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Vita, morte e reinvenzione del passage italiano

Alessandro Busà



Dalla loro nascita ad oggi, le grandi Gallerie italiane hanno attraversato alterne vicende di fortuna e decadenza. Amate e celebrate, decadute e abbandonate, a volte chiuse e demolite (1), esse dimostrano di rivestire un ruolo ancora significativo nell'immaginario collettivo, e di esercitare un forte potenziale di attrazione. La riscoperta di questo potenziale, che è funzione della loro qualità squisitamente urbana e di alcune strategiche caratteristiche tipologiche, dovrà essere indirizzata ad una loro riaffermazione come luoghi vitali del commercio e della vita pubblica nella città italiana contemporanea.

[19mar2007]

Folla in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. L'ottagono.

La continua evoluzione nelle strategie commerciali spiega la nascita, l'evoluzione, le fortune e il declino del passage. Fu l'introduzione di nuove strategie del retailing a creare i presupposti della sua affermazione nei primi dell'Ottocento, e furono successive evoluzioni nei costumi commerciali a consegnarlo al declino nelle decadi successive, prima con la nascita dei Grandi Magazzini, poi con il profilarsi dello shopping mall suburbano. Oggi, infine, ancora una volta nuove e recenti evoluzioni nelle strategie del retailing potrebbero porre le premesse di una sua rinascita, e di una riaffermazione del suo ruolo strategico nel panorama urbano. Questo articolo vuole illustrare quali elementi potranno contribuire a una nuova stagione della Galleria commerciale italiana, tratteggiando due probabili strategie di reinvenzione del passage: la strategia, già altrove sperimentata, della conversione in festival market urbano rivolto al turismo di massa, e una più auspicata (e qui suggerita attraverso alcune indicazioni operative) strategia di conservazione della Galleria commerciale come luogo squisitamente pubblico di un commercio locale selezionato rivolto in primo luogo ai cittadini.


L'ex Cinema Teatro in Galleria Colonna a Roma, oggi Megastore Feltrinelli.


La lunga e stretta navata della Galleria Mazzini a Genova.


La navata nord con uscita su via del Tritone in Galleria Colonna a Roma.

Le grandi Gallerie italiane, note universalmente per la loro esuberanza e le loro monumentali dimensioni, appartengono a una tarda stagione dell'evoluzione della tipologia del passage. Se le prime strade coperte parigine ebbero origine in ragione dell'iniziativa privata della nuova borghesia, le grandi Gallerie di Milano, Napoli, Torino, Genova e Roma sono espressione monumentale della volontà politica ed economica delle grandi città e delle loro amministrazioni. La Galleria divenne segno distintivo delle città ricche e affluenti, e proiezione delle ambizioni delle loro classi dirigenti: Milano ebbe due Gallerie, la celebrata Galleria Vittorio Emanuele II e la minore Galleria De Cristoforis, demolita nel 1935; anche Napoli ebbe oltre alla monumentale Galleria Umberto I, la piccola Galleria Principe, tutt'oggi conservata; allo stesso modo Torino, con l'elegante Galleria dell'Industria Subalpina, la minore Galleria Umberto I e la più tarda Galleria San Federico. Anche Genova ebbe la sua Galleria, dedicata a Mazzini, seguita da Roma con la più discreta Galleria Colonna. Infine anche Trieste e Messina e (rispettivamente col Tergesteo del 1842 e con la Galleria Vittorio Emanuele III del 1929) ebbero i loro meno noti passage.

Dopo alterne vicende di fortuna e decadenza, il passage contemporaneo in Italia come in Europa attraversa una fase di transizione o come il suo stesso nome allegoricamente suggerisce, di "passaggio": luogo diviso tra l'estetica romantica che gli appartiene come oggetto prezioso della Belle époque e l'estetica della nuova economia del Mall e della riproduzione seriale; diviso tra contenuti storici appartenenti ad una tradizione esausta –destinata a sopravvivere spesso in virtù della sua stessa monumentalizzazione o folklorizzazione – e contenuti nuovi, rivolti allo sguardo collettivo del turista e al consumo di massa.

L'esempio della Galleria milanese dimostra come lo spazio del passage si possa configurare come il prestigioso set storico a cui la città contemporanea ricorre nel processo di festivalizzazione e di rivalutazione economica del suo centro. In altre parole, l'esempio milanese spiega come il passage contemporaneo rischi di avviarsi sulla strada della trasformazione in "festival market urbano" la cui specializzazione tematica è quella del passage storico stesso: esso tenta di preservare la sua fortuna commerciale attraverso strategie di riconversione in meta del turismo di massa, attraverso iniziative di recupero del patrimonio storico, di investimento immobiliare mirato, e di revisione dei suoi contenuti.

Altri esempi, come quello della recente riapertura della Galleria Colonna a Roma, dimostrano come la tipologia commerciale del passage rappresenti ancora oggi un'opportunità d'investimento immobiliare capace di attrarre il capitale privato – tuttavia non senza rischi: perché l'investimento si rivelasse vantaggioso, la nuova Galleria romana ha dovuto parzialmente sacrificare il suo ruolo di luogo pubblico, adattandosi alle fondamentali strategie commerciali dello Shopping Mall. Altre considerazioni, sintetizzate di seguito, rivelano tendenze contrastanti nelle recenti trasformazioni del passage italiano.

In primo luogo, esiste una dicotomia tra Gallerie "globali" (Milano e Roma) e Gallerie "locali" (Genova, Torino, Napoli, Trieste), la quale rispecchia in parte l'identità stessa delle città che le ospitano. Questa dicotomia rischia di farsi più sfumata nei prossimi anni qualora politiche speculative, attraverso iniziative di restauro e di cosiddetta "rivitalizzazione" favoriscano l'insediamento di marchi dai grandi utili ove prima erano piccoli commerci locali. Inoltre, due Gallerie, la romana e la napoletana, soffrono, per motivi diversi, di una perdita d'identità. Se la prima ha perso la sua memoria storica (2) proprio a seguito dell'operazione di "rivitalizzazione" promossa dall'iniziativa privata -che avrebbe dovuto, nella retorica dell'Amministrazione comunale, regalarle vita nuova- la seconda ha seppellito la sua vocazione artistica e creativa e livellato la sua offerta commerciale a causa dell'incompetenza e dell'incapacità progettuale dell'Amministrazione comunale. (3)

Infine, il fattore turismo assume nelle Gallerie di Roma e Milano un peso decisamente significativo ed incide sulla loro organizzazione, sulla loro gestione e sui loro nuovi contenuti. Lo "sguardo del turista" decide quali attività commerciali devono essere strategicamente posizionate in Galleria, e sono il suo gusto e le sue esigenze a plasmare la forma stessa della Galleria, la sua offerta culturale e commerciale.

Ai responsabili dei prossimi interventi di recupero saranno imposte scelte progettuali consapevoli e lungimiranti. Se l'esperimento di reinvenzione della Galleria romana ha rappresentato una parziale rinuncia alla funzione pubblica del passage, le Gallerie di Genova, Napoli e Torino lasciano spazio per la sperimentazione di modelli di sviluppo di altro tipo.

Sarà di grande importanza incoraggiare l'iniziativa delle associazioni degli esercenti (anche definite CCN, ovvero centri commerciali naturali, alcune delle quali, come a Milano e Genova, sono già impegnate in modo attivo e propositivo con azioni volte a valorizzare gli spazi pubblici delle Gallerie). Sarà quindi necessario intavolare un dialogo aperto tra queste associazioni, amministrazione pubblica e rappresentati dei cittadini, volto al perseguimento dei seguenti obbiettivi: facilitare l'accessibilità della Galleria a tutti gli orari attraverso l'apertura di esercizi serali; rafforzare le possibilità di incontro e di scambio promovendo una genuina mescolanza di attività commerciali, residenziali e terziarie; riportare l'arte nel passage, riaprendo cinema e teatri sul modello delle Gallerie torinesi, o rafforzando il legame simbiotico delle Gallerie con i teatri vicini (ad esempio la Scala a Milano o il Carlo Felice a Genova); supportare iniziative tese alla qualificazione identitaria del luogo promovendo momenti culturali (festival del libro, concerti, mercati antiquari o gastronomici) legati alla tradizione e ai contenuti culturali e commerciali tipici di ciascuna Galleria (sul modello delle Gallerie di Genova o Milano); promuovere con agevolazioni l'insediamento di attività tradizionali in Galleria, e proteggere con affitti agevolati le attività storiche più significative; incoraggiare quando possibile un ritorno della quota residenziale.

È necessario ripensare il passage come luogo destinato all'offerta di una nuova qualità di beni e prodotti culturali, e di una nuova qualità della socialità pubblica – elementi questi che non trovano spazio nel mondo suburbano del Mall, né in quello controllato del festival market urbano, modellato sulle esigenze del turismo di massa. Una rinascita del passage avrà luogo se nuove politiche pubbliche saranno in grado di restituirgli quel ruolo che gli è storicamente proprio di luogo squisitamente urbano, con la sua imprevedibilità, la mescolanza di attività e funzioni, e una vibrante offerta commerciale e culturale. A tale scopo l'iniziativa pubblica e privata congiuntamente dovranno sforzarsi di riaccogliere nel passage il cittadino e la realtà locale.

Alessandro Busà
info@urbanreinventors.net
NOTE:

1. Tra queste la Galleria milanese De Cristoforis, inaugurata nel 1832 e demolita nel 1935 per far spazio al Palazzo del Toro in Piazza San Babila. Stessa sorte colpì molti passage parigini: oggi a Parigi sopravvivono solo 19 delle 28 Gallerie erette a partire dal 1791 (Margaret MacKeith, History and Conservation of Shopping Arcades, Mansell, 1986, pag. 15).
2. Ad esempio, con la conversione dell'ex Cinema Teatro in Megastore Feltrinelli dopo il restauro del 2003.
3. In particolare la scomparsa del celebre Salone Margherita, che ha chiuso i battenti nel 1982, ha lasciato la Galleria napoletana immemore della propria identità storica, e deserta nelle ore serali.
Estratto da "Vita e morte delle grandi gallerie commerciali italiane", in La città Vetrina, a cura di Giandomenico Amendola, Liguori Editore, 2006. Tutte le fotografie pubblicate in questa pagina sono di Alessandro Busà.

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