Due
passi al Père-Lachaise. Città al trapassato (prossimo e remoto) |
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It could not be dangerous to be living in a town like this, of simple people, who have a steeple-jack placing danger signs by the church while he is gilding the solid-pointed star, which on a steeple stands for hope. (Non si direbbe pericoloso vivere in una città come questa, di gente semplice, con un artigiano che pone cartelli di pericolo presso la chiesa mentre è intento a indorare la stella dalle solide punte, che su una guglia sta per la speranza) Marianne Moore |
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Credo
di appartenere ad una specie in via di estinzione. Dovrei dolermene, immagino, ma l'orgoglio di razza, in me, non ha seguito. Ne prendo, semplicemente, atto. Mi dispiaccio, semmai, della trionfale, ostinata, sopravvivenza di talune tipologie umane che gradirei risucchiate anch'esse dal vortice evolutivo (il capitalista compassionevole, il capitano d'azienda, il giornalista brillante, l'economista creativo e il creativo nella sua più vasta e generale accezione, ecc.); ma Darwin, si sa, è in piena ritirata: che dopo Winston Churchill e Vladimir Lenin la specie abbia prodotto Calderoli e Borghezio la dice lunga sull'humour noir di madre natura e sulle pecche della teoria evolutiva. Ad ogni modo, ecco dove volevo arrivare, per quelli come me è istruttivo e non è sgradevole visitare, ogni tanto, un cimitero. Ci si sente a proprio agio tra i trapassati e, come dire, en famille. Consiglio dunque senz'altro, a chi condividesse con il sottoscritto questo senso di non appartenenza al manipolo degli effettivi in servizio attivo, la visita periodica di un cimitero. Vi si scova di tutto e ciascuno, se vuole, può trovarci un amico. Io, per comodità, ho scelto il Père-Lachaise a Parigi. Se vi va, facciamo due passi. Ci accompagneranno, se la cosa non vi dispiace, l'aria introduttiva e le prime sei delle variazioni Goldberg (non è strettamente necessario, contrariamente a quanto si pretende, che siano eseguite da Glenn Gould): la visita è breve e tanto dovrebbe bastare. Non ci sono molti architetti, per fortuna, e quei pochi hanno le tombe più brutte (seconde, forse, per tronfia retorica solo a quelle dei politici). Le ignoreremo dunque per iniziare, invece, partendo dell'ultimo tra gli ospiti del camposanto. Last but not least, sia chiaro: ultimo, insomma, semplicemente in ordine alfabetico e ultimo, infine, perché anche lui va classificato tra gli ultimi della sua specie. Zavatta Achille, professione clown, risiede attualmente nelle immediate vicinanze di Max Ernst, Isadora Duncan e Maria Callas, in un minuscolo loculo che è in tutto uguale a quelli occupati da loro, meno che in un dettaglio: nella piccola piastra di pietra che gli fa da uscio è inciso un carrozzone da circo in sosta presso un albero. Achille Zavatta fu l'Augusto per antonomasia ed uno tra i più grandi clown del secolo scorso. Vicinissimo riposano insieme Simone Signoret e Yves Montand mentre non lontano da lì ha casa Jean Nohain, sconosciuto a molti ma che, se non vado errato e non incorro in un caso d'omonimia, scrisse la biografia del celebre Joseph Pujol, stella del Moulin Rouge tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, noto a tutti come "il petomane". In Italia se ne fece, lo ricorderete, un film con Tognazzi. Eviteremo la magione di Abelardo ed Eloisa, monumentale e un pochino seccante, ma passeremo davanti a quella di Jim Morrison recandoci a far visita al più lieve (e forse più dotato...) musicista del Novecento: Francis Poulenc. Da qui, verso il tramonto, si sentono perfettamente due pianoforti che suonano insieme uno dei suoi brani più deliziosi e pertinenti: la valse-musette L'embarquement pour Cythère. È, in un certo senso, la colonna sonora più adatta al Père-Lachaise. Io lo confermo... ma crederlo non vi sarà difficile non appena vi avrò rivelato che a pochi metri di distanza abitano, fianco a fianco, proprio due pianisti. Si chiamano Frédéric Chopin e Michel Petrucciani e a nessuno dei due, guarda caso, mancano quegli scampoli di gioventù che ancora consentono questi piccoli scherzi. Non solo. Un poco più in là, sapete, abita Oscar Wilde, e non è improbabile che il fantasma di Canterville ancora gli gironzoli intorno. Pure vi sono dei quartieri, in questa città, in cui si cambia ottava. Al Mur des fédérés, per esempio, il muro contro il quale furono fucilati, all'alba del 28 maggio del 1871, 147 comunardi. Così finì la Comune, dopo appena due mesi: era nata quando sono nato io, il 18 marzo. Proprio lì a fianco Paul Eluard tiene sempre lindo il suo giardinetto. E questo ci consola. Là vicino abitano, quasi di fronte ad Amedeo Modigliani, Edith Piaf con suo padre e la piccola Cecelle, sua figlia, di due anni. Devono stare bene insieme, finalmente. Qualche passo dopo ecco August Blanqui, detto "l'enfermé" perché dei settantasei anni che visse ne passò quarantatré in detenzione. A lui appartiene il motto forse più declamato, ma certamente meno praticato, di tutti i tempi: "ni dieu, ni maître". Dio lo benedica. Da quelle parti abita Victor Noir, cui capitò la ventura d'essere assassinato a soli ventidue anni da un nipote imbecille di Napoleone Bonaparte. La sua effige di bronzo, mollemente distesa, offre, da quasi un secolo e mezzo, la vistosissima "protubérance de son entrejambes" alle estenuanti carezze di quasi tutte le donne che passano di lì. A dire dei custodi, per la verità, occorre anzi togliere il "quasi" ed includere nel novero innocenti bambine sotto i dieci anni e savie nonnine sopra gli ottanta, manager con tacchi e tailleur e signorine antiglobal con i calzini arrotolati alle caviglie. Se la donna è sola la scena si svolge così: si accosta alla statua con aria indifferente, talvolta ha in mano un fiore. Si guarda intorno di sottecchi per vedere se c'è qualcuno. Basta uno sguardo indiscreto e lei poggia discretamente il fiore ai piedi di Victor e si raccoglie, compunta, in preghiera. Appena il terreno è sgombro, però, allunga velocemente una mano e palpa l'entrejambes. Subito dopo (ma occorre aggiungere, anche se a malincuore, che non tutte lo fanno) sfiora fugacemente anche il mento, il naso, le labbra: il sentimento reclama la sua parte. La particolarissima brillantezza del bronzo in quei punti testimonia l'entità e la gerarchia dei toccamenti. Perciò il povero Victor Noir appare affetto da strambe macchie edematose e, immagino, riposi poco, ma ogni maschietto ammetterà che si tratta di un prezzo ragionevolissimo. C'è, poi, Auguste Comte, la cui tomba sembra una culla e Jean-Baptiste Clément, "auteur de chansons" che cantò i giorni delle ciliegie e quelli della Comune: "Les mauvais jours finiront. Et gare! A la revanche. Quand tous les pauvres s'y mettront. Quand tous les pauvres s'y mettront." Ci sono Monge e Cuvier per i razionalisti di ferro e c'è Allan Kardec per gli irrazionalisti irriducibili. C'è Félix François Faure, presidente esimio della Repubblica Francese. Si oppose alla revisione del processo Dreyfuss per "il bene della patria" sapendo benissimo che Dreyfuss era innocente e che quel processo era una miserabile carognata. Un simbolo eterno della cialtroneria ipocrita che da secoli indossa le comode mutande del moderatismo: marito e padre esemplare fu, per un verso particolarissimo, antesignano di Billy Clinton. Con la differenza che la signora che gli fece il servizio all'Eliseo non passò alla storia e, soprattutto, non poté mai più terminare ciò che aveva cominciato perchè Monsieur le President gli spirò, per così dire, sulle labbra; passo da quelle al Père-Lachaise senza neppure un sospiro di rimpianto. Un esempio per tutti, riposi in pace. *** Visitare tutti gli
abitanti del Père-Lachaise in una volta sola è impossibile
e la nostra, come vi avevo preannunciato, voleva essere soltanto una
breve passeggiata. Tuttavia per quanto breve sia stata, ne sono certo,
voi vi chiedere perché mai vi ho portato qui e perché
vi ho parlato della città dei morti, quando invece, suppongo,
siete persuasi che ci sia moltissimo da dire su quella dei vivi. |
[02aug2005] | |||