PREVENZIONE INCENDI NELLE AZIENDE INDUSTRIALI NORME TECNICHE ESECUTIVE.
Come è noto, con circolare ministeriale n.17
emanata in data 21-3-1960, i comandi dei vigili del
fuoco furono invitati a soprassedere temporaneamente
alla trattazione delle richieste, loro pervenute, in
applicazione delle norme stabilite agli artt. 36 e
37 del D.P.R. n.547 del 27-4-1955 e del successivo
D.P.R. n.689 del 26-5-1959.
A seguito di intese con il competente Ministero, al
fine di consentire la trattazione delle pratiche con
uniformità di criteri, la Direzione generale
servizi antincendi con circolare n.15 del 7-2-1961
ha impartito le disposizioni che dovranno essere osservate
dai comandi dei vigili del fuoco sia in campo procedurale
che in sede di attuazione delle norme tecniche di prevenzione
degli incendi in genere, in particolare per quanto
riguarda gli impianti parafulmini.
Le disposizioni sono le seguenti:
PROCEDURA
1. - Le ditte debbono presentare la domanda e la necessaria documentazione allegata, direttamente al comando provinciale dei vigili del fuoco competente territorialmente.
2. - Ricevuta la domanda, i comandi dei vigili del fuoco, effettueranno una prima visita, indipendentemente dal fatto che l'azienda sia stata, oppure no, già di recente visitata ai fini dell'espletamento del normale servizio di prevenzione incendi. Ciò in quanto, in sede di normale visita di prevenzione, potrebbero essere stati trascurati alcuni aspetti relativi alla sicurezza dei lavoratori contro i pericoli d'incendio, fondamentali invece per quanto si propongono le norme di cui ai citati decreti presidenziali ed anche perché alcuni controlli potrebbero essere stati eseguiti non in conformità alle disposizioni riportate nella presente circolare.
3. - Le visite tecniche di controllo successive alla
prima verranno effettuate con la frequenza periodica
di seguito indicata:
Tabella A del D.P.R. 26-5-1959, n.689:
- ogni anno le attività indicate dal numero 1
al numero 49;
- ogni due anni le attività indicate dal numero
50 al numero 55.
Tabella B del D.P.R. 26-5-1959, n.689:
- ogni anno le attività indicate dal numero 1
al numero 4;
- ogni due anni le attività indicate dal numero
5 al numero 7.
Tali visite saranno comunque fatte coincidere con quelle
che dovrebbero essere effettuate in applicazione delle
disposizioni vigenti per l'espletamento del normale
servizio di prevenzione, per modo che le ditte non
abbiano a subire alcun ulteriore aggravio dell'onere
economico.
4. - A visita tecnica effettuata, se l'impianto, lo
stabilimento, il deposito, ecc., risulta rispondente
alle norme tecniche di prevenzione incendi, il comando
dei vigili del fuoco rilascerà alla ditta l'apposito
<<Certificato di prevenzione incendi>>
di cui all'allegato modello; se invece l'impianto,
lo stabilimento, il deposito, ecc., non risulta rispondente
alle norme tecniche di prevenzione incendi, per cui
si rende necessaria l'attuazione di modifiche e prescrizioni
intese a ricondurre le aziende all'osservanza delle
disposizioni di sicurezza vigenti, il comando dei vigili
del fuoco darà comunicazione scritta alla ditta
degli adempimenti, fissando il termine di tempo necessario
per la loro esecuzione.
In entrambi i casi predetti, delle risultanze della
visita tecnica effettuata dovrà essere data
notizia al competente ufficio dell'ispettorato del
lavoro.
5. - La documentazione che la ditta dovrà presentare in allegato alla domanda è la seguente:
Per l'esame di progetti di nuovi impianti o modifiche:
a) disegni illustranti chiaramente la reale situazione
degli impianti e dei fabbricati dell'azienda;
b) planimetria della zona circostante l'azienda dalla
quale risultino l'ubicazione e la destinazione dei
vari fabbricati che prospettano direttamente l'area
occupata dall'azienda, fino ad una distanza di metri
100;
c) relazione tecnica descrittiva delle caratteristiche
costruttive dei vari fabbricati dell'azienda, dei quantitativi
di sostanze pericolose tenute in deposito, delle modalità
di immagazzinamento e di travaso, delle lavorazioni
effettuate, degli impianti fissi e dei mezzi portatili
di estinzione; da tale relazione dovrà risultare
anche il numero degli addetti all'azienda;
Per la prima visita di controllo a impianti esistenti:
d) planimetrie dei fabbricati e relazione illustrativa
delle lavorazioni che in essi si svolgono.
In entrambi i casi innanzi indicati la documentazione
dovrà essere presentata in duplice copia e dovrà
recare la firma del titolare della ditta e la data
di compilazione.
Sia nel caso di esame di progetti che in quello di visite
di controlli i comandi dei vigili del fuoco, dopo aver
accertato che gli impianti progettati e realizzati
sono rispondenti, così come riportati nella
documentazione, alle norme di prevenzione, apporranno
sui vari atti il proprio visto di approvazione, restituendo
alla ditta una delle due copie e conservando l'altra
agli atti del comando.
6. - Come è noto, l'art.37 del D.P.R. n.547 del
27-4-1955 stabilisce che le ditte debbono richiedere
la visita di collaudo al competente comando dei vigili
del fuoco ad impianto o costruzione ultimati, prima
dell'inizio delle lavorazioni, oppure, per quelli esistenti,
non oltre sei mesi dopo l'entrata in vigore del D.P.R.
n.689 del 26-5-1959 (G.U. 4-9-1959, n.212).
Il predetto collaudo deve intendersi come controllo
della efficienza, dal punto di vista della prevenzione
degli incendi, dell'intero impianto, stabilimento,
deposito, ecc., e come rispondenza ai dati risultanti
dal progetto approvato.
Tale controllo deve essere effettuato mediante prove
e misure direttamente eseguite dai comandi dei vigili
del fuoco per tutto quanto riguarda la loro specifica
competenza nel campo della prevenzione degli incendi
(osservanza di distanze di sicurezza, possibilità
di esodo del personale addetto, realizzazione di muri
schermo e di bacini di contenimento, installazione
di serramenti a tenuta di fumo, caratteristiche di
areazione dei locali, impianti di segnalazione e spegnimento
degli incendi, ecc.).
Per quanto concerne invece l'accertamento dell'efficienza
di particolari strutture, impianti elettrici, dispositivi,
attrezzature, serbatoi e tubazioni a pressione, ecc.,
il comando, previo controllo dell'esistenza e consistenza
degli impianti potrà assumere quale elemento
probante ai fini di collaudo, le dichiarazioni tecniche
rilasciate da enti, laboratori e professionisti tutti
specializzati in materia e autorizzati per legge a
rilasciarli, come ad esempio certificati di prove di
isolamento elettrico, misure di resistenza ohmica,
attestazioni di idoneità di macchine elettriche
e apparecchiature relative, certificazioni dei valori
massimi e minimi di pressione nelle reti esterne in
corrispondenza dei punti di derivazione degli impianti
interni, dichiarazione di efficienza di dispositivi
di sicurezza per recipienti in pressione da parte della
Associazione nazionale controllo combustione e similari,
per quanto ricade sotto la loro competenza.
Tali dichiarazioni tecniche sono necessarie per la valutazione
del grado di efficienza e di sicurezza dell'intero
stabilimento, deposito, ecc., tenuto conto dell'impossibilità,
per i comandi provinciali dei vigili del fuoco di eseguire
direttamente le prove, sia a causa della mancanza di
appropriati strumenti, sia a causa della amplissima
gamma di specializzazione richiesta per eseguire tutti
gli accertamenti previsti. E ciò a parte la
considerazione che, in molti casi le prove direttamente
eseguite dai comandi costituirebbero un inutile duplicato
di accertamenti già eseguiti a richiesta e nell'interesse
della ditta, in sede di acquisto e collaudo delle attrezzature.
7. - Le pratiche di prevenzione incendi, trattate ai sensi delle disposizioni di legge relative alla prevenzione degli infortuni sul lavoro, dovranno essere tenute in apposito fascicolo separatamente dalle altre pratiche di prevenzione. Ogni fascicolo dovrà contenere tutta la documentazione riguardante la pratica stessa.
8. - Le tariffe da applicare, le modalità di
registrazione contabile, di ripartizione, ecc., per
quanto riguarda le pratiche trattate ai fini della
prevenzione degli infortuni sul lavoro, sono quelle
vigenti per le normali pratiche di prevenzione incendi.
Per quelle attività non contemplate nell'Allegato
C della circolare ministeriale n.6 del 16-1-1949 e
per le quali è invece previsto il controllo
dei comandi dei vigili del fuoco ai fini della sicurezza
contro gli infortuni sul lavoro e che risultano comprese
nelle Tabelle A e B annesse al D.P.R. n.689 del 26-5-1959,
si indicano in allegato i criteri di applicazione delle
tariffe vigenti.
Nel caso di attività già visitate, come
è stato indicato all'art.2, qualora la nuova
visita ai fini della prevenzione degli
infortuni sul lavoro venga eseguita prima della scadenza
del <<Certificato di prevenzione incendi>>,
a suo tempo rilasciato all'attività stessa,
il compenso da richiedere sarà quello corrispondente
alla classe dello stabilimento, deposito, ecc., ridotto
del 50 per cento.
9. - Per opportuna conoscenza e norma si riportano infine in allegato alcune disposizioni e chiarimenti forniti dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e stralciati dalla circolare n.551 del 5-7-1960 (vedi allegato in calce alla presente) emanata dal predetto Ministero.
COLLAUDO DEGLI IMPIANTI PARAFULMINI
Per il collaudo degli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche da parte dei comandi dei vigili del fuoco ai sensi del D.P.R. n.547 del 27-4-1955, si impartiscono le seguenti disposizioni:
1. - Il collaudo degli impianti di protezione contro
le scariche atmosferiche deve essere diretto ad accertare
la loro rispondenza alle norme tecniche contenute nell'Allegato
D al regolamento per l'esecuzione del testo unico 18-6-1931,
n.773 (vedi l'allegato in calce alla presente), delle
leggi di pubblica sicurezza (il regolamento per l'esecuzione
del testo unico 18-6-1931, n.773, fu approvato con
Regio decreto 6-5-1940, n.635) ed alle raccomandazioni
qui di seguito riportate.
Detto accertamento consisterà:
a) in un controllo generale dell'impianto, durante il
quale il comandante dei vigili del fuoco o l'ispettore
da lui delegato esaminerà, con una accurata
ispezione visiva, l'esecuzione delle singole parti
dell'impianto, le connessioni fra i vari conduttori,
i collegamenti fra gli organi di protezione e le restanti
masse o parti metalliche dell'edificio protetto, e
quanto altro ritenuto opportuno per meglio valutare
l'efficienza dell'impianto stesso;
b) nel richiedere un attestato, redatto da istituti
particolarmente qualificati o da liberi professionisti
notoriamente esperti in materia, dal quale sia possibile
rilevare i risultati delle prove di continuità
elettrica eseguite ed i valori misurati delle resistenze
di terra dei dispersori.
Il comandante dei vigili del fuoco dovrà presenziare,
o far presenziare un proprio delegato, alle operazioni
di misura e di controllo sopra descritte, richiedendo
alla ditta interessata di essere preventivamente convocato.
2. - Allo scopo di meglio chiarire il significato della
terminologia usata nella elaborazione delle presenti
raccomandazioni si chiarisce che:
a) per impianto di protezione contro le scariche atmosferiche
è da intendere il complesso dei dispositivi
installati per proteggere un edificio o una determinata
zona contro l'azione dei fulmini;
b) per organi di raccolta si intendono quelle parti
dell'impianto di protezione che raccolgono direttamente
le scariche atmosferiche;
c) per organi di discesa si intendono tutti i collegamenti
metallici tra gli organi di raccolta ed i dispersori,
e che servono a convogliare verso questi ultimi le
correnti dei fulmini;
d) per dispersori si intendono quegli organi infissi
nel sottosuolo, attraverso i quali è possibile
la dispersione delle correnti dei fulmini;
e) per masse o parti metalliche degli edifici da proteggere
si intendono tutti i probabili conduttori che si trovano
negli edifici stessi quali carpenteria metallica, tubazioni
di acqua, di gas, di riscaldamento, parti metalliche
di ascensori, di montacarichi, carcasse di macchine
elettriche, guaine protettive di conduttori elettrici
per correnti forti o deboli, ecc.
3. Gli impianti di protezione contro le scariche atmosferiche possono essere oltre che del tipo "a schermo reticolare" anche del tipo "radioattivo", sebbene su quest'ultimo la più recente letteratura tecnica non abbia ancora formulato un definitivo giudizio. Saranno altresì tollerati i vecchi impianti di parafulmini Frankliniani , già installati da molti anni, specie se destinati alla protezione di strutture molto elevate e planimetricamente non estese (torri o camini industriali).
4. - In analogia a quanto consentito dal terz'ultimo
capoverso del paragrafo 2 del citato Allegato D, si
potrà ammettere che le armature in ferro delle
strutture in cemento armato siano utilizzate quali
organi di discesa, a condizione che sussista effettivamente
la continuità elettrica fra gli organi di raccolta,
le armature dette ed i dispersori e che i vari ferri
di armatura siano fra di loro elettricamente connessi
in più punti.
Qualora l'interessato intenda utilizzare le dette armature
nel modo descritto dovrà esibire, in sede di
controllo dell'impianto parafulmine, idonea certificazione
da cui sia possibile rilevare delle prove di continuità,
eseguite sulle armature da utilizzare a cura degli
esperti indicati al punto 1-b.
5. - Per gli impianti di tipo diverso dalla gabbia di Faraday gli organi di discesa devono essere almeno in numero di due per superfici da proteggere comunque inferiori ai 300 metri quadri. Oltre tale valore dovrà prevedersi un collegamento in più per ogni 200 metri quadri di incremento di superficie da proteggere. Essi non devono in ogni caso correre lungo la faccia interna delle pareti dell'edificio protetto, né deve essere consentito che siano sistemati all'interno di tubazioni metalliche.
6. - E' preferibile che venga previsto all'atto dell'installazione
di un impianto di protezione, da ubicarsi in posto
accessibile, un punto di misura fra ogni organo di
discesa ed il proprio dispersore allo scopo di consentire
l'agevole inserzione degli apparecchi per la misura
delle resistenze di terra.
Tale punto potrà essere costituito da un collegamento
a bulloni facilmente svitabili ed opportunamente preservato
da azioni corrosive. Per la determinazione delle dimensioni
di tale collegamento speciale si rimanda a quanto prescritto
dalle norme C.E.I. n.11-8, fasc. 64, artt. 2-2-04 e
2-3-04.
(Art.2-2-04: Le giunzioni fra le varie parti di un dispersore
e fra un dispersore e il conduttore di terra devono
esser sufficientemente robuste per sopportare gli sforzi
meccanici dovuti ad eventuali strappi e movimenti del
terreno. Esse devono esser eseguite con saldatura forte
o con appositi robusti morsetti aventi superfici di
contatto di almeno 200 millimetri quadri, oppure per
contatto fra superfici ugualmente di almeno 200 millimetri
quadri, strette a mezzo di almeno due bulloni con diametro
non inferiore a 10 millimetri serrati a fondo, o se
si tratta di tubi per mezzo di manicotti a vite.
Art.2-3-04: Le giunzioni devono essere effettuate con
saldatura forte o con chiodatura o con robusti morsetti
o mediante serraggio con bulloni del diametro di almeno
6 millimetri).
7. - Qualora l'armatura in ferro delle costruzioni interamente in cemento armato dovesse risultare, a seguito di opportune misure, naturalmente messa a terra, potrà, omettersi l'allestimento di appositi dispersori. Se, per contro, tale condizione non dovesse verificarsi, l'armatura dovrà essere collegata in più punti ad efficienti dispersori, a loro volta elettricamente fra loro connessi, in numero proporzionale alla superficie in pianta dell'edificio secondo le indicazioni riportate nel più volte citato Allegato D.
8. - Le connessioni fra gli organi di protezione e le
varie parti o masse metalliche dell'edificio protetto
devono essere eseguite con cura particolare seguendo
il percorso più breve. Qualora trattisi di parti
metalliche estese in lunghezza (condutture per impianti
di riscaldamento, guaine protettive di conduttori elettrici,
ecc.) dette connessioni vanno eseguite in più
punti ed a diversi livelli. Ciò per evitare
che, sia in caso di scarica atmosferica diretta sugli
organi di protezione, sia per fenomeni induttivi in
masse metalliche non messe efficientemente a terra,
possano manifestarsi pericolose differenze di potenziale
tali da dar luogo ad inneschi di scariche secondarie
e ad elettrocuzioni.
Il collegamento fra le masse metalliche e gli organi
di protezione è desiderabile che sia effettuato
in ogni caso. Qualora però, per esigenze di
varia natura, ciò non fosse possibile, dovrà
porsi cura a che la minima distanza S fra le parti
metalliche non collegate e gli organi di protezione
soddisfi alla relazione:
S/R >= 0,12 metri/ohm
dove R rappresenta la resistenza di terra del dispersore del parafulmine.
Nel caso che agli organi di protezione si connetta soltanto una parte delle masse metalliche esistenti nell'edificio protetto, la minima distanza risultante dall'applicazione della relazione sopra riportata dovrà essere intesa fra le parti metalliche non collegate e quelle collegate, qualora queste ultime risultassero ad esse più vicine degli organi di protezione.
9. Le varie parti dell'impianto di protezione devono
distare il più possibile dagli impianti elettrici
a correnti forti o deboli nel caso che i relativi conduttori
non siano rivestiti di guaina metallica protettiva.
In particolare detta distanza non deve mai essere inferiore
a quella calcolata con la relazione riportata al punto
8.
Qualora non fosse possibile mantenere le opportune distanze
fra gli impianti elettrici e l'impianto di protezione,
occorrerà procedere, in accordo con le società
costruttrici di energia, alla efficiente messa a terra
sia del conduttore neutro (o direttamente o tramite
uno spinterometro o dispositivi equivalenti) sia delle
tre fasi, per mezzo di una terna di scaricatori o dispositivi
equivalenti collegati a stella, che avrà il
centro connesso con la terra.
10. - E' raccomandabile che, compatibilmente con altre
esigenze, gli organi di raccolta, gli organi di discesa
ed i dispersori siano costituiti dallo stesso metallo,
onde ridurre il più possibile le varie cause
di corrosioni.
E' infatti opportuno consigliare alle aziende che le
installazioni dei nuovi impianti di protezione ed i
radicali rinnovamenti di quelli già esistenti
siano eseguiti a cura di ditte o di operai notoriamente
qualificati, i quali possono dare le migliori garanzie
di una scrupolosa realizzazione degli impianti in questione.
ALLEGATO ALLA CIRCOLARE N.15 DEL 7 FEBBRAIO 1961.
A - Stralcio delle disposizioni impartite dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, con circolare n.551, del 5 luglio 1960, avente per oggetto: <<Prevenzione infortuni, verifiche e controlli. Quesiti>>.
1. - PROTEZIONE CONTRO LE SCARICHE ATMOSFERICHE, COORDINAMENTO
DEI COMPITI DEI COMANDI DEI VIGILI DEL FUOCO E DEGLI
ISPETTORATI DEL LAVORO:
A seguito di intese sopravvenute con il Ministero dell'interno
- Direzione generale servizi antincendi, per il coordinamento
fra gli adempimenti di competenza dei comandi vigili
del fuoco (collaudo previsto dall'art.37 del D.P.R.
n.547) e quelli demandati agli ispettorati del lavoro
(verifiche periodiche successive previste dall'art.40
del citato D.P.R.) si è addivenuto alle seguenti
determinazioni:
a) il comando vigili del fuoco effettuerà il
collaudo a partire dal 4 marzo 1960 (data di scadenza
del termine previsto ai sensi del disposto di cui al
secondo comma dell'art.37 del D.P.R. n.547, per la
denuncia ai vigili del fuoco degli impianti già
esistenti secondo i programmi predisposti dai rispettivi
organi competenti;
b) gli ispettori del lavoro saranno resi edotti degli
avvenuti collaudi, dalla data di esecuzione dei quali
decorre il biennio entro il quale devono essere effettuati
i controlli periodici di loro competenza, da eseguire
sulla base del collaudo dei vigili del fuoco;
c) la pratica applicazione degli adempimenti di cui
al precedente punto potrà essere definita in
base ad accordi dei rispettivi comandi provinciali
vigili del fuoco e dell'ispettorato del lavoro.
A titolo indicativo si significa che un sistema pratico
potrebbe consistere nella trasmissione da parte degli
ispettorati, ai corrispondenti comandi vigili del fuoco,
della Scheda A che, contenendo la completa descrizione
delle installazioni soggette al collaudo, ne agevolerebbe
le operazioni oltre che facilitare il reperimento delle
aziende destinatarie delle norme. A visita effettuata
il comando vigili del fuoco restituirebbe agli ispettorati
la Scheda A con la indicazione dell'avvenuto collaudo.
2. - AZIENDE SOGGETTE AL CONTROLLO DEI VIGILI DEL FUOCO. CHIARIMENTI.
AZIENDE UTILIZZATRICI DI GAS COMBUSTIBILE.
- Tabella A: voce 2.
Le aziende che utilizzano come combustibili gas sviluppantisi
in alcune fasi del ciclo produttivo, sono comprese
fra i destinatari degli speciali controlli, a sensi
del D.P.R. 26-5-1959, n.689, concernente la determinazione
delle aziende soggette ai controlli medesimi.
Dette aziende rientrano infatti fra quelle specificate
nella voce 2 Tabella A allegata al citato decreto presidenziale
(aziende che utilizzano gas combustibili per sottoporli
a successive trasformazioni).
- Tabella A: voce 5.
In quanto ubicate nell'ambito del perimetro del giacimento
metanifero e della relativa concessione mineraria,
sono da considerarsi strettamente connesse all'attività
mineraria e pertanto soggette alla vigilanza del Ministero
dell'industria e commercio.
Non sono pertanto tenute agli obblighi di cui al D.M.
12-9-1959.
DEPOSITI DI CARBURANTI AGRICOLI. DISTRIBUTORI STRADALI
DI CARBURANTI.
- Tabella A: voce 11.
Si considerano compresi nei depositi, magazzini e rivendita
di benzina, petrolio, ecc., di cui alla voce 11, Tabella
A del decreto del Presidente della Repubblica 26-5-1959,
n.689, nei seguenti casi:
a) depositi di carburanti agricoli gestiti per lungo
periodo di tempo e quelli ubicati in locali chiusi,
tipici delle aziende agricole di notevoli dimensioni,
anche se di gestioni temporanee. Allo scopo di conseguire
una applicazione uniforme del provvedimento si precisa
che per lungo periodo si deve intendere quello che
supera i sei mesi e che per aziende agricole di notevoli
dimensioni si debbono considerare quelle con oltre
25 addetti;
b) distributori di carburanti con annessi servizi (stazioni
di servizio, riparazioni, ecc.).
Premesso infatti che i depositi sopraddetti sono già
soggetti al normale controllo dei vigili del fuoco,
ai fini della pubblica incolumità e della conservazione
del patrimonio, la predetta determinazione - adottata
su conforme avviso dei Ministeri dell'industria e commercio
e dell'interno, con i quali è stato a suo tempo
concertato il D.P.R. n.689 - ha lo scopo di includere,
fra le aziende destinatarie delle norme, con criteri
convenzionalmente uniformi, quelle per le quali sussistono
le condizioni per l'applicazione delle speciali norme
antincendio, ai fini della tutela dei lavoratori in
base alle seguenti considerazioni:
- che i depositi di gasolio per uso agricolo sono generalmente
siti all'aperto, effettuati per brevi periodi di tempo
e limitati per lo più all'attività stagionale,
generalmente estiva, quali materiali di rapido consumo;
- che nella maggioranza dei casi alle attività
in parola non sono addetti lavoratori subordinati;
- che i complessi obiettivi presi in esame dall'art.36
e seguenti del D.P.R. n.547, riguardano <<aziende
e lavoratori>> il che presuppone l'esistenza
di locali e luoghi di lavoro fissi e circoscritti nei
quali si svolgono operazioni tipiche di qualsivoglia
attività lavorativa esplicata da lavoratori
subordinati alle dipendenze e sotto la direzione altrui;
- che condizioni di carattere analogo caratterizzano
i distributori di carburanti che provvedono direttamente
al pubblico, con la differenza che trattasi di installazioni
fisse le quali sono peraltro costituite da serbatoi
interrati e protetti.
AZIENDE PER LA PRODUZIONE DI POLVERE DI CARBONE.
- Tabella A: voce 39.
La determinazione comprende non solo le aziende che
hanno come oggetto finale la produzione di polvere
di carbone, con lo scopo, ad esempio, di farne commercio;
bensì anche quelle che, in fasi intermedie del
ciclo produttivo, producono polvere di carbone come
prodotto da utilizzare in altre lavorazioni.
AZIENDE PRODUTTRICI DI ELETTRODI DI CARBONE.
- Tabella A: voce 40.
Rientrano nella voce 40 <<Produzione di agglomerati
combustibili, di cotoni e feltri catramati, di carbolineum,
nerofumo e vernici nere>>. Ciò in quanto,
pur essendo detti elettrodi compatti e poco infiammabili
nella loro fabbricazione si fa largo uso di polvere
di carbone, sostanza facilmente infiammabile che comporta
gli speciali controlli.
INDUSTRIA DELL'ARREDAMENTO E DELL'ABBIGLIAMENTO.
- Tabella B: voce 57.
L'espressione <<industria dell'arredamento e dell'abbigliamento>>
comprende, per quanto riguarda le aziende che impiegano
cuoio e pelletterie, i calzaturifici e la fabbricazione
di guanti. Sono escluse le altre aziende per la fabbricazione
di articoli in cuoio come, ad esempio quelle per la
produzione di borse, valigie, bauli, cinture e prodotti
similari.
B. - IMPIANTI PER LA PROTEZIONE DALLE SCARICHE ATMOSFERICHE.
(Allegato D al regolamento per l'esecuzione del testo
unico n.773 del 1931)
1. - GENERALITA'
Per la protezione delle scariche elettriche atmosferiche
degli edifici, delle costruzioni e degli impianti in
genere, è da adoperare il sistema <<a
schermo reticolare>> (detto anche a <<gabbia
di Faraday>>), formato da una specie di gabbia,
costituita da un insieme di conduttori metallici incrociantisi,
di sufficienti dimensioni trasversali, la quale avvolga
tutta la costruzione e l'impianto, sia in buona e permanente
comunicazione elettrica col suolo, e sia collegata
con le masse metalliche più importanti esistenti
nell'edificio o nelle sue adiacenze e che giungano
in prossimità dei conduttori dello schermo reticolare.
Le parti essenziali d'un impianto di protezione sono
perciò:
a) la rete di conduttori costituenti lo schermo reticolare:
si distingue ancora la parte superiore della rete,
più facilmente colpita dalle scariche (i conduttori
R di questa parte vengono chiamati <<organi di
raccolta>> delle scariche) dal rimanente (i conduttori
relativi S vengono detti, <<organi di scarico>>);
b) la messa a terra dello schermo reticolare, ottenuto
collegando i conduttori che la costituiscono con un
certo numero di prese a terra T (od <<organi
di disperdimento>>);
c) i collegamenti della rete di protezione con le masse
metalliche vicine. A parità di altre condizioni,
e supposta soddisfacente la messa a terra, la efficacia
di un sistema di protezione è tanto maggiore
quanto più piccole, specie nella parte superiore,
siano le maglie della rete di conduttori. Un oggetto
situato nell'interno dell'edificio protetto può
ritenersi, in genere, tanto più sicuro, quanto
maggiore sia il rapporto fra la sua distanza dal punto
più vicino della rete di conduttori ed il lato
del quadrato di area equivalente a quella delle maglie
vicine all'oggetto considerato.
Tale rapporto non deve scendere al disotto di un mezzo
per nessuno degli oggetti che più specialmente
interessi di proteggere, e deve raggiungere l'unità
nei casi nei quali occorra un grado relativamente elevato
di sicurezza (come quando si tratti della protezione
di sostanze esplosive). A questa condizione può
sempre soddisfarsi con l'infittimento, generale o locale,
della rete di conduttori costituenti la gabbia, oppure
(converrà più di rado) con l'allontanamento
della rete stessa.
La bontà della messa a terra della rete di conduttori
di protezione ha grande influenza sulla efficacia generale
dell'impianto di protezione.
A parità di altre circostanze, la probabilità
di essere colpiti dalle scariche atmosferiche è
assai minore per gli edifici facenti parte di importanti
agglomerazioni edilizie che non per quelli isolati
in aperta campagna.
La frequenza media delle scariche atmosferiche non solo
è variabile da regione a regione, ma subisce
forti variazioni anche da una zona di terreno ad un'altra
adiacente, col variare di innumerevoli circostanze,
non sempre chiaramente identificabili. Le notizie statistiche
che si hanno al riguardo, sufficienti ampiamente per
dimostrare la necessità di assumere caso per
caso informazioni dirette sul luogo e tenerne largo
conto, non consentono però ancora di tracciare
una vera e propria carta, abbastanza particolareggiata,
della frequenza delle scariche in Italia.
Dalle considerazioni precedenti, segue che, a seconda
dei casi, il problema della protezione dalle scariche
atmosferiche si presenta in forme tanto differenti
e con così diverso grado di gravità,
da rendere impossibile la elaborazione di norme che,
essendo sufficientemente precise e particolareggiate,
valgano in tutti i casi, senza esagerazioni o importanti
manchevolezze. Si riassumono perciò, qui appresso,
alcuni criteri generali, insieme a indicazioni quantitative
riguardanti i casi più importanti.
2. - RETE DI CONDUTTORI COSTITUENTI LO SCHERMO RETICOLARE
I punti principali da considerare sono:
- l'ampiezza delle maglie della rete e la disposizione
dei conduttori che la formano;
- la natura dei conduttori;
- le loro dimensioni;
- i collegamenti nei punti di incrocio;
- la loro sistemazione rispetto alle pareti dell'edificio
o rispetto all'impianto da proteggere.
L'ampiezza delle maglie si terrà minore nella
parte superiore dello schermo reticolare. I valori
consigliabili dipendono largamente dal grado di sicurezza
che si vuole raggiungere (paragrafo 1 della presente
appendice), in relazione alla natura degli oggetti
da proteggere, alla posizione dell'edificio ed alla
frequenza locale delle scariche atmosferiche. Nei casi
normali di edifici fuori dell'abitato, è generalmente
sufficiente che la rete principale dei conduttori sia
costituita da maglie di ampiezza non superiore ai 50
metri quadri in corrispondenza alla parte superiore
dell'edificio ed ai 150 metri quadri in corrispondenza
alle facciate verticali; cifre da intendere come ordine
di sicurezza piuttosto che come indicazioni tassative,
ché a seconda delle circostanze, le maglie della
gabbia di protezione dovranno essere di ampiezza maggiore
o minore. Nei casi di edifici facenti parte di importanti
agglomerazioni edilizie, sono ammissibili maglie di
ampiezza maggiore di quella corrispondente alle cifre
di cui sopra, specie in corrispondenza alle facciate
verticali; salvo però che si tratti di costruzioni
notevolmente più elevate (torri, campanili,
camini, torri di sostegno, ecc.) di quelle adiacenti;
sarà allora il caso, invece, di adottare maglie
di ampiezza minore, specie nella parte più alta.
Sarà pure necessario ricorrere a maglie di ampiezza
minore quando si tratti di edifici (o costruzioni in
genere) nei quali si lavorano, si manipolano o si conservano
sostanze esplosive o molto facilmente infiammabili
(come etere, solfuro di carbonio, ecc.) allo scopo
di ottenere (paragrafo 2 della presente appendice)
che la distanza minima fra ogni oggetto od apparecchio
da proteggere ed i conduttori più vicini dello
schermo reticolare non sia inferiore al lato del quadrato
di area equivalente a quella delle maglie più
vicine a ciascun oggetto. Per ottenere l'infittimento
delle maglie senza una spesa eccessiva, potrà
anche ricorrersi alla suddivisione delle maglie sopra
indicate (costituite dall'incrocio della rete principale
di conduttori) mediante conduttori di sezione minore
(conduttori secondari).
Si cercherà di dare alla rete la struttura più
semplice e regolare possibile; quando, per altro, siano
da rispettare esigenze estetiche, si potranno tendere
i conduttori, per renderli poco visibili, lungo le
linee principali, architettoniche o costruttive, dell'edificio,
malgrado ne possa risultare qualche irregolarità
nell'ampiezza o disposizione delle maglie.
I conduttori verticali dello schermo reticolare che
scendono lungo le pareti dell'edificio dovranno essere
collegati, nella loro parte inferiore, da un conduttore
ad andamento orizzontale che giri intorno all'edificio
e che termini inferiormente, per cosi dire, la gabbia.
Tale conduttore potrà trovarsi poco sopra il
livello del suolo, oppure essere addirittura immerso
nel terreno; in entrambi i casi, si dovrà curare
(con precauzioni analoghe a quelle che verranno consigliate
a proposito dei collegamenti fra spandenti e schermo
reticolare, come al seguente paragrafo 3), che il conduttore
ed i suoi collegamenti non siano facilmente soggetti
a deperimento, manomissione o guasti.
La natura del materiale adoperato per i conduttori ha
relativamente poca influenza sul loro comportamento
rispetto alle scariche atmosferiche; interessa però
che si tratti di materiali i quali, tenuto conto delle
circostanze locali, siano poco alterabili col tempo
(a causa della loro natura o delle loro dimensioni
trasversali). Quanto alla forma della sezione, sono
preferibili quelle forme alle quali corrisponda una
superficie di condutture relativamente grande rispetto
all'area della sezione trasversale, sicché,
le strisce, le piattine, i tubi, i profilati, sono
preferibili ai conduttori cilindrici pieni. In definitiva,
per i conduttori principali dello schermo reticolare
è consigliabile il ferro zincato (o stagnato),
sotto forma di piattine aventi uno spessore non inferiore
a 2 millimetri ed una sezione non minore di circa 50
millimetri quadri per i conduttori residui dello schermo;
sezioni un po' inferiori potranno usarsi solo nel caso
di schermi e maglie assai fitte. Potranno adoperarsi
anche conduttori in rame od in uno degli acciai inossidabili
oggi in commercio; questi materiali, più costosi,
rendono più sicura la conservazione nel tempo
dell'impianto, ma sono più soggetti (specie
il rame) alle manomissioni.
I collegamenti dei conduttori fra di loro (per ottenere
le necessarie lunghezze) nei punti d'incrocio vanno
fatti con grande cura. La saldatura produce il migliore
contatto elettrico; ma da sola, all'aria libera, non
dà sufficienti garanzie di durata. Sono quindi
preferibili le chiodature e le bullonature; tanto più
che, se ben fatte, il contatto elettrico, al quale
danno luogo è più che sufficiente, tenuto
conto della natura delle correnti che si tratta di
condurre. La migliore soluzione, quando sia possibile,
è naturalmente quella di saldare, e chiodare
(o bullonare); altrimenti, chiodare (o bullonare) soltanto.
Negli incroci, basterà un solo chiodo (o bullone);
nelle giunzioni, ne occorrono almeno due. I conduttori
a piattina si prestano molto bene per questi collegamenti;
per conduttori tubolari occorrono invece giunzioni
a manicotto filettato, più costose.
Non vi è motivo di isolare i conduttori della
gabbia di protezione dalle pareti dell'edificio o dal
tetto (anzi è necessario collegarli con le masse
metalliche vicine che si trovassero nell'edificio);
però il contatto diretto con le pareti nuoce
alla conservazione dei conduttori, soprattutto a causa
della umidità che rimane facilmente fra conduttore
e parete e della eventuale azione chimica, sopra i
conduttori, dei materiali da costruzione. La migliore
soluzione, quando ragioni estetiche lo permettano,
è quella di tenere i conduttori leggermente
discosti dalla costruzione (possono bastare anche pochi
centimetri), con quelli artifici che le circostanze
possano suggerire (frequenza dei sostegni, interposizione
a intervalli regolari di sostanze chimicamente neutre,
ecc.) senza però curarne l'isolamento elettrico).
E' importante che i piegamenti dei conduttori, quando
occorrano (per passare dalla parte superiore della
gabbia di protezione alle parti verticali, per seguire
le linee costruttive dell'edificio, ecc.), vengano
fatti gradatamente, ad arco anziché bruscamente;
piegature fatte presso a poco ad arco di cerchio, del
raggio di circa un paio di decimetri, sono già
soddisfacenti.
Quando si voglia realizzare ogni possibile economia
di impianto e le circostanze si presentino, si potranno
utilizzare come conduttori della gabbia, anche le masse
metalliche che già l'edificio avesse verso l'esterno
(grondaie metalliche, tubi metallici di scolo) ma,
a patto di controllare la loro continuità elettrica
e fare quanto occorra per garantire sicuramente il
mantenimento.
L'aggiunta di punte metalliche o di fasci di punte alla
parte superiore dello schermo reticolare, non è
né necessaria né utile, per quanto non
possa dirsi pericolosa ove il resto dell'impianto sia
ben fatto. Ove si volesse un grado assai elevato di
protezione, piuttosto che aggiungere delle punte allo
schermo, sarebbe assai preferibile infittire le maglie
della parte superiore della rete.
Nei casi nei quali l'edificio avesse già alla
sua superficie delle aste metalliche, o simili (specie
nella parte superiore: aste di bandiera, tubazioni
metalliche, ringhiere metalliche, ecc.) occorrerebbe
controllare la continuità elettrica e collegarle
elettricamente in modo sicuro con i conduttori più
vicini delle gabbie.
3. - MESSA A TERRA DELLO SCHERMO RETICOLARE
Questa messa a terra va fatta con le così dette
<<prese di terra>>, che consistono in conduttori
T immersi nel suolo ("spandenti"), e collegati
con i conduttori dello schermo reticolare.
In massima, uno spandente è tanto più
atto alle sue funzioni quanto maggiore è la
massa di terreno che esso riesce ad interessare direttamente
alla dispersione delle correnti convogliate e quanto
più conduttore è il terreno in cui viene
immerso. Gli spandenti di forma molto allungata (aste,
tubi, profilati, lunghe e grosse trecce metalliche,
ecc.) sono perciò assai preferibili a quelli
di forme raccolte (lastre, cesti metallici, ecc.);
ed è molto consigliabile, tutte le volte che
non sia economicamente impossibile, approfondire lo
spandente sino a raggiungere la zona permanentemente
umida del terreno. Molte pratiche empiriche suggerite
in passato sono affatto inutili (per esempio, quella
di spizzettare gli orli delle lastre metalliche che
in passato erano molto adoperate come spandente) oppure
efficaci bensì, ma non prive di inconvenienti
(per esempio, quella di collocare del carbone coke,
discreto conduttore, in pezzi, intorno allo spandente;
ché il carbone aumenta bensì la superficie
di contatto col terreno, ma può formare coppia
elettrica col metallo dello spandente, e facilitare
le corrosioni); altre, sono di effetto generalmente
temporaneo e non prive anch'esse di inconvenienti,
come la pratica di innaffiare il terreno intorno allo
spandente con soluzioni saline (ché mentre l'aumento
di conduttività del terreno che si ottiene è
difficilmente durevole, a causa del dilavamento prodotto
dalle piogge e dalle acque sotterranee, d'altra parte
la presenza di sali può più facilmente
determinare inizi di corrosione nelle parti metalliche).
E' molto utile, invece, ogni provvedimento che valga
a mantenere umido il terreno nelle vicinanze dello
spandente (vicinanza di vene d'acqua, convogliamenti
di acque piovane o di acque di scarico non corrosive).
Uno dei tipi più consigliabili di spandente,
nella maggior parte dei terreni, è costituito
da uno spezzone di tubo di ferro o di profilato di
ferro, di lunghezza non minore di 4 metri, infisso
completamente e verticalmente nel terreno (se è
possibile, sino ad una profondità sufficiente
per toccare la zona permanentemente umida) nelle vicinanze
immediate dell'edificio, e di grossezza sufficiente
per resistere allo sforzo di infissione: comunque,
lo spezzone, se a forma di tubo, non dovrà avere
un diametro esterno inferiore ai 40 millimetri, e se
a forma di profilato (cantonali, ferri a T, ecc.) non
dovrà pesare meno di 3 chilogrammi per metro.
Nel riunire elettricamente ogni spandente col più
vicino conduttore verticale dello schermo, reticolare,
del quale conduttore la presa di terra viene ad essere
come il prolungamento nell'interno del suolo, bisogna
curare che il conduttore di collegamento sia solidamente
attaccato alle due parti (preferibilmente con saldatura
e chiodatura) e possa resistere a lungo all'azione
corrosiva del terreno, che si manifesta specialmente
nelle zone di umidità variabile (le cosi dette
zone di "bagnasciuga") ed all'uscita del
conduttore dal terreno. Per rendere il conduttore resistente
a questa azione, si potranno usare conduttori in ferro
di spessore (e quindi di sezione) notevolmente maggiori
di quello delle piattine adoperate per lo schermo reticolare;
oppure conduttori in rame stagnato o in acciaio inossidabile,
o protetti in modo efficace (con guaine di piombo saldate,
e cosi via). In questi ultimi casi, per ridurre gli
eventuali effetti di coppia elettrica all'attacco con
lo spandente, è utile rivestire di adatto materiale
(impermeabile all'umidità ed all'ossigeno contenuto
nel terreno) le parti ristrette dello spandente e del
conduttore che sono in contatto; e sono stati consigliati
rivestimenti di bitume, manicotti di cemento, ecc.
Ma è da avvertire che se il rivestimento non
è fatto con ogni cura, per ottenere l'aderenza
pressoché perfetta del materiale con i metalli,
il suo effetto è solo temporaneo.
I terreni nei quali le prese di terra riescono più
efficaci, sono quelli umidi argillosi o coltivabili;
risultati variabili, e generalmente meno soddisfacenti,
si ottengono nei terreni più o meno aridi (specie
se sabbiosi o rocciosi), tutte le volte, almeno, che
non si possa raggiungere la zona permanentemente umida.
Quando il terreno sia precisamente cattivo conduttore
(terreni sabbiosi asciutti, molti casi di terreni rocciosi,
ecc.) converrà sostituire le prese di terra
del tipo sopra descritto con le cosi dette (impropriamente)
terre di capacità. In queste prese di terra,
lo spandente è costituito da una raggiera di
almeno otto o dieci corde metalliche o nastri metallici
(di rame, ferro stagnato o ferro zincato), di grossezza
sufficiente per resistere a lungo alle cause di deterioramento,
unite ad un estremo col conduttore principale di scarico
e irradiantesi a largo ventaglio, orizzontalmente,
intorno ad esso, sino a distanze tanto maggiori, quanto
peggiore è il terreno; distanze mai minori,
per altro, di alcune decine di metri. Conviene dare
a queste corde o nastri una sezione mai minore di una
trentina di millimetri quadrati, e interrarle, se possibile,
sino a circa un metro di profondità. In casi
particolarmente difficili, questi conduttori potranno
essere semplicemente appoggiati sul terreno e ricoperti
di detriti (privi di azione corrosiva), ma allora dovranno
essere più numerosi.
Ottime prese di terra sono offerte dalle reti di distribuzione
dell'acqua potabile esistenti nel sottosuolo, e, quando
sia concesso di usufruirne, da ogni altro conduttore
di grandi dimensioni (almeno lineari) esistente nel
sottosuolo: in questi casi, basterà collegare
questi tubi, o conduttori, con lo schermo di protezione.
Buoni spandenti sono pure i pozzi d'acqua esistenti
nel terreno (quando le loro pareti non siano rivestite
di materiale impermeabile), gli scarichi di fontane
importanti, i corsi d'acqua anche di piccola portata
(purché perenni), e cosi via.
Il numero delle prese di terra da adoperare per ogni
schermo reticolare dipende dalla grandezza e dalla
forma dell'edificio; non si deve però scendere,
di regola, al di sotto di almeno due prese di terra,
che saranno disposte nelle parti opposte dell'edificio.
Finché lo schermo reticolare non copra aree maggiori
di 50-60 metri quadri sono sufficienti due prese; quattro
prese bastano sino a circa 300 metri quadri, sei, sino
a circa 500 metri quadri, al di là, salvo quanto
fosse consigliato dalla forma dello schermo o da altre
circostanze, potrà, generalmente, bastare l'aggiunta
di una presa di terra per ogni altri 150-200 metri
quadri di area coperta. In ogni modo, è bene
che il numero delle prese di terra non sia inferiore
ad una per ogni 25 metri di perimetro dell'area da
proteggere.
Le cifre ora date presuppongono che si tratti di buone
prese di terra. Sarà considerata come sufficientemente
buona una presa quando la sua resistenza verso terra,
misurata nei modi noti, in varie epoche dell'anno,
ed in periodi di siccità e di pioggia, risulti,
in media, non superiore ad una cinquantina di ohm;
questo valore, è generalmente facile raggiungerlo
nei terreni comuni, con spandenti del tipo a tubo od
a profilato già descritto, infissi a sufficiente
profondità. Detto allora n il numero delle terre
sopra consigliato, la media dei valori, nelle varie
epoche dell'anno, della resistenza del sistema delle
prese di terra, non dovrà oltrepassare sensibilmente
il valore di 50/n ohm. Se, all'atto pratico, questa
condizione non risultasse verificata, occorrerebbe
aumentare il numero delle prese di terra sino ad avvicinarsi
alla cifra desiderata 50/n (intendendo con n , ben
inteso, non già il numero di prese di terra
effettivamente fatte, ma il numero sopra consigliato
per schemi reticolari della estensione in questione).
Le indicazioni precedenti vanno tuttavia intese essenzialmente
a titolo di orientamento, giacché la cosi detta
"resistenza di terra" d'una presa non è
la misura, ma solo una indicazione attendibile della
attitudine dello spandente a compiere la sua funzione
di convogliare al suolo la scarica atmosferica.
Questo è tanto vero che, confrontando la resistenza
di una presa di terra del tipo normale con quella di
una terra di capacità, fatte entrambe in terreno
cattivo conduttore, non sempre la resistenza di questa
seconda risulta molto minore dell'altra; eppure, le
terre di capacità, interessando alla dispersione
della scarica una estensione di terreno assai più
vasta, sono indubbiamente più atte dell'altra
alle loro funzioni.
4. - COLLEGAMENTI DELLO SCHERMO RETICOLARE CON LE MASSE
METALLICHE ESISTENTI NELL'EDIFICIO. VICINANZA DI ALTRE
MASSE CONDUTTRICI E DI ALBERI
Ove, nell'interno od all'esterno dell'edificio, esistano
masse metalliche (o conduttori in genere molto importanti)
queste dovranno essere elettricamente collegate ai
conduttori della rete, ed almeno in due punti (scelti
fra quelli che più si avvicinano ai conduttori),
tutte le volte che le distanze fra masse conduttrici
e rete non superino la metà del lato del quadrato
di area equivalente a quella delle maglie più
prossime. Il collegamento è invece superfluo
(e potrà tralasciarsi per ragioni economiche
e pratiche), quando la distanza di cui sopra sia nettamente
maggiore del lato del quadrato equivalente; nei casi
intermedi (quando la distanza sia compresa fra la metà
del lato e l'intero lato del quadrato equivalente),
occorrerà regolarsi in relazione alla importanza
della massa ed alla forma delle maglie; tenendo presente,
per altro, che è meglio abbondare nei collegamenti
che scarseggiare.
Per questi collegamenti, da fare a seconda dei casi
mediante chiodature, bullonature, collari di pressione,
ecc., possono usarsi conduttori simili a quelli adoperati
per lo schermo reticolare (essendo largamente sufficienti
sezioni dell ordine di 50 millimetri quadri) salvo
quanto potesse essere consigliato da esigenze relative
ai collegamenti da effettuare, o di resistenza meccanica,
o di resistenza ad eventuali cause di corrosione.
Fra le masse metalliche da considerare ai fini dei collegamenti
sopra accennati, dovranno essere comprese le armature
di ferro delle tettoie dei tetti, le coperture metalliche,
i macchinari in genere, le condutture dell'acqua, le
canalizzazioni metalliche delle acque piovane, le ringhiere,
ecc. Sono invece da escludere, in massima (a causa
essenzialmente della difficoltà di effettuare
collegamenti sicuri e che non imbarazzino le manipolazioni)
i fusti metallici; nei casi però in cui si trattasse
di cataste di carattere permanente i fusti metallici,
specie se contenenti sostanze infiammabili od esplosive,
sarebbe necessario raffittire le maglie della parte
vicina dello schermo reticolare, sino a realizzare
la condizione che la distanza minima fra la catasta
ed i conduttori dello schermo non sia inferiore al
lato del quadrato di area equivalente a quella delle
maglie.
La prossimità all'edificio di conduttori (linee
aeree, ad esempio), o di masse conduttrici (altri edifici,
protetti o no, alberi, ecc.) può costituire
una modesta protezione se il conduttore o la massa
siano in ottima comunicazione col suolo (condizione
che non può ovviamente essere mai verificata
per le linee elettriche di trasmissione, per quelle
telefoniche, ecc.; può esserlo, invece, per
i cosi detti "fili di guardia" che talvolta
proteggono le linee elettriche, oppure per linee metalliche
non aventi scopi elettrici) e siano non più
bassi dell'edificio in questione; ma, in generale,
non è da farvi affidamento (a meno che le masse
siano molte, come avviene allorché l'edificio
fa parte di una grande agglomerazione edilizia, paragrafo
1 della Parte I). Quando, poi, non si possa essere
sicuri dell'ottima e permanente messa a terra di quel
conduttore o di quella massa, la loro prossimità
può riuscire anche pericolosa. Si deve perciò
evitare che alberi alti si trovino a meno di una ventina
di metri dall'edificio da proteggere; intendendosi
per alberi alti, ai fini che qui interessano, quelli
la cui altezza superi i due terzi dell'altezza dell'edificio.
5. - EDIFICI SPECIALI
Nei piccoli edifici, generalmente isolati (e talvolta
circondati da traverse di terra), nei quali si compiano
operazioni pericolose sopra notevoli quantità
di sostanze esplosive, le maglie dello schermo reticolare
dovranno essere piccole, per conseguire lo scopo di
proteggere efficacemente tutti gli oggetti contenuti
nell'interno, evitando anche, senza pericolo, di dover
far troppi collegamenti, che spesso riuscirebbero imbarazzanti
fra la rete e le masse metalliche interne (dei macchinari,
serbatoi, ecc.). Potrà usarsi con vantaggio
una vera e propria rete, fatta con filo di ferro zincato
del diametro di almeno 5 millimetri, con maglie aventi
il lato non maggiore di qualche decimetro, la quale
rete, piuttosto che poggiare direttamente sulla costruzione,
dovrà tutte le volte che si possa farlo, circondarla
da ogni parte, mantenendosene ad una certa distanza
(mediante sostegni in ferro, cemento, od altri materiali
incombustibili) possibilmente non inferiore ai due
metri. In luogo della rete di filo di ferro si potrà
anche adoperare della lamiera stirata, di sufficiente
spessore (non meno di circa 2 millimetri) della quale
si curerà la buona conservazione (con verniciatura
o provvedimenti equivalenti). Converrà badare,
in ogni caso, che le maglie non siano cosi fitte da
dar luogo a depositi ininterrotti di neve che possano
compromettere la stabilità della costruzione.
Per piccoli casotti, riesce spesso più semplice
ed economico il rivestimento, completo e senza soluzioni
di continuità, delle pareti esterne con lamiere
in ferro zincato, od in rame, od in acciaio inossidabile
(dello spessore di almeno 2 millimetri nella parte
superiore ed 1 millimetro nelle parti verticali); dovrà
essere fatto con molta cura e con giunti a ricoprimento
il collegamento meccanico ed elettrico delle lamiere
(le chiodature sono preferibili alla saldatura, a meno
che quest'ultima sia autogena), ed il loro sicuro collegamento
con le prese di terra.
Le tubazioni metalliche non sotterrate che dovessero
entrare nella costruzione, saranno collegate con una
presa di terra immediatamente prima dell'ingresso.
Se in un edificio in cui si manipolano o si conservano
materie esplosive, oppure facilmente infiammabili e
capaci di dar luogo ad esplosioni, dovessero entrare
binari, occorrerebbe assicurare anzitutto il contatto
elettrico tra i vari tronchi successivi di rotaie e,
non potendo essere senz'altro certa la buona comunicazione
col suolo delle rotaie (generalmente poggianti su traversine
di legno, massicciata, ecc.) collegare ancora il binario
con una presa di terra a piccola distanza dall'entrata
nella costruzione. Se il binario attraversasse la costruzione,
occorrerebbero due prese di terra, una da ciascuna
parte della costruzione stessa.
Nei recinti degli stabilimenti destinati alla lavorazione
o manipolazione di sostanze esplosive, oppure infiammabili
e capaci di dar luogo ad esplosioni, non saranno ammesse
linee elettriche ad alta tensione. Le linee aeree a
bassa tensione che vi affluissero per la illuminazione,
forza motrice, segnalazioni, ecc.) dovranno diventare
sotterranee all'entrata nel recinto, oppure, se il
recinto fosse molto grande, a qualche distanza da ciascuno
degli edifici nei quali si lavorano, si manipolano
o si conservano le sostanze pericolose. Questa distanza
non dovrà mai scendere al disotto di 10 metri,
e dovrà salire sino a circa 50 metri ove si
tratti di sostanze molto facilmente infiammabili e
capaci di dar luogo ad esplosioni e per gli esplosivi.
Fra ciascuno dei fili della linea aerea e la sua prosecuzione
in cavo dovranno essere collocati scaricatori verso
terra (per esempio, del tipo a corna, o di altro tipo)
delle eventuali sovratensioni provenienti dalla linea.
Negli edifici in cemento armato, le armature metalliche
potranno essere utilizzate per la costituzione dello
schermo reticolare soltanto se durante la costruzione
siano state prese le precauzioni necessarie per assicurare
il contatto elettrico permanente fra i vari elementi
metallici. In caso diverso, si dovrà trattare
l'edificio come gli altri, procurando, se possibile,
di collegare in più punti le armature metalliche
della costruzione allo schermo reticolare, considerando
le armature stesse come masse metalliche vicino allo
schermo (paragrafo 4 della presente appendice tecnica).
6. - ISPEZIONI PERIODICHE E MANUTENZIONE DEGLI IMPIANTI
DI PROTEZIONE
Costruito un impianto di protezione secondo i criteri
generali e speciali sopra accennati e quelli dettati
dalle circostanze particolari, è necessario
predisporre delle verifiche periodiche annuali (da
compiersi, possibilmente, qualche settimana prima dell'inizio
della stagione temporalesca più importante dell'anno,
se l'esistenza di questa stagione è sufficientemente
netta) aventi lo scopo di accertare lo stato di conservazione
dell'impianto. Le verifiche dovranno consistere nella
ispezione:
a) dello schermo reticolare, per accertare la sua integrità
ed il buono stato delle connessioni fra i vari conduttori;
b) dei collegamenti fra la rete e le masse metalliche
dell'edificio;
c) nel controllo del buono stato delle prese di terra.
Di regola, le ispezioni di cui sopra potranno essere
oculari; per il controllo delle terre, occorrerà
anche qualche verifica della loro resistenza di terra
ed il confronto dei risultati delle misure con quelli
ottenuti all'epoca dell'impianto (paragrafo 3 della
presente appendice tecnica). Ogni difetto o manchevolezza
dell'impianto dovrà essere prontamente riparato.
Dovranno essere fatte altresì verifiche generali
dello stato dell'impianto tutte le volte che si abbia
ragione di ritenere che una scarica atmosferica abbia
colpito l'impianto o le sue immediate adiacenze.
Dovrà, infine, tenersi presente, che, per accurata
che sia stata la costruzione e la manutenzione di un
impianto di protezione, è assai raro che, dopo
quindici o venti anni al massimo, esso non abbia bisogno
di una completa innovazione o di riparazioni molto
radicali.
Di tutte le verifiche, dei loro risultati e degli eventuali
provvedimenti presi nei riguardi dell'impianto, dovrà
essere tenuto nota in apposito registro, firmato dal
direttore dello stabilimento od azienda, oppure da
persona competente da lui esplicitamente delegata.
(c) 1996 Note's