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Crossing





Crossing 2
giugno 2001 

rivista internazionale di architettura e tecnologie
promossa da Bticino
http://www.crossingmagazine.com
crossing@abitare.it
Varie sono le forme di cambiamento, seguite al passaggio nel nuovo millennio. Innanzitutto, e non solo cronologicamente, si è definitivamente preso atto dell'imponente stravolgimento di modi e sistemi di osservazione delle situazioni urbane e sociali, di gestione delle risorse e dei mercati, di pianificazione delle operazioni di investimento e di organizzazione dei diversi supporti progettuali.

Quasi di colpo, per l'avvento di tecnologie al limite del reale (predisposte al virtuale), per l'esplosione di svariati atteggiamenti di lettura verso applicazioni complesse dei diversi surrogati della tecnica, la svolta ha condotto il pensiero e la pratica all'interno di un momento storico completamente contraddittorio, ancora oscuro, instabile e non deterministico. A prevalere è una rinnovata artificialità, la cui conseguenza più drastica è l'accelerazione temporale e il decadimento improvviso e istantaneo di tutti i codici espressivi e dei paradigmi tecnici: linguaggi prossimi all'ultimo decostruttivismo sono forse già obsoleti; lentamente, strumenti e macchine, che fino a pochi anni fa erano all'avanguardia, sono incunaboli della nuova era.

Senza regola, sono altri i segni sui quali si attualizza la sequenza delle rinnovate icone della modernità. E' all'interno di questo lento e difficile fenomeno di costruzione degli apparati interpretativi delle mutazioni in corso e di revisione delle precedenti strumentazioni di analisi, che il ruolo di Crossing, coordinata dall'attenta e sapiente regia di François Burkhardt, propone una precisa strategia per individuare i giusti movimenti all'interno dell'informe caos contemporaneo.

Concepita intorno a un tema monografico (i "media building" nel primo numero, i rapporti tra architettura e ingegneria o "ex-changing roles" nel secondo), preso come pretesto per attraversare il reale, Crossing riesce, a differenza di altre riviste di settore, a concentrare, a partire da progetti pensati per rispondere alle esigenze più urgenti, l'indagine e la critica, a incrociare "la tecnica e l'architettura". Tecnica e architettura intese come parti costitutive e necessarie per decifrare l'incessante trasformazione del panorama metropolitano, da Las Vegas a Shangaj, ai nuovi paesaggi globali; per raccontare dell'incontrollato impiego della tecnologia al servizio del multimediale e quindi dell'uomo, dei suoi modi di comunicare e di informare. Non a caso di volta in volta, i diversi contributi, celati dietro una veste grafica ben misurata e attenta al contenuto, vengono organizzati in sezioni tematiche specifiche e decisamente diverse rispetto ai tradizionali approcci di lettura: da un lato il pensiero critico in Teoria permette di introdurre il tema trattato, sviluppato quindi nella Teoria Applicata, nell'Ambientamento e negli Esempi Pratici, per essere infine inquadrato nella Documentazione Storica.

L'apparato conclusivo di Ricerca riprende e chiude l'analisi investigativa. Su questa linea ordinata, scorre l'onda della nuova apparenza, scovata per ora in due macroscopici eventi destabilizzatori: "l'architettura del feedback", attributo primario del "Gotico Elettronico" indagato da Paul Virilio, intesa come eccedenza o plusvalore dei nuovi scenari urbani e il grado di complessità aggiunto nell'intersezione del lavoro tra il sapere tecnico e scientifico dell'ingegnere e la libertà del gesto creativo dell'architetto. Il percorso di Crossing si prefigura come meticoloso viaggio attraverso i fermenti di un diverso divenire, del quale è necessario iniziare a leggerne gli assunti. E' il caso particolare della profonda ricerca attuata nel primo numero, dove la necessità di ripensare al problema della comunicazione del linguaggio architettonico è espressamente divulgata attraverso i recenti progetti di Renzo Piano per Rotterdam e il Terminal newyorkese di Robert Venturi o il perfezionamento degli schermi mediatici di Jean Nouveal. Teorizzare le "spot architectures" o le pelli intelligenti dell'architettura fatta di pixel, dei manufatti urbani pensati sulla logica del display può essere un'esigenza fondamentale per il controllo linguistico e comunicativo delle future città al neon. Se quindi è la luce, intesa in tutte le sue declinazioni, ad essere presa come riferimento per interpretare le meta-città, nel secondo fascicolo di Crossing l'individuazione di un campo ulteriore per descrivere gli scenari attuali si sofferma sulle relazioni e sugli scambi delle discipline costruttive, revisionate intorno all'avvento del computer come risorsa indispensabile al progetto.

La sintesi imprescindibile tra architettura e scienza ingegneristica, nella definizione di Frei Otto, si pone come alternativa obbligata per rispondere alle nuove esigenze della complessità e per gestire il controllo del progetto contemporaneo. Le strutture dei grandi spazi pubblici collettivi, dalle opere religiose alle strutture industriali, oltre a rispondere a rinnovate esigenze nelle funzioni, causando sostanziali modificazioni tipologiche, richiedono precisi accorgimenti "fisici", dall'acustica agli impianti energetici, consequenziali all'impiego di materiali innovativi o di applicazioni sperimentali delle tecniche realizzative. Dalla Mediateca di Toyo Ito a Sendai ai ponti di Van Berkel e Norman Foster, la sovrapposizione e la fusione tra i saperi dell'architetto e dell'ingegnere sanciscono definitivamente la comunicazione interdisciplinare e lo scambio come leggi primarie della futura architettura. 

In attesa delle prossime investigazioni, Crossing ha portato fuori per ora dall'incerta palude dell'attuale realtà contemporanea precisi punti fermi, schegge da congelare per la riflessione sulla particolare condizione del presente. La programmazione dell'estetica del XI secolo è finalmente partita.

Matteo Agnoletto
agnoletto@architettura.it
[20oct2001]
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Matteo Agnoletto

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