Dopo
pi㧠vent'anni di tentativi e aspirazioni frustrate, di dialoghi tra
istituzioni abortiti, di sedi scelte e poi messe da parte e girate ad
altre destinazioni, Roma ha finalmente una "casa della citt o meglio
una "casa dell'architettura" secondo la dizione partorita dalla partnership
comune-ordine professionale- dove discutere, mettere in mostra, raccontare
le vicende e le aspettative architettoniche dello sterminato popolo
degli architetti romani. L'inaugurazione, in programma per giovedꟳcorso,
prevedeva due mostre, una sul progettista "visionario" romano Luigi
Pellegrin e una sul premio di architettura "Dedalo-Minosse", riservato
ai committenti (pi䭡 terza mostra semiclandestina sul piano regolatore
di Roma), e un dibattito sugli "spazi vuoti" tra Walter Veltroni, Wim
Wenders e Massimiliano Fuksas. |
[17nov2003] | |||
Il
successo di pubblico 柳tato quello dovuto ai grandi eventi. La folla
degli architetti 柡ccorsa in massa, in numero almeno doppio rispetto
a quello che pu盧sere contenuto nello spazio ellittico dell'Acquario,
il traffico nei pressi della stazione Termini 柩mpazzito, la mondanit architettonica romana si 查spressa ai suoi livelli pii. Ovviamente
non tutti hanno potuto assistere all'apertura delle mostre e alla successiva
tavola rotonda ma tutto sommato questo 柡pparso come un aspetto molto
secondario - non a caso trascurato dall'organizzazione. Come spesso
accade, infatti, la comunitrchitettonica romana, ormai pi⧥ scettica
sui destini architettonici della citttende a riversarsi in questi
eventi pi爐 rimirare se stessa e leccarsi le ferite che per esprimere
progettualitottimismo, voglia di confronto. |
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All'invidiabile
successo di pubblico dell'iniziativa corrisponde qualche dubbio sul
piano della qualitritica dell'iniziativa. Prima di tutto la sede,
che 柳comodissimamente ellittica e risponde a una logica di "restauro"
dell'Esquilino ormai molto datata, perseguita ai tempi dell'assessorato
di Carlo Aymonino (la cancellata di piazza Vittorio, il mercato), del
tutto superata, oggi, dal tono degli interventi alla stazione Termini
e all'ES Hotel, nel quali le attivitella vita contemporanea vengono
finalmente alloggiate, anche a Roma, in spazi di carattere contemporaneo.
Il secondo dubbio riguarda il tono non proprio "internazionale" delle
mostre con cui la "casa della cittha aperto i battenti, secondo una
prassi che sarebbe difficile ritrovare in istituzioni simili a Parigi,
Londra, o nel mitico Urban Center di New York. Il terzo dubbio, molto
collegato al secondo, ha a che fare con la chiarezza dei programmi culturali
ed espositivi che un organo di questo genere dovrebbe premettere alla
propria attivite che invece manca ancora nel caso dell'Acquario,
come si nota anche nella vaghezza del tema (gli "spazi vuoti", peraltro
raccolto solo da Wenders) su cui sono stati invitati a confrontarsi
gli illustri protagonisti della "tavola rotonda". |
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In
sostanza si pure che la citta messo a disposizione dei suoi architetti
un nuovo strumento per far crescere il tasso di consapevolezza e sensibilit architettonica dei cittadini, e questa 柣omunque una buona notizia.
Ora, perisognermparare presto a metterlo seriamente a frutto,
affinch矮on diventi un altro piccolo tempio in cui la comunitrchitettonica
parla inutilmente con se stessa. Pippo Ciorra pciorra@tin.it |
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Apparso originariamente sul quotidiano "Il Manifesto" del 15 novembre 2003. |
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