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Lanterna Magica

Coltivare la dimenticanza




Maxfield Parrish, Spring, 1922.





Come architetto sono costretto, ogni giorno, a confrontarmi con il luogo comune.
Passo praticamente tutto il mio tempo a disegnare cucine, terrazze, cessi e soggiorni, tetti e muri nei quali pratico aperture, le quali risultano essere poi (figuratevi!) nient'altro che porte e finestre. Tutte cose che una moltitudine di altri architetti, moltissimi dei quali incomparabilmente più bravi di me, ha già disegnato e ridisegnato milioni di volte.
A conti fatti dovrei spararmi per la disperazione.
Perché non lo faccio?

[07feb2003]
C'è che ho imparato a sopravvivere movendomi attraverso ciò che sembra risaputo e, ogni volta, a far finta di dimenticare che una finestra è una finestra, un cesso è un cesso e un tetto un tetto. Per me progettare consiste in fondo nella pratica scientifica dell'amnesia. Più cose mi dimentico, meglio è. Ho elaborato strategie di dimenticanza di cui, credetemi, non potete neppure farvi un'idea. Talvolta (ma si parla di attimi che rasentano il nirvana..) arrivo a dimenticare perfino d'essere un architetto, e sono quelli i momenti di grazia. Che poi si presenti sempre qualcuno a ricordarmelo è, invece, la mia dannazione, ma è quanto devo pagare a quello che si chiama "l'esercizio della professione"; una specie di tassa d'iscrizione supplementare all'Ordine Professionale. Ad ogni modo diffido di chi esercita forsennatamente le sue capacità mnemoniche e pretende di non scordarsi mai di niente. Mi pare che una siffatta persona abbia ottime probabilità di essere un pedante e un seccatore. Ma, soprattutto, credo che egli tenga un atteggiamento prepotente e offensivo nei confronti delle cose, che manchi di pietas e non le lasci respirare, richiamandole sempre al dovere di essere se stesse o meglio costringendole a restare perennemente quelle che lui, una volta per tutte, ha deciso che siano. Una forma di imbecillità speculare che, è questo il peggio, si proietta sulle cose rendendole ottuse, una peste rammemorativa da cui, ahimè, oggi sono in molti ad essere contagiati.

Non c'è argomento che sfugga a quest'epidemia ipermnemonica e la prognosi è, generalmente, infausta. Una delle comunità più colpite dal virus, purtroppo, è di certo quella che ruota attorno ai cosiddetti "beni culturali". Nel suo torpore delirante, di tanto in tanto, essa è scossa da brividi e comincia a dare i numeri. Sono numeri già estratti e del tutto fuori corso, ma c'è sempre il fesso che li prende per una profezia. Cosi, nell'ambiente delle soprintendenze, non c'è niente di più facile che incontrare un minchione catatonico dalla memoria di ferro che a sostegno delle sue scemenze si ricorda di Boito e lo cita come si cita la Bibbia. Tu, che magari sei volenteroso ma smemorato, ti chiedi: Boito... Boito... Arrigo o Camillo? Camillo. Ma Camillo chi? Non sarà per caso, costui, il celebre Insegnante di Architettura e Padre delle Patrie Lettere che negli anni in cui nel resto d'Europa Victor Horta costruiva la casa di rue de Turin, e Otto Wagner le stazioni della Karlsplatz (poca cosa, stava solo nascendo l'architettura moderna...) profetizzava, in quel di Gallarate, quanto segue: "Nello stile gotico lombardo... il decoro può associarsi all'economia... questa architettura lombarda diventerà con gli anni, svolta e ingentilita e rimodernata che sia, l'architettura della nuova Italia..."? Si?! Ed era lui che nel frattempo, "qualificando i centri storici", progettava in inappuntabile stile gotico lombardo (o romanico) capolavori che nessuno storico dell'architettura moderna si ricorda di menzionare? Si?! E non era sempre questa solida tempra di profeta che, pensatore proiettato nel futuro e scrittore di vaglia, mentre Nietzsche scriveva la seconda inattuale e Alfred Jarry inventava re Ubu e la patafisica, pubblicava il celebre racconto "Baciale 'l piede e la man bella e bianca" senza il quale le storie della letteratura mondiale non avrebbero di che parlare? Si?! Caspita! Ma se il curatore del bene culturale, in Italia, continua a tenere fissa la bussola su questo genere di comete che, inestinguibili gli illuminano il cammino, l'itinerario è certificato: andremo lontano, ci ficcheremo ben dentro il buco nero del terzo millennio e sarà tutto un meraviglioso ritorno al futuro. Le altre nazioni, che non possiedono questi assi nella manica e godono, ogni tanto, di qualche amnesia già, come si vede, mangiano la nostra polvere.

Insomma, esiti prevedibili per chi, a furia di ricordare troppo, finisce per smettere del tutto di pensare.

Ugo Rosa
u.rosa@awn.it

la sezione Lanterna Magica
è curata da Ugo Rosa


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