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GHIGOS. Evolutive Space

 


Evolutive Space è una nuova aula per l'apprendimento, aperta a nuovi stimoli e a continui cambiamenti; essa sconvolge il vecchio stereotipato insegnamento, proprio perché è stata concepita come uno spazio in cui l'apprendimento è supportato -o forse, ancora di più, è determinato- dall'emergere di mutevoli sensazioni. Evolutive Space interagisce e vive, non è più un semplice involucro… è una nuova aula che, come un utero materno, cambia a seconda del tempo e delle istanze, è un progetto dinamico e pronto alle nuove sfide dell'apprendimento futuro.

La ricerca è nata dalla constatazione di come lo spazio scolastico attuale, ed in generale tutto il sistema di apprendimento, siano ormai logorati nella loro struttura più profonda e non solo formale, per questo abbiamo ritenuto necessario affrontare con un approccio innovativo il progetto; l'obiettivo prioritario perseguito è stato , dunque non una semplice rivisitazione spaziale "dell'oggetto aula", ma una vera e propria riflessione critica sulle dinamiche e sulle modalità dell'insegnamento.

[24sep2001]
Questa analisi ci ha portato a considerare essenziale la partecipazione e il coinvolgimento in prima persona di ogni singolo discente, che viene condotto all'interno di una multisensorialità spontanea e totale e non è più, quindi, semplice uditore di una lezione statica, spesso "preconfezionata".

L'intento del progetto è stato proprio quello di far partecipare un gruppo d'apprendimento ad un'esperienza situazionale; quindi mediante il coinvolgimento di più sensi si è cercato di portare l'individuo ad un "grado zero", mettendo in discussione ogni luogo comune, e annullando gli stereotipi codificati della società, (tra cui lo stesso rapporto di "sudditanza" alunno-docente).

In tale ottica è importante individuare nella figura dell'insegnante non tanto l'apice di una struttura gerarchica piramidale, quanto un ruolo di guida, di compagno a pieno titolo, in un rapporto relazionale spontaneo e di totale fiducia.



Vista frontale del caso 13 di Evolutive Space, costituito dalla ripetizione della medesima tipologia di arco.



Socio-spazialità. L'uso dello spazio e le sue influenze nei rapporti tra gli individui; l'abbandono di una struttura gerarchica per un rapporto di totale parità.



Sezione di Evolutive Space, caso 13.

Ci si accorge, dunque, che lo spazio e la sua percezione, oltre che il suo utilizzo, hanno un ruolo fondamentale nella definizione di tali rapporti relazionali: come si può notare, ad esempio, spazi con forti assialità, quali quelli che tutti noi siamo stati abituati a conoscere nei vari iter scolastici, non fanno altro che rafforzare un distacco culturale tra alunno e insegnante, con forti ripercussioni sull'apprendimento individuale.

Il progetto propone uno "Spazio per l'apprendimento" totalmente deformabile in ogni suo punto; sicuramente Evolutive Space rivive, in questo senso, le esperienze dell'architettura pneumatica di Alviani, in cui già si intravedeva la coscienza del concetto di deformabilità, fin da allora considerata come adeguata risposta a quella "multivariabilità di fabbisogni spaziali" che si esprime nella quotidianità di ogni esperienza.


Vista posteriore del caso 102 di Evolutive space, costituito dall'assemblaggio di un'ampia numero di tipologia di arco.

La struttura si articola in una sequenza di archi a sezione tubolare (che possono essere di varie tipologie), irrorati da un gran numero di distanziatori che, attraverso un doppio livello di scorrimento, garantiscono deformazioni spaziali avvertibili all'interno, ma anche percepite all'esterno.

Si può notare, infatti, come alle micro-deformazioni, assicurate da molle elastiche montate su piastre di trasmissione, attivate dalla pressione esercitata dall'uomo durante l'investigazione tattile dello spazio; si possono associare anche macro-deformazioni, che vengono realizzate tramite movimenti calibrati e centralizzati, applicati su ciascun perno di trasmissione e attivabili tramite comandi meccanici.

Il gruppo Ghigos nasce -nel ottobre del 1998, per iniziativa di Davide Crippa, Pierluigi Gelosa e Evaristo Iori- dall'esigenza di un luogo di confronto, è dalla necessità di crescere provando a fare. Proprio dalla necessità di un confronto forte e continuo nasce l'idea di un gruppo che è -e vuole restare- aperto, perché già deriva da culture e idee differenti; per questo ci poniamo con la massima apertura verso partecipazioni e collaborazioni. Una cosa sola è richiesta a coloro che vogliono partecipare alla nostra avventura: la volontà e la forza di essere pronti a mettersi in discussione, di accettare la possibilità di essere "spiazzati" proprio nelle convinzioni più radicate. Troppo facile adagiarsi precocemente in uno stile, troppo semplice parlare solamente con persone che in fondo la pensano come te, troppo inutile evitare le occasioni di autocritica. Siamo convinti che senza confronto non ci sia crescita, e solo chi è già morto ha smesso di crescere. 

Davide Crippa, nato a Milano nel 1976 è laureando presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel secondo semestre dell'anno 2000/2001 si sta occupando insieme al gruppo studentesco Architerna del ciclo di conferenze Nero-Rosso-Bianco.

Matteo Corno, nato a Monza (MI) nel 1976 è laureando presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.

Matteo Esposto, nato a Monza (MI) nel 1975 è laureando presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.

Evaristo Iori, nato a Monza (MI) nel 1975 è laureando presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel secondo semestre dell'anno 2000/2001 si sta occupando insieme al gruppo studentesco Architerna del ciclo di conferenze Nero-Rosso-Bianco.

Sistema di modificazione spaziale.
L'individuo, posto al centro dell'esperienza sensoriale, ha la possibilità di modificare in questo modo lo spazio, nella sua interfaccia tra interno ed esterno, percependo oltretutto un tepore più o meno intenso, quando non il refrigerio di una parete fredda, grazie ad una schermatura superficiale fortemente innovativa accostata a dei cuscinetti di gel ad accumulo-trasmissione termica.

La sopraccitata tecnologia non è però l'unico elemento innovativo che abbiamo introdotto, anzi un altro carattere essenziale del progetto è vincolato all'utilizzo di una seconda tecnologia, che ancora più della precedente offre ampi orizzonti e apre strade a nuove ed emozionanti esplorazioni.

Ci stiamo riferendo agli ormai realizzabili "display pieghevoli", pensati come schermi che, avvolgendo l'aula, consentono una totale mutazione dell'immagine -e quindi del contesto- in base al tipo di attività didattica svolta. Le recenti ricerche tecnologiche ci hanno quindi consentito di pensare ad uno schermo come una lavagna, ma flessibili come una tenda.



L'individuo viene condotto all'interno di una multisensorialità spontanea e totale.


Gli studi al proposito sono stati condotti dalla Cambrige Display Tecnology (CDT), che ha concentrato i proprio sforzi per approfondire e ottimizzare la sua precedente tecnologia, indirizzandosi verso l'ideazione di particolari schermi a quarzi liquidi, leggeri e arrotondati, ma anche dotati di particolare resistenza. Ciò è stato possibile grazie alle scoperte sulle catene polimeriche relative alle emissioni luminose (LEP); questo tipo di plastica può essere oltretutto modificato cromaticamente, punto per punto, offrendo una resa luminosa stabile e senza bisogno di retroilluminazione. E' molto importante sottolineare inoltre come, a differenza degli schermi LCD, questi schermi possano essere osservati sotto una qualsiasi angolazione o visuale. 

Nonostante i risultati ottenuti l'ambizione ha voluto che questi schermi LEP potessero poi essere realizzati anche con polimeri morbidi, permettendo così una libera modellazione dello spazio confinato.



Le due viste interne vogliono enfatizzare l'importanza dello spazio, che diventa protagonista Assoluto.


Tale ambizione è stata soddisfatta allorché la Plastic Logic, in collaborazione con l'Università di Cambrige, ha individuato un nuovo processo produttivo in grado di costruire transistor flessibili che, al contrario dei tradizionali chip in silicio, possono essere impressi su una sottile pellicola, per dare così vita a questi interessantissimi display pieghevoli.

Questa tecnologia permette pertanto all'utente di concorrere pienamente, in un elevato grado d'interattività, all'evolversi del contesto di riferimento che, come un "abito mediatico", si adatta alle diverse esigenze espresse nelle più varie situazioni. Il coinvolgimento dei singoli, che vengono portati al massimo livello di partecipazione, si attua almeno a tre livelli: quello visivo, grazie ai già illustrati schermi flessibili, quello tattile, stimolato dai diversi livelli di calore intrinseco alle pareti ed infine quello del sistema spaziale vero e proprio, modificabile attraverso il già citato complesso di pistoni.

Parliamo quindi di spazi evolutivi e di evoluzioni dello spazio in progress, in un processo di crescita reciproca tra alunni-insegnante, parliamo di spazio e percezione, ponendo finalmente il singolo individuo in un ruolo di attore protagonista del processo… ma un protagonista che non è isolato all'interno di un "tunnel tecnologico", (il che renderebbe l'esperienza interessante, ma anche alienante), bensì un protagonista fra altri, insieme ad altri, e che con altri condivide passo per passo il processo di apprendimento.

Gruppo Ghigos
info@ghigos.com
Il progetto Evolutive Space è stato premiato al concorso Nuovi Segni 2000/2001 indetto da Il Sole 24 ORE per opere di giovani designer.
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