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Note per un piano di edilizia economica

2a+p, baukuh, liverani-molteni



In maniera indipendente dalle linee assunte dalle diverse correnti giunte al confronto elettorale di questi giorni, ma proprio in funzione delle urgenze che il nuovo Governo si troverà ad affrontare nei prossimi tempi in tema di edilizia economica, un raggruppamento occasionale di tre studi di architettura diversamente dislocati sul territorio nazionale ha sentito la necessità di esprimere e condividere alcune considerazioni.



 
In questo momento una forte spinta sociale e un ampio consenso politico sostengono la realizzazione di un nuovo piano di edilizia economica. Rispetto a queste iniziative ci pare importante sottolineare alcuni aspetti essenziali per la buona riuscita del programma. Il successo del piano di edilizia economica dipende, infatti, oltre che da alcune scelte politiche fondamentali, da alcuni dettagli tecnici e organizzativi rispetto ai quali è necessario aprire un confronto tra politici, amministratori e professionisti.

Le nostre osservazioni non affrontano le questioni fondamentali (definizione del fabbisogno, selezione delle modalità di finanziamento, regime giuridico assegnato agli alloggi prodotti), che riteniamo necessario considerare all'interno di una strategia politica generale, difficilmente separabile da una ipotesi globale di trasformazione del paese. Nemmeno ci interessa discutere qui i motivi per cui le politiche della casa sono state colpevolmente dimenticate negli ultimi venti anni. Ci limitiamo a tre osservazioni, relative alla strategia urbana, alla gestione dell'ambiente e all'organizzazione del piano di edilizia economica, sapendo che, in ogni caso, non esistono soluzioni tecniche neutrali.



1. Le nuove case economiche devono essere, da subito, parte delle città in cui vanno a inserirsi. Il nuovo piano di edilizia economica non può fornire una risposta puramente quantitativa alla emergenza abitativa ma deve proporre una risposta qualitativa alla crescita delle città italiane, intendendo sistematicamente gli interventi di edilizia economica come occasioni per una più generale trasformazione del territorio italiano. È quindi necessario definire una strategia per la scelta delle aree di intervento, tanto nei grandi centri quanto nelle realtà minori.

Nelle grandi aree metropolitane la crescita non dovrà avvenire come espansione (con il malcelato intento di incrementare il valore di aree adiacenti), ma come densificazione (con il dichiarato obiettivo di riqualificare i paesaggi in cui i nuovi alloggi si inseriranno). Una strategia di densificazione porterà a un uso più intensivo del suolo urbano, incrementandone la complessità e arricchendo il territorio con nuove attività produttive e ricreative. Per realizzare questa strategia, obbligando la crescita edilizia ad accadere all'interno del territorio già urbanizzato, è possibile adottare alcuni elementari accorgimenti, quali definire un numero massimo di alloggi per intervento ed accoppiare sistematicamente le nuove realizzazioni con interventi di demolizione e risanamento delle aree adiacenti (prevedendo le risorse economiche per realizzare le demolizioni in corrispondenza della nuova edificazione). In questo senso, la scelta delle aree dei recenti interventi realizzati dal Comune di Milano all'interno del programma Abitare a Milano rappresenta un esempio indiscutibilmente positivo. Nelle piccole realtà urbane non sempre esistono opportunità di riuso di spazi interstiziali; in questi casi il legame con il paesaggio diventa la cosa più importante ed è importante proporre, attraverso l'edilizia abitativa, sistemi capaci di approfittare delle risorse paesistiche esistenti e di definire un nuovo legame con la campagna.



2. Le nuove case di edilizia economica devono diventare esperienze pilota di una corretta gestione dell'ambiente e del territorio. È noto che il 40% delle emissioni e dei consumi di energia proviene dal mondo dell'edilizia, inteso nel suo intero ciclo di vita, dalla produzione, alla gestione, alla dismissione. In tal senso, la definizione di un piano di edilizia economica è un'occasione di fondamentale importanza per affermare la centralità delle tematiche inerenti l'efficienza energetica e la sostenibilità ambientale. Il piano di edilizia economica deve definire obiettivi e prestazioni minime da garantire, sfruttando gli interventi come banco di prova di un sistema di certificazione energetica degli edifici maturo ed efficiente. Le economie realizzate dal piano non devono limitarsi a minimizzare le risorse impiegate, ma devono favorire il risparmio di energia, attraverso la riduzione dei consumi e delle spese di manutenzione, anche attraverso nuove forme di gestione di fonti di energia collettive.

Più in generale, è necessario produrre una carta dell'edilizia abitativa in linea con le condizioni dell'abitare contemporaneo. Più che nuovi standard legati al dimensionamento, l'organizzazione responsabile per il nuovo piano di edilizia economica potrà elaborare, attraverso progetti di ricerca svolti di volta in volta, una carta dell'abitare, allo scopo di garantire non solo un comfort interno agli edifici ma anche quello che si potrebbe definire un comfort urbano. La revisione dei regolamenti edilizi avrà come obiettivi la definizione di nuove soluzioni tipologiche adatte alle condizioni abitative contemporanee e una maggiore agilità nel posizionamento della nuova edificazione (in corrispondenza di adeguate soluzioni tecnologiche che garantiscano l'isolamento, sarà ad esempio possibile approfittare al massimo delle aree che circondano le aree industriali, i parchi ferroviari, ecc.). Il piano dovrà procedere attraverso una continua attività di discussione, monitoraggio e valutazione dei risultati ottenuti, in modo da trasformare immediatamente i risultati delle sperimentazioni realizzate in elementi disponibili ai professionisti, cercando in questo modo di accumulare un sapere comune a disposizione della costruzione della città. All'interno di questa attività di critica delle esperienze precedenti, sarà possibile discutere le esperienze del passato nel campo dell'edilizia economica, valutandone i risultati e adottandoli come base di partenza per ulteriori ricerche. In questo senso, una riflessione sugli aspetti validi e superati dell'edilizia pubblica italiana ci pare essenziale. La cosa peggiore sarebbe ripartire da zero, ignorando completamente un insieme di esperienze forse irripetibili, ma per nulla trascurabili.



3. Un piano per la casa necessita di una struttura organizzativa che lo porti a termine. È importante a questo proposito osservare il lavoro svolto da Adalberto Libera come direttore dell'Ufficio Progetti dell'INA Casa dal 1949 al 1954. Al di là di una politica generale dell'alloggio, forse discutibile, i progetti dell'INA Casa conservano ancor oggi una notevole qualità e formano alcuni degli episodi migliori delle periferie italiane. Questa qualità diffusa dipende in larga parte dal lavoro di Libera e dei suoi collaboratori, dalla loro capacità di intendere ogni progetto come occasione di architettura da affrontare responsabilmente e non senza ambizioni formali e capacità sperimentale.

Un modello per l'organizzazione responsabile per il nuovo piano di edilizia economica può essere la struttura che fa capo all'architetto di stato nelle Fiandre e nei Paesi Bassi. L'architetto di stato viene scelto dal governo centrale -conseguentemente egli sospende la propria attività professionale- per svolgere attività di consulenza rispetto ai principali progetti pubblici, selezionare i progettisti invitati e le giurie dei concorsi che organizza. È necessario che la struttura responsabile per il piano di edilizia economica sia unica e coordinata a livello nazionale da un ristretto gruppo di professionisti, presieduto da un coordinatore con un mandato a termine di medio periodo, nominato direttamente dal Governo. Questa organizzazione potrà collaborare con le autorità locali nella realizzazione degli interventi.

È possibile immaginare che la scelta delle aree e dei programmi venga curata dalle amministrazioni comunali. Le ipotesi così prodotte a livello locale potranno quindi concorrere tra loro per l'ottenimento di finanziamenti da parte del governo centrale. Questi finanziamenti saranno erogati in accordo con le selezioni operate dalla struttura responsabile per il piano di edilizia economica. Questa organizzazione provvederà poi a organizzare le procedure di concorso di progettazione per ogni intervento, invitando un gruppo ristretto di progettisti selezionati da un registro pubblico e scegliendo, in collaborazione con le autorità locali, i componenti delle giurie chiamate a giudicare i progetti.

2a+p
baukuh
liverani-molteni
[13 aprile 2008]

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