A
forza di continuare a cercare dentro il foglio, finalmente, il giovane
architetto trovò una linea, adombrata da una piega e sopraffatta dalla
grana. E non continuò dalla linea verso il foglio con una seconda linea
di congiunzione, no, ecco, lui cercò di espungerla dalle trame sfilacciate
della carta, conscio che il suo progetto stesse lì sotto. Meglio. Ebbe
il sospetto che quel progetto, atteso, si fosse acquattato tra le spire
del foglio ingiallito in modo che lui lo trovasse. Ed era lì da chissà
quanti anni, forse secoli. Perciò il giovane architetto sfilò una punta
di compasso e cominciò a tirare la linea, piano piano, poi più deciso.
Sostiene ancora che lo intravide, che allungò la punta d¹acciaio fino
alla linea di colmo del tetto e che poi, come accade per gli elastici
tesi troppo, quello ebbe un sussulto e scomparve. Per sempre, dice lui. Domenico Cogliandro domenicocogliandro@libero.it |
[10may2003] | |||