CONTENITORI DI OSSIGENO LIQUIDO. TANK ED EVAPORATORI FREDDI PER USO INDUSTRIALE.
Molte industrie, laboratori, ospedali, sono stati indotti
in questi ultimi anni ad installare per le necessità
del loro esercizio dei serbatoi isolati sottovuoto
contenenti ossigeno liquido, in aggiunta o in sostituzione
delle riserve tradizionali di ossigeno compresso in
bombole.
Tale nuovo sistema di accumulo d'ossigeno, derivato
dalle sempre maggiori esigenze di impiego di tale gas,
presenta notevoli vantaggi per l'utilizzazione del
gas e per quanto si riferisce alla sicurezza.
I contenitori possono avere funzione diversa:
a) stoccaggio di gas liquefatti di ossigeno, azoto e
argon allo stato liquido ed in tale caso vengono denominati
<<tank>>:
b) stoccaggio di gas di utilizzazione a mezzo di un
gruppo speciale per la conversione del fluido del contenitore
dallo stato liquido allo stato gassoso e in questo
caso sono denominati <<evaporatori freddi>>.
Gli evaporatori freddi sono dei particolari contenitori
per gas liquefatti a bassissime temperature atti allo
stoccaggio ed alla conversione di questi gas dallo
stato liquido allo stato gassoso.
Le parti essenziali, le caratteristiche dell'impianto
e degli apparecchi degli evaporatori freddi sono le
seguenti:
1) Il "contenitore" è costituito da
un recipiente in acciaio inossidabile nell'interno
del quale si trova il gas liquefatto ad una pressione
variante da 3 kg/cmq secondo il tipo di apparecchio.
Questo contenitore è posto in un involucro calorifugo
in acciaio dolce a tenuta di vuoto; nell'intercapedine
fra i due recipienti si trova un isolante polverulento
sotto vuoto spinto.
Il contenitore, concentrico rispetto all'involucro calorifugo,
è sostenuto a mezzo di particolari tiranti dall'involucro
calorifugo che poggia su una fondazione in calcestruzzo.
2) Il "quadro di controllo" comprende le valvole
di comando, le valvole di sicurezza, uno o più
manometri, un livello del tipo a manometro differenziale,
regolatori di pressione e quant'altro necessita per
il funzionamento automatico dell'impianto.
3) Il "vaporizzatore" è l'elemento
che converte il gas dallo stato liquido allo stato
gassoso e può essere di vari tipi in funzione
della quantità di gas richiesta dall'utenza.
PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Il funzionamento degli evaporatori freddi è completamente
automatico nell'esercizio e garantisce un'erogazione
di gas in funzione della richiesta, senza avere alcuna
variazione apprezzabile di pressione nella rete di
distribuzione dell'utente.
Per gli automatismi incorporati nel quadro di controllo
l'apparecchio si trova sempre ad una pressione presso
a poco uguale a quella normale di esercizio. Pertanto
il gas liquefatto è pronto a passare nel vaporizzatore
per la sua conversione dallo stato liquido allo stato
gassoso e la quantità di liquido in conversione
è corrispondente al solo gas richiesto dall'utente.
Grazie a queste caratteristiche il gas liquefatto si
trova nel contenitore calorifugato fino al momento
della utilizzazione e non vengono così a crearsi
aumenti di pressione per eccesso di vaporizzazioni
non utilizzate.
Gli evaporatori freddi possono rimanere inattivi senza
alcuna perdita per molti giorni, anche una settimana:
tale periodo dipende dalla capacità dell'apparecchio,
dalle condizioni di riempimento e dalla pressione di
esercizio.
In considerazione del particolare sistema d'isolamento,
l'evaporazione naturale, dovuta alla minima quantità
di calore trasmesso dall'ambiente esterno, dà
luogo ad un aumento di pressione talmente trascurabile
da permettere un così lungo periodo di inattività.
Dopo un periodo d'inattività, se la pressione
nel contenitore supererà la pressione normale
di esercizio, solo il gas accumulato in pressione alimenterà
la rete e ciò fino a quando la pressione nel
contenitore avrà raggiunto le condizioni iniziali.
SICUREZZE
Gli evaporatori freddi sono costruiti secondo le vigenti
norme dell'Associazione Nazione Controllo della Combustione
e sono sottoposti a tale controllo sia in fase costruttiva
che durante l'esercizio.
Gli involucri calorifughi sono protetti da ogni sovrapressione
che dovesse verificarsi nell'intercapedine isolante
sotto vuoto, a mezzo di un disco di sicurezza a tenuta
di vuoto posto nella parte superiore dell'involucro.
I recipienti in pressione sono muniti di regolamentari
organi di sicurezza (valvole di sicurezza e membrane
di sicurezza a rottura) per eventuali ed anormali sovrapressioni.
Tali organi di sicurezza sono applicati nella fase
gassosa del contenitore in modo da non permettere alcuna
uscita di gas liquefatto.
ORGANI DI SICUREZZA
Valvole di sicurezza - Sono del tipo a semplice sede
con otturatore guarnito in teflon e munite di una leva
a mano per scarico rapido. La taratura di apertura
corrisponde al valore massimo della pressione d'esercizio
dell'apparecchio su cui sono montate.
Dischi di rottura - Sono costituiti da un apposito contenitore
entro il quale è posta una membrana, il cui
spessore è calcolato in base alla pressione
massima d'esercizio dell'apparecchio maggiorata del
20%.
Una volta raggiunto il valore della pressione d'esercizio
dell'apparecchio, la membrana si rompe e scarica all'aria
il gas essendo collegata con la fase gassosa esistente
nell'apparecchio (parte superiore).
Valvola a tenuta di vuoto - Nella parte superiore del
recipiente esterno è posto un disco in acciaio
al carbonio tenuto in sito su apposita flangia dal
vuoto regnante nell'intercapedine dell'apparecchio
(tenuta ad autoclave per effetto vuoto). Nell'ipotesi
che il recipiente interno si lesioni o dia luogo ad
una qualsivoglia perdita questa annulla il vuoto nell'intercapedine
isolante e non può crearsi alcuna pressione
per la mancanza di tenuta del disco. Lo scarico del
gas avverrà sulla parte superiore del recipiente
esterno da detta flangia.
Apparecchi di conversione dallo stato liquido allo stato
gassoso (per i soli evaporatori freddi).
La conversione del gas dallo stato liquido allo stato
gassoso avviene tramite uno scambiatore il cui tipo
varia in funzione della massima quantità di
gas richiesto.
INSTALLAZIONE E STOCCAGGIO
a) Gli impianti di stoccaggio dell'ossigeno devono essere
collocati all'aria libera o installati in apposito
locale costruito con materiale non combustibile, adeguatamente
ventilato e usato esclusivamente per questo scopo.
La installazione deve essere tale che recipienti e
attrezzatura relativa siano protetti da linee elettriche
e siano posti a distanza di sicurezza da depositi di
combustibili solidi o liquidi e gas infiammabili;
b) l'impianto deve essere installato in modo che esso
sia facilmente accessibile per il controllo da parte
del personale autorizzato;
c) la installazione dei contenitori deve essere realizzata
su terreno pianeggiante;
d) fra i contenitori di accumulo di ossigeno e la zona
circostante devono intercorrere le seguenti distanze
minime di sicurezza:
- da costruzioni in materiali combustibili, da depositi
di materiali combustibili od infiammabili, locali di
pubblico spettacolo, ospedali, viadotti, depositi di
gas compressi o liquefatti m 15;
- da fabbricati con pareti perimetrali incombustibili
e resistenti al fuoco m 7,5;
- da strutture incombustibili e resistenti al fuoco
m.3.
Tali distanze dovranno essere valutate caso per caso,
in relazione alla potenzialità dei depositi
o della particolare destinazione dei fabbricati della
zona.
Eventuali muri tagliafuoco di altezza adeguata potranno
essere prescritti per la protezione degli impianti
di accumulo di ossigeno.
Ciò premesso si richiama l'attenzione dei Comandi
Provinciali sulla necessità di esaminare gli
impianti dei contenitori di ossigeno liquido oggetto
della presenta Circolare in base ai seguenti criteri:
a) richiesta della planimetria dell'impianto e planimetria
della zona circostante da allegare al verbale di visita
tecnica;
b) ubicazione dell'impianto e suo isolamento con la
osservanza di distanze di sicurezza;
c) accertamento della esistenza di un appropriato punto
di travaso quando il trasporto viene effettuato con
serbatoi su autocarri o semirimorchi;
d) installazione anche all'aperto in cortili ma con
protezione di bordo rialzato in modo da non essere
soggetta a eventuali urti di veicoli per falsa manovra;
e) messa a terra elettrica della carcassa del contenitore.
(c) 1996 Note's