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Scarcity Architecture. Elemental Chile
Alloggi sociali a basso costo espandibili

Cecilia Anselmi
Il concorso internazionale Elemental Chile è stato finalizzato alla realizzazione di case a basso costo da prevedere in diversi contesti del territorio cileno, in 7 distinti insediamenti di 1 ettaro l'uno. Il concorso (organizzato dalla Pontificia Università Cattolica del Cile, dalla Harvard Design School, dal David Rockefeller Center for latin American Studies of Harvard in collaborazione con il Ministero della Residenza e dell'Urbanistica cileno) si è concluso a Santiago del Cile a fine novembre 2003 e ha visto la partecipazione di più di 500 gruppi da tutto il mondo, 7 vincitori, 7 menzioni d'onore e 40 finalisti per ben due distinte categorie; una prima di professionisti, architetti ed ingegneri, ed una seconda di studenti. Cecilia Anselmi, che ha partecipato al concorso, insieme al gruppo studiodoppiomisto, propone un'analisi del tema promosso dall'iniziativa e una ricognizione sui risultati raggiunti.



ELEMENTAL CHILE. Il concorso svoltosi da poco in America Latina ha la pretesa, a ragione, di porre l'attenzione, al di là dei propri confini nazionali, su di un nuovo modo di concepire la residenza sociale a basso costo indicando, fino dal bando, alcuni elementi di innovazione.

[30apr2004]







Il concept da questo espresso si inquadra all'interno del programma VSDsD (Vivienda Social sin Deuda) del Ministero dell'Housing cileno. Il programma tende a favorire, attraverso il finanziamento dei progetti vincitori, le fasce di popolazione meno abbienti che non abbiano la possibilità di accedere a crediti finanziari. VSDsD consiste in un sussidio di 7.500 dollari a famiglia che, secondo il valore corrente della valuta nell'attuale mercato cileno, permette la costruzione di uno spazio residenziale di circa 25/30 mq per famiglia dotati di servizi (luce, acqua, infrastrutture). Ciò significa che i beneficiari di questo programma possano realizzare da soli iniziative di autocostruzione per migliorare, trasformare ed espandere nel tempo la dotazione minima di superficie da loro ricevuta all'interno del quartiere residenziale realizzato dal programma.


Previ Lima, 1969. Progetto alloggi di Atelier 5. Elementi costruttivi prefabbricati.


Tra le motivazioni del concorso c'è la volontà dichiarata di rispondere sul piano progettuale e realizzativo ad alcuni quesiti rimasti ancora aperti sulla residenza, su cosa significa, in termini di contemporaneità, vivere o meglio "abitare" nelle città, nelle metropoli contemporanee? Attraverso una nuova consapevolezza acquisita quali sono quei "valori" o quei paradigmi che possiamo reinterpretare, assorbire, ereditare dalle esperienze del moderno e di tutte quelle avanguardie che nel secolo scorso hanno posto al centro delle loro riflessioni teoriche il tema dell'abitazione, singola o collettiva, come laboratorio attraverso cui sperimentare una "visione" diversa sulla "città del futuro"?

Proprio per questo Elemental Chile si pone come passo successivo e terreno di riflessione ulteriore dopo la Weissenhofsiedlung del 1927 a Stoccarda (1) o il concorso Previ Lima (2) svoltosi in Peru nel 1969, entrambe occasioni che costituiscono dei precedenti a questa iniziativa ed in cui le avanguardie architettoniche del ‘900 si sono misurate con il tema delle abitazioni a basso costo soprattutto attraverso l'aspetto sperimentale dimostrativo proprio della realizzazione dei "prototipi" studiati.




Previ Lima, 1969. Progetto alloggi di C. Correa. Modello con aggregazione degli alloggi.



Previ Lima, 1969. Progetto alloggi di Atelier 5. Plastico.



Previ Lima, 1969. Progetto alloggi di Atelier 5. Aggregazione alloggi.


LA CASA CUSTOM: COME ATTRAVERSO L'OGGETTO SI DISTINGUE IL SOGGETTO. Sullo sfondo di una società globalizzata e della crescente omologazione propria di un'urbanizzazione tendente a fagocitare tutto, è possibile oggi invece ravvisare la necessità di una risposta critica alla "standardizzazione" che tenga conto di uno spostamento di attenzione dall'"oggetto" al "soggetto", attraverso nuove forme dell'abitare che facciano prevalere i bisogni individuali come necessità di esprimere le differenti identità. È prioritario perciò trovare gli spazi perché possa emergere quel pluralismo delle diverse forme espressive che faccia dei "residenti/abitanti" dei soggetti sociali in grado di esprimere le proprie esigenze ed abitudini; queste ultime rilette in un'ottica di continuo cambiamento ed evoluzione devono diventare una spinta propulsiva al dare libero sfogo a quella "autonomia formale" ed "individualità" del soggetto abitante arrivando anche alla "customizzazione" dei singoli e diversi modi di abitare.



Questo discorso può essere portato all'estremo finanche al totale rifiuto di precondizioni che dettino forme, stili, segni ed espressioni date in favore di processi informazione di tipo adattativo. Rifiuto di controllo e previsione a favore di esperienze di "indefinitezza", "precarietà", cambiamento. Rifiuto di "ordine" e del permanere delle forme nello spazio conchiuse e risolte in se stesse in favore della frammentazione, della flessibilità, elasticità di quelle aperte che lascino vedere le intrinseche potenzialità adattative (3).
I modelli comportamentali di chi abita l'ambiente domestico non possono essere ridotti ad un mero adattamento di spazi che corrisponda freddamente a degli standard minimi stabiliti da generiche categorie tipologiche, ma devono essere tenuti in conto per il potere della loro componente simbolica.
La composizione della "forma" deve permettere la realizzazione di soluzioni e combinazioni spaziali che preveda la trasformazione in funzione di un legame più stretto con chi abita la casa. Forme aperte alle future esigenze e destinazioni, che permettano ad ognuno di modificare e costruire abitare/incidere, come soggetto attivo, nel proprio ambiente domestico.




Quinta Monroy, assemblea della comunità
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Quinta Monroy, Iquique. Chile, 2004. Planimetria di un nuovo insediamento residenziale per 150 famiglie. In via di realizzazione.


UN ESEMPIO NEL DESERTO. Ha svolto il ruolo di riferimento come modalità di approccio al problema per l'iniziativa del concorso Elemental il progetto commissionato dal governo cileno (CHILE BARRIO PROGRAM) per un quartiere residenziale da risanare a Quinta Monroy in Iquique, una città nel deserto.
La proposta commissionata a Taller de Chile (gruppo interdisciplinare composto da professionisti di nazionalità cilena quali architetti ed ingegneri esperti nel progetto di residenze a basso costo) ha cercato di trovare una soluzione per circa 150 famiglie che per 30 anni hanno occupato in maniera illegale un ettaro di terreno in un'area al centro della città. Attraverso anche la partecipazione degli abitanti conseguita mediante lo svolgimento di 2 workshop si è cercato di mettere in evidenza bisogni ed esigenze reali dei residenti e di strutturare il progetto.

La prima è stata quella di trovare uno schema aggregativo in planimetria ad Alloggi Paralleli espandibili (più di un alloggio -simplex o duplex- su più piani) che cercasse di "imitare" quello che spontaneamente si era venuto creando negli anni e che negasse in partenza alcuni schemi tipologici tradizionali quali quelli ad esempio:
1) della casa singola su singolo lotto (1 casa=1 lotto)
2) delle case a schiera o case in linea in cui lo spessore di un alloggio corrisponde esattamente a quello dell'alloggio a fianco (a=b)
3) case a torre (h>2 piani)


Quinta Monroy. Workshop: schema di crescita delle unità di alloggio
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Quinta Monroy. Configurazione iniziale
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Quinta Monroy. Configurazione finale.



Quinta Monroy. Workshop: schema aggregativo ad alloggi paralleli
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Le unità di alloggio espandibili così avranno in dotazione iniziale il piano terra e l'ultimo piano, distribuiti sui lati secondo una struttura parallela delle proprietà. Gli edifici risultanti saranno porosi a sufficienza per poterci allocare unità al piano terra espandibili orizzontalmente ed unità ai piani superiori espandibili sia orizzontalmente che verticalmente. Inoltre per ciò che riguarda gli spazi pubblici è prevalso su questo il concetto di spazio collettivo (come proprietà comune per non più di 30 famiglie con accessi ristretti) che può con successo sostituire lo urban living al di fuori dei singoli spazi privati garantendo così attraverso l'interesse di tutti la propria manutenzione.


Quinta Monroy. Workshop: schemi aggregativi scartati
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Configurazione iniziale
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Configurazione finale
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Le problematiche prese in esame possono essere efficacemente riassunte da questa equazione:

+ Alloggi per 150 famiglie che garantiscano la qualità della vita nel quartiere attraverso una crescita ordinata e scandita nel tempo
+ Su di 1 ettaro di terreno
+ Superficie di ogni alloggio espandibile da 30 mq iniziali fino a 75/80 mq finali (flessibilità nella crescita /complessità strutturale)
+ Garantire la futura qualità dell'intorno urbano
+ Garantire la sicurezza e la qualità della convivenza creando più comunità attorno a più spazi collettivi(non più di 20/30 famiglie afferenti ad uno stesso spazio da gestire in collettività) ed incorporando le aree per i parcheggi
= tutto ciò per una cifra di 7.500 dollari a famiglia



IL PROGETTO MUTANTE. La concreta esperienza sopra illustrata e che ha costituito una base di riferimento per la definizione del bando di Elemental aiuta a far emergere chiaramente una frontiera possibile nella ricerca progettuale applicata al tema dell'alloggio sociale che fornisca una risposta a come inglobare nel progetto il fenomeno "abusivismo" ovvero delle pratiche di auto costruzione che in maniera pulviscolare hanno definito nel tempo alcuni quartieri di media e bassa densità delle città di tutto il mondo. Alcune parti di queste sono cresciute in America Latina, in Cile, come del resto in tutto il mondo trasformando il territorio in maniera irregolare, completamente al di fuori dalle previsioni di piano secondo una logica in completa antitesi alle regole della residenza ufficiale proponendo tipologie del tutto re inventate, nuove modalità dell'abitare, ibridazioni di funzioni che è comunque interessante studiare ai fini di una riflessione più profonda su come ripensare in generale il tema della residenza nella contemporaneità. Oggi è più che mai necessario oltre che possibile ipotizzare nuovi scenari legati al concetto di abitare e di residenzialità proprio a partire dal "divenire" di ciò che è già stato edificato.


Fernandez+Hernandez+Labbe (Chile). Progetto tra i vincitori. Schema assonometrico del sistema costruttivo. La struttura di supporto definisce sia il layout dell'insediamento sia la crescita individuale delle singole unità di alloggio.



Fernandez+Hernandez+Labbe (Chile). Progetto tra i vincitori. Aggregazione in pianta di 4 blocchi di alloggi
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Fernandez+Hernandez+Labbe (Chile). progetto tra i vincitori. Veduta d'insieme della crescita degli alloggi nel tempo.



Fernandez+Hernandez+Labbe (Chile). progetto tra i vincitori. Veduta d'insieme della crescita degli alloggi nel tempo.


Del resto gli insediamenti residenziali propri dell'edilizia sociale in tutto il mondo discesi direttamente dalla pratica progettuale del moderno sono stati spesso considerati criticamente perché concepiti secondo la reiterazione e la banalizzazione degli aspetti più deteriori dell'ostinazione "moderna" a voler padroneggiare l'oggetto nel dettargli tutte le sue possibili forme in via definitiva. Gli edifici così bloccati nelle loro asettiche stereometriche pure forme, sembrano dover rispondere ad una logica "conclusiva" espressa da valori uniformati desunti da bisogni tradotti in standard a livelli minimi (4) e a causa di ciò incapaci di rispondere alla diversità e singolarità delle esigenze di chi la abita.


Office dA (Boston, USA). Progetto tra i vincitori. Vista d'insieme.



Office dA (Boston, USA). Progetto tra i vincitori. Planimetria.



Office dA (Boston, USA). Progetto tra i vincitori. Vista d'insieme.


Eppure non è difficile constatare che dopo una generazione nessun edificio venga più utilizzato secondo gli schemi che rigidamente avevano dettato le sue forme, l'uso e l'immagine originaria della sua architettura. (5) Inoltre, nonostante queste architetture non siano state concepite e realizzate con alcun elemento che le aiutasse ad essere continuamente aggiornate, sembrano "divenire" nel tempo, trasformarsi, attraverso un duplice destino che le vede o "incanutire" tristemente, oppure in altri casi (forse quelli più "felici") assurgere a polimorfi sembianti di "organismi" architettonici mutanti. Spontanee, opere manifesto di una vasta gamma di soluzioni formali, apportate spesso attraverso l'uso di materiali e tecnologie diverse, come superfetazioni, modifiche delle bucature in facciata, aggiunte o sottrazioni di volumetrie, operate nel tempo dalle stesse persone che le hanno abitate. (6)


Office dA (Boston, USA). Progetto tra i vincitori. Schema d'impianto spazi collettivi. Il progetto propone una sola unità di alloggio che può essere modificata in 6 differenti modi e che combinata secondo diverse configurazioni può proporre tipologie a ponte, a torre posizionate in punti strategici a seconda delle richieste proprie del contesto urbano in cui si inseriscono. La realizzazione prevede l'uso di forniture flessibili e di elementi prefabbricati di facile assemblaggio
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BOG architects (Ba-Spagna). Progetto selezionato tra i vincitori. Planimetria generale.


BOG architects (Ba-Spagna). Progetto selezionato tra i vincitori. Sezioni trasversali. La configurazione in planimetria dell'intero insediamento su di un ettaro di terreno è suddivisa in insulae di 35 alloggi l'una, afferenti ognuna alla propria dotazione di spazi collettivi.


BOG architects (Ba-Spagna). Progetto tra i vincitori. Veduta d'insieme
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BOG architects (Ba-Spagna). Progetto tra i vincitori. Dettaglio piante alloggi.



ONA architecture (Ba-Spagna).


Uno degli elementi principali propri del tema posto dal concorso è appunto che circa il 60% della volumetria complessiva degli alloggi verrà auto costruito nel tempo secondo modalità che lasciano dei margini di imprevedibilità.


ONA architecture (Ba-Spagna). Progetto tra i vincitori. Studio dei due moduli funzionali "relationship model" e "intimate module".


L'edificio da progettare in partenza deve perciò prevedere una sorta di "framework" che costituisca appunto un'intelaiatura, un'ossatura per questo tipo di costruzioni "improvvisate" che amplieranno gli alloggi nel futuro. In questo caso la monotonia, intesa come reiterazione dei segni, e qualsiasi altro fattore che possa essere aggiunto a questo 60% di "imprevedibilità", sarà ben accetto. Visti da questa prospettiva l'uso di componenti prefabbricati propri dell'industrializzazione dei sistemi edilizi smette di essere considerato negativamente.






ONA architecture (Ba-Spagna). Progetto tra i vincitori. Il progetto consiste nella possibilità di aggregare in diverso modo due unità basiche funzionali: "relationship model" e "intimate module" che assieme o separate possono creare diverse tipologie di alloggio (simplex o duplex). Allo stesso tempo combinazioni variabili degli stessi moduli sono suggeriti per diversi contesti urbani, per l'adattamento a diverse morfologie del suolo anche in luoghi con una predominante paesaggistica.





Pasel & Kunzel (NL). Progetto selezionato tra i vincitori. Inserimento del progetto nel contesto urbano.



Pasel & Kunzel (NL). Progetto selezionato tra i vincitori. Piante e sezione delle unità di alloggio. Ogni unità di alloggio ha in dotazione il piano terra e una piccola torre (che funge da ingresso) della profondità del lotto ed alta 3 piani, contenente le scale ed i servizi (bagni e cucine). Questa costituisce un "framework" entro cui l'alloggio può espandersi.


Pasel & Kunzel (NL). Progetto selezionato tra i vincitori. Vista d'insieme.


FLESSIBILITÀ E PREFABBRICAZIONE TATTICA. È quindi anche soprattutto sulla flessibilità degli spazi in funzione della variabile temporale e sulla capacità di risposta dell'alloggio in funzione degli usi e delle abitudini, che cerca di porre l'attenzione il tema trattato nel concorso.

Flessibilità che rispecchi differenti esigenze e stili di vita e che determini un ambiente suscettibile di trasformazioni anche attraverso la dotazione di elementi seriali, industrializzati, componibili in diverse configurazioni secondo una nuova logica duttile propria di una prefabbricazione"tattica" (7):

- elementi strutturali, apparati tecnici, attrezzature mobili come pareti/pannelli scorrevoli-smontabili-pieghevoli nella divisione interna degli alloggi;
- sistemi di chiusura o tamponatura monoblocco fatte di componenti sostituibili che volendo possano amplificare verso l'esterno lo spazio di uso interno all'alloggio (bow-window, balconi chiudibili, logge).






Pasel & Kunzel (NL). Torre scale e servizi. Configurazione iniziale
; torre scale con servizi; finale.


Baptista & Team (Uruguay). Progetto tra i vincitori. Inserimento nel contesto urbano. Il progetto, in maniera molto simile a quello di Pasel & Kunzel suggerisce uno standard di modello a sviluppo verticale tramite la dotazione in partenza di una torre (qui alta solo 2 piani) contenente scale e servizi che funge anche da guida, da ossatura alla futura crescita degli alloggi.


Baptista & Team (Uruguay). Progetto tra i vincitori. Vista degli alloggi da una delle piazze interne all'insediamento
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Si tratta, quindi, della possibilità di prevedere (anche se in parte) nel tempo l'attuazione su edifici dati in partenza di una casistica piuttosto ampia di microtrasformazioni; Queste, operate dagli stessi residenti, costituiranno inevitabilmente una continua rielaborazione formale/funzionale del costruito esistente in relazione all'esigenza di flessibilità e capacità nell'adattamento degli spazi residenziali oltre che alle diverse abitudini di chi li abita anche ad una multi funzionalità cangiante (il bando di concorso indicava la possibilità di dotare gli alloggi di spazi destinati a diversi usi dal parcheggio per le auto a piccole botteghe/spazi vendita verso la strada) che si dimostra comunque in generale sempre più richiesta soprattutto in alcuni contesti sub urbani della città contemporanea.

Cecilia Anselmi
mail@ceciliaanselmi.com

Baptista & Team (Uruguay). Progetto tra i vincitori. Vista dall'alto: l'aggregazione degli alloggi in pianta, su un ettaro di terreno.



Baptista & Team (Uruguay). Progetto tra i vincitori. Sezioni e piante della torre contenente scale e servizi.


NOTE:

1. Nel Weissenhof di Stoccarda (1927) furono realizzati i progetti di P. Behrens, Le Corbusier, J.J.P. Oud, H. Scharoun, W.Gropius, M. e B. Taut, H. Poelzig, M. Van der Rohe.
2. Previ Lima (1969) fu un concorso internazionale ad inviti organizzato dalle Nazioni Unite e mirato alla progettazione e realizzazione di una comunità residenziale sperimentale di 1500 alloggi a corte, basato sul concetto di bassa crescita e bassa densità ottenuta con materiali e metodi di costruzione a basso costo all'interno di un quartiere residenziale alla periferia di Lima in Peru. Il concorso vide la partecipazione di 13 gruppi da tutto il mondo, di cui i 7 vincitori (J. Stirling, Atelier 5, Kikutake/Mak/Kurokaua, C. Correa, C. Alexander, A. Van Eyck, Candilis/Josic/Woods) realizzarono una ventina di alloggi ognuno.
3. Su queste tematiche il saggio di B. Simonot, "Strategies and Tactics", in Archilab's future house, T&H, 2002. Catalogo della mostra omonima tenutasi ad Orléans nel 2002.
4. II, III, IV CIAM. Nell'ordine: "l'alloggio dell'existenzminimum" (1929); "metodi costruttivi razionali" (1930); "la città funzionale" (1933).
5. L. Kroll in "Tutto è paesaggio" (Testo&Immagine, 2001) parlando degli edifici dei Grand Ensemble costruiti nel dopoguerra in Francia, sottolinea l'incapacità di questi di rispondere alle reali esigenze di chi li abita, dovuta alla scarsa qualità edilizia con cui sono stati concepiti più per andare incontro ad una domanda qualitativa che altro.
6 Riportando il caso alla realtà italiana, è interessante l'articolo di Laura Moro "L'abitazione popolare del dopoguerra a Napoli" su PPC, 20-21, in cui l'autrice prende in esame le modificazioni attuate nel tempo dagli stessi locatari sulle facciate di alcuni edifici residenziali di L. Cosenza, C. Cocchia e F. Di Salvo,
realizzati nel dopoguerra a Napoli.
7. M. Gausa, nel saggio introduttivo a "Housing New Alternatives", parla dell'introdurre nell'edilizia residenziale sistemi costruttivi "fluidi" attraverso l'uso di una semi-prefabbricazione di minor impatto in alternativa alla durezza della reiterazione seriale dei sistemi industrializzati pesanti.

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