home > files

Files

La città dei nuovi single

Teresanna Donà



 
Nell'ambito dell'ultima Biennale di Architettura di Venezia il gruppo olandese formato dagli studi Droog e KesselsKramer aveva dato vita a una bizzarra installazione dal titolo di S1NGLETOWN. Una serie di oggetti insoliti e un gruppo di nove manichini, con una casa stilizzata innestata al posto del busto, erano stati in quell'occasione presentati agli sguardi forse un po' impreparati dei visitatori. Dato che l'installazione in sé appariva piuttosto enigmatica, gli autori avevano deciso di accompagnarla con un giornale-manifesto esplicativo, distribuito all'ingresso dell'area espositiva. Quel documento spiegava tra l'altro come S1NGLETOWN, lungi dall'essere un evento chiuso in sé, fosse piuttosto un'occasione per rendere pubbliche una serie di recenti ricerche che ruotano attorno al concetto di "single contemporanei". Il gruppo olandese ha voluto in questo modo voluto sensibilizzare il pubblico veneziano rispetto a un fenomeno sociale in rapida evoluzione, le cui ripercussioni hanno già iniziato a toccare ambiti attigui, come quello dell'architettura, dell'urbanistica e dell'oggettistica di design. L'articolo che qui presentiamo riprende quell'evento, che a nostro avviso non ha avuto sufficiente visibilità mediatica, per offrire al lettore una nuova opportunità di entrare in contatto con quella che secondo Droog e KesselsKramer sarà "la città dei single". [TD]



 
"Stiamo attualmente assistendo a un cambiamento radicale all'interno della società occidentale: l'ascesa del single. Dagli Stati Uniti al Giappone, dal Regno Unito agli Emirati Arabi, sempre più persone prendono le distanze dall'unità familiare tradizionale e decidono di vivere per conto loro. I giovani professionisti scelgono di rimanere single più a lungo, mentre gli anziani che non hanno –o che hanno perso– il loro partner sono più longevi. Molti spazi inizialmente progettati per un'occupazione multipla finiscono per essere utilizzati da una sola persona, così come all'interno dei veicoli a quattro posti ritroviamo il solo autista e nei letti matrimoniali un solo occupante". (1)

Con queste parole lo studio di design concettuale Droog e l'agenzia di comunicazioni KesselsKramer, entrambi basati ad Amsterdam, ci introducono all'installazione dal titolo S1NGLETOWN, di cui sono co-autori, ospitata all'interno dell'ultima Biennale di Venezia. In quell'occasione un'ampia sezione delle Corderie dell'Arsenale è stata infatti attribuita da Aaron Betsky, direttore dell'XI Mostra Internazionale di Architettura, all'ancor poco noto gruppo Droog + KesselsKramer, che ha deciso di servirsene per proporre un'installazione dalle forti connotazioni sociali, che col tema generale, Out There – Architecture Beyond Building, aveva forse poco a che fare, ma che possedeva l'indubbio merito di presentare al pubblico il frutto di tre anni di ricerche inedite su un argomento di forte attualità.

[22 agosto 2009]


Secondo il giornale-manifesto distribuito in quell'occasione all'ingresso dell'area espositiva, "alcuni recenti sondaggi predicono che nel 2026 un terzo della popolazione del mondo occidentale sviluppato sarà composto da single". (2) È questo il punto di partenza attorno al quale gli autori olandesi articolano la propria riflessione, nella convinzione che un tale cambiamento sociale avrà nel tempo delle importanti ripercussioni anche in ambito architettonico e urbano. Alcuni di questi cambiamenti sarebbero anzi già in atto, e sarebbero destinati, alla lunga, a portare a una ridefinizione sia degli spazi dedicati all'abitazione che di quelli dedicati alle interazioni sociali, influendo inoltre su molti prodotti e servizi disponibili sul mercato. Per rendersene conto basta pensare al crescente fermento che si sta sviluppando attorno al fenomeno della miniaturizzazione dell'alloggio -sempre più frequenti sono gli articoli e pubblicazioni in questo senso- (3) fenomeno che dà origine talvolta a ricerche estreme, come quelle sull'habitat minimum: non più quello basato sul modulor e introdotto da Le Corbusier nell'ambito dei CIAM, ma uno spazio abitativo letteralmente ridotto all'osso, messo a punto per rispondere alle recenti esigenze di alcune categorie di nuovi single contemporanei. (4)



Ma chi sono questi nuovi single che stanno invadendo il mondo occidentale con la rapidità di un virus altamente contagioso? I nuovi single siamo noi, ci dicono Droog e KesselsKramer, noi in una qualche fase, più o meno lunga e più o meno definitiva della nostra vita. Noi agli albori della nostra esistenza da adulti, magari attratti all'estero da un qualche rinomato master universitario; noi quando nel pieno della carriera siamo spinti a viaggiare in lungo e in largo per lunghi periodi di tempo; noi che ancora all'apice della maturità, in seguito a un divorzio o a una separazione, siamo costretti a ricominciare tutto daccapo; e infine noi quando, ormai giunti alla fine del nostro viaggio terreno, ci ritroviamo ad aver perduto l'ultimo partner e ci rassegnamo all'attesa dell'inevitabile all'interno di un alloggio appositamente previsto per tale scopo.



Tuttavia Droog e KesselsKramer spingono la loro riflessione un passo più in là, individuando, grazie a una serie di studi e ricerche condotti a livello universitario, nove categorie di single, i cosiddetti nuovi single, che ritroviamo fluttuanti nelle pagine del sito internet dedicato all'installazione (www.s1ngletown.org), così come lo erano all'interno dello spazio espositivo dell'Arsenale. Gli autori immaginano che a ciascuna di queste nove categorie, a cui corrispondono altrettanti stili di vita, possano essere abbinate delle peculiari soluzioni architettoniche (e talvolta di design, un aspetto che però non verrà trattato in questa sede), in grado di soddisfare tutta una serie di nuovi bisogni specifici. Alcune di queste soluzioni architettoniche hanno già trovato una realizzazione concreta o sono attualmente in fase di realizzazione. Vediamo di cosa si tratta.



 
NUOVI SINGLE - IMPATTO SOCIALE E ARCHITETTONICO. La 100K+ EXECUTIVE è una dirigente cinquantottenne che guadagna più di 100.000$ all'anno lavorando sodo, 24h/24 e 7/7 giorni. La sua casa è un business class lounge d'aeroporto, o per lo meno è così che lei la percepisce, poiché trascorre un quarto del proprio tempo viaggiando. Questa drogata del superlavoro pianifica fino in fondo ogni propria azione: anche la spesa le viene recapitata a domicilio grazie a un sistema di acquisto automatizzato. Incarna un modello sociale che dimostra una grande indipendenza.

Dal punto di vista architettonico, la soluzione abitativa più consona allo stile di vita del 100K+ executive è fornita, secondo Droog e KesselsKramer, dagli apart-hotels: luoghi ibridi in cui i clienti possono arrivare e ripartire rapidamente, senza dover sbrigare inutili e ridondanti formalità burocratiche. Gli apart-hotels utilizzano infatti il sistema di check-in tipico degli hotel, permettendo nel contempo di godere di un periodo di permanenza più lungo, sebbene non così lungo da giustificare l'affitto di un appartamento tradizionale. Il riferimento prescelto dagli autori per questa categoria è l'm-hotel (www.m-hotel.org), localizzato in prossimità del distretto finanziario di Londra e progettato da Tim Pyne; l'edificio è attualmente in fase di costruzione.

L'ALONE, TOGETHER ha appena superato la quarantina, lavora idealmente nell'ambito del design di prodotti environmentally friendly e vive in una stanza all'interno di un'abitazione condivisa con altri lavoratori professionisti single. Non si sente mai solo, poiché i piccoli compiti della vita quotidiana, come il cucinare o il fare le pulizie, gli permettono di socializzare. Crede fermamente nella vita comunitaria, anche perché porta a delle riduzioni degli enormi danni provocati all'ambiente. Una volta la settimana si dedica a un'attività che attrae molti più single che non persone che vivono in coppia: il volontariato.

Gli appartamenti in condivisione sono solo una delle soluzioni architettoniche disponibili per i single in cerca di co-abitazione. Nel corso della storia dell'architettura si incontrano esempi ricorrenti di esplorazioni del tema dell'alloggio con servizi condivisi: l'Unité d'Habitation di Le Corbusier ne è uno tra i più noti; tuttavia in tempi recenti questa tematica è stata rispolverata dando vita a esiti diversi a seconda della qualità e quantità di spazi in condivisione. Possiamo trovare ad esempio alloggi individuali con impianti sportivi o servizi culturali comuni, ma anche interventi più complessi tra i quali Droog e KesselsKramer selezionano gli alloggi Svartlamoen (www.bkark.no/...) di Brendeland & Kristoffersen a Trondheim, Norvegia. Questi alloggi, che sorgono nell'ambito di un intervento di ristrutturazione di una zona che per decenni è stata occupata da squatter, sono stati concessi, da parte delle autorità locali, agli stessi squatter che avevano occupato l'area fino a quel momento. Questi ultimi, gruppi di punk, ma anche di scrittori e artisti locali, hanno richiesto che nella progettazione si desse maggior enfasi agli spazi comuni, a scapito di quelli privati. Gli alloggi sono stati così progettati per avere delle camere piuttosto piccole, compensate da grandi stanze in condivisione, tra cui i locali di servizio e le cucine.

L'INDEPENDENT WIDOW è un'anziana signora che ha perduto il marito (le statistiche dimostrano che le donne vivono in media dieci anni più a lungo degli uomini). Ha scelto di vivere da sola, poiché la prospettiva di abitare in una casa di riposo non la alletta, ed è sempre pronta ad apprendere nuove conoscenze, come l'utilizzazione di internet o Skype per contattare figli e nipoti.

Contrariamente alle attese, diverse tipologie abitative sembrano essere ormai disponibili per questa categoria di single. Un recente studio effettuato dalla Facoltà di Architettura di ETH, a Zurigo, riguardante le abitazioni per gli anziani all'interno dei territori svizzeri e tedeschi, ha individuato tre tipologie di abitazioni per i senior: il self-organized communal living, l'inter-generational housing e l'assisted or serviced living, che non è altro che la classica casa di cura. Per quanto riguarda la tipologia del self-organized communal living, gli autori dello studio hanno riportato come caratteristico l'esempio di un gruppo di quattro donne oltre la cinquantina, tutte single, che hanno deciso di commissionare all'architetto Bruno Dürr, dello studio Archplan, la costruzione di un blocco residenziale comunitario di 17 unità. Il progetto, dall'evocativo nome di Wohnfabrik Solinsieme (www.solinsieme.ch), prevedeva la creazione di diciassette alloggi indipendenti, di una superficie compresa tra i 56 e i 93 metri quadri.

Gli alloggi sono stati poi completati da una serie di locali comuni, tra cui un bar, una stanza per gli ospiti e diversi laboratori per la lavorazione del legno e dei metalli. Questa antica fabbrica di ricamo, oramai riconvertita in edificio residenziale, alloggia attualmente 14 donne e 7 uomini, di età compresa tra i 38 e i 67 anni, tra cui lo stesso architetto Bruno Dürr! Tra gli esempi di inter-generational housing vengono invece citati i complessi residenziali progettati dallo studio olandese VMX a Schalkwijk, Haarlem (www.vmxarchitects.nl/...). Il programma prevedeva la creazione di numerosi appartamenti: alcuni dei quali destinati alla vendita, altri destinati all'affitto e pensati per anziani bisognosi di cure "leggere", altri ancora per anziani necessitanti di cure più serie e continuative. Gli architetti hanno così progettato una struttura mista, dove utilizzatori appartenenti a generazioni diverse possano vivere fianco a fianco, composta da sei torri circolari immerse in spazi verdi comuni. Le torri dedicate agli alloggi per anziani sono poi collegate tra loro da una serie di ambienti comuni al livello del piano terra, tra cui si contano degli spazi ricreativi, uffici, stanze per gli esami clinici, un caffè, un ristorante e diversi negozi. Il complesso è attualmente in costruzione e dovrebbe venir completato nel corso del 2009.

Il GLOBAL OPPORTUNIST è un eterno studente, capace di accumulare diplomi scolastici e miles aerei in quasi eguale misura. Vive ovunque gli studi lo portino, spostandosi di scuola in scuola e di continente in continente. Crede che un giorno si stabilirà definitivamente, ma questa credenza è soggetta alla stessa incertezza che permea ogni altro aspetto della sua vita. Questo tipo di single ha in comune con una grande quantità di altri single il fatto di preferire l'affitto all'acquisto di un bene immobile.

Pur non dilungandosi molto sulla ben nota categoria edilizia degli alloggi per studenti, Droog e KesselsKramer ci presentano come caso tipo la residenza studentesca Bikuben (en.aart.dk/...) a Copenaghen, progettata dallo studio danese aart; in cui l'edificio vorrebbe al contempo fornire un quadro ideale per lo studio e spronare alla comparsa di uno spirito comunitario. Le stanze private e quelle comuni sono qui connesse tra loro in una sorta di doppia spirale che ruota attorno al cortile, nel duplice intento di incoraggiare gli utenti a impossessarsi di ogni spazio e creare degli espedienti per gli incontri sociali.

L'ONCE A MOM è una madre che per la prima volta in vent'anni si ritrova a vivere da sola, in seguito a un divorzio. Ha superato la quarantina e ha dei figli che, ormai grandi, vanno all'università e vivono per conto loro. Eccitata da questa ritrovata solitudine, approfitta fino in fondo di tutti i servizi per single che la comunità mette a disposizione. Ha un nuovo compagno, ma non vivono assieme, elemento che li accomuna a molti altri single. In UK due milioni di persone hanno un partner ma vivono da sole.

Il RECENTLY DIVORCED lavora dalle nove alle cinque del pomeriggio e vive anch'esso da solo, dopo diverse decadi trascorse con la sua precedente famiglia. Ha due figlie; esse vivono con la madre, ma sono sempre ben accette in casa. Come molti single ama la libertà che questa nuova condizione comporta, ma lotta contro la sensazione di solitudine. In fondo in fondo vorrebbe un'altra relazione a lungo termine. Gli uomini sono in particolar modo soggetti a soffrire di solitudine in seguito ad un divorzio... ma evidentemente questo sentimento non li aiuta a desistere dal perseverare: negli Stati Uniti circa il 40 per cento delle prime nozze, il 60 percento delle seconde e il 70 per cento delle terze terminano in un divorzio! Statisticamente i paesi più sviluppati sono anche quelli che presentano le più ampie percentuali di divorzi, mentre le società più povere e tradizionali hanno delle percentuali di gran lunga inferiori.

Per i single di queste due categorie la vita solitaria potrebbe essere semplicemente una soluzione temporanea, una specie di intervallo tra due fasi di vita di coppia successive. Una risposta architettonica a questa condizione di instabilità potrebbe scaturire da alcune attuali ricerche incentrate attorno al tema della flessibilità degli alloggi. In particolare Droog e KesselsKramer citano uno studio sul flexible housing (5) condotto da Jeremy Till e Tatjana Schneider, che ha permesso di delineare due categorie di intervento: hard e soft. La categoria hard, secondo Till e Schneider, risolverebbe il problema della flessibilità introducendo meccanismi "fisici" che permettono di far "slittare" pareti o intere stanze all'interno degli alloggi, per poterne riorganizzare gli spazi; mentre la categoria soft permetterebbe una flessibilità organizzativa attraverso la pianta libera, un po' come all'interno dei loft newyorkesi. In questa seconda categoria ritroviamo come esempio significativo l'itervento di EM2N Architekten, con un progetto per cinque appartamenti a Siedlung Hegianwandweg (www.em2n.ch/...), Zurigo, in cui la pianta interna è svuotata degli elementi strutturali, permettendo così una grande libertà di suddivisione interna.

Il SEASONED PROFESSIONAL vive, lavora e si diverte all'interno dello stesso spazio abitativo. Il suo duro lavoro ha dato i frutti sperati e ora è boss di se stesso; è probabilmente un freelance nell'ambito del graphic design in cerca di uno stile di vita flessibile. Supporta la scena artistica locale e spesso espone le opere di questi artisti all'interno della propria abitazione. Fa esercizio e seleziona accuratamente il proprio cibo, conscio del fatto che vivere da soli raddoppi il rischio di malattie cardiache.

Per questa categoria la risposta architettonica viene proposta dagli stessi Droog, con il progetto Spiral Step House, pensato in coollaborazione con l'associazione olandese Ymere e lo studio di architettura giapponese Bow Wow. "Oltre la metà delle abitazioni ad Amsterdam sono occupate da single" ci spiega il gruppo Droog in una pagina del già citato giornale-manifesto, "ma la Spiral Step House sarà la prima di esse a essere specificatamente concepita per uno stile di vita da single". Questa abitazione si distingue infatti da quelle tradizionali per un melange molto particolare di ambienti pubblici e privati, collegati tra loro in quella che Momoyo Kaijima, dello studio Bow Wow, definisce "una sequenza di spazi distintivi, le cui qualità caratteristiche sono uno stimolo per l'immaginazione dell'abitante". In effetti mano a mano che si procede risalendo dal pian terreno fino all'ultimo piano, si incontrano ambienti via via più intimi e privati: uno spazio-ufficio che può accogliere diverse postazioni lavorative, alcune zone di soggiorno e svago, una grande cucina per le cene con gli amici, fino ad arrivare, ormai in cima all'edificio, all'unica e piuttosto modesta camera da letto della casa.

Il SOLITUDE SEEKER vive e lavora in casa propria, da solo. Ama la natura, che celebra con frequenti viaggi solitari in campeggio. Il desiderio di "riservarsi per se stessi" sembra essere condiviso da molti single in giro per il mondo: un'inchiesta condotta dall'Horizon Research Group in sei città cinesi ha infatti dimostrato che il 90 per cento delle donne di buona educazione preferisce la vita da single a quella di coppia.

Allo scopo di aumentare la densità del centro città, la città di Los Angeles ha adottato un nuovo piano di zonizzazione che permette di ridurre la superficie minima abitabile degli alloggi a 23 metri quadri. Nonostante una serie di critiche negative a questa risoluzione, la crescita del livello di interesse rispetto alle nuove tipologie di existenzminimum è innegabile, sia da parte delle autorità locali di diversi stati, che da parte dei potenziali fruitori. La volontà di frugalità e isolamento viene talvolta addirittura esaltata come una specie di lusso "estremo", prova ne sono una serie di progetti di compact housing come le micro-architetture di Richard Horden (www.microcompacthome.com), professore presso la Technical University di Monaco, o le Single Hauz, dello studio polacco Front Architects (www.frontarchitects.pl/...), innegabili celebrazioni dell'isolamento che gli autori vorrebbero poter "innestare" un po' ovunque in giro per il mondo.

L'AIR BOUND, infine, ha ventun'anni, lavora come assistente di bordo e vive ovunque la propria compagnia aerea la porti. Ha amici e familiari dislocati in diversi continenti, il che la induce a conformarsi ad una tendenza particolarmente in voga tra i single: l'appartenenza ad una comunità non-lineare. In altri termini il single in questione potrebbe anche non avere legami affettivi all'interno della propria comunità geografica locale, ma servirsi delle più recenti tecnologie per creare una propria comunità delocalizzata, i cui membri vivono a migliaia di chilometri di distanza gli uni dagli altri. Le statistiche mostrano che i single sono inoltre i più massicci fruitori di siti di social networking, come Facebook, MySpace ecc., (6) e di servizi on-line dedicati alla ricerca di affinità.

Sebbene in perpetuo movimento, l'air bound non è tuttavia l'unico single amante dei viaggi e della vita nomade. Per coloro che sono particolarmente sensibili a questo bisogno di solitudine nella mobilità, esiste un tipo di casa-non-casa che si sta conquistando una significativa fetta di mercato, soprattutto all'interno degli Stati Uniti: le mobile homes. La tecnologia odierna permette ormai un tipo di esistenza "in transito" di alto livello di comfort. Testimoni ne sono le centinaia di migliaia di lavoratori a tempo pieno che vivono all'interno di veicoli ricreativi lungo le strade americane. Pur trattandosi di alloggi minimi, questi ricoveri mobili dispongono di tutto il necessario per una vita confortevole: dalla connessione ad Internet alle facilitazioni per le persone a mobilità ridotta.





La nostra visita guidata all'interno della città dei single per il momento si conclude qui. Cos'altro terranno in serbo per noi gli attivissimi Droog e KesselsKramer? Proseguiranno le loro ricerche su questo tema o passeranno il testimone ad altri eventuali volontari? Al termine di questa breve panoramica la sensazione è quella di esserci affacciati su un nuovo mondo, un mondo che ci riguarda da vicino, ma i cui territori hanno appena iniziato ad essere esplorati. Se la scelta di catalogare il fenomeno sociale dei nuovi single all'interno di nove categorie potrà per alcuni sembrare una forzatura, ed essere ritenuta discutibile, dobbiamo comunque concedere agli autori il merito di aver iniziato a sensibilizzare il pubblico rispetto a un fenomeno che, per dimensioni e rapidità evolutiva, non può più essere ignorato. Qualora le previsioni dovessero rivelarsi esatte, l'ascesa dei single finirà per imporsi, con sempre maggiori ripercussioni in ambito architettonico e urbano. Al momento non possiamo che attendere, per sapere in che direzione ci stiamo muovendo. Una cosa è però certa fin d'ora: quello di Droog e KesselsKramer è stato uno degli interventi più interessanti e ricchi di spunti della passata Biennale di Architettura, e avrebbe meritato un'eco più ampia all'interno della stampa specializzata. Qualunque cosa Droog e KesselsKramer tengano in serbo per il futuro, ci auguriamo di incontrarli di nuovo, presto, a Venezia come altrove.

Teresanna Donà
teresannadona@architettura.it
NOTE:

1. Questo passaggio è tratto dal comunicato stampa fornito dagli autori e consultabile all'interno del sito www.s1ngletown.org.
2. Diverse fonti confermano questa affermazione, tra cui environment.about.com/... per la popolazione inglese e www.abc.net.au/... per quella australiana. Secondo l'ultimo censimento realizzato negli USA il 37% della popolazione sarà single di qui al 2021.
3. Numerose sono le pubblicazioni che riguardano gli spazi minimi: M2 - Minimum Space - Maximum Living di Philip Jodidio (2008); Spazi minimi a cura di Maria Alessandra Segantini (2004); The Very Small Home: Japanese Ideas for Living Well in Limited Space di Azby Brown (2005) o Compact Houses di Marta Serrats (2005) tanto per citarne alcuni, ma basta fare una breve ricerca su un qualche sito di vendita di libri online per imbattersi in decine di altri titoli.
4. Un esempio ben fornito è la bella rassegna sulle tiny houses apparsa sulla rivista online designboom lo scorso settembre raggiungibile da questo link www.designboom.com/...
5. Si veda il sito internet www.flexiblehousing.org.
6. Una lista dei più significativi social networking websites è disponibile su Wikipedia alla voce social networking websites en.wikipedia.org/...

> S1NGLETOWN
> DROOG
> KESSELSKRAMER

 

 

Per qualsiasi comunicazione
 è possibile contattare la
redazione di ARCH'IT


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)



iscriviti alla newsletter gratuita di ARCH'IT
(informativa sulla privacy)







© Copyright DADA architetti associati
Contents provided by iMage