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         Prologo 
          Io parlo per me: d'esserci non se ne parla.  
          Manco. 
          Manco, voglio dire, a parlarne. 
           
          Dialogo 
          introduttivo  
          Suona il campanello: "Chi è?" 
          Mettiamo: "Sono io" 
          Senz'altro: "Desidera?" 
          Colui che cerca: "Cerco l'Architetto" 
          Delusione: "L'Architetto non è in casa" 
          Lamentazione: "Ma come?!... io avevo un appuntamento!" 
          Al citofono si taglia corto: "Non c'è nessuno in casa. Vada 
          o sguinzaglio i cani." 
           
          Considerazione 
          intorno al dialogo 
          Ovvio. 
          Il ricercatore se l'è cercata: L'Architetto non è mai 
          in casa. 
          Preoccupazione 
            e constatazione del Didatta 
            Chi avrà il coraggio di dirlo a questi cari, teneri, implumi 
            e nondimeno crestati, saputi, primi della classe che già al 
            secondo anno d'università tengono il mondo in punta di matita? 
            Se la ridono. Loro. 
            Loro sono laggiù, nell'Arizona, terra di sogni, di chimere: 
            progetto Erasmus, deportazioni di massa, grand tour, viaggi organizzati, 
            safari. Tutti pendolari, tutti fuori sede. 
            Si esercitano a non stare in casa, a diventare Architetti. 
             
            Dopo 
            la scorza il succo 
            Ah, l'Architetto! Che bell'invenzione!: lo si scopre con le braghe 
            abbassate e Lui ha la presenza di spirito d'accendersi una sigaretta 
            e dire, con l'aria del turista, "m'ero appartato un attimo a 
            fumare...". 
             
            La 
            voce fuori campo 
            Sono cose istruttive, insegnamenti pratici. 
             
             
             
            Rappel 
            à l'ordre 
            Per non uscire fuori Tema (il Tema, nelle Facoltà di Architettura, 
            dove l'architetto si forma, è del tutto inderogabile, non si 
            ha Facoltà, oibò, di farne a meno): si diceva dell'Architetto 
            fuori sede. 
            Esattamente. 
            Nondimeno, da là dove si trova (tropici, poli, pinguini, canne 
            di bambù, bonzi o canguri) L'Architetto Progetta La Casa. 
            Quella casa che, pure, diserta. 
            La casa deserta. 
             
            Il 
            Giurista assolve e spiega 
            Ne ha Facoltà. Tutto ciò ha infatti un nome, vien 
            detto: Facoltà di Architettura. 
             
            La 
            voce fuori campo 
            Un bel colpo d'occhio! 
            Non c'è che dire, a volte ci si sbaglia a mostrarsi ostili. 
             
            Divagazioni 
            letterarie  
            Marcel Proust era in casa: pareti imbottite di sughero, sotto le 
            coperte.  
            Usciva la notte, qualche volta. 
            De Quincey era in casa, oppiomane erudito e senza fissa dimora: "dov'è 
            Thomas?" è in casa, è in casa... non si preoccupi, 
            è sempre in casa.  
            Oscar Wilde, vecchia checca grassa e alcolizzata: principe felice 
            in esilio nel più sordido e malfamato tra gli alberghetti di 
            Parigi: sempre in casa, presso il focolare, al calduccio.  
            London? In casa: a raccontare di Zanna bianca e delle foreste del 
            nord. 
            Nel Klondike, tra cercatori d'oro e assassini. Era sempre in casa. 
             
            Raymond Roussel. Sempre in casa, il casalingo modello: sulla sua roulotte 
            e all'Hotel delle Palme, morente, con il materasso addossato alla 
            porta della camera di Michelle Dufrène. Morto in casa, nel 
            suo letto.  
            È così, lo sanno tutti.  
            Tutti quelli che lo sanno. 
             
            Il 
            Presidente dell'Ordine 
            L'Architetto no. Non è più in casa. È uscito 
            da un pezzo, non si sa quando rientra. 
            Abbiamo qui una parcella bella e vistata da consegnargli: gliela si 
            recapiti fermo posta. 
             
            Domanda 
            dello Scienziato, infastidito 
            E allora? 
              
            Risposta 
            del fuggitivo, barricato in casa 
             Niente. 
            Ma se volete la Scienza, allora, trasferitevi in biblioteca: novecentomila 
            volumi non si tengono in casa.  
            O perlomeno, io non ce li ho. 
            In casa si hanno due o tre libri (naturalmente parlo per me che manco, 
            non per voi che, non essendo in casa, bivaccate in biblioteca), e 
            con quelli si fa quel che si può. 
             
            Fermo 
            il diniego del Professore 
            "Ma la Sciiienza!  
            Amico caro: quel che si può non basta... la Sciiienza!... bisogna 
            accumulare, raccoglier materiali Generalmente Utili... la Sciiienza!" 
             
             
             
            Il 
            barricato risponde dallo spioncino 
            In Laboratorio, Professore Esimio. Vada a farla in laboratorio. 
            In casa no, ché si fa sporcizia e poi la moglie o la mamma 
            devono pulire. 
             
            Il 
            Coro dei preoccupati 
            La mamma è anziana, la moglie è femminista: siamo 
            nei guai. 
             
            Tuttavia 
            ecco l'esempio tratto dalla Storia 
            "L'Architetto non c'è" rispose la servetta Tracia. 
            "S'è recato da Cesare per chiedere il permesso d'ammazzarsi 
            (il permesso... fate mente locale! Il Permesso!), aveva qualche problemino 
            di carattere personale..." 
            Il Divo, L'Aureo lo guarda un poco schifato, s'annusa la manica impregnata 
            d'essenze (perché l'Architetto già puzzava un poco di 
            carogna) e: "Devo supporre, allora, che tu pensavi d'esser vivo", 
            dice. 
            Poi lo fa benevolmente cacciar via a calci nel culo. 
            Così nei tempi antichi. 
             
            Seconda 
            puntata e morale 
            Ma egli, l'Architetto, non tornò a casa. 
            Restò lì fuori a ciondolare, a immagine e somiglianza 
            dell'impiccato. Da allora, in mancanza del permesso padronale, si 
            contenta: e gode. 
             
            Glossa 
            dello S.S. (Scassapalle Sputasentenze) 
            È un testo variegato ma debole. L'autore doveva produrre 
            un saggio sull'abitazione (ben vincolato allo Specifico e al Disciplinare) 
            e il babbione non ha saputo far di meglio che scarabocchiare questa 
            ridda di scemenze. 
             
            Viceversa 
            il chiosatore comprensivo 
            Mi chiedo solo se l'Architetto possa capire il busillis. 
            L'Architetto! che si reca sempre a domicilio, ed è perennemente 
            fuori sede! 
            Ha perduto, la creatura, l'essenziale capacità di rimanere 
            in sé, di ritirarsi, di restare in casa... 
             
            Coro 
            dei maleducati, interrompendo...  
            Ultime parole di Erik Satie, morente: 
            "Se permettete, io mi ritiro". 
             
            Riprende 
            il chiosatore, infastidito 
             ...è dunque, l'Architetto, propriamente fuori di sé: 
            uno spostato. 
            Paradossale, dunque, che pretenda di progettare abitazioni, per Altri. 
            Altri chi? 
            Fare attenzione. L'Architetto è soltanto uno che non ha casa, 
            un senzatetto: non è un nomade, non è parte di alcuna 
            Diaspora, nessuna Comunità lo accoglie.  
            Perciò è sempre fuori casa. 
            Da un pezzo, come i barboni, abita le pagine dei giornali. E si lamenta, 
            persino (il coglione...) di non abitarle a sufficienza. 
             
            Maestro 
            Eckart, scaccolandosi 
            "Se Dio vuole parlarmi, che egli venga a me, io non mi muovo." 
          Il consiglio 
            del Trattatista  
             Null'altro gioverà all'architetto che un tavolo, della 
            carta ed una piccola finestra per la luce. 
            Tra le quattro mura di una stanza (la porta non sarà strettamente 
            necessaria) si farà quel che s'ha da fare. 
            Tutto il resto deve essere, con cortese diniego, chiuso fuori: Luogo, 
            Progetto, Cantiere, Malte e Cementi. La Professionalità. Il 
            Mestiere. 
            In quella stanza, tra quelle pareti, davanti alla piccola finestra... 
            quest'omino del tutto privo d'Idee (è questo, è questo 
            l'essenziale...) 
            riflettendo (vacuo, ebete e specchio) il mondo e l'universo... 
            si farà l'architettura. 
            Un giorno sì e un giorno no qualcuno passerà davanti 
            a quella finestra e lascerà sul davanzale pane ed acqua, parlerà 
            del più e del meno e chiederà (forse) "come va?". 
            Così finalmente l'architetto sarà sempre in casa. 
            Se Comunità vorrà darsi, si saprà dove trovarlo: 
            a casa. 
            Arresti domiciliari? Ex captivitate salus!  
            E quella casa? 
            Sarà vuota di senso e perciò abitata dalle rondini. 
             
            Il 
            ragazzo con la fionda 
            Siamo a cavallo. 
             
            L'ultimo, 
            chiudendo la porta... 
            "Una lunga consuetudine gli aveva insegnato una maniera molto 
            abile di annidarsi e arrotolarsi nelle coperte. 
            Prima di tutto si sedeva sul bordo del letto, poi con un movimento 
            agile si slanciava di sbieco nella sua tana, poi tirava un angolo 
            della coperta sotto la sua spalla sinistra e, facendola passare sotto 
            la schiena, la portava sotto la sua spalla di destra; infine, con 
            un particolare "tour d'adresse", operava sull'altro angolo 
            allo stesso modo; e riusciva finalmente ad avvolgere completamente 
            la coperta attorno a sé. Così bendato come una mummia, 
            o (come usavo dirgli) avvolto come il baco da seta nel suo bozzolo, 
            aspettava l'approssimarsi del sonno, che generalmente sopraggiungeva 
            subito." 
            Thomas de Quincey "Gli ultimi giorni di Immanuel Kant". 
             
            Per 
            i reclami mi trovate... 
            In casa. 
              
            Interpolazione 
            solipsistica 
            "La mia mente è un monastero. E io ne sono il monaco". 
            John Keats 
              
            Il 
            cinico, sorseggiando un bourbon 
            Ma guarda un po'... vuoi del ghiaccio? credo di si... 
              
            Speedy 
            Gonzales, sfrecciando attraverso il deserto 
            Non sufficientemente rapido, in verità, è l'architetto: 
            dovrebbe imparare a correre rimanendo perfettamente immobile, ma ci 
            vuole esercizio e lui non ha tempo. 
             
            Gatto 
            Silvestro, precipitando dalla rupe 
            .....sssssse ne avesse, del resto, non avrebbe alcun bisogno di 
            far presto, potrebbe benissimo permettersi di essere lento: avrebbe 
            proprio tutto il tempo necessarioooooo..... 
             
            S'ode 
            il tonfo, lontano, della caduta. 
            Cala il sipario. 
             
             
             
               
            Ugo Rosa 
            u.rosa@awn.it 
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         [22feb2003] 
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