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Riviste

Op. cit.



"Op. cit."
Selezione della critica d'arte contemporanea
Rivista diretta da Renato De Fusco
n. 121, anno XL, novembre 2004
Electa Napoli



Per celebrare i quarant'anni di attività di Op. cit., ARCH'IT è lieta di pubblicare l'editoriale del direttore Renato De Fusco. La ricchezza dei contenuti trattati, la coerenza delle posizioni di volta in volta assunte verso le tematiche discusse, le dimensioni che la rendono agile e comoda da leggere (un tascabile in ottavo ancora unico nel suo genere rispetto ai formati tradizionali delle riviste) e la semplicità della grafica fanno della testata napoletana una delle espressioni culturali più alte del panorama nazionale delle pubblicazioni di settore.



 
Col presente fascicolo 121 Op. cit. compie quarant'anni di puntuale pubblicazione quadrimestrale. Nelle altre scadenze abbiamo esposto e commentato i progressivi sviluppi della rivista; oggi ci preme, "per chi si fosse posto solo ora in ascolto", affermare i caratteri costanti che sono stati conservati per tutto questo tempo. Anzitutto la veste grafica, primo segno di anticonformismo in un campo dove, per questo o quel motivo, si avverte l'esigenza di un continuo cambiamento. Un secondo aspetto invariante è quello per cui, dopo i primi anni d'incertezza, ogni fascicolo è stato costantemente composto da un argomento di architettura, da un altro di design e da un terzo dedicato alle arti visive. Spesso, e siamo alla terza caratteristica, ad un saggio breve pubblicato sulla rivista, ha fatto seguito un altro ben più approfondito o addirittura un libro, il che ha reso Op. cit., tra l'altro, un organo di ricerca sperimentale. Ma il punto di maggiore distinzione, già notato in altre occasioni "celebrative", consiste nel programma, quasi paradossale, di redigere un periodico dedicato alle arti visive senza immagini, tranne qualche fascicolo dei primi anni. Probabile che questo proposito sia nato da motivi economici, non potendo competere con le altre riviste ricche di figure, di colori e di carta patinata, ma si è trattato di fare, per così dire, di necessità virtù, di ridurre cioè tutto il visibile al dicibile o, meglio, tutto il percettivo al concettuale.

 
[21nov2004]
Molto si è certamente perso, ma altrettanto si è guadagnato: nel pieno della civiltà delle immagini abbiamo puntato sulla comunicazione scritta; al piacere della rivista da sfogliare abbiamo preferito quello dei pensieri da leggere. Certo, non ci nascondiamo un carattere un po' anacronistico, artigianale nel tempo di Internet, ma non è un prezzo da pagare all'anticonformismo? Non intitolò il filosofo "inattuali" le sue originali considerazioni? Come che sia, qualcosa di positivo l'abbiamo detta per durare tanti anni e meritare prima la fiducia della galleria "Il centro" e successivamente quella di una vera casa editrice, l'Electa Napoli. In questo numero, pur evitando la formula commerciale "il meglio di...", di fatto abbiamo raccolto cinque testi, ritenendoli, se non i migliori, com'è detto per semplicità nel sommario di copertina, almeno i più significativi dei vari aspetti della rivista. Alcuni sono stati scelti soprattutto per il loro contenuto, altri perché tratti da fascicoli esauriti e perché riflettono il dibattito culturale del momento in cui furono redatti. L'ultimo sulla crisi dell'architettura, sebbene scritto nel 1996, potrebbe recare la data di oggi.

Renato De Fusco
rendefus@unina.it
 

la pagina riviste è curata da
Matteo Agnoletto. per proporre
o recensire pubblicazioni scrivete a
agnoletto@architettura.it


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