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OPERA PROGETTO







OPERA PROGETTO
Rivista Internazionale di Architettura Contemporanea
Editrice Compositori
Euro 30,99

OP/0
Santiago Calatrava
Quadracci Pavillon. Milwaukee Art Museum

http://www.compositori.it
1865@compositori.it
Una nuova rivista di architettura internazionale si affaccia nel vasto scenario del patrimonio documentativo. Il numero zero è come un manifesto ed indica tutte le coordinate e ne contiene tutti i caratteri genetici della crescita del discorso.

OP, sta per Opera Progetto, e si presenta come una rivista di settore, pensata dagli architetti per gli architetti, ogni numero indaga un'architettura di recente realizzazione documentandone il luogo, inteso non solo come spazio fisico ma soprattutto come luogo culturale, ideale e storico che sottende alle scelte architettoniche; il progetto, ovvero l'itinerario ideativo, interpretato attraverso un articolato dialogo con l'autore.

[20apr2002]


L'opera realizzata, viene testimoniata da un'ampia documentazione originale, grafica e fotografica; poi si conclude con un'altra parte "altro da sé", dove si focalizza il significato dell'opera in relazione alla critica di paesi diversi. Una nuova rivista di cultura dell'architettura …così viene targata in quarta di copertina da Umberto Trame, Gabriele Capellato, Umberto Barbieri, Yago Bonet, José Charters Monteiro e Manfred Sundermann per la Editrice Compositori, stessa casa di Ottagono e Rassegna.

Le centodieci pagine sono corrispondenti alle premesse, ampio spazio all'opera di Santiago Calatrava il QUADRACCI PAVILION, Milwaukee Art Museum.




Dopo l'editoriale, del direttore (Umberto Trame), che entra nel vivo dell'operare di Calatrava, a sequenza come a capitoli succedono il Luogo, il Progetto, l'Opera e Altro da sé, composto da un'intervista con il committente, una lettura del pavilion, dei ragionamenti su tecnica e poetica, delle argomentazioni sopra la forma della tecnica: gesto e figura e congetture tra natura e architetture in movimento, con una biografia a secca chiusura.





La nuova rivista è ricca di disegni anche ripiegati su carta grigio-vergatina, accompagnati da un apparato illustrativo fotografico di pregiatissima finitura.

Merito all'amico Trame di forzare la mano inserendo nel settore della comunicazione uno strumento per il progetto, questo suo atteggiamento mi rimuove la memoria e mi riporta ai primi numeri di Anfione Zeto (intorno alla fine degli anni ottanta) dove in redazione si discuteva per dare grande visibilità all'opera… e dove la rivista si adattava all'opera per meglio descriverla, ma questa è storia vecchia...



OP è un nuovo tassello necessario anche per le scuole di architettura, il Trame lo sa bene, e conoscendolo sia come docente sia come architetto so dove andrà sempre più a parare…

La sapienza del mestiere, le storie dei materiali, i processi industriali e artigianali, il gusto del dettaglio e della finitura, l'ostinata attenzione lenticolare delle parti, il dialogo tra struttura e forma, e via dicendo… certamente una propensione più al mestiere anche silenzioso che alle mode chiassose e contingenti.



OP si presenta come una finestra che osserva con tempi fermi l'opera, un omaggio alla lentezza di ragionare sulle cose e sui segni, non certamente sguardi o fugaci letture ma contemplazioni oppure meglio ad esplorazioni ricognitive per trarne esperienze non dalle parole ma dagli strumenti rappresentativi completi attinenti al progetto.
 




Questo ambizioso percorso che si propone di Trame troverà spazio tra le varie testate per la particolarità di soffermarsi sulle questioni del fare, sui processi di trasformazione dei luoghi, sulle continuità e discontinuità delle tradizioni, in un incrocio di sguardi tra Madrid, Venezia, Delft, Dessau ed il Brasile… credo che questo squarcio arricchirà gli strumenti di trasmissione del sapere che sempre più si estendono anche in on line ed alimentano anche se non appare così evidente il dibattito attorno all'architettura italiana, che forzatamente si vuol sempre leggere attraverso griglie omologate e globali; non pensando ad utilizzare altri sguardi, di grana fine e molteplici (multiplicity)… il nostro territorio è complesso molto più stratificato e antropizzato rispetto ad altri paesi europei, questa peculiarità che per l'estrema attenzione dei luoghi, dei paesaggi e delle comunità aveva fatto emergere la cultura italiana degli anni '50-'60 nella sua riconoscibilità ed identità si è persa inseguendo le mode effimere di tendenza, spezzando anche i delicati fili dell'artigianato locale, delle culture radicate e delle ritualità connesse alla trasformazione dei luoghi… in parte la perdita della cultura del fare, della fatica e del valore del lavoro in confronto del già precostituito assemblato e presto consumato.

Per questo attendiamo il numero uno per verificare l'unitarietà delle promesse.

Brunetto De Batté
bdebatte@libero.it
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la pagina riviste è curata da
Matteo Agnoletto

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