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IN A BIT

DOUG GAROFALO, MICHAEL MCINTURF. School of Art Institute of Chicago (SAIC)

di
Matteo Zambelli
UN MODELLO RIZOMATICO E LA CRISI DELLE GERARCHIE. Douglas Garofalo e Michael McInturf, insieme a Greg Lynn e pochi altri architetti in Europa, sono stati fra i primi a intuire e a indagare le possibilità creative dei software di modellazione solida avanzata nella progettazione architettonica.

[31mar2002]
> INTERVIEW Sono noti in particolare i progetti per la chiesa Presbiteriana a New York di Garofalo e McInturf insieme a Greg Lynn, una delle poche Blob Architecture realizzate, il progetto presentato all'ultima Biennale di Venezia per H2 House di McInturf e Lynn in Austria, la Goszczycky Residence, la Malinow Residence, l'IN.Format System Prototipe Newstand di Garofalo. Sono tutti progetti connotati dal forte risalto che viene dato a forme complesse, concepite e generate assieme al "computer"; la forma è indagata come se fosse una scultura, che non viene più sbozzata con lo scalpello ma con un altro strumento, il computer.

La morfologia è il mezzo per inventare nuove spazialità e nuovi modi di vivere le spazio.

Il progetto per la School of the Art Institute di Chicago (SAIC) rappresenta un punto di svolta nella ricerca di Garofalo e McInturf, perché il computer non serve più per generare forme "blobbose", ma le tecnologie informatiche sono lo spunto per affrontare nuove tematiche progettuali meno concentrate sugli aspetti formali.



La SAIC nasce dalla constatazione che la tecnologia informatica è sempre più pervasiva e avanza a una velocità tale da impedire qualsiasi presa di posizione critica in merito alla sua influenza e qualsiasi considerazione filosofica per capire dove stia conducendo socialmente e culturalmente.








Center for Art Design & Technology Demo Suite.
La SAIC nasce allora, secondo le intenzioni di Garofalo e McInturf, "to criticaly examine the nature of these newly emergent and pervasive techonological fields of influence" (1).

Fields of influence: campi di influenza (sul significato di campo vai all'intervista). La scuola d'arte di Chicago

si fonda sulla metafora del campo, per rappresentare lo spostamento del pensiero che si allontana dalle gerarchie singolari, monolitiche e immobili. Invece la nostra proposta considera l'architettura nella condizione di campo: è continua ma variata –una rete dinamica di elementi interconnessi. (2)



La metafora del campo sembra sottendere il concetto di rizoma. Il rizoma è stato così definito da Gilles Deleuze e Félix Guattari:

Contro i sistemi centrati (anche policentrati), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrato, non gerarchico e non significante, senza Generale, senza memoria organizzatrice o automa centrale, unicamente definito da una circolazione di stati. (3)


Entry.

Il concetto di rizoma applicato all'architettura mette in crisi l'idea del progetto come un tutto compiuto (la concinnitas albertiana), in cui la relazione fra le parti sia definita per sempre e nulla si possa aggiungere o togliere senza mettere in crisi l'insieme e la relazione fra le parti. Come nel rizoma e nel campo elettromagnetico le relazioni sono sempre mutevoli e sono determinate dalle condizioni al contorno, così nel progetto per la SAIC le relazioni fra le parti costituenti varieranno in funzione dell'interazione fra le tecnologie informatiche e i fruitori della scuola.




Edificio preesistente.
Contemporaneamente alla concinnitas entrano anche in crisi la simmetria, i rapporti geometrici e matematici, i tracciati regolatori, ma soprattutto il concetto di gerarchia, ossia la presenza di relazioni costanti fra elementi principali ed elementi secondari.

La gerarchia evidentemente sottende la logica dell'albero perché

i sistemi arborescenti sono -come dicono Gilles Deleuze e Félix Guattari- sistemi gerarchici che comportano centri di significanza e di soggettivizzazione, automi centrali come memorie organizzate. I modelli corrispondenti sono tali che un elemento non vi riceve le sue informazioni se non da un'unità superiore, e una destinazione soggettiva, da collegamenti prestabiliti. (4)

La forma arborescente è un sistema gerarchico, un individuo non ammette che un solo vicino attivo, il suo superiore gerarchico. I canali di trasmissione sono prestabiliti.





Interlongues.

A questi sistemi centrali gli autori (Gilles Deleuze e Félix Guattari) oppongono sistemi acentrati, reticoli di automi compiuti, dove la comunicazione si effettua da un vicino a un vicino qualunque, dove gli steli e i canali non preesistono, dove tutti gli individui sono interscambiabili, definendosi solo per uno stato in un momento dato, di modo che le operazioni locali si coordinano e il risultato finale globale si sincronizza indipendentemente da un'istanza centrale. (5)

Secondo Douglas Garofalo e Michael McInturf nella scuola d'arte

variazione e adattabilità formano una struttura porosa all'intero della quale vengono trasmessi, scambiati, modificati e mutati campi di informazione, aperti all'influenza di incontri casuali e adiacenze non previste. Il criterio di performance di siffatto luogo dovrebbe naturalmente muoversi oltre la funzionalità.

A tal fine il progetto si configura come un affastellamento di spazi (stacked landscape) diversi, non coordinati, flessibili, ognuno autonomo e con un'identità propria all'interno di un parallelepido regolare.

Se l'architettura non rimane ancorata alla sua configurazione iniziale, ma lo spazio si anima in funzione di forze (tecnologiche e umane) che vi agiscono, le parole chiave per spiegare il progetto sono: interattività, relazionalità, dinamicità e flessibilità.

L'interattività comporta che ad ogni azione corrisponda una reazione immediata di equilibrio; l'equilibrio rimane fintanto che le condizioni al contorno non cambiano. Il progetto si gioca programmaticamente sulla rottura continua dell'equilibrio per mantenere viva la flessibilità e la dinamicità nell'uso degli spazi.


Center for Art Design & Technology Demo Suite.

La relazionalità è la capacità del corpo di stabilire legami (relazioni) con gli spazi, le funzioni e soprattutto le tecnologie usate. La relazionalità determina alcune conseguenze che potranno essere apprezzate nella scuola d'arte:
- l'importanza dell'invenzione: invenzione nella fruizione degli spazi, invenzione nel modo di rapportarsi agli spazi e alle tecnologie.
- il ruolo giocato dal caso nel determinare le relazioni fra i fruitori, gli spazi e le tecnologie.
- il ruolo centrale conferito al corpo e ai sensi aumentati dai sistemi di information technology. Lo spazio dialogherà e interagirà con il corpo dell'utente.



LA SCUOLA E I SUOI PAESAGGI: DATA STREAMING WALL, CLOSED CORE, INTERLONGUES. La SAIC è organizzata come una serie di paesaggi sovrapposti alla cui formazione concorrono: il data streaming wall, il closed core, le interlongues e il rivestimento esterno dell'edificio.



Il data streaming wall è un muro, fluido e dinamico, costituito da una serie di bande di luce, che unisce con la sua costante presenza tutti i livelli della scuola, alle volte interrotto dai piani (per rispondere alle normative antincendio) e altre volte invece continuo. Il closed core, che è un nucleo funzionale, è posto al centro dell'edificio e ospita il Center for Art Design & Technology Demo Suite, l'immersive/3D space, critique space, 3D/activated space, l'electric/kinetics shop, degli spazi per la sperimentazione multimediale video. Le "Interluonges" sono una serie di volumi sfaccettati e vetrati in cui sono allogate le scale che connettono i diversi piani. Per Garofalo

the 'interlounges' are glassed enclosures that connect floors, designed to float in cutouts of the floor—faceted objects floating in rectangular holes, lightly 'docking' to permit vertical travel.

Negli spazi che si ritagliano fra il bordo esterno dell'edificio, il closed core e le interlongues vengono ricavati gli spazi per le diverse materie oggetto di studio nella scuola: il design, per l'Art & Technology Studio, la fotografia, la musica, la cinematografia.

Il rivestimento esterno della facciata della scuola concorre a enfatizzare l'idea dei paesaggi sovrapposti senza una precisa gerarchia attraverso una sorta di stratificazione geologica di materiali diversi che si smaterializzano verso i piani superiori. Viene comunque mantenuto un certo grado di trasparenza per permettere di intuire dal di fuori la complessità dell'edifico e preparare il visitatore e lo studente a quella che sarà una stimolante e complessa esperienza spaziale, sensitiva ed emotiva giocata in continua sinergia con le tecnologie informatiche.

Matteo Zambelli
zambelli@idau.unian.it
NOTE

(1) Dalla relazione di progetto: http://garofalo.a-node.net/NAB.htm; http://www.mcinturf.com/bienal.
(2) Dalla relazione di progetto.
(3) Gilles Deleuze, Félix Guattari, Rizoma, Castelvecchi, Roma 1997, p. 43.
(4) Ivi, p. 35.
(5) Ivi, p. 36.
Matteo Zambelli si è laureato in architettura a Venezia con una tesi dal titolo "Procedimenti decostruttivi. Una possibile opzione". È dottore in Ingegneria Edile, XIV ciclo, alla Facoltà di Ingegneria di Ancona con una tesi dal titolo "Tecniche di invenzione in architettura? Una possibile interpretazione del decostruzionismo e dell'architettura digitale". È titolare di un assegno di ricerca alla sezione architettura dell'IDAU (Istituto di Disegno, Architettura e Urbanistica) della Facoltà di Ingegneria di Ancona. Svolge attività didattica e di ricerca all'IDAU della Facoltà di Ingegneria di Ancona.
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