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Per una storia delle infrastrutture

Antoine Picon



Dal 26 gennaio fino al 2 luglio 2006 le dodici aree di servizio dell'autostrada A6 Torino-Savona saranno coinvolte in una outdoor expo. L'iniziativa 50TOSV, dedicata ai Cinquant’anni dell’autostrada Torino-Savona, è parte di un programma, coordinato da Michele Bonino e Massimo Moraglio e realizzato con la collaborazione di a.titolo e Bellissimo, orientato alla rilettura della storia del tracciato e all'interpretazione delle sue relazioni con il territorio. L'editore Umberto Allemandi ha pubblicato, per l'occasione, il volume Inventare gli spostamenti, curato da Michele Bonino e Massimo Moraglio, con un saggio introduttivo di Antoine Picon, del quale anticipiamo un estratto.



 
[in english] Per lungo tempo le autostrade non hanno avuto storia, perlomeno nella coscienza dei loro utilizzatori, che vi vedevano un simbolo di modernità ben diverso dalla strada e dai suoi compromessi, talvolta millenari, con i territori attraversati. Indifferente ai percorsi locali, capace talvolta di varcare vallate intere come in precedenza solo la ferrovia aveva saputo fare, l'infrastruttura autostradale sembrava rivolta all'avvenire più che al passato, verso una geopolitica della circolazione a scala nazionale e internazionale più che verso le lungaggini del traffico stradale ordinario.

Poi le autostrade sono invecchiate, come gli aeroporti, loro quasi contemporanei. Sono apparse nuove generazioni di automobilisti, che non avevano mai conosciuto altro che l'autostrada per partire in vacanza. L'eccesso di familiarità genera sovente il suo opposto: lo stupore di fronte all'ordine delle cose. Non è un caso che questa naturalizzazione dell'autostrada proceda di pari passo con le prime indagini sistematiche sulle sue origini, sul suo sviluppo, così come sul suo ruolo nella storia recente di paesi quali l'Italia, la Germania, la Spagna o la Francia.

[23jan2006]

Giorgio Barrera a Rio Cocchi est.


Francesco Gnot a Priero est.


Guido Guidi a Mondovì ovest.

Nuovo oggetto di indagine, l'autostrada viene a completare il ventaglio dei dispositivi tecnici studiati da una storia delle infrastrutture che ha conosciuto, nel corso degli ultimi decenni, un impulso spettacolare. Nello stesso momento in cui nuovi oggetti, spesso recenti come l'autostrada, facevano la loro apparizione a fianco di opere d'arte e reti più antiche, come le strade, i canali o le ferrovie, le problematiche cambiavano. Molto schematicamente, gli studi dedicati alla storia delle infrastrutture si riconducevano in passato alla storia economica e tecnica, e all'analisi del quadro urbano e architettonico. La nuova storia delle infrastrutture, che termina di tracciarsi oggi, si rivela invece più ambiziosa, dal momento che intende trovare piena articolazione con la storia politica, sociale e culturale, piuttosto che passare per un ambito specifico dallo statuto riservato.


Ciro Frank Schiappa a Rio Coloré ovest.

  Il lavoro di Michele Bonino e Massimo Moraglio si inscrive perfettamente in questa dinamica, trattandosi al tempo stesso di una delle prime monografie dedicate alla storia di un'autostrada italiana, la connessione Torino-Savona, e di una riflessione sullo statuto di questo tipo di infrastrutture nell'Italia contemporanea. [...]


Vecchia e nuova carreggiata nell'area del loop, Altare (SV).

L'ammissione dell'autostrada ai «non luoghi» della modernità, per riprendere l'espressione creata da Marc Augé, si rivela ancor più tenace della nozione di un'infrastruttura senza storia. Come l'aeroporto, l'autostrada si trova spesso inserita nella categoria di quegli impianti privi di una vera specificità, che contribuirebbero a definire una condizione urbana e territoriale generica, che porta alla ripetizione degli stessi paesaggi da un capo all'altro della terra.

  Con le complesse peripezie che hanno caratterizzato la sua costruzione in più fasi successive, con le sue particolarità, alcune delle quali ai confini con l'assurdo, come il loop di Altare, il susseguirsi di opere d'arte che marcano l'ingresso di Millesimo, o ancora, la stupefacente area di servizio di Vispa, con la sua decorazione kitsch e gli scaffali su cui si allineano i prodotti locali, l'autostrada Torino-Savona rappresenta una smentita eclatante a questo genere di teorie. Certo è che la concezione delle opere autostradali comporta sempre una componente di genericità, sebbene uno studio più minuto riveli anche su questo piano delle specificità nazionali, talvolta regionali. Ma l'autostrada non è per questo un «non luogo» destinato alla banalità. In materia di infrastrutture, legami complessi combinano infatti il generico e lo specifico. L'infrastruttura rivela il luogo nel momento stesso in cui cerca di negarlo in nome di logiche tecniche ed economiche che si suppongono universali.


Viadotto sul fiume Pesio, fine anni '60. Archivio ATS.

È utile ricordare, a questo proposito, che la nascita del turismo, basata sulla percezione dell'unicità dei luoghi, è intimamente legata allo sviluppo della ferrovia e poi delle strade panoramiche dei secoli diciannovesimo e ventesimo. In molti casi l'autostrada ne ha preso il posto, rivelando la fisionomia delle regioni attraversate mentre si precipita instancabilmente verso altre contrade, altri orizzonti. La Torino-Savona fa sicuramente parte di quei collegamenti che contribuiscono a valorizzare l'ambiente loro circostante. [...]

Il libro contiene moltissime illustrazioni. Alcune risalgono all'epoca della costruzione e messa in funzione del primo tronco dell'autostrada Torino-Savona, altre sono state scattate recentemente. Tutte hanno in comune una dimensione paesaggistica, che oggi merita le si riservi qualche riflessione.


Svincolo di Ceva, estate 1965. Archivio La Stampa.

L'infrastruttura autostradale non si limita a rivelare il paesaggio contrapponendo, ad esempio, la linea netta delle proprie strutture alle ondulazioni dei rilievi. Certo, l'infrastruttura si adagia nel cuore del paesaggio come una gigantesca costruzione di giardino pittoresco, che contrasta con la cornice naturale circostante nel momento stesso in cui entra in risonanza con essa. Ma è l'infrastruttura di per sé che crea paesaggio, attraverso la tensione che introduce tra un qui e un altrove, tra il visibile e l'invisibile, tra il presente e il futuro. L'autostrada è contemporaneamente una realtà e una promessa, realtà di vie e di opere, promessa di regioni lontane di cui si intuisce l'esistenza immediatamente al di là dell'orizzonte. Tra il qui e l'altrove sorgono possibilità pressoché infinite di narrazione. Il quadro così particolare dell'autostrada si presta particolarmente bene all'esercizio dell'invenzione, come hanno ben compreso registi quali Wim Wenders. È questo potenziale di narrazione a fare di ciò che resta paesaggio, e a rendere l'infrastruttura autostradale così fotogenica.

Ai racconti fondanti dell'Italia moderna, quello dell'industrializzazione accelerata, o quello dell'automobile e del turismo di massa, e alle invenzioni che su questi si innestavano, hanno fatto seguito altri racconti e altre invenzioni, forse più inquiete, ma ugualmente seducenti. Il paesaggio contemporaneo delle infrastrutture è per molti versi sconcertante. Fondato su contrasti violenti, popolato d'oggetti dallo statuto incerto, a metà strada fra dispositivo tecnico e costruzione tradizionale come il pedaggio autostradale, non ha più nulla a che vedere con l'Arcadia dei pittori. Affascina e disturba al tempo stesso. Questo paesaggio ci parla di quel che siamo diventati, di quello che siamo. Tra realtà e promessa, l'autostrada non è una cosa, ma un paesaggio - un paesaggio umano.

Antoine Picon
> ALLESTIMENTI: CINQUANT'ANNI DELL'AUTOSTRADA TORINO-SAVONA

> 50TOSV

  ARCH'IT books consiglia:

Michele Bonino, Massimo Moraglio ( a cura di)
"Inventare gli spostamenti. Storia e immagini dell'autostrada Torino-Savona"
Umberto Allemandi & C., 2006,
pp192

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