[urbanistica
parallela 2] L'eco di Razar |
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William Rimmer (1816-1879), Flight and Pursuit. Olio su tela. |
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Nel
ghetto di Saltruria, di fronte alla sinagoga vecchia, dove il dedalo
di vicoli s'interrompe e si placa in uno slargo (in realtà minuscolo
ma che, data l'angustia diffusa, appare di proporzioni ragguardevoli)
si erge un unico blocco di marmo orientale, di un azzurro intenso. Ha forma rettangolare, è spesso novantanove centimetri, largo due metri e novantasette centimetri ed alto otto metri e novantuno centimetri. In asse con il punto mediano del blocco, ad una distanza di tre metri e trentatré centimetri (in direzione della facciata della sinagoga) è incastrato nel terreno un pezzo d'onice in forma d'uovo. Il diametro maggiore di quest'uovo d'onice, che emerge dalla consunta pavimentazione in mattoni con una monta di nove centimetri, misura un metro e il minore sessantasei centimetri. Ponendosi al centro dell'ovale, a guardare il blocco e con le spalle rivolte alla sinagoga, si può sperimentare la singolarità di quest'eco. |
[09nov2002] | |||
Chi
pronuncia, infatti, una qualunque parola la riudrà (lui solo)
ripetuta, con chiarezza adamantina: una sola volta e alla rovescia. Lo sbalorditivo fenomeno ha appassionato parecchi studiosi. Uno in particolare, il celebre esperto di acustica e filosofo della musica Algernon Barry, ha opinato che le parole, nell'eco di Razar, non si comportano, in fondo, in maniera sorprendente. Questa la sua argomentazione: come un oggetto elastico, fatto rimbalzare contro un ostacolo, non si capovolge ma ritorna verso la fonte propulsiva presentando il retro cosi la parola, mettiamo, "abracadabra" tornerà a chi la pronuncia come di rimbalzo, all'incontrario. E dunque suonerà, naturalmente, "arbadacarba". Secondo lui dovremmo meravigliarci, semmai, del contrario. Da questo si deduce che, in fondo, l'eco di Razar è la sola eco regolare, e che tutte le altre sono eccezioni. Teorie affascinanti e anche ragionevoli, se solo quest'eco irascibile non si rifiutasse polemicamente ai palindromi, dispetto che invece pratica infallibilmente. Perciò mettetevi pure sull'uovo a urlare "Razar, Razar": non sentirete nulla. Algernon Barry ritiene però di poter fornire una risposta anche a questo bizzarro fenomeno ipotizzando che i palindromi non siano parole elastiche e che, perciò non rimbalzino, rimanendo, per così dire, "sul colpo" e afflosciandosi. Se si riuscisse ad esaminare con gli opportuni strumenti il blocco di marmo, vi si ritroverebbero tutti i palindromi spiaccicati sulla superficie. Dice lui. Io l'ho conosciuto, balbetta ed è obeso. Mette le due cose in relazione e sostiene che se riuscisse a non ingoiare i due terzi delle parole che pronuncia smetterebbe, nello stesso tempo, di ingrassare e di balbettare. Intanto mette a punto il suo convertitore ottico-acustico in grado di rilevare i palindromi perduti di Razar. Se dovesse riuscirci me lo farà sapere. Ed io informerò voi. Forse. Se nel frattempo le mie parole non avranno preso l'iniziativa imprevedibile (ma non tanto) di rimbalzare altrove. Ugo Rosa u.rosa@awn.it |
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