La
scelta di mettere in discussione i propri riferimenti culturali. La
pratica di permanente displacement. La strana sovrapposizione di diverse
forme della tecnologia. Tra i progettisti italiani delle ultime generazioni,
Gianluca Milesi segue una singolare linea di ricerca che trova origine
in una radicata condizione di spaesamento e di dislocamento, in bilico
tra Milano e Brooklyn. Egli registra tale condizione nella propria personale
interpretazione dello spazio urbano, per poi tradurla in una progettualità
sospesa tra diversi stati di realtà. Domani, alle ore 12.00, presso
il SESV di Firenze, si inaugura
la mostra "SPACED OUT. Gianluca Milesi, esercizi di architettura". ARCH'IT
files anticipa ai lettori l'intervento di Cesare Birignani contenuto
nel catalogo della mostra, pubblicato da Mandragora. |
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15
luglio 2001. 7:00 am. Maspeth, Brooklyn. Sono con Gianluca Milesi davanti
a due giganteschi serbatoi del gas, obsoleti mammut di una morente (forse
già morta) civiltà industriale. Le working-class twin towers stanno
per essere distrutte. Non servono più. Nessuno più le vuole. Nessuno
più ne vuole sapere. Controlled Demolition Inc., società specializzata
in demolizioni, ha avuto l'appalto per compiere l'eutanasia. Tutto è
ormai pronto: la polizia ha isolato il quartiere fin dalla notte precedente;
la BQE (Brooklyn-Queens Expressway), arteria-autostrada che taglia tutta
Brooklyn, è stata chiusa al traffico. Il silenzio è irreale. Aspettiamo
l'implosione, il collasso controllato, pronti a fermarlo sulla pellicola
fotografica. Insieme a noi c'è tutta una schiera di artisti locali,
video-makers, film-makers, fotografi, tutti accorsi al funerale della
Brooklyn industriale.![]() ![]() ![]() ![]() 15 luglio 2001. 7:00 am: Maspeth, Brooklyn. Demolizione dei serbatoi del gas. Foto Gianluca Milesi. |
[15may2003] | |||||
Nessuno,
a dire il vero, piange la scomparsa dei due giganti di acciaio, mostri
metallici cordialmente odiati da tutti gli abitanti di Maspeth. Eppure
qualcuno intuisce che dentro quei dinosauri si nasconde un elemento
poetico. Le raw structures della Brooklyn semi-dismessa esercitano un
fascino ambiguo. Non è più l'incanto futurista per la civiltà meccanica
di automobili e treni, o l'estasi tutta costruttivista di fabbriche
dalle ciminiere fumanti. L'avanguardia di Williamsburg legge queste
strutture con decadente romanticismo, rovine rugginose che raccontano
d'un passato fatto di gloriose aspirazioni, d'una architettura audace
e franca, del sogno d'una civiltà tecnologica. Il late industrial trova
l'ultimo riscatto come quintessenza del cool urbano. |
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Forse
per caso, certo per motivi che a me sfuggono, l'implosione dell'eroica
età della macchina corre di pari passo coi primi respiri della nuova
civiltà digitale. Gianluca Milesi questa strana coincidenza l'ha intuita
con estrema lucidità. In una mossa densa di significato, il suo lavoro
interviene sul mondo della bassa tecnologia col mezzo digitale. Paradossalmente,
per Milesi queste strutture hanno qualcosa da dire alle forme digitali
delle sue curve. La sua ricerca non è quella di un'improbabile armonia
fra i due mondi. Le sue forme parassitarie si incrostano sui mattoni
delle fabbriche, attraversano le carni cementizie delle spaventose e
splendide warehouses di New York, ma mai in modo mimetico-cosmetico:
i blob milesiani, adagiati sul rooftop di catrame dei fabbricati industriali,
gridano la loro fondamentale alterità. Il gioco è tutto in quella strana
sovrapposizione delle due forme della tecnologia. Milesi opera nella
regione di margine fra i due mondi, in bilico fra le rovine della passata
civiltà industriale e la nuova era digitale, in una specie di territorio
ibrido fra cemento e bits. In quel gap, negli interstizi (fisici e culturali)
fra il reale (fin troppo reale) tessuto urbano, e l'astratto mondo delle
geometrie del computer, sta la ragione della sua architettura. |
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Resta
il dubbio —forse insito in tutta la critica— se queste cose siano davvero
dentro al lavoro di Milesi, o se non sia piuttosto io a proiettarle
su Milesi, a volerle leggere nel suo lavoro. Ne ho perso coscienza,
e non saprei più dire. Forse per le molte ore spese a discutere di architettura
nel suo studio, loft low-tech nella Brooklyn industriale, appunto, fra
una selva di computer, monitor e cavi poggiati sul cemento vivo. |
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Difficile
dire se queste ricerche aprano vie possibili all'architettura. Difficile
anche riconoscere in questi lavori precise indicazioni metodologiche,
strategie operative. Piuttosto, sembra inizi a delinearsi una zona di
indagine, ed un possibile approccio alla frangia metropolitana del tardo
capitalismo. La tabula rasa dei demiurghi modernsti lascia il posto
a strategie ibride, volutamente ambigue. È un operare incerto e altalenante,
pronto ad accogliere gli scarti urbani (industriali piuttosto che commercial-pop).
L'irruzione quasi surrealista del blob è forse un modo di (ri)dare senso
alla realtà urbana. La materia pesante (rugosa) dell'era meccanica respira
attraverso le leggere (lisce) superfici delle forme digitali. |
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![]() Gianluca Milesi science-architecture, New York con Alessandro Orsini. Brooklyn Parasite, installazione temporanea sul tetto di un edificio industriale a Brooklyn. Brooklyn, New York, 2002.. Gli organismi digitali, sorta di terza natura, si sovrammettono alle dure linee del reale. Dall'incontro-scontro fra industriale e digitale, fra materie antiche e superfici ancora astratte, prende corpo una dimensione del progetto inaspettata e felice. Sperimentazione formale e ibridazione semantica — questi i temi d'un costruttivismo digitale che prova a fare i conti col feticcio low-tech della rovina. |
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Nelle
acque extra-territoriali fra il mondo perduto della prima machine age,
carico dei simboli dello scorso secolo (le geometrie platoniche, il
razionalismo delle strutture, le forme del cemento e dell'acciaio) e
le ancora inesplorate isole del digitale, i parassiti fluidi di Milesi
navigano con rotte zigzaganti. A giudicare dai suoi lavori, lui non
sembra spaventato dal non aver ancora gettato l'àncora. Cesare Birignani cb2104@columbia.edu |
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"SPACED
OUT Gianluca Milesi, esercizi di architettura" Catalogo della mostra presentata al SESV di Firenze Mandragora, Firenze, 2003 pp48, €3,00 acquista il catalogo online! |
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