Volare:
Italy, a new architectural landscape. Lettera a Babbo Natale |
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Santa Claus in Camp, "Harper's Weekly", 3 gennaio 1863. Penso che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di blu. Poi d'improvviso venivo dal vento rapito, e incominciavo a volare nel cielo infinito. Volare, oh oh, cantare, oh oh oh oh. Nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù. E volavo volavo felice più in alto del sole ed ancora più su mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù. Una musica dolce suonava soltanto per me. Volare, oh oh cantare, oh oh oh oh. Nel blu dipinto di blu felice di stare lassù. |
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Caro
Babbo Natale, ti scrivo per tempo, perché l'anno scorso mi hai risposto picche con la scusa dei ritardi postali. Ora ci hai sei mesi: sappiti regolare. Io, se ricordi, ti scrivo da un posto vicino a quel paese chiamato Italia. A dire il vero (te lo dico perché tu non sbagli indirizzo) anche dove abito io, in teoria, si chiamerebbe Italia, ma non tutti sono d'accordo. Perciò tu chiedi e vedi: l'Italia è quel paese fatato abitato da santi, imprenditori, artisti, soubrette, presentatori di telequiz e, a cominciare dalla generazione Erasmus (che non so bene cos'è, ma tu che ti sposti con le renne lo sai di certo) anche da architetti di caratura internazionale. Un breve elenco delle sue bellezze sarà utile per rinfrescarti la memoria. Qui c'è, grazie al cielo, tanta creatività. Per dire: ci hai mandato periodicamente Uomini della Provvidenza che non funzionavano tanto bene e si rompevano tutti. Poi tua moglie, anni fa, ci ha fatto trovare per scherzo nel calzettone i seguenti, disparati, oggetti: 1) una marionetta di un metro e una piadina. 2) un paio di scarpine col rialzo. 3) una bandana e una dentiera fissa. 4) un televisore. 5) un libretto di barzellette. Forse che noi v'abbiamo rotto le palle con richieste di spiegazioni e lettere di protesta? No. Per non disturbarvi, ci siamo assemblati da soli un pupazzetto della provvidenza che il mondo ce lo invidia. Non solo. Con le fodere antiurto a bolle d'aria e il polistirolo che la tua signora ha usato per l'imballaggio gli abbiamo montato intorno una corte di pastorelli, dromedari sapienti, provolini saputi, paggetti, salami e re magi da non crederci: ognuno l'abbiamo nominato, classificato e messo a capo di qualcosa. In questo momento stanno nell'armadietto, ma siccome i pupazzi con cui li abbiamo sostituiti non fanno ridere altrettanto (anzi, per la verità fanno piangere) restano in servizio e pronti all'uso, per cui non è improbabile che, prima del tuo arrivo, rifacciamo il presepio all'antica. Vedrai che bellezza. |
[31may2007] | |||
Quanto
a mare, sole e amore in Italia siamo messi come meglio non si potrebbe. I ricchi ce n'hanno in abbondanza e stanno benone, mentre i poveri restano tali solo perché inetti, mediocri e incapaci di volare per troppa zavorra. Chi si tiene la zavorra va a fondo. Peggio per lui. Se un amministratore folle mette una tassettina sul lusso per chi se la gode in Costa Smeralda, si scatenano subito le forze del mercato e della natura. L'economista s'inalbera e Briatore si afferra per le maniglie dell'amore e si rivolta su se stesso dallo sdegno. Se però un cristo vuol crepare senza chiedere il permesso al prete, solo perché non ne può più di una vita che a definirla così ci vuole faccia tosta, sono i cardinali che s'indignano ed è tutto uno svolazzare di tonache ed un fiorire di anatemi. Ci si indigna, insomma, solo quando si tratta di mettere mano al portafoglio oppure al messale, e da un po' ci si indigna preventivamente appena si parla di Islam e di stranieri. In tutti gli altri casi (corruzione di giudici, bustarelle, gare d'appalto truccate, concorsi fasulli, finanza truffaldina ecc.) la pace regna sovrana e nessuno se la prende più di tanto. Quindi siamo, come vedi, un popolo sì in fase di rinnovamento culturale, ma che rimane di saggezza antica. Mestatori e cialtroni di ogni genere non ci fanno perdere il sonno, anzi, se hanno avuto successo li troviamo divertenti e perfino ammirevoli. Quando invece vogliamo davvero offendere qualcuno gli diciamo che è un moralista decretandone la morte civile. Le donne sono belle, intelligenti, leali e appassionate, gli uomini ce l'hanno duro. Froci non ce n'è, cornuti pochi. Infatti, è la famiglia il sacro cardine della nostra società e quasi tutti ne hanno un paio di riserva. Il dio (quello giusto) è con noi. Il papa ci benedice sei volte a giorno da tutte le televisioni e Il prete sorride cordiale sul sagrato, dice una parola buona a chi se la merita e per il resto si fa i cazzi suoi e assolve i peccati del (suo) mondo che, comunque, sono veniali perché una mano lava l'altra e, insieme, servono per congiungersi in preghiera, pentirsi e, soprattutto, scusarsi (il che da qualche anno ha sostituito il calcio come sport nazionale). Poi si ricomincia. I fanciulli? Vivaci. L'immaginazione? Fervida. Napoli, la pizza. Milano, il panettone. Palermo, pane e panelle... ah! E non ci dimentichiamo il liberty. Dopo avere esaurito le tre I (Internet, Impresa e Inglese) abbiamo sfoderato le tre T (Tecnologia, Talento e Tolleranza) e, anzi (la nostra, sai, è un'anima barocca...) ne abbiamo aggiunto una quarta: Tarallucci, che, col vino, costituiscono il nostro nutrimento quotidiano e che bisognerebbe decidersi a adottare come emblema della nazione. Disponiamo anche di una Classe Creativa che non conosce limiti e confini proiettando la sua influenza benefica in tutti i campi, dall'economia al linguaggio (perciò, Babbo natale mio, tieniti, per cortesia, Richard Florida che non ne abbiamo bisogno, mandalo invece in Africa centrale... se la sbroglino loro... ah! E ricordati di mandargli pure un pentolone. E l'acqua, mi raccomando, che se no il bollito non si può fare). Vorrei anche descriverti in breve lo stato magnifico dell'architettura, che è l'ambito nel quale mi muovo come un bradipo. Da qualche tempo, ci tengo a dirtelo, un nuovo conceptual landscape è stato creato, così, da un po', decliniamo ricerche originali e l'architetto Fuksas costituisce un modello attestato di riferimento. Ci hai anche portato in dono (non so chi ti ha mandato la richiesta, se potessi controllare e farmelo sapere te ne sarei grato...) un architetto dall'approccio duchampiano e post-pop, un altro che pone attenzione all'architettura come suscitatrice di eventi, e un altro ancora che fa miracoli con le lamiere microforate. Insomma la situazione è promettente e ci consente di nutrire un certo ottimismo per il futuro. Quelli che ne capiscono, poi, hanno classificato i rimanenti architetti in tre grandi categorie: 1) Gli sperimentalisti 2) I sensualisti 3) I romani La mia prima richiesta, dunque, è la seguente: Caro Babbo Natale, puoi farmi trovare sotto l'alberello un bigliettino con sopra scritto a quale di queste tre categorie appartengo io? Ho chiesto in giro, ma dalle mie parti quasi tutti sono in piena crisi d'identità e non sanno che pesci pigliare. Gira voce che, se non puoi certificare di appartenere ad una di queste tre case ti esiliano in Terronia. Vero è che io già ci sto e, perciò, me ne fotto, ma se magari, con l'aiuto tuo e di Flavietto, vincessi al gioco dei pacchi, allora potrei andare in Olanda a farmi siliconare. Al ritorno, è sicuro, mi classificherebbero d'ufficio nel primo posto disponibile in una delle caselle. Vorrei, più di tutto, avere un posticino tra i romani. Romani conviene sempre. Si va in un posto che presenta almeno due vantaggi corposi: l'abbacchio e Claudio Baglioni. Io, caro Babbo Natale, ci spero e intanto mi esercito: noantri, voantri, sarcicce, er vino de li castelli, ma che me frega, nun ce semo, nun ce sto, mò vengo, ah burinoooo... Sto pure stilando l'autoaccusa per il mio auto da fé: sono stato un provinciale, lo confesso, mi scuso e mi pento. Mi adeguo, insomma e voglio fortemente rinnegare tutto il mio passato. A partire da oggi solo cose internazionali: stornelli e coda alla vaccinara... daje a Babbo Natà! Damme na mano e faje dì de sì. Avrei però un'altra richiesta. In Italia, devi sapere, i giovani sono nel cuore di tutti. Si può dire che non si parla d'altro. È bello, per esempio vedere giornalisti, politici e imprenditori con redditi da favola e vecchiaia garantita assumere l'aria compunta e spiegare a chi andrà a prendere una pensione di mille e cinquanta euro al mese che si dovrebbe vergognare di scialare a quel modo mentre invece ci sono fior di sacrifici da fare per "garantire un futuro ai nostri figli". Senti parlare Luchetto di Monteprezzemolo e ti vengono le lacrime agli occhi, correresti ad abbracciarlo e a mettergli in tasca cinque euro per la Brambilla, per Piersilvio e per tutti quei giovani imprenditori italiani che si sono fatti da sé tra difficoltà veramente inimmaginabili e ora versano in cattive acque per la cattiveria e l'invidia di pensionati e precari. Sì, i giovani sono una gran bella cosa. Quando ero giovane io c'era il caro professor Gregotti che ci diceva, col ditino alzato, gli occhiali sul naso e l'aria da dottore della chiesa: che vuoi fare, sei giovane, hai tempo... l'ars è molto longa e la vita, se sei fortunato, neppure tanto brevis... l'architettura, sai, comincia a cinquant'anni. D'altra parte ora che ho passato i cinquanta c'è la famosa generazione Erasmus che suona il clacson e chiede strada. Dunque largo ai giovani: tocca farsi da parte. Perciò, carissimo Babbo Natale, ti chiederei un regalino biblico, ma ti prego di non dirlo a nessuno perché già ci ho una brutta fama. Si tratterebbe di questo... non voglio certo tirare in ballo Erode... però io auspicherei, per i talentosi fanciulli che costituiscono questa misteriosa generazione Erasmus, regali corposi e grevi lasciati precipitare dall'alto sulle loro magnifiche capigliature cotonate. Chi mai incolperebbe un vecchio sopra una slitta volante trainata da renne? E poi, per te che becchi una canna fumaria ad alta quota, sarebbe uno scherzo centrare il bersaglio! In ogni caso puoi approfittare delle transumanze internazionali durante le quali il branco si raduna per abbeverarsi a mostre e premi d'architettura e colpire nel mucchio. Ma non oso suggerire altro, sei tu l'esperto e io mi fido della tua lungimirante sapienza. Pensaci tu che sei tanto buono. Un saluto pieno di speranza dal tuo affezionato e sempre fedele Ugo Rosa u.rosa@awn.it |
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