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Gino Valle 1923-2003

Giovanni Corbellini
Gino Valle, protagonista discreto della stagione architettonica italiana della seconda metà del Novecento, è scomparso due settimane fa all'età di ottant'anni. I sentimenti e le alte qualità presenti nella sua opera saranno coltivati, ne siamo certi, dalle generazioni a venire, trascritti e riletti attraverso future pubblicazioni. Per ricordarne oggi la figura ai lettori di ARCH'IT abbiamo chiesto a Giovanni Corbellini una breve memoria.




"Non avevo paura di niente". Così Gino Valle ricordava il suo stato d'animo di giovane borsista ad Harvard nel 1951-52. Dopo la guerra, due anni di prigionia in Germania, la laurea a Venezia e l'apprendistato con suo padre a Udine, ha già un bagaglio di esperienze e una sicurezza che ne caratterizzano da subito la straordinaria personalità. A Walter Gropius, che al primo incontro gli raccomanda di andare a visitare i suoi alloggi per studenti, risponde diretto: "Purtroppo ci sto!". Solo un episodio fra tanti nei quali il suo ruvido modo di trattare alla pari con i grandi dell'architettura o i suoi committenti, siano essi ricchi tycoons, politici, artisti o intellettuali, ma anche con i collaboratori, gli artigiani, i tecnici, si traduceva in stima e amicizia reciproche.

[13oct2003]
Era un uomo immerso nel tempo, che viveva con eccezionale energia e intensità. E infatti l'architettura costituiva per lui più un modo di vivere che un fine totalizzante. Non amava pensare agli edifici come oggetti, non si interessava al linguaggio, non ha mai cercato di essere formalmente riconoscibile. Fin dai suoi esordi considera la costruzione come un'esperienza dinamica, modellata da flussi immateriali: il vento e l'acqua del feng shui (scoperto nella biblioteca di Harvard molto prima che la vulgata new age lo facesse scadere a fenomeno di moda), la luce e la gravità (da una definizione di Baldeweg che amava citare spesso). Flussi con i quali l'architettura interagisce rispettandone e interpretandone le sollecitazioni, senza regole prefissate, ma trovate nei luoghi che Gino percorreva e modificava con attenzione e sensibilità da rabdomante. Si capisce che l'accademia lo abbia sempre trattato come un corpo estraneo. Una diffidenza sinceramente ricambiata, tanto che a un certo punto decise di andare a insegnare al primo anno per provare a esercitare una sorta di imprinting che preservasse la freschezza intellettuale degli studenti dell'IUAV dai corsi successivi.

I molti capolavori realizzati (tra gli altri casa Migotto e il monumento alla resistenza a Udine, la torre di Trieste, gli uffici Zanussi a Porcia, le case alla Giudecca, la facoltà di psicologia a Padova, gli splendidi edifici industriali e commerciali, le opere a Brescia, Milano, Parigi, New York e i suoi tanti interventi nella mia Carnia...) restano come una lezione atipica e preziosa di architettura e libertà. Una lezione interrotta quando ancora sentivamo il bisogno di rivolgerci al suo sguardo tagliente, curioso e divertito.

Giovanni Corbellini
giovannicorbellini@libero.it

> REGAZZONI: GINO VALLE ARCHITETTO DI ACQUA E DI VENTO

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