuova architettura stia diventando più fluida? Credete che l'acqua sia una buona metafora per descrivere l'architettura oggi?

In futuro interagiremo con l'architettura. Ad esempio porteremo con noi dispositivi elettronici che influenzeranno lo spazio... cosa ne pensate?

Frampton crede che l'architettura elettronica sarà pericolosa per l'arte dell'architettura a causa della perdita dei valori tettonici. Voi cosa ne pensate?

Forse Frampton è un sentimentale. Alla RMIT, agli studenti non viene insegnato come disegnare con una matita, ma non viene nemmeno insegnato loro come disegnare con un computer. Agli studenti viene insegnato come pensare, scelgono di comunicare in qualsiasi modo essi riescano, sia esso di tipo fisico, digitale o uno scarabocchio a matita. E' irrilevante e insensato distinguere fra queste forme di esplorazione o di espressione, ciò che evolve è una diversa tettonica.

È interessante osservare architetti produrre una splendida architettura disegnata e progettata su CAD come fa Peter Zumthor ed anche i modelli di costruzioni in cartoncino di Frank Gehry. Il prodotto ultimo è molto diverso ma fondamentalmente il medesimo. E' discutibile che la precisione di Zumthor non sia possibile senza "architettura digitale" proprio come la costruzione della forma scultorea di Gehry sia più semplice con la tecnologia CAD/CAM.

Tuttavia, la nostra preoccupazione risiede nella mancanza di legame con l'arte della pratica architettonica – per cui gli studenti di architettura non possiedono più la capacità di prendere una matita e descrivere semplicemente le loro idee.



ECOLOGIA

Come pensate che cambieranno in futuro le città? Vi considerate ottimisti oppure no?

Pensate che tutte le città diventeranno simili a Tokyo?

Come può l'ecologia influenzare l'architettura? Spero che stiamo imparando a capire che il pianeta sta morendo e che dobbiamo affrontare questo fatto. In Australia il nostro problema principale è la mancanza d'acqua, l'aumento della salinità (causato tra le altre cose dai pesticidi agricoli) e la realtà che il nostro paesaggio può a mala pena sostenere la popolazione. Le nostre città si aggrappano all'orlo di questo continente isola formando un cerchio che si sta gradualmente completando. All'interno del cerchio vi è un deserto che avanza rapidamente. Il futuro delle città australiane risiede nel come resistere al completamento di tale cerchio e ad adoperarsi per fermare l'espansione urbana.

L'area metropolitana di Perth ad esempio è più vasta di quella di Londra, ma ha una popolazione di solo 1 milione. La nostra avidità di terra si sta lentamente consumando, ma non abbastanza velocemente da fermare la successiva distruzione del nostro paesaggio.



ARCHITETTURA NEL MONDO

Quali sono i progetti recenti che preferite?

In Australia, senza dubbio, Melbourne sta al momento producendo l'architettura più interessante.
L'Australian Centre for Contemporary Art (ACCA) recentemente completato da Wood Marsh è un progetto eccellente, la Federation Square di Lab + BatesSmart di prossima apertura è una pietra miliare lungamente attesa e vi sono molti architetti che realizzano soluzioni attente e chiare per edifici residenziali – come Kerstin Thompson, Donovan Hill e Neil Durbach. Certamente a Melbourne vi è un senso di patrocinio e di energia nell'architettura che è molto incoraggiante.

A livello internazionale abbiamo recentemente visto un nuovo edificio, ancora in costruzione, di Herzog e de Meuron in Svizzera per un centro riabilitativo. Particolarmente interessante poiché a cavallo del confine fra Svizzera e Francia, con il precedente progetto del Pfaffenholz Sports Centre proprio di fronte, appena oltrepassata la frontiera.

Il progetto sembra esplorare le tipiche idee di materialità di Herzog e de Meuron sebbene sia evidente un'evoluzione dalla loro opera precedente. Invece di una smaterializzazione a strati della superficie, in questo caso la facciata in legno guida la luce e un diretto contatto visivo all'interno dell'edificio attraverso una serie di schermi stile asta. Negli schermi vi è un senso di luminosità ed un elemento di maestria che sembra una deviazione dai progetti precedenti. Vi sono molti altri elementi nell'edificio come lucernari di tipo lecorbusiano progettati con l'idea di fornire ai pazienti, durante la cura, un contatto visivo con la natura mutevole del cielo. Idee di collegamento attraverso vedute catturate ed ispiratrici.



ARCHITETTURA AUSTRALIANA

Credete che l'architettura in Australia abbia le stesse caratteristiche dell'architettura europea o americana oppure che presenti aspetti particolari?

L'architettura australiana può solo rispondere al suo ambiente diretto il quale, naturalmente, è in molti modi diverso da quello europeo o americano. Oltre a questo, l'Australia è un'immensa nazione per cui rispondere ad un contesto nel Victoria o nel New South Wales implica una gamma di criteri completamente differente da quelli dell'Australia occidentale. Sarebbe come dire che l'architettura di Lisbona è uguale all'architettura di Mosca! Naturalmente vi sono fattori ed ascendenti universali e ovviamente siamo influenzati da ciò che accade nel centro del vecchio mondo. Credo però che noi dall'Australia guardiamo l'Europa e l'America con un rinnovato cinismo e siamo molto più interessati a ciò che accade nel "nostro giardino". Qui le opportunità sono sorprendenti, in modo particolare in relazione all'Asia, ma le sfide sono immense.

Cosa ne pensate di Glenn Murcutt e del suo Premio Pritzker?

Credo che per un'onorificenza di tale portata e considerando il riconoscimento internazionale conferito, sia ben meritato. Glenn Murcutt ha messo in pratica la sua architettura, attentamente e senza compromessi, spesso nonostante le critiche in Australia ed ha sempre scelto di concentrare le sue energie sul lavoro piuttosto che farsi coinvolgere nelle agende politiche. È stato anche un instancabile oppositore della grettezza degli enti comunali che continuano a tenere in ostaggio gli architetti per ciò che essi considerano questioni di patrimonio.

Il mio unico interesse è che questo possa essere l'inizio di una comprensione della complessa ampiezza delle soluzioni architettoniche rappresentata dagli architetti australiani. Certamente, il pericolo con qualsiasi stile famoso è che possa diventare uno stereotipo per rappresentare l'architettura australiana in genere. Il lavoro di Murcutts è molto più complesso di questa lettura e sicuramente la gamma di lavori in Australia è ricca e svariata.

Quali sono i più interessanti giovani studi di architetti in Australia (3 nomi che diventeranno famosi)?

Alcuni sono architetti che lavorano da lungo tempo, tuttavia pensiamo che nel futuro attireranno l'attenzione internazionale: Wood Marsh, Donovan Hill, Neil Durbach, Donaldson + Warn.



SPERIMENTAZIONE ARCHITETTONICA

Credete che questo periodo sia un buon momento per la sperimentazione?

Assolutamente sì, occorre che ci sia sperimentazione - in particolare, sperimentazione su come viviamo nei nostri centri urbani e come ci rapportiamo ai nostri ambienti naturali. Ciò sembra piuttosto importante in Australia dove la nostra cultura suburbana necessita una rivalutazione. Mettiamo una pressione enorme sulle nostre infrastrutture con il nostro costante desiderio culturale del grande sogno australiano come ad esempio una casa con quattro camere e due bagni, giardino posteriore e garage a due posti. L'altra questione è che nonostante siamo una vasta nazione, dal punto di vista ambientale siamo una nazione molto delicata, abbiamo poca acqua e molti problemi.

Cosa ne pensate della recente Biennale d'architettura?

La visita della Biennale di Venezia è stata la prima del gruppo editoriale Monument e di conseguenza un'esperienza importante. La collezione di progetti mostrati all'Arsenale dava un enorme senso di energia, sembrava essere una raccolta dei progetti più innovativi degli ultimi anni provenienti da tutto il mondo ed è stato entusiasmante vedere tutte le informazioni raggruppate sotto un unico tetto.

L'unica difficoltà che ho avuto è stata con l'idea di Next, in particolare con riferimento all'Arsenale – sembrava più una collezione di progetti individuali che un indirizzare proposte o idee su cosa possa significare 'Next'. Altro motivo di disappunto è stato che sebbene alla Biennale ci fossero stati alcuni eccellenti lavori australiani, i nostri enti statali per l'arte abbiano scelto di non sostenere un padiglione australiano, cosa questa incredibilmente frustrante. Fortunatamente coloro che si sono esibiti all'Arsenale hanno aiutato a dimostrare attraverso la qualità dei loro lavori che tale decisione non era lungimirante, ma sbagliata. Dove era Rem Koolhaas?

Cosa ne pensate dell'architettura olandese? Siete d'accordo che in questo momento gli olandesi sono all'avanguardia? Se non siete d'accordo, chi è all'avanguardia?

Non si può negare che stia arrivando, in modo particolare in questo periodo, un incredibile senso di energia dinamica dagli studi professionali con sede a Rotterdam. Questo sembra derivare in parte dalle strutture di supporto per giovani architetti e da una concorrenza estremamente sana oltre che dal sistema di insegnamento dell'architettura. Ci piacerebbe credere che l'Australia possa essere all'avanguardia nel prossimo futuro. Una delle cose più interessanti alla Biennale di Venezia è stato sentire Peter Cook suggerire che l'Australia potrebbe proprio essere la prossima Olanda. Comunque, credo che prima che ciò possa accadere debba essere data alla nostra comunità la possibilità di capire e di partecipare all'architettura e dobbiamo dedicarci al nostro sistema scarsamente competitivo.

In ultimo, tre parole per riassumere l'architettura della nostra epoca.

Ambiziosa, filosofica, coraggiosa.

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