CARTA DEL RESTAURO 1972
Questo Ministero, nell'intento di pervenire a criteri
uniformi nella specifica attività dell'amministrazione
delle antichità e belle arti nel campo della
conservazione del patrimonio artistico, ha rielaborato,
sentito il parere del Consiglio superiore delle antichità
e belle arti, le norme sul restauro che erano già
state trasmesse, in via informativa e per osservazioni
e proposte, a tutti i sovrintendenti e capi di istituti
con circolare n.12270 del 15-12-1969.
Tali norme, che prendono il nome di "Carta del
Restauro 1972", sono precedute da una breve relazione
e seguite da quattro distinte relazioni contenenti
istruzioni più dettagliate per la "Salvaguardia
ed il restauro delle antichità", per "La
condotta dei restauri architettonici", per "L'esecuzione
di restauri pittorici e scultorei", per "La
tutela dei centri storici", quali documenti integranti
la Carta stessa.
Sulla base di tutte le osservazioni pervenute e sulla
base delle indicazioni del Consiglio superiore delle
antichità e belle arti, si trasmettono pertanto
in allegato, le norme a cui le SS.LL. debbono, d'ora
in avanti, scrupolosamente ed obbligatoriamente attenersi
per ogni intervento di restauro su qualsiasi opera
d'arte.
Circa il futuro invio di programmi, anche allo scopo
di ottenere i fondi relativi, le SS.LL. avranno l'avvertenza
inoltre di specificare i nomi e le qualità dei
restauratori ai quali intendono affidare i lavori di
restauro di opere d'arte mobili.
RELAZIONE ALLA CARTA DEL RESTAURO
La coscienza che le opere d'arte, intese nell'accezione
più vasta che va dall'ambiente urbano ai monumenti
architettonici a quelli di pittura e scultura, e dal
reperto paleolitico alle espressioni figurative delle
culture popolari, debbano essere tutelate in modo organico
e paritetico, porta necessariamente alla elaborazione
di norme tecnico-giuridiche che sanciscono i limiti
entro i quali va intesa la conservazione, sia come
salvaguardia e prevenzione, sia come intervento di
restauro propriamente detto. In tal senso costituisce
titolo d'onore della cultura italiana che, a conclusione
di una prassi di restauro che via via si era emendata
dagli arbitri del restauro di ripristino, venisse elaborato
già nel 1931 un documento che fu chiamato Carta
del Restauro, dove, sebbene l'oggetto fosse ristretto
ai monumenti architettonici, facilmente potevano attingersi
ed estendersi le norme generali per ogni restauro anche
di opere d'arte pittoriche e scultoree.
Disgraziatamente tale Carta del Restauro non ebbe mai
forza di legge, e quando, successivamente, per la sempre
maggiore coscienza che si veniva a prendere dei pericoli
ai quali esponeva le opere d'arte un restauro condotto
senza precisi criteri tecnici, si intese, nel 1938,
sovvenire a questa necessità, sia creando l'Istituto
centrale del restauro per le opere d'arte, sia incaricando
una commissione ministeriale di elaborare delle norme
unificate che a partire dall'archeologia abbracciassero
tutti i rami delle arti figurative, tali norme, da
definirsi senz'altro auree, rimasero anch'esse senza
forza di legge, quali istruzioni interne dell'amministrazione,
né la teoria o la prassi che in seguito vennero
elaborate dall'Istituto centrale del restauro furono
estese a tutti i restauri di opere d'arte della nazione.
Il mancato perfezionamento giuridico di tale regolamentazione
di restauro non tardò a rivelarsi come deleterio,
sia per lo stato di impotenza in cui lasciava davanti
agli arbitri del passato anche in campo di restauro
(e soprattutto di sventramenti e alterazioni di antichi
ambienti), sia in seguito alle distruzioni belliche,
quando un comprensibile ma non meno biasimevole sentimentalismo,
di fronte ai monumenti danneggiati o distrutti, venne
a forzare la mano e a ricondurre a ripristini e a ricostruzioni
senza quelle cautele e remore che erano state vanto
dell'azione italiana di restauro. Né minori
guasti dovevano prospettarsi per le richieste di una
malintesa modernità e di una grossolana urbanistica,
che, nell'accrescimento delle città e col movente
del traffico portava proprio a non rispettare quel
concetto di ambiente, che, oltrepassando il criterio
ristretto del monumento singolo, aveva rappresentato
una conquista notevole della Carta del Restauro e delle
successive istruzioni. Riguardo al più dominabile
campo delle opere d'arte, pittoriche e scultoree, sebbene,
anche in mancanza di norme giuridiche, una maggiore
cautela nel restauro abbia evitato danni gravi quali
le conseguenze delle esiziali puliture integrali, come
purtroppo è avvenuto all'estero, tuttavia l'esigenza
dell'unificazione di metodi si è rivelata imprescindibile,
anche per intervenire validamente sulle opere di proprietà
privata, ovviamente non meno importanti, per il patrimonio
artistico nazionale, di quelle di proprietà
statale o comunque pubblica.
ISTRUZIONI PER LA TUTELA DEI "CENTRI STORICI"
Ai fini dell'individuazione dei centri storici, vanno
presi in considerazione, non solo i vecchi "centri"
urbani tradizionalmente intesi, ma - più in
generale tutti gli insediamenti umani le cui strutture,
unitarie o frammentarie, anche se parzialmente trasformate
nel tempo, siano state costituite nel passato e, tra
quelle successive, quelle eventuali aventi particolare
valore di testimonianza storica o spiccate qualità
urbanistiche o architettoniche.
Il carattere storico va riferito all'interesse che detti
insediamenti presentano quali testimonianze di civiltà
del passato e quali documenti di cultura urbana, anche
indipendentemente dall'intrinseco pregio artistico
o formale o dal loro particolare aspetto ambientale,
che ne possono arricchire o esaltare ulteriormente
il valore in quanto non solo l'architettura, ma anche
la struttura urbanistica possiede, di per se stessa,
significato e valore.
Gli interventi di restauro nei centri storici hanno
il fine di garantire - con mezzi e strumenti ordinari
e straordinari - il permanere nel tempo dei valori
che caratterizzano questi complessi. Il restauro non
va, pertanto, limitato ad operazioni intese a conservare
solo i caratteri formali di singole architetture o
di singoli ambienti, ma esteso alla sostanziale conservazione
delle caratteristiche d'insieme dell'intero organismo
urbanistico e di tutti gli elementi che concorrono
a definire dette caratteristiche.
Perché l'organismo urbanistico in parola possa
essere adeguatamente salvaguardato anche nella sua
continuità nel tempo e nello svolgimento in
esso di una vita civile e moderna, occorre anzitutto
che i centri storici siano riorganizzati nel loro più
ampio contesto urbano e territoriale e nei loro rapporti
e connessioni con sviluppi futuri: ciò anche
al fine di coordinare le azioni urbanistiche in modo
da ottenere la salvaguardia e il recupero del centro
storico a partire dall'esterno della città,
attraverso una programmazione adeguata degli interventi
territoriali. Si potrà configurare cosi, attraverso
tali interventi (da attuarsi mediante gli strumenti
urbanistici), un nuovo organismo urbano nel quale siano
sottratte al centro storico le funzioni che non sono
congeniali ad un suo recupero in termini di risanamento
conservativo.
Il coordinamento va considerato anche in rapporto alla
esigenza di salvaguardia del più generale contesto
ambientale territoriale, soprattutto quando questo
abbia assunto valori di particolare significato strettamente
connessi alle strutture storiche cosi come sono pervenute
a noi (come, ad esempio, la corona collinare intorno
a Firenze, la laguna veneta, le centuriazioni romane
della Valpadana, la zona dei Trulli pugliese, ecc.).
Per quanto riguarda i singoli elementi attraverso i
quali si attua la salvaguardia dell'organismo nel suo
insieme, sono da prendere in considerazione, tanto
gli elementi edilizi, quanto gli altri elementi costituenti
gli spazi esterni (strade, piazze, ecc.) ed interni
(cortili, giardini, spazi liberi, ecc-), ed altre strutture
significanti (mura, porte, rocce, ecc.), nonché
eventuali elementi naturali che accompagnano l'insieme
caratterizzandolo più o meno accentuatamente
(contorni naturali, corsi d'acqua, singolarità
geomorfologiche, ecc.).
Gli elementi edilizi che ne fanno parte vanno conservati
non solo nei loro aspetti formali che ne qualificano
l'espressione architettonica o ambientale, ma altresì
nei loro caratteri tipologici in quanto espressione
di funzioni che hanno caratterizzato nel tempo l'uso
degli elementi stessi.
Ogni intervento di restauro va preceduto, ai fini dell'accertamento
di tutti i valori urbanistici, architettonici, ambientali,
tipologici, costruttivi, ecc., da un'attenta operazione
di lettura storico-critica: i risultati della quale
non sono volti tanto a determinare una differenziazione
operativa - poiché su tutto il complesso definito
come centro storico si dovrà operare con criteri
omogenei - quanto piuttosto alla individuazione dei
diversi vari gradi di intervento, a livello urbanistico
e a livello edilizio, qualificandone il necessario
"risanamento conservativo".
A questo proposito occorre precisare che per risanamento
conservativo devesi intendere, anzitutto, il mantenimento
delle strutture viario-edilizie in generale (mantenimento
tracciato, conservazione maglia viaria, perimetro isolati,
ecc.); e inoltre il mantenimento dei caratteri generali
dell'ambiente che comportino la conservazione integrale
delle emergenze monumentali ed ambientali più
significative e l'adattamento degli altri elementi
o singoli organismi edilizi alle esigenze di vita moderna,
considerando solo eccezionali le sostituzioni, anche
parziali, degli elementi stessi e solo nella misura
in cui ciò sia compatibile con la conservazione
del carattere generale delle strutture del centro storico.
I principali tipi di intervento a livello urbanistico
sono:
a) ristrutturazione urbanistica:
è intesa a verificarne, ed eventualmente a correggerne
laddove carenti, i rapporti con la struttura territoriale
o urbana con cui esso forma unità. Di particolare
importanza è l'analisi del ruolo territoriale
e funzionale che il centro storico svolge nel tempo
ed al presente. Attenzione speciale in questo senso
va posta all'analisi ed alla ristrutturazione dei rapporti
esistenti fra centro storico e sviluppi urbanistici
ed edilizi contemporanei, soprattutto dal punto di
vista funzionale, con particolare riguardo alla compatibilità
di funzioni direzionali. L'intervento di ristrutturazione
urbanistica dovrà attendere a liberare i centri
storici da quelle destinazioni funzionali, tecnologiche
o, in generale, d'uso, che provocano un effetto caotico
e degradante degli stessi;
b) riassetto viario:
va riferito all'analisi ed alla revisione dei collegamenti
viari e dei flussi di traffici che ne investono la
struttura, col fine prevalente di ridurne gli aspetti
patologici e ricondurre l'uso del centro storico a
funzioni compatibili con le strutture di un tempo.
Da considerare la possibilità di immissione
delle attrezzature e di quei servizi pubblici strettamente
connessi alle esigenze di vita del centro;
c) revisione dell'arredo urbano:
esso concerne le vie, le piazze e tutti gli spazi liberi
esistenti (cortili, spazi interni, giardini, ecc.),
ai fini di una omogenea connessione tra edifici e spazi
esterni.
I principali tipi di intervento a livello edilizio sono:
1) risanamento statico ed igienico degli edifici, tendente
al mantenimento della loro struttura e ad uso equilibrato
della stessa; tale intervento va attuato secondo le
tecniche, le modalità e le avvertenze di cui
alle istruzioni per la condotta dei restauri architettonici.
In questo tipo di intervento è di particolare
importanza il rispetto delle qualità tipologiche,
costruttive e funzionali dell'organismo, evitando quelle
trasformazioni che ne alterino i caratteri;
2) rinnovamento funzionale degli organismi interni,
da permettere soltanto là dove si presenti indispensabile
ai fini del mantenimento in uso dell'edificio. In questo
tipo di intervento è di importanza fondamentale
il rispetto delle qualità tipologiche e costruttive
degli edifici, proibendo tutti quegli interventi che
ne alterino i caratteri, cosi come gli svuotamenti
della struttura edilizia o l'introduzione di funzioni
che deformano eccessivamente l'equilibrio tipologico-costruttivo
dell'organismo.
Strumenti operativi dei tipi di intervento sopra elencati
sono essenzialmente:
- piani regolatori generali, ristrutturanti i rapporti
tra centro storico e territorio e tra centro storico
e città nel suo insieme;
- piani particolareggiati relativi alla ristrutturazione
del centro storico nei suoi elementi più significanti;
- piani esecutivi di comparto, estesi ad un isolato
o ad un insieme di elementi organicamente raggruppabili
(c) 1996 Note's