home > movies

Movies

A Star is Built. La Ennis-Brown House nel cinema hollywoodiano

Filippo Fici
Costruita per Mabel e Charles Ennis fra il 1923 e il 1924 a Los Feliz sulle colline di Hollywood –in una posizione dominante Los Angeles- la Ennis-Brown House è l'ultima e la più monumentale (circa 850 mq) delle quattro realizzazioni californiane in cui Frank Lloyd Wright usa il sistema dei blocchi prefabbricati di calcestruzzo. L'interesse per l'arte Maya -condivisa tanto da Wright che dal committente Charles Ennis– porta in questo edificio ad un ricco sistema ornamentale basato su un pattern che si ripete sui 45.000 blocchi di calcestruzzo prefabbricati sia all'esterno che nei principali spazi interni dell'edificio rendendolo –anche grazie al gioco di volumi di cui è composto, anch'esso ispirato agli edifici Maya- unico e riconoscibile anche a grande distanza.

[12feb2003]
  Hollywood si rese ben presto conto della particolarità di questo edificio se già nel 1933 il regista Michael Curtiz -che dopo pochi anni sarebbe giunto all'Oscar con il celeberrimo Casablanca- vi ambienta parte del film Female, storia di una donna in carriera -interpretata da Ruth Chatterton- a capo di una grande industria automobilistica la cui scena iniziale si svolge nel giardino della Ennis-Brown, usata in questo caso quale residenza dell'eroina e simbolo di ricchezza, modernità e dinamismo. È da notare che la piscina che si vede nel film non era presente nella realizzazione della casa per Mabel e Charles Ennis ma venne aggiunta dal secondo proprietario che ebbe la sensibilità di richiamare Wright per inserirla nel giardino davanti al grande loggiato di collegamento fra la zona giorno e la zona notte nonché per altre piccole modifiche agli interni.

Ma è l'aspetto misterioso e atemporale dell'edificio che lo porta nel 1934 ad essere incluso nel film horror The Black Cat (it: Il Gatto Nero) prodotto dalla Universal e diretto dall'austriaco Edgar G. Ulmer impegnato in una delle sue prime regie hollywoodiane. Ulmer, dopo aver studiato architettura e filosofia a Vienna negli anni '20, aveva lavorato come assistente alle scenografie ed alla regia con Max Reinhart e F.W. Murnau e aveva poi seguito quest'ultimo negli Stati Uniti. Il film, che avrebbe dato grande successo ad Ulmer, è vagamente ispirato all'omonimo racconto di Edgar Allan Poe e vede protagonisti, per la prima volta assieme, i due più grandi attori di film horror degli anni '30: Boris Karloff e Bela Lugosi. La storia, che si svolge in Ungheria, è in parte ambientata all'interno della ambigua villa del satanico Hjalmar Poelzig (Boris Karloff) il cui antagonista, il poco rassicurante Vitus Verdegast (Bela Lugosi), tiene impegnato in una lotta per liberare una coppia americana in luna di miele imprigionata da Poelzig. Per gli esterni della villa viene utilizzata la Ennis-Brown che ben si inserisce nel linguaggio filmico di Ulmer fortemente ispirato dall'espressionismo europeo.

 


The House on Haunted Hill, 1958.

Forse è anche conseguenza del grande successo di The Black Cat se nel 1958 la Ennis-Brown viene nuovamente scelta per un film horror: The House on Haunted Hill (it. La casa dei fantasmi) dove gli esterni della casa del titolo sono nuovamente quelli della Ennis-Brown. Il film, diretto dallo specialista di film horror Wiliam Castle ed interpretato da Vincent Price, narra del ricco ed eccentrico signor Loren che offre un premio di 10.000 dollari a chi riuscirà a passare la notte in una sua casa che si dice abitata da fantasmi. Accettano la scommessa quattro persone che fra paurose apparizioni, scheletri, impiccati, passaggi segreti e vasche di acido cercano di guadagnarsi la ricompensa. Fra le curiosità del film, di cui quasi tutti gli interni furono comunque girati in teatri di posa, va ricordato il primo uso dell'effetto Emergo. Nella scena in cui lo scheletro di Vincent Price emerge dal bagno d'acido Castle voleva che la creatura continuasse a muoversi e si lanciasse sul pubblico terrorizzato, per poi rientrare nell'immagine cinematografica. Vennero quindi spediti ai cinema dove veniva programmato il film scheletri di plastica, una scatola nera e centinaia di metri di lenza da pesca e al momento clou, il proiezionista doveva aprire la scatola e liberare lo scheletro che dopo aver svolazzato sul pubblico "rientrava" nello schermo.

E dopo Boris Karloff, Bela Lugosi e Vincent Price non poteva mancare Christopher Lee, vero erede di Bela Lugosi nel ruolo di Dracula cinematografico, che arriva infatti alla Ennis-Brown House nel 1985 quando verrà girato Howling II: Your Sister Is a Warewolf anche se il film, realizzato dal regista Philippe Mora sull'onda del grande successo del primo Howling di Joe Dante, a differenza dei due precedenti non rimarrà come classico del cinema horror.

La Ennis-Brown House comparirà di nuovo nel film The Day of The Locust (it: Il giorno della Locusta) che il regista John Shlessinger ha tratto nel 1975 dal romanzo omonimo di Nathanael West. La storia, ambientata nella Los Angeles del 1938, è una feroce critica alla frenesia e superficialità del mondo hollywoodiano e narra i drammi privati di alcuni esemplari della fauna cinematografica della città. È tutta la città -e con essa la Ennis-Brown House– a fare da sfondo alla narrazione. È interessante riportare come West nel romanzo descrive la città californiana negli anni '30 scrivendo di ...case stile ranch messicano, capanna polinesiana, villa mediterranea, tempio egiziano o giapponese, chalet svizzero, cottage Tudor, e ogni possibile combinazione di quegli stili... -e poco dopo aggiunge– ...all'angolo di La Huerta Rd. c'era un minuscolo castello del Reno con torrette di carta catramata, con pertugi per gli arceri. Lì vicino, c'era una specie di tugurio coloratissimo, con cupole e minareti che sembravano prese dalle Mille e una Notte... Si intuisce facilmente come lo stile Maya della Ennis-Brown House ben si adatti ad essere parte della visualizzazione filmica delle descrizioni di West.

È curioso notare che nel film compare in un piccolissimo ruolo, quello -guarda caso -di un regista, anche Wiliam Castle che così lega nuovamente in qualche modo il suo nome alla Ennis-Brown House dopo avervi girato The House on Haunted Hill.

 
Ma la svolta nella "carriera cinematografica" della Ennis-Brown House avviene nel 1980 quando l'ottavo proprietario della casa, Augustus O. Brown, che la aveva acquistata nel 1968 decide -pur continuando a viverci e ad occuparsi direttamente dell'edificio- di donare la casa ad una fondazione senza scopo di lucro appositamente creata e di aprirla al pubblico. Ed è proprio l'uso della casa come set cinematografico a costituire la maggiore fonte di incassi destinati interamente al –costoso- mantenimento dell'edificio. Da allora la casa è stata usata per oltre sessanta fra film, video musicali, serial televisivi, servizi di moda e spot pubblicitari creando non poche lamentele nel vicinato per la presenza di piccoli eserciti di camion e auto davanti alla villa, fino a quando fu deciso di limitare a tre camion e un generatore l'ingombro sulla strada antistante mentre il resto dei mezzi della troupe viene parcheggiato in un lotto vuoto ai piedi della collina.

Rispetto ai film degli anni precedenti, in cui sono principalmente gli esterni della Ennis-Brown House a comparire nelle immagini, dal 1980 in poi vediamo la casa ripresa in numerosi ambienti interni a cominciare dallo spettacolare soggiorno alto oltre sette metri. Ma se nei film precedenti al 1980 la presenza dell'edificio era sempre profondamente ragionata e intimamente legata ai contenuti dei film da adesso in poi questo legame sarà presente solo in pochi dei film che vi verranno girati e l'uso dell'edificio sembra perlopiù dovuto al fatto che rappresenta una comoda e affascinante location a pochi chilometri dai principali studios cinematografici hollywoodiani.

 
Blade Runner, 1982.

Fra i film che invece mantengono una grande cura nella scelta delle location va sicuramente ricordato Blade Runner (1982) di Ridley Scott che, assieme a The Black Cat, è forse il film più importante in cui appare la Ennis-Brown House e quello che maggiormente l'ha resa famosa fra i cinefili di tutto il mondo. Della casa vengono usati nel film sia alcuni interni –la scena in cui Deckard/Harrison Ford guarda fuori dalla finestra del suo appartamento è girata nell'edificio mentre il resto dell'appartamento, con i soffitti molto più bassi, è ricostruito in studio sia pur utilizzando copie del pattern ornamentale wrightiano o l'ingresso monumentale quale atrio del (presunto) altissimo grattacielo in cui abita Deckard- che alcuni esterni ripresi dalla strada lungo il muro e il cancello principale che compaiono sullo sfondo mentre Deckard sta facendo ritorno a casa. La scelta della Ennis-Brown House è in questo caso sicuramente non casuale ma finalizzata alla rappresentazione di una Los Angeles decadente e oscura in un futuro prossimo. Peraltro per il film Syd Mead, consulente per le scene, oltre a riutilizzare scenografie originarie hollywoodiane degli anni '40, ambienta intere parti in edifici reali scelti con grande cura come il Bradbury Building o la Union Station di Los Angeles. È anche da sottolineare il legame visivo che viene a crearsi fra il pattern decorativo dell'edificio e le piramidi, anch'esse fortemente ispirate all'architettura Maya, che costituiscono la sede della società produttrice dei replicanti.




Snide and Prejudice, 2001.

Possiamo dire che con Blade Runner si apre un filone di film di fantascienza che utilizzano la Ennis-Brown House fra i quali ricordiamo Timestalker (1987), Moon 44 (it: Moon 44 Attacco alla fortezza) (1990), Precious Find (it: 2049 L'ultima Frontiera) (1996) –ancora una volta per la regia di Philippe Mora che per la Ennis-Brown sembra avere una vera e propria ossessione visto che nel 2001 è uscito un suo terzo film (Snide and Prejudice) ambientato quasi interamente nell'edificio che, per l'occasione, diventa addirittura un ospedale psichiatrico– e The Thirteenth Floor (it: Il Tredicesimo Piano) girato da Josef Rusnak nel 1999 in cui la casa appare in tre brevi sequenze di interni come abitazione del protagonista.


The Rocketeer, 1991.

Successivamente al 1980 la casa verrà comunque utilizzata in film di ambientazione e epoche diversissime fra loro. È la sfarzosa villa di un grande attore hollywoodiano degli anni '30 –che in realtà è un agente nazista interpretato da Timothy Dalton- in The Rocketeer di Joe Johnson del 1991. Nel film due lunghe scene sono girate all'interno dell'edificio e si possono ammirare sia il camino del soggiorno che la grande vetrata a tutta altezza.




Rush Hour, 1998.

Nel Kung Fu movie Rush Hour di Brett Ratner del 1998 interpretato da Jackie Chan appare invece la sala da pranzo della casa nella breve sequenza di una cena ambientata addirittura in un grattacielo di Hong Kong e dalla finestra si vede un bellissimo panorama notturno della città cinese. La Ennis-Brown House era già comparsa precedentemente in altro Kung Fu movie, Karate Kid III, girato da John G. Avildsen nel 1989.

 
 
Black Rain, 1989.

Ridley Scott tornerà dopo Blade Runner a girare alcune scene nella Ennis-Brown House per il film Black Rain del 1989 e questa volta la casa si trasferisce addirittura ad Osaka per diventare la villa di un boss della Yakuza. Mentre torna ad essere una villa della Los Angeles contemporanea in Grand Canyon del 1991 di Lawrence Kasdan. Sono numerosi anche gli action movie che hanno utilizzato la casa come set fra i quali ricordiamo The Glimmer Man (it: Delitti Inquietanti) con Steven Seagall girato da John Gray nel 1996 e The Replacement Killers (it: Costretti ad uccidere) di Antoine Fuqua del 1998.


Grand Canyon, 1991.

Racconta Janet S. Tani, Associate Curator del Ennis-Brown museum, che moltissimi visitatori della casa sono dovuti proprio al grande successo di alcuni dei film che vi sono stati girati, primo fra tutti Blade Runner, e alcuni di loro rimangono delusi non trovando l'ascensore su cui sale Deckard/Harrison Ford nell'atrio di ingresso dell'edificio, oppure avendo visto The House on Haunted Hill si aspettano di trovare vasche di acido nel seminterrato. Possiamo solo aggiungere che se oggi la Ennis-Brown House è uno degli edifici di Frank Lloyd Wright più noti e visitati buona parte della sua fama la deve proprio all'industria hollywoodiana che ne ha fatto negli anni una piccola icona dell'architettura californiana del '900.

Filippo Fici
filippo@dada.it

> THE ENNIS-BROWN HOUSE
> FICI: FRANK LLOYD WRIGHT, FIESOLE 1910

Per qualsiasi comunicazione
 è possibile contattare la
redazione di ARCH'IT
 


laboratorio
informa
scaffale
servizi
in rete


archit.gif (990 byte)

iscriviti gratuitamente al bollettino ARCH'IT news







Contents provided by Image